Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con
l’altra parte, chiamata in causa da chi mi scrive, devo necessariamente ritenere
che chi ha posto il quesito, abbia rappresentato correttamente i fatti e le
opinioni. Le mie riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento
biblico, su cui riflettere. |
La questione del lettore
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Una tesi discutibile
Un oratore, che ho ascoltato ultimamente, ha esplicato
alcune riflessioni sulla lite fra Barnaba e Paolo e su Giovanni Marco, usando
Atti 15,35-39. Non ho affatto concordato sulle riflessioni fatte dal tale
fratello. Secondo lui, infatti, quest’episodio fu una «pecca» nella vita di
Barnaba, un errore! Altresì, sempre a detta sua, da questo brano si vede il
principio secondo cui i giovani devono essere sottoposti a coloro che sono più
anziani, perché questi ultimi essendo più vecchi hanno già capito determinate
verità bibliche. Poi ha detto che Paolo dimostrò saggezza nel non voler prendere
con sé Giovanni Marco, dato che questo «giovane» (poi sarebbe bello capire dov’è
scritto che lo fosse...) lì aveva abbandonati. Quindi, questo c’insegna, secondo
il fratello, che nell’opera di Dio non è possibile dare fiducia a chi si «tira
indietro»... Inoltre questo brano ci mostra, secondo lui, come nella chiesa le
«dispute siano uno sbaglio, perché provocano divisioni, screzi...». Per cui ha
proseguito con tutta una serie di riflessioni, direi, scontate sull’unità, ecc.,
ecc. Dette così queste riflessioni, in se stesse hanno anche un fondo di verità,
ma non credo che si possano certamente desumere dal brano in questione.
Oggigiorno sembra che tutti facciano a gara nel far dire alla Parola di Dio ciò
che in effetti essa non dice. Ma di questo passo si potrebbe prendere qualsiasi
brano biblico e fargli dire ciò che si vuole!
Alcune mie perplessità
Ad ogni modo le mie considerazioni in merito e che ti
pongo all’attenzione sono le seguenti. ■ 1) Chi dice che Barnaba qui abbia sbagliato? Dov’è
scritto? Dov’è scritto che qui Barnaba dimostrasse superficialità nel voler
prendere con sé Giovanni Marco, anche se questi li aveva precedentemente
abbandonati?
■ 2) Ci vuole grande spirito d’immaginazione per
pretendere di parlare, partendo da questo brano, della sottomissione dei
«giovani» a coloro che sono anziani nella chiesa. Chi dice che Giovanni Marco
fosse giovane? Dov’è scritto? E dove si parla qui di sottomissione? Dove compare
tale termine in relazione al rapporto giovani/conduttori?
■ 3) Dov’è scritto che la «tale disputa» di cui si
parla in questo brano significhi necessariamente che Paolo e Barnaba avessero
litigato? Come si può partire da questo brano per parlare dell’unità nella
chiesa, della negatività delle contese, delle divisioni?
L’intenzione reale del brano
Personalmente credo che questo brano ci parli di
tutt’altro. ■ 1) Credo che esso metta in evidenza il concetto di
«visione d’un opera». Paolo e Barnaba, avevano due visioni diverse della stessa
opera, ed evidentemente la «tale disputa» o «aspra contesa», di cui parla la
N.R., non era altro che una semplice divergenza d’idee e di visione dell’opera,
che porto i due a prendere strade separate. Questo non vuol mica dire che i due
avessero litigato! O non vuol mica dire che nella chiesa quando si hanno
divergenze di visioni, d’opinioni sulle strategie da seguire in un determinato
servizio, si stia peccando e cadendo nella contesa, nella lite, nella divisione!
Per quel che mi risulta il Signore benedisse sia l’opera di Paolo che quella di
Barnaba, evidentemente a testimonianza del fatto che entrambi non erano in
disputa, ma che pur avendo due visioni diverse, stavano collaborando al
progresso dell’Evangelo, ma da quel momento in poi seguendo strade diverse.
Tant’è che Paolo stesso menzionò Barnaba e Giovanni Marco nella lettera ai
Colossesi ricordandoli entrambi con affetto. Questo evidenzia ancor di più, a
mio avviso, che tra i tre non c’era stato nessun litigio ma una semplice
divergenza d’opinioni. E non trovo alcun brano biblico che affermi che aver idee
diverse, visioni diverse d’una cosa sia peccato, o indice di carnalità, o
spirito di contesa. E un po’ come nell’ambito del matrimonio! Due persone
(credenti ovviamente) non possono decidere di sposarsi, se uno dei due ha la
visione di servire il Signore come missionario a pieno tempo e l’altro vuole
rimanere a casa con mammà (come direbbero a Napoli!) Sono due visioni della
vita, del ministero, del servizio che sono in antitesi e quindi che a lungo
andare provocherebbero il fallimento dell’opera stessa o nel caso del matrimonio
un «naufragio» dello stesso. ■ 2) Tante volte critichiamo (giustamente, oserei dire)
altri gruppi e il magistero di altre denominazioni per le loro «interpretazioni»
dei passi biblici, e poi noi stessi, che conosciamo Cristo, ci lasciamo prendere
la mano facendo penose riflessioni derivanti da interpretazioni soggettive di
brani biblici. A parte il fatto che nel brano non è scritto che Marco fosse
«giovane», ma arrivare a parlare della sottomissione dei giovani agli anziani
nel servizio, partendo da questo brano, mi sembra davvero troppo. Se proprio si
vuol predicare sempre e solo su quest’argomento, basterebbe prendere brani
biblici molto più espliciti in merito. ■ 3) È troppo facile sentenziare e dire che Giovanni
Marco aveva sbagliato! Certo aveva abbandonato Paolo e Barnaba nel loro primo
viaggio, ma mi chiedo, nella vita non c’è più possibilità di «redenzione»? Chi
dice che Barnaba non avesse visto, in effetti, in Marco dei reali lati positivi,
magari dovuti alla sua crescita spirituale, che magari Paolo non vedeva perché
deluso dal suo comportamento precedente? Se Giovanni Marco fosse stato tanto
inaffidabile, non credo che lo Spirito Santo lo avrebbe adoperato per la stesura
dell’omonimo Evangelo! Evidentemente nella vita cristiana la crescita passa
anche attraverso gli sbagli e c’è chi arriva ad apprezzare prima questa verità,
come Barnaba, chi solo molto tempo dopo, come Paolo!
■ 4) Non vedo nel brano un solo richiamo a concetti
come l’unità della chiesa, le dispute, le contese... Non è che evidentemente
questo brano ha altro da insegnarci? {Antonio Angeloro}
La risposta ▲
I fatti descritti
Il testo biblico in esame afferma quanto segue. Paolo e
Barnaba insegnano e proclamano l’Evangelo in Antiochia (At 15,35). Paolo
sollecitò Barnaba a recarsi dai discepoli sorti mediante il loro ministero (v.
36). Paolo e Barnaba avevano opinioni divergenti su Giovanni Marco come loro
accompagnatore (vv. 37s). Il tutto montò in una situazione che lasciò un tale
«amaro in bocca», che Barnaba se ne partì con Marco nel suo paese natio, Cipro
(v. 39). Paolo, invece, accompagnato da Sila e congedato dai fratelli, se ne
partì per il suo viaggio missionario (vv. 40s). Bisogna stare attenti a proiettare di più nel testo e a
prendere posizione per l’uno o per l’altro. Paolo aveva certamente un carattere forte e
deciso, come tutti i leader; ma forse anche un po’ di timore per l’opera mista a
insensibilità verso chi ha fallito una volta. L’iniziativa di tornare in
missione fu sua (At 15,36). Barnaba era il nomignolo che gli avevano
appioppato gli apostoli, essendo egli un «figlio di consolazione», ossia
la «consolazione in persona» (At 4,36). Egli fu chiamato «un uomo dabbene e
pieno di Spirito Santo e di fede» (At 11,24; unico neo in Gal 2,13 concorso
in simulazione). Fu lui che recuperò Saulo in Gerusalemme, quando tutti erano
sospettosi di lui (At 9,26s). Fu Barnaba che andò a prendere Paolo, che forse
era improduttivo a quel tempo in Tarso, e lo portò ad Antiochia per un ministero
efficace (At 11,25). Non era perciò cosa strana che egli volesse recuperare il
suo parente Giovanni detto Marco (Col 4,10), che era venuto meno durante un
antecedente viaggio missionario (At 13,13). Non viene direttamente detto che Barnaba fosse andato
in missione, ma che partì per Cipro col suo parente Marco (At 15,39). Qui
forse vivevano ancora i parenti d’entrambi e si può presumere che Barnaba avesse
usato il viaggio per confermare e rafforzare Marco, che si sentiva probabilmente
due volte fallito: per aver mollato durante il precedente viaggio e per essere
stato rifiutato da Paolo. Sorprende che un tale uomo come Barnaba si sia
coinvolto in una situazione del genere. Probabilmente per lui le persone (da
recuperare) erano più importanti delle cose da fare. Dal modo come si parla
positivamente in seguito di Marco (Paolo Col 4,10; 2 Tm 4,11; Flm 1,24;
Pietro 1 Pt 5,13), bisogna dire che il lavoro di recupero di Barnaba deve aver
funzionato. Che dire della presunta «aspra contesa» fra
Paolo e Barnaba? Sorprende che in greco ci sia una sola parola qui paroxysmós:
«inasprimento, eccitazione, irritazione, esasperazione, disaccordo». «Ma
avvenne un’esasperazione [tale] che si separarono». Il termine si trova
anche in senso positivo di «stimolo, incitazione» in Eb 10,24. Avvenne quindi
un’eccitazione o un’irritazione tale degli animi che preferirono separarsi.
Ossia i fronti rimasero talmente inconciliabili sull’argomento in questione che
Paolo e Barnaba si separarono. Il testo non dice che si separarono in guerra, ma
che il malanimo sorto li portò a separarsi. La Vulgata traduce qui con
dissensio
«dissenso». Quindi il disaccordo nelle opinioni li portò a separarsi.
Osservazioni sui fatti presunti
L’autore degli Atti si limitò a descrivere garbatamente
i fatti, senza attribuire colpe a qualcuno. Quindi non viene detto che si
trattava di una «pecca» nella vita di Barnaba, né in quella di Paolo. Visto ciò
che nel libro degli Atti viene detto di Barnaba, non gli si può attribuire
superficialità. Luca in questo brano (né nel libro) non dà lezioni
morali sul comportamento dei giovani o dei conduttori, ma descrive
semplicemente dei fatti. Qui egli non affrontò la questione della sottomissione
dei giovani ai più anziani nella chiesa. Questo lo fanno gli apostoli altrove (1
Pt 5,5); il libro degli Atti non è dottrinale, ma descrittivo. L’autore non dice chi dei due avesse più ragione
riguardo a Giovanni Marco. Come detto, Barnaba era più un curatore d’anime e
Paolo più uno stratega; ognuno dal suo punto di vista aveva ragione. Bisogna
stare attenti ai giudizi morali, altrimenti si potrebbe dire, ad esempio, che
diversi abbandonarono Paolo (2 Tm 1,15; 4,10.16), perché non riuscivano a
resistere a lungo con una personalità così tenace e intransigente, abituata a
comandare (2 Tm 4,12s; Tt 3,12s). Come è ingiusto trarre queste conclusioni dai
versi citati, lo è pure colpevolizzare Barnaba. Ci sono casi in cui nessuno ha
ragione, ossia entrambi. Guardando la vita di Marco nel suo complesso, la
morale non è quella che nell’opera di Dio non è possibile dare fiducia a chi
si tira indietro, ma al contrario che vale la pena recuperare (cfr. Gcm 5,19s). Quanto alle discussioni fra fratelli o nella
chiesa locale, ciò non è negativo in sé, ma il modo come si discute e come si
finisce. Quanto all’unità, è difficile mantenerla a lungo andare, se non si
risolvono le questioni di fondo; un armistizio artificiale è come un bubbone che
sembra guarito, ma prima o poi ritorna a scoppiare e a suppurare. A volte per
mantenere l’unità, si fa bene a separarsi in senso fisico, strategico e
programmatico. E questo è, a mio parere, ciò che fecero Paolo e Barnaba. Nel confronto acceso fra Paolo e Barnaba non si
trattava di questioni personali, ma di opportunità o meno di una scelta rispetto
a una strategia missionaria. Effettivamente la visione pratica riguardo
all’opera può divergere. Abbiamo visto che il testo greco non parla di «aspra
contesa», ma di dissenso, di animosità dettati da una diversa prospettiva delle
cose. Il dissenso non è di per sé peccato, anzi a volte è utile perché si
chiariscano certe cose e si faccia meglio. A volte i forti (Paolo) pensano che
tutto vada bene perché hanno a fianco un «figlio di consolazione» (Barnaba) che
sopporta per amore del Signore e dell’opera. Poi un giorno una scintilla (la
questione di Marco) infiamma la situazione e mostra che non tutto
andava bene soltanto perché il longanime (Barnaba) taceva. Chiaramente nel NT abbiamo soprattutto gli scritti di
Paolo, un teologo, e non di Barnaba, che era un uomo pratico. La
divisione strategica fra i due non dev’essere stata un fatto personale, visto
che Paolo parla di Barnaba senza remore (1 Cor 9,6; in Col 4,10 Paolo diede
disposizioni di accogliere Barnaba). Nella questione fra i due leader il punto focale non
riguardava l’età di Marco, ma il fatto che egli s’era separato nel
viaggio precedente. Bisogna stare attenti a proiettare nei testi biblici
questioni che non contengono! Infatti prima o poi altri si sentiranno
autorizzati a fare altrettanto, magari contro di noi! La Parola di verità
dev’essere tagliata (spiegata) rettamente! (2 Tm 2,15). In ogni modo, quanti
anni aveva Marco in quel momento? L’Evangelo di Marco contiene una nota
biografica, quando parla di un misterioso «giovane» (gr. neanískos ) che
avvolto in una panno di lino sul corpo nudo, seguiva Gesù dopo l’arresto (Mc
14,51s); ciò avvenne nell’anno 30 d.C. Se ipotizziamo che qui Marco avesse come
«giovane» circa 18 anni, al tempo dei fatti descritti in At 15 (49 d.C.) ne
aveva 37; era quindi ormai un uomo maturo per quel tempo. In ogni modo, la
questione dell’età, come abbiamo ribadito, non ha nessuna importanza nel testo. Il recupero di chi ha sbagliato una volta
permette di guadagnare un elemento valido per il regno di Dio e la sua opera: il
caso di Marco insegna! La delusione può indurire chi rifiuta e chi è rifiutato.
Il recupero fa dei falliti spesso degli strumenti di benedizione. Barnaba vide
il suo compito nel prendere con sé Marco per riabilitarlo e rafforzarlo (piano
personale); Paolo pensava magari più all’immediato alla sua strategia
missionaria. In seguito anche lui si rese conto del valore di Marco. Così fece
anche Pietro. È stato un dono per il cristianesimo, visto che è uno dei quattro
evangelisti.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Disaccordo_Giovanni_Marco_UnV.htm
17-08-2007; Aggiornamento: 30-06-2010
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