Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

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Radici 5-6

 

Antico Testamento

 

 

 

 

Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca Babilonese e l’Epoca Persiana. In appendice ci sono tre excursus:
■ I nomi ebraici di Dio
■ Il patto, i patti e i testamenti
■ La Bibbia fra criticismo e modernismo.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca babilonese («Libri storici e profetici III»):
■ L’epoca babilonese in generale
■ Sofonia
■ Habacuc
■ Geremia
■ Lamentazioni
■ Daniele
■ Ezechiele
■ Il tempo dell’esilio. 

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca persiana («Libri storici e profetici IV»):
■ L’epoca persiana in generale
■ Esdra-Nehemia
■ Ester
■ Aggeo
■ Zaccaria
■ Malachia
■ L’epoca intertestamentaria.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DANIELE 4,24 E LA DISCREPANZA NELLE TRADUZIONI

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore ci ha presentato la seguente questione.

 

Pace, fratello Nicola, […] leggo spesso e volentieri gli articoli, che posti nel tuo sito: li trovo davvero molto edificanti. […] Vengo di nuovo a chiederti di chiarirmi un dubbio che ho avuto, cercando delle incongruenze con la sana dottrina nei libri apocrifi, presenti nella versione CEI della Bibbia. Stavo cercando in particolare la presenza di passi che giustificassero le indulgenze; naturalmente ho trovato dei passi, che parlavo dell’«elemosina tipo omino bianco, che lava da ogni peccato» (Tobia 4, 10; 12, 9; Siracide 3, 29). Poi, però, ho trovato anche un passo, sempre nella CEI, nel libro di Daniele che recita: «Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità» (Dan 4,24). Ora, questo passo non l’ho trovato né nella Nuova Riveduta, né nella Diodati; infatti la Nuova Riveduta dice così: «Questa è l’interpretazione, o re; è un decreto dell’Altissimo, che sarà eseguito sul re, mio signore» e la Diodati: «Questa, o re, ne è l’interpretazione, e questo è il decreto dell’Altissimo, che deve essere eseguito sopra il mio signore». Sono arrivato a due conclusioni:

     1) I cari amici cattolici l'hanno inventato di sana pianta per giustificare le eresie scritte nei libri apocrifi (lo vedo poco probabile).

     2) Il versetto fa parte di un’aggiunta apocrifa al libro di Daniele e quindi il versetto Dan 4, 24 della CEI non corrisponde al Dan 4,24 delle versioni evangeliche.

     Fratello, tu sicuramente ne sai più di me al riguardo, spero che mi darai una risposta. Da canto mio cercherò d’intervenire su questo tema e, Dio volendo, darò il mio contributo. {Giuseppe Vitale; 18-11-2010}

 

Ad aspetti rilevanti di tale questione rispondiamo qui di seguito.

 

Testo biblico e testi apocrifi

     Per capire la problematica, bisogna tener presente quanto segue. Il testo autorevole per gli Ebrei è quello ebraico; per evitare errori di trascrizione, i copisti ne mettevano alla fine d’ogni rigo addirittura il risultato numerico, poiché le lettere erano altresì numeri. La Settanta era invece un’opera culturale, che raccoglieva scritti canonici ed extra-canonici del giudaismo; per questo contiene anche gli apocrifi. Questi ultimi, oltre a essere tardivi, ossia del periodo ellenistico, esistono soltanto in greco e non hanno mai fatto parte del canone della Tanak (= AT), che è appunto in ebraico e con alcuni brani in aramaico (Dan; Esd-Ne; Est).

     Per motivi d’opportunismo religioso, ossia per cercare basi alle proprie dottrine particolari, il cattolicesimo della Controriforma ha deciso di adottare gli apocrifi nel proprio canone. Gli apocrifi riguardo al libro di Daniele sono, oltre ad alcune aggiunte, le seguenti:

     ■ La preghiera di Azaria (2° sec. a.C.): Questo testo greco forma nelle Bibbie cattoliche Daniele 3,26-45; tale testo apocrifo si trova nella Settanta, ma non compare nella Bibbia ebraica. Azaria sarebbe uno dei tre amici di Daniele, ossia Abdenego.

     ■ Cantico dei tre giovani nella fornace (2° sec. a.C.): Questo testo greco forma nelle Bibbie cattoliche Daniele 3,52-90; tale testo apocrifo si trova nella Settanta, ma non compare nella Bibbia ebraica. Tale cantico sarebbe stato cantato dai tre giovani nella fornace, chiamati nella Bibbia ebraica come Sadrach, Mesach e Abdenego.

     ■ La storia di Susanna (2° sec. a.C.): Questo testo greco forma nelle Bibbie cattoliche il capitolo 13 di Daniele; tale apocrifo racchiude in sé la storia di una donna ebrea, accusata ingiustamente di adulterio, ma che Daniele difende in giudizio, ribaltando il verdetto e il destino.

     ■ Bel e il drago (2° sec. a.C.): Questo testo greco forma nelle Bibbie cattoliche il capitolo 14 di Daniele; tale apocrifo racchiude in sé due leggende eroiche, che hanno Daniele come centro.

 

Confronto testuale

     In ogni modo, Daniele 4,24 CEI non è un’aggiunta, ma fa parte del testo ebraico. Si veda quanto segue:

 

CEI (Dan 4,20-25)

Riveduta (Dan 4,23-28)

20 Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l’albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l’erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui,

23 Poi il re ha visto un santo vegliante che scendeva dal cielo e diceva: «Abbattete l’albero e distruggetelo, però lasciate in terra il ceppo e le sue radici, legati con catene di ferro e di bronzo, fra l’erba dei campi; sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia la sua parte con gli animali della campagna finché siano passati sopra di lui sette tempi».

21 questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell’Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore:

24 Questa è l’interpretazione, o re; è un decreto dell’Altissimo, che sarà eseguito sul re, mio signore:

22 Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d’erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole.

25 tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare l’erba come ai buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo e sette tempi passeranno su di te finché tu riconoscerai che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole.

23 L’ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell’albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio.

26 Quanto poi all’ordine di lasciare il ceppo con le radici dell’albero, ciò significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto che il dominio appartiene al cielo.

24 Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità».

27 Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati praticando la giustizia, e alle tue iniquità mostrando compassione verso gli afflitti. Forse, la tua prosperità potrà essere prolungata».

25 Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor.

28 Tutto questo avvenne al re Nabucodonosor.

 

Le questioni testuali

     La prima questione dipende da una numerazione differente. Si tratta, quindi, di un diverso modo di presentare il testo biblico; probabilmente gli uni seguono la suddivisione corrente del testo ebraico, altri quella del testo greco. Le traduzioni tedesche, da me consultate, hanno perlopiù una numerazione simile a quella della CEI per Daniele 4.

     La seconda questione è quella relativa alla traduzione. Nella traduzione della CEI (ma anche di altre traduzioni cattoliche) di tale verso, viene rispecchiata la tipica dottrina penitenziale cattolica, secondo cui il bene, che si fa, permette di scontare i peccati commessi precedentemente. Chiaramente tutto ciò rappresenta un «addomesticamento» testuale nella traduzione, finalizzato a un approccio dogmatico, che poi sostenga la propria dottrina. Ad esempio, Ezechiele insegnò in modo completamente differente dalla dottrina cattolica, secondo cui le buone opere scontano quelle cattive; tale profeta era in sintonia con Daniele: in prospettiva del giudizio storico, la conversione dell’empio gli permette di scampare e continuare a vivere; al contrario il pervertimento del giusto lo fa morire (Ez 18,23-28).

     Nel testo della Riveduta, Daniele consigliò tutt’altro, ossia l’inversione di rotta morale (ravvedimento e conversione) al fine di conservare la propria prosperità.

     Per capire meglio il pensiero di Daniele, facciamo bene a fare una traduzione il più vicina possibile al testo ebraico: «Perciò, o re, ti sia gradito il mio consiglio e cessa dai tuoi peccati per mezzo della giustizia e dalle tue trasgressioni per mezzo della misericordia [o compassione] verso i miseri [o poveri]! Allora la tua prosperità [o felicità, benessere] sarà forse durevole».

 

Daniele indicò al re la via di un sincero mutamento morale, ossia quello che passa per le «opere di ravvedimento». L’idea di base è questa: praticare una cosa moralmente positiva è la migliore garanzia di aver abbandonato ciò, che è moralmente negativo. Si badi bene, Daniele non stava «evangelizzando» Nebukadnezar nel senso del NT; non gli stava presentando il modo di salvarsi l’anima (sebbene ciò fosse desiderabile per lui), come diremmo oggi, ma il modo di conservare il trono e la sua ricchezza. In caso contrario, Dio glieli avrebbe tolti, sebbene momentaneamente (vv. 19-26). Quindi, la discussione era su un livello politico, non su uno soteriologico, e riguardava la morale.

 

Il principio della soglia morale

     Tale principio si trova anche altrove nell’AT e intende questo: esiste una soglia della malvagità, raggiunta la quale fa scattare il giudizio storico di Dio. Infatti, Dio disse ad Abramo che a quel tempo la malvagità degli Amorei non aveva ancora raggiunto tale livello critico, ma dovevano ancora trascorrere quattro generazioni (Gn 15,16). Al tempo della conquista, però, fu detto che il Paese avrebbe vomitato fuori la gente, che l’aveva contaminato (Lv 18,25). Subito dopo fu dato un avvertimento anche a Israele in tale senso (v. 28); cosa che poi avvenne nella storia (722 a.C. Israele; 586 a.C. Giuda).

     La questione sta qui su un piano storico e morale e non tanto su quello soteriologico. Un giudizio divino annunciato per aver «sforato» tale livello, poteva essere ritirato da Dio laddove accadeva un ravvedimento collettivo, che riportasse tale livello morale a una misura accettabile. Questo è il caso della predicazione di Giona a Ninive, la capitale assira (Gna 3,4). Dinanzi alla minaccia di distruzione, «i Niniviti credettero a Dio» (v. 5), ossia credettero che il giudizio sarebbe venuto. Perciò il re pagano comandò un tempo di digiuno e penitenza particolari (vv. 5-9). Egli comandò che «uomini e bestie» gridassero con forza a Dio, convertendosi ognuno «dalla sua via malvagia e dalla violenza perpetrata dalle sue mani» con la speranza che Dio, dinanzi a ciò, ritirasse il suo decreto di distruzione (vv. 8s). Avvenne proprio così. Ora, non bisogna pensare che l’intera città pagana di Ninive si fosse convertita al Dio degli Ebrei (ciò può essere successo per alcuni singoli), ma ci fu una momentanea riforma dei costumi. In seguito, i Niniviti (= gli Assiri) tornarono alla loro proverbiale malvagità (erano più spietati dei nazisti) e distrussero senza pietà Israele.

 

Alcune applicazioni

     Torniamo a Daniele e al suo consiglio per Nebukadnezar. Egli gli annunziò una vera via del ravvedimento: smettere il male facendo il bene. Come abbiamo detto, tutto ciò era su un piano politico-morale e non su un piano salvifico-morale. Di là da ciò, nella Bibbia il ravvedimento non è un esercizio mentale, ma porta a un cambiamento di vita. Tale pensiero biblico si trova anche nel messaggio di Paolo dinanzi ad Agrippa, affermando: «…ho annunziato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento» (At 26,20). Egli non predicava un Evangelo a poco prezzo. Egli insegnava un passaggio dalle opere delle tenebre a quelle della luce (Rm 13,12; 2 Cor 6,14; Ef 5,7ss; 1 Ts 5,5; 2 Pt 2,9).

 

Daniele 4,24 e la discrepanza nelle traduzioni? Parliamone {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Dan4-24_traduzioni_R56.htm

03-01-2011; Aggiornamento: 13-02-2011

 

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