Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DISACCORDO SU GIOVANNI MARCO

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore

La risposta

 

Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito «Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con l’altra parte, chiamata in causa da chi mi scrive, devo necessariamente ritenere che chi ha posto il quesito, abbia rappresentato correttamente i fatti e le opinioni. Le mie riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui riflettere.

 

 

La questione del lettore  

 

Una tesi discutibile

     Un oratore, che ho ascoltato ultimamente, ha esplicato alcune riflessioni sulla lite fra Barnaba e Paolo e su Giovanni Marco, usando Atti 15,35-39. Non ho affatto concordato sulle riflessioni fatte dal tale fratello. Secondo lui, infatti, quest’episodio fu una «pecca» nella vita di Barnaba, un errore! Altresì, sempre a detta sua, da questo brano si vede il principio secondo cui i giovani devono essere sottoposti a coloro che sono più anziani, perché questi ultimi essendo più vecchi hanno già capito determinate verità bibliche. Poi ha detto che Paolo dimostrò saggezza nel non voler prendere con sé Giovanni Marco, dato che questo «giovane» (poi sarebbe bello capire dov’è scritto che lo fosse...) lì aveva abbandonati. Quindi, questo c’insegna, secondo il fratello, che nell’opera di Dio non è possibile dare fiducia a chi si «tira indietro»... Inoltre questo brano ci mostra, secondo lui, come nella chiesa le «dispute siano uno sbaglio, perché provocano divisioni, screzi...». Per cui ha proseguito con tutta una serie di riflessioni, direi, scontate sull’unità, ecc., ecc. Dette così queste riflessioni, in se stesse hanno anche un fondo di verità, ma non credo che si possano certamente desumere dal brano in questione. Oggigiorno sembra che tutti facciano a gara nel far dire alla Parola di Dio ciò che in effetti essa non dice. Ma di questo passo si potrebbe prendere qualsiasi brano biblico e fargli dire ciò che si vuole!

 

Alcune mie perplessità

     Ad ogni modo le mie considerazioni in merito e che ti pongo all’attenzione sono le seguenti.

     ■ 1) Chi dice che Barnaba qui abbia sbagliato? Dov’è scritto? Dov’è scritto che qui Barnaba dimostrasse superficialità nel voler prendere con sé Giovanni Marco, anche se questi li aveva precedentemente abbandonati?

     ■ 2) Ci vuole grande spirito d’immaginazione per pretendere di parlare, partendo da questo brano, della sottomissione dei «giovani» a coloro che sono anziani nella chiesa. Chi dice che Giovanni Marco fosse giovane? Dov’è scritto? E dove si parla qui di sottomissione? Dove compare tale termine in relazione al rapporto giovani/conduttori?

     ■ 3) Dov’è scritto che la «tale disputa» di cui si parla in questo brano significhi necessariamente che Paolo e Barnaba avessero litigato? Come si può partire da questo brano per parlare dell’unità nella chiesa, della negatività delle contese, delle divisioni?

 

L’intenzione reale del brano

     Personalmente credo che questo brano ci parli di tutt’altro.

     ■ 1) Credo che esso metta in evidenza il concetto di «visione d’un opera». Paolo e Barnaba, avevano due visioni diverse della stessa opera, ed evidentemente la «tale disputa» o «aspra contesa», di cui parla la N.R., non era altro che una semplice divergenza d’idee e di visione dell’opera, che porto i due a prendere strade separate. Questo non vuol mica dire che i due avessero litigato! O non vuol mica dire che nella chiesa quando si hanno divergenze di visioni, d’opinioni sulle strategie da seguire in un determinato servizio, si stia peccando e cadendo nella contesa, nella lite, nella divisione! Per quel che mi risulta il Signore benedisse sia l’opera di Paolo che quella di Barnaba, evidentemente a testimonianza del fatto che entrambi non erano in disputa, ma che pur avendo due visioni diverse, stavano collaborando al progresso dell’Evangelo, ma da quel momento in poi seguendo strade diverse. Tant’è che Paolo stesso menzionò Barnaba e Giovanni Marco nella lettera ai Colossesi ricordandoli entrambi con affetto. Questo evidenzia ancor di più, a mio avviso, che tra i tre non c’era stato nessun litigio ma una semplice divergenza d’opinioni. E non trovo alcun brano biblico che affermi che aver idee diverse, visioni diverse d’una cosa sia peccato, o indice di carnalità, o spirito di contesa. E un po’ come nell’ambito del matrimonio! Due persone (credenti ovviamente) non possono decidere di sposarsi, se uno dei due ha la visione di servire il Signore come missionario a pieno tempo e l’altro vuole rimanere a casa con mammà (come direbbero a Napoli!) Sono due visioni della vita, del ministero, del servizio che sono in antitesi e quindi che a lungo andare provocherebbero il fallimento dell’opera stessa o nel caso del matrimonio un «naufragio» dello stesso.

     ■ 2) Tante volte critichiamo (giustamente, oserei dire) altri gruppi e il magistero di altre denominazioni per le loro «interpretazioni» dei passi biblici, e poi noi stessi, che conosciamo Cristo, ci lasciamo prendere la mano facendo penose riflessioni derivanti da interpretazioni soggettive di brani biblici. A parte il fatto che nel brano non è scritto che Marco fosse «giovane», ma arrivare a parlare della sottomissione dei giovani agli anziani nel servizio, partendo da questo brano, mi sembra davvero troppo. Se proprio si vuol predicare sempre e solo su quest’argomento, basterebbe prendere brani biblici molto più espliciti in merito.

     ■ 3) È troppo facile sentenziare e dire che Giovanni Marco aveva sbagliato! Certo aveva abbandonato Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio, ma mi chiedo, nella vita non c’è più possibilità di «redenzione»? Chi dice che Barnaba non avesse visto, in effetti, in Marco dei reali lati positivi, magari dovuti alla sua crescita spirituale, che magari Paolo non vedeva perché deluso dal suo comportamento precedente? Se Giovanni Marco fosse stato tanto inaffidabile, non credo che lo Spirito Santo lo avrebbe adoperato per la stesura dell’omonimo Evangelo! Evidentemente nella vita cristiana la crescita passa anche attraverso gli sbagli e c’è chi arriva ad apprezzare prima questa verità, come Barnaba, chi solo molto tempo dopo, come Paolo!

     ■ 4) Non vedo nel brano un solo richiamo a concetti come l’unità della chiesa, le dispute, le contese... Non è che evidentemente questo brano ha altro da insegnarci? {Antonio Angeloro}

 

 

La risposta ▲

 

I fatti descritti

     Il testo biblico in esame afferma quanto segue. Paolo e Barnaba insegnano e proclamano l’Evangelo in Antiochia (At 15,35). Paolo sollecitò Barnaba a recarsi dai discepoli sorti mediante il loro ministero (v. 36). Paolo e Barnaba avevano opinioni divergenti su Giovanni Marco come loro accompagnatore (vv. 37s). Il tutto montò in una situazione che lasciò un tale «amaro in bocca», che Barnaba se ne partì con Marco nel suo paese natio, Cipro (v. 39). Paolo, invece, accompagnato da Sila e congedato dai fratelli, se ne partì per il suo viaggio missionario (vv. 40s).

     Bisogna stare attenti a proiettare di più nel testo e a prendere posizione per l’uno o per l’altro.

     Paolo aveva certamente un carattere forte e deciso, come tutti i leader; ma forse anche un po’ di timore per l’opera mista a insensibilità verso chi ha fallito una volta. L’iniziativa di tornare in missione fu sua (At 15,36).

     Barnaba era il nomignolo che gli avevano appioppato gli apostoli, essendo egli un «figlio di consolazione», ossia la «consolazione in persona» (At 4,36). Egli fu chiamato «un uomo dabbene e pieno di Spirito Santo e di fede» (At 11,24; unico neo in Gal 2,13 concorso in simulazione). Fu lui che recuperò Saulo in Gerusalemme, quando tutti erano sospettosi di lui (At 9,26s). Fu Barnaba che andò a prendere Paolo, che forse era improduttivo a quel tempo in Tarso, e lo portò ad Antiochia per un ministero efficace (At 11,25). Non era perciò cosa strana che egli volesse recuperare il suo parente Giovanni detto Marco (Col 4,10), che era venuto meno durante un antecedente viaggio missionario (At 13,13).

     Non viene direttamente detto che Barnaba fosse andato in missione, ma che partì per Cipro col suo parente Marco (At 15,39). Qui forse vivevano ancora i parenti d’entrambi e si può presumere che Barnaba avesse usato il viaggio per confermare e rafforzare Marco, che si sentiva probabilmente due volte fallito: per aver mollato durante il precedente viaggio e per essere stato rifiutato da Paolo.

     Sorprende che un tale uomo come Barnaba si sia coinvolto in una situazione del genere. Probabilmente per lui le persone (da recuperare) erano più importanti delle cose da fare. Dal modo come si parla positivamente in seguito di Marco (Paolo Col 4,10; 2 Tm 4,11; Flm 1,24; Pietro 1 Pt 5,13), bisogna dire che il lavoro di recupero di Barnaba deve aver funzionato.

     Che dire della presunta «aspra contesa» fra Paolo e Barnaba? Sorprende che in greco ci sia una sola parola qui paroxysmós: «inasprimento, eccitazione, irritazione, esasperazione, disaccordo». «Ma avvenne un’esasperazione [tale] che si separarono». Il termine si trova anche in senso positivo di «stimolo, incitazione» in Eb 10,24. Avvenne quindi un’eccitazione o un’irritazione tale degli animi che preferirono separarsi. Ossia i fronti rimasero talmente inconciliabili sull’argomento in questione che Paolo e Barnaba si separarono. Il testo non dice che si separarono in guerra, ma che il malanimo sorto li portò a separarsi. La Vulgata traduce qui con dissensio «dissenso». Quindi il disaccordo nelle opinioni li portò a separarsi.

 

Osservazioni sui fatti presunti

     L’autore degli Atti si limitò a descrivere garbatamente i fatti, senza attribuire colpe a qualcuno. Quindi non viene detto che si trattava di una «pecca» nella vita di Barnaba, né in quella di Paolo. Visto ciò che nel libro degli Atti viene detto di Barnaba, non gli si può attribuire superficialità.

     Luca in questo brano (né nel libro) non dà lezioni morali sul comportamento dei giovani o dei conduttori, ma descrive semplicemente dei fatti. Qui egli non affrontò la questione della sottomissione dei giovani ai più anziani nella chiesa. Questo lo fanno gli apostoli altrove (1 Pt 5,5); il libro degli Atti non è dottrinale, ma descrittivo.

     L’autore non dice chi dei due avesse più ragione riguardo a Giovanni Marco. Come detto, Barnaba era più un curatore d’anime e Paolo più uno stratega; ognuno dal suo punto di vista aveva ragione. Bisogna stare attenti ai giudizi morali, altrimenti si potrebbe dire, ad esempio, che diversi abbandonarono Paolo (2 Tm 1,15; 4,10.16), perché non riuscivano a resistere a lungo con una personalità così tenace e intransigente, abituata a comandare (2 Tm 4,12s; Tt 3,12s). Come è ingiusto trarre queste conclusioni dai versi citati, lo è pure colpevolizzare Barnaba. Ci sono casi in cui nessuno ha ragione, ossia entrambi.

     Guardando la vita di Marco nel suo complesso, la morale non è quella che nell’opera di Dio non è possibile dare fiducia a chi si tira indietro, ma al contrario che vale la pena recuperare (cfr. Gcm 5,19s).

     Quanto alle discussioni fra fratelli o nella chiesa locale, ciò non è negativo in sé, ma il modo come si discute e come si finisce. Quanto all’unità, è difficile mantenerla a lungo andare, se non si risolvono le questioni di fondo; un armistizio artificiale è come un bubbone che sembra guarito, ma prima o poi ritorna a scoppiare e a suppurare. A volte per mantenere l’unità, si fa bene a separarsi in senso fisico, strategico e programmatico. E questo è, a mio parere, ciò che fecero Paolo e Barnaba.

     Nel confronto acceso fra Paolo e Barnaba non si trattava di questioni personali, ma di opportunità o meno di una scelta rispetto a una strategia missionaria. Effettivamente la visione pratica riguardo all’opera può divergere. Abbiamo visto che il testo greco non parla di «aspra contesa», ma di dissenso, di animosità dettati da una diversa prospettiva delle cose. Il dissenso non è di per sé peccato, anzi a volte è utile perché si chiariscano certe cose e si faccia meglio. A volte i forti (Paolo) pensano che tutto vada bene perché hanno a fianco un «figlio di consolazione» (Barnaba) che sopporta per amore del Signore e dell’opera. Poi un giorno una scintilla (la questione di Marco) infiamma la situazione e mostra che non tutto andava bene soltanto perché il longanime (Barnaba) taceva.

     Chiaramente nel NT abbiamo soprattutto gli scritti di Paolo, un teologo, e non di Barnaba, che era un uomo pratico. La divisione strategica fra i due non dev’essere stata un fatto personale, visto che Paolo parla di Barnaba senza remore (1 Cor 9,6; in Col 4,10 Paolo diede disposizioni di accogliere Barnaba).

     Nella questione fra i due leader il punto focale non riguardava l’età di Marco, ma il fatto che egli s’era separato nel viaggio precedente. Bisogna stare attenti a proiettare nei testi biblici questioni che non contengono! Infatti prima o poi altri si sentiranno autorizzati a fare altrettanto, magari contro di noi! La Parola di verità dev’essere tagliata (spiegata) rettamente! (2 Tm 2,15). In ogni modo, quanti anni aveva Marco in quel momento? L’Evangelo di Marco contiene una nota biografica, quando parla di un misterioso «giovane» (gr. neanískos ) che avvolto in una panno di lino sul corpo nudo, seguiva Gesù dopo l’arresto (Mc 14,51s); ciò avvenne nell’anno 30 d.C. Se ipotizziamo che qui Marco avesse come «giovane» circa 18 anni, al tempo dei fatti descritti in At 15 (49 d.C.) ne aveva 37; era quindi ormai un uomo maturo per quel tempo. In ogni modo, la questione dell’età, come abbiamo ribadito, non ha nessuna importanza nel testo.

     Il recupero di chi ha sbagliato una volta permette di guadagnare un elemento valido per il regno di Dio e la sua opera: il caso di Marco insegna! La delusione può indurire chi rifiuta e chi è rifiutato. Il recupero fa dei falliti spesso degli strumenti di benedizione. Barnaba vide il suo compito nel prendere con sé Marco per riabilitarlo e rafforzarlo (piano personale); Paolo pensava magari più all’immediato alla sua strategia missionaria. In seguito anche lui si rese conto del valore di Marco. Così fece anche Pietro. È stato un dono per il cristianesimo, visto che è uno dei quattro evangelisti.

 

Per l’approfondimento cfr. Marvin Oxenham, «Quando nessuno ha ragione», in Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001), pp. 77-81.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Disaccordo_Giovanni_Marco_UnV.htm

17-08-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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