Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all’ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l’ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EISEGESI, OSSIA PROIETTARE PERE SU MELE

 

 di Nicola Martella

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Il barese dice a una persona di un’altra zona: «Lei ha capito “mele” (= male) e poi fa come le “pere” (= pare)». Ricordo quel caro e semplice fratello, che nella mia infanzia, si sbagliò a leggere nel brano della presa di Gerico e, predicando, parlò degli enormi «bestioni», invece che dei bastioni. Di là da errori del genere, facilmente correggibili, ce ne sono altri, che minano sottilmente la sostanza scritturale, facendo dire a un brano altri contenuti dottrinali.

     L’esegesi è l’arte di spiegare un brano, per quello che è veramente, all’interno del suo contesto, così come l’autore lo intendeva. L’eisegesi è, invece, la pessima abitudine di proiettare in un brano, isolato dal suo contesto, tutto ciò che il proprio arbitrio detta o che si è accreditato col consenso religioso. Si possono dire, paradossalmente, cose giuste, ma nel posto sbagliato. Oppure si proietta un brano su un altro, snaturando quest’ultimo.

     Alcuni confondono mele con pere o capre con cavoli. Altri confondono, proverbialmente, fischi per fiaschi. Poi, per far tornare i conti, devono necessariamente «aggiustare» le cose con un po’ di allegoria, un pizzico di speculazione, una presa di falso sillogismo e una manciata di indebita versettologia. A ciò si aggiungono, in certi ambienti, anche sedicenti «rivelazioni» private e la cattiva abitudine di parlare, dicendo: «Il Signore mi ha detto (o rivelato)» e cose simili.

 

2.  UN CASO ESEMPLARE: Ciao, Nicola. Ho sentito in uno studio biblico che Ezechiele 36,26 parla della nuova nascita, riferendosi a quando Gesù parla con Nicodemo in Giovanni 3. Mi sembra che Ezechiele parla al popolo d’Israele e che si tratta di una profezia non ancora realizzata. E corretto interpretarlo con il concetto della nuova nascita? Grazie del tuo aiuto. {Liliane Vitanza Hoffer; 28-08-2014}

 

3.  LE RISPOSTE: Per capire il contesto storico, letterario e teologico di Ezechiele 36,26, basta andare al verso 22 per rendersi conto che Ezechiele doveva parlare alla «casa d’Israele» nella dispersione, e che gli Ebrei «fra le nazioni» avevano dato una cattiva testimonianza dell’Eterno (vv. 22s). Dio voleva ricondurli in patria come collettività (v. 23) e fare in loro come collettività un’opera di rinnovamento spirituale (v. 24). Anche i versi 26s sono intesi a livello globale dell’intero popolo. Poi, seguirà la dimora sicura in connessione con il patto (v. 28). La purificazione collettiva porterà benedizione, moltiplicazione, abbondanza e riscatto dall’infamia dinanzi a tutte le nazioni (vv. 29s). Tutto ciò avverrà in connessione con un grande ritorno in patria e con la ricostruzione della nazione (vv. 33ss). Questi aspetti erano già contemplati in quello che io chiamo «l’impianto predizionale» dell’AT (Dt 30; cfr. Dr 28).

     Al ritorno degli Israeliti con Zerubabele tale predizione divina poteva ben realizzarsi, sennonché ritornò solo una minima parte; quindi fu solo una caparra di un evento ancora futuro. Tale predizione ha a che fare con l’intera collettività d’Israele e con una rinascita storica; quindi non ha nulla a che vedere con Giovanni 3 e con il dialogo di Gesù con Nicodemo, dove gli aspetti sono solo personali e spirituali.

     La nostalgia introiettata negli Israeliti da brani come quello di Ezechiele 36, si trova in vari personaggi al tempo di Gesù. Questo fu l’anelito del sacerdote Zaccaria, che guardava al Messia come «un potente salvatore nella casa di Davide suo servitore — come aveva promesso dall’antichità per bocca dei suoi profeti — uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli, che ci odiano… alfine di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, gli servissimo senza paura» (Lc 1,69ss.74). Similmente Simeone palesò tale nostalgia messianica verso un riscatto storico d’Israele: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; poiché gli occhi miei hanno veduto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli, per esser luce da illuminare le genti, e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,29-32). Anche la proclamatrice Anna «parlava del bambino a tutti quelli, che aspettavano il riscatto di Gerusalemme» (v. 37). Appena prima dell’ascensione di Gesù, i suoi apostoli gli chiesero: «Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?» (At 1,6).

     L’adempimento finale della predizione di Ezechiele è futura e coinciderà con il secondo avvento del Messia e l’inizio del suo regno terreno. Il «giorno del Signore» sarà il crogiolo, in cui Israele sarà purificato; in tale periodo, gli Israeliti guarderanno a Colui, che essi hanno trafitto (Zc 12,10; Ap 1,7), e lo accetteranno come Messia, ossia come Signore e Salvatore. Allora, tutto l’Israele purificato sarà salvato (Rm 11,26).

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Come abbiamo visto, è facile snaturare un brano, proiettandoci dentro il significato di un altro brano, che sta in un contesto storico e teologico del tutto differente. Come detto sopra, quando non si fa esegesi contestuale, ma eisegesi, si può far dire al testo ciò, che si vuole; oppure si possono dire cose giuste, ma al posto sbagliato.

 

Ecco alcuni approcci alla Scrittura:

L’esegesi rispetta il testo nel suo contesto naturale e lo spiega secondo l’intendimento dell’autore.

 

■ Chi spiritualizza un testo, trae da esso, per uso personale, ciò, che lo colpisce, indipendentemente da chi parla e da chi sia il destinatario di quanto riportato.

 

L’eisegesi proietta in un testo altri contenuti, snaturando tale brano. Spesso ciò accade o per ignoranza e leggerezza o in modo strumentale e per fini ideologici.

 

Chi interpreta con leggerezza o arbitrariamente la Scrittura, torce, magari senza volerlo, ciò che è scritto. Allora ciò che era inteso come collettivo, viene fatto apparire individuale. Ciò che era inteso come azione storica di Dio per Israele, viene reso come atto interiore del singolo. L’atto politico di Dio nella storia viene snaturato ad atto religioso, se non mistico.

     In tal modo si snatura ciò, che Dio intendeva dire in un certo brano e, proiettandoci dentro altro, si diventa un operaio confuso, che non sa tagliare rettamente la «Parola della verità» (2 Tm 2,15) e che immancabilmente creerà confusione anche in coloro, che ascoltano.

     Ecco un’altra raccomandazione da prendere a cuore, per chi è maestro di altri: «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salvaguarderai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Tm 4,16).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Eisegesi_MT_AT.htm

30-08-2014; Aggiornamento:

 

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