Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Interpretazione biblica

 

 

 

 

Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: il «Pentateuco» e i «Libri Didattici».

 

◘ Ecco le parti principali del Pentateuco:
■ Il Pentateuco in generale
■ Genesi
■ Esodo
■ Levitico
■ Numeri
■ Deuteronomio.

 

◘ Ecco le parti principali dei Libri Didattici:
■ I Libri Didattici in generale
■ Giobbe
■ Salmi
■ Proverbi
■ Ecclesiaste
■ Cantico dei Cantici

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CARBONI ACCESI SUL CAPO

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Un lettore del mio sito mi ha posto le seguenti problematiche, su cui ha desiderato avere un mio parere.

     Caro Nicola, tu hai parlato di alcune immagini presenti nella Scrittura, ad esempio «accendere carboni sul capo di qualcuno». [► In tutte le cose o in tutte le maniere?: Tra traduzione letterale e dinamica] Proprio a proposito di quest’ultima immagine desidero un tuo parere su quanto ti riporto sotto. Grazie per il riscontro.

     «Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo, e il Signore ti ricompenserà» (Pr 25,21s).

     Il concetto «radunerai dei carboni accesi sul suo capo» è solitamente interpretato come capacità persuasiva, per ammorbidire il cuore del nostro nemico, risultato delle «nostre opere di bene» (dare da mangiare, dare da bere), che possiamo rendergli.

     Senza voler sminuire gli effetti (di persuasione, di buona testimonianza) delle nostre «buone opere», capaci di trasformare anche il cuore del nostro nemici, il nostro approccio con la Parola deve sempre essere legato al contesto esegetico del brano. Infatti, questo versetto verrà poi ripreso dall’apostolo Paolo nell’epistola ai Romani 12,20: «Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: “A me la vendetta; io darò la retribuzione”, dice il Signore. Anzi, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,19ss). L’invito, che l’apostolo fa, è diretto all’astenersi dalle nostre vendette e, quindi, soprattutto cedere il posto all’ira di Dio, perché Lui darà la retribuzione. Quindi possiamo ben affermare che il nostro agire (dare da mangiare, dare da bere) sia un modo, attraverso cui noi non ci sostituiremo al Signore (vedere anche Giacomo 1,20 «L’ira dell’uomo non promuove la giustizia di Dio»), ma stiamo lasciando spazio al suo intervento.

     Il significato dei carboni accesi è, infatti, sempre riferito al giudizio di Dio. Ecco alcuni esempi: «Allora la terra fu scossa e tremò, le fondamenta dei cieli furono smosse e scrollate, perché egli era acceso d’ira. Un fumo saliva dalle sue narici e un fuoco divorante gli usciva dalla bocca; da lui sprizzavano carboni accesi» (2 Sm 22,8s). «Fa’ che la testa di quanti mi circondano sia coperta dalla perversità delle loro stesse labbra. Cadano loro addosso carboni accesi; siano essi gettati nel fuoco, in fosse profonde, da cui non possano più risorgere» (Sal 140,9s). In questi passi ben possiamo evidenziare come l’ira del Signore venga descritta come con l’espressione «carboni accesi». {Paolo Irollo; 07-06-2013}

 

 

2.  COME NASCONO LE IMMAGINI RETORICHE E I MODI DI DIRE?: Le immagini nascono in contesti particolari e poi diventano espressioni idiomatiche, anche se le persone non conoscono più il contesto originario. Questo è, ad esempio, il caso di tante espressioni ricorrenti nella società, che sono tratte dalla Bibbia, sebbene spesso le persone non conoscano fin in fondo i contesti d’origine. Si vedano, ad esempio, espressioni come le seguenti: «Sei peggio di Caino»; «Dopo di noi il diluvio»; «E muoia Sansone con tutti i Filistei»; «Si è comportato come un Giuda»; «Questa gente m’ha messo in croce»; «Questa vita è un Calvario»; «Vitello grasso» (da Lc 15,23).

     Altre immagini sono tratte da favole, racconti o eventi storici e sono entrate nell’immaginario di tutti, sebbene alcuni non sanno più da dove provengano tali modi di dire. Si vedano, ad esempio, espressioni come le seguenti: «È arrivato Pollicino» (per persona piccola o nanetto; da una fiaba omonima di Charles Perrault); «Brutto anatroccolo» (persona apparentemente sgraziata, ma dotato di potenzialità ancora inespresse; dalla fiaba omonima di Hans Christian Andersen); «Ecco King Kong» (per persona «ingombrante»; da vari film omonimi); «Andare a Canossa» (ossia andare a fare penitenza; nell’anno 1077, l’imperatore Enrico IV si umiliò davanti a papa Gregorio VII, perché ritirasse la scomunica); «Questa fu la sua Waterloo» (ossia la sua sconfitta definitiva; nell’omonima battaglia del 18 giugno 1815 fra Napoleone Bonaparte e la settima coalizione [Regno Unito, Austria, Prussia, e altri], l’imperatore francese ebbe la sua definitiva disfatta); «Voler raddrizzare le gambe ai cani» (Don Abbondio nei «Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni); «L’acqua cheta scava i ponti» (dalla commedia «L’acqua cheta» [1908] di Augusto Novelli); «Ai posteri l’ardua sentenza» (da «Il cinque maggio» di Alessandro Manzoni su Napoleone Bonaparte). E così via.

     Si pensi anche a frasi celebri di film, che sono sulla bocca di tutti, sebbene non tutti sappiano da dove provengano; ad esempio: «E io pago! E io pago!» (Totò in «47 morto che parla»); «Domani è un altro giorno, e si vedrà» (battuta finale di Rossella O’Hara nel film «Via col vento»); «Armiamoci e partite» (Totò nel film «Totò contro Maciste» [1962]; poi titolo di un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia [1971]); «Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare» (usata nel film «Animal House» e pronunciata da John Belushi); «Quisquilie e pinzillacchere» (detto da Totò in diversi film); «Seppellire (o dissotterrare) l’ascia di guerra» (dai film western); «Armata Brancaleone» (dall’omonimo film di Mario Monicelli [1966]).

     Tutta questa dissertazione serve per far capire che la stessa dinamica è sorta anche per le espressioni idiomatiche, i modo di dire e le immagini retoriche presenti nella sacra Scrittura. La sfida sta nel capire il loro senso autentico.

 

 

3.  RIPOSTE ALLE TESI: La locuzione «radunare carboni accesi sul capo di qualcuno» non ha a che fare primariamente con una presunta «capacità persuasiva», facendo del bene al nostro nemico.

     C’è da notare che Paolo in Romani 12,19ss non fa l’esegesi di Proverbi 25,21s, ma se ne serve solo come pezza d’appoggio per il suo discorso, il cui succo è il seguente: non fare le tue vendette, ma vinci il male col bene, lasciando il resto all’arbitrio di Dio. Affermare che, facendo del bene al nostro nemico, stiamo lasciando spazio all’intervento divino, può essere vero in parte; quando desistiamo dal fare da noi, permettiamo a Dio di agire a modo suo e nei suoi tempi. Tuttavia, in Proverbi 25,21s non è scritto che sarà Dio a radunare «carboni accesi sul suo capo», ma lo fa il credente. A ciò si aggiunga che Paolo affermò che, rinunciando noi alle nostre vendette, diamo spazio alla vendetta e alla retribuzione di Dio verso gli empi. Quindi, egli esortò all’azione benefica nella prospettiva che Dio agirà presto da giudice, se non ci sarà un sincero ravvedimento.

     È vero che si parla di carboni accesi in riferimento al giudizio di Dio, ma tali esempi (2 Sm 22,8s; Sal 140,9s) sono fuori luogo, non spiegando Proverbi 25,21s, dove è il credente ad accumularli sul capo dell’empio, non Dio! In tali brani, citati dal lettore, l’effetto non deriva dal fare noi il bene ai nemici, vincendo il male col bene, ma si tratta di un giudizio distruttivo e senza appello.

 

 

4.  LA VIA PER UNA SOLUZIONE: Un aiuto concreto può venire certamente da una traduzione letterale della parte finale di Romani 12,20: ánthrakas pyròs sōreúseis epì tḕn kefalḕn autũ «ammucchierai carboni di fuoco sul suo capo». Si noti che l’espressione ánthrakai pyròs «carboni di fuoco» si trova in greco soltanto in Proverbi 25,22 (LXX), da dove proviene la citazione originale, e al singolare in Is 5,24 (LXX «carbone di fuoco»; TM «lingua di fuoco»). Si trattava, quindi, in origine, di fuoco concreto. Tale locuzione non ricorre mai più nella Bibbia e non è quella che ricorre nei brani citati per il giudizio di Dio (2 Sm 22,8s; Sal 140,9s).

     La traduzione della CEI spiega per Proverbi 25,21s: «[Tali versi sono] Citati in Rm 12,20 per inculcare l’amore verso i nemici; i carboni possono significare il rimorso che induce a pentimento». Si può abbastanza concordare con tale tesi, sennonché i carboni non rappresentano il rimorso, ma la pubblica vergogna, che poi può anche portare a rimorso e pentimento.

     Ricordo di aver letto, molti anni orsono, che tale immagine risalga a un antico costume egiziano, secondo cui il colpevole di alcuni reati era condannato a portare sul capo un braciere con dentro carboni accesi. Ci si può immaginare il disagio fisico, essendo che la testa «bolle» e suda. A ciò si aggiunga il disagio sociale, diventando la burla di tutti, perdendo così la faccia.

     Ho ricercato tale fonte e l’ho trovata. Verso la metà del 20° secolo Siegfried Morenz, direttore dell’Istituto di Egittologia presso l’Università di Lipsia, fece scalpore riguardo a Romani 12,20. Morenz segnalò un antico racconto egizio, che era stato ritrovato, secondo cui, quando un ladro restituiva a una persona il maltolto, aveva sulla sua testa un vassoio di carboni ardenti. Il suo viso diventava rosso vivo per l’effetto dei carboni ardenti; e, in tal modo, egli stava dimostrando la sua vergogna per il malaffare. [Siegfried Morenz, «Feurige Kohlen auf dem Haupt», Theologische Literaturzeitung 78 (1953), pp.187-192.]

     Per diversi commentatori della Bibbia tale costume egiziano gettò luce su Proverbi 25,21s e Romani 12,20, trovandolo come la migliore spiegazione. Altri, volendo rimanere nelle proprie convinzioni, portarono motivazioni contrarie e si chiesero se Salomone (e poi Paolo) sapesse di tale costume. Chiaramente ci sono altre spiegazioni per tali testi (p.es. il fuoco domestico condiviso col proprio prossimo e tenuto in vasi, che venivano trasportati sul capo), ma personalmente non mi hanno convinto. [Cfr. Paul E. Zell qui (pdf, inglese) e qui (pdf in zip, tedesco, pp. 5s)]

     Salomone e Paolo avrebbero usato l’immagine dei carboni accesi sulla testa come una metafora per imbarazzo e vergogna? All’inizio della trattazione abbiamo visto che le immagini culturali vengono usate per secoli ed entrano nel linguaggio come modi di dire indipendentemente dalla loro fonte originaria. È indiscutibile che Salomone aveva molti contatti internazionali e particolarmente con l’Egitto (1 Re 3,1 «sposò la figlia di Faraone»; 10,28 cavalli). È altresì indiscutibile che un’area geografica come il Medio Oriente fosse unita da comuni usi e costumi, modi di dire, frasi idiomatiche e illustrazioni retoriche. Paolo non doveva per forza conoscere tale originario costume egizio, quando citò tale brano dei Proverbi, ma ben ne conosceva il significato illustrativo, che doveva essere un bagaglio comune dei cultori dei sacri scritti.

     Ho altresì letto che, ancora oggigiorno, gli Arabi caratterizzano come «carboni ardenti del cuore» (o anche «fuoco del fegato») il forte dolore interiore.

     Tale costume divenne poi un modo di dire illustrativo e oramai proverbiale, per significare la vergogna personale e sociale, che viene sopra qualcuno. Colui, che tanto ci ha osteggiati, calunniati e avversati personalmente e socialmente, caduto in disgrazia, viene svergognato (socialmente, nella sua coscienza, ecc) proprio dal fatto, che gli facciamo del bene, e lui è costretto ad accettarlo. Oltre agli aspetti sociali, la sua coscienza lo compungerà. Egli sentirà tanto disagio in se stesso, dinanzi a noi, che gli facciamo del bene, e dinanzi agli altri, che conoscono le sue passate calunnie e avversioni. Ciò è appunto paragonabile a chi deve portare sul capo un braciere pieno di carboni: la sua testa sarà rossa per la vergogna; si spera, che il suo cuore allora sia contrito al punto, che il rimorso lo porti al ravvedimento.

     La lezione morale è che al Signore piace, se facciamo del bene proprio al nostro nemico, e non mancherà di ricompensarci per questo.

 

 

5.  ASPETTI CONCLUSIVI: Bisogna tener presente che, di là dall’immagine particolare dei carboni accesi sul capo, Proverbi 25,21s si basa sulle direttive della legge, che riguardano il comportamento proprio verso la proprietà (gli animali) di chi inimìca e odia di qualcuno: «Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, dovrai assolutamente ricondurglielo. Se vedi l’asino di colui, che t’odia, accasciato sotto il carico, guardati di farlo liberare da solo, ma dovrai assolutamente liberarlo insieme a lui» (Es 23,4s). L’asino e il bue erano spesso le uniche risorse «motrici», che un uomo aveva, per muoversi e per lavorare. Dove era in gioco la vita e le risorse fondamentali di una persona, si era in obbligo morale di intervenire anche verso colui, che lo odiava. Anzi, questa era l’occasione per prosciugare le acque dell’inimicizia e dell’odio.

     Non usare le occasioni propizie per vendicarsi contro altri Israeliti, ma per fare del bene proprio a chi lo riteneva un nemico, era l’atteggiamento del giusto, che la legge esigeva. Infatti è scritto: «Non odierai il tuo fratello in cuor tuo; riprendi pure il tuo prossimo, ma non ti caricare di un peccato a motivo di lui. Non ti vendicherai, e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lv 19,17s).

     Anche nell’insegnamento di Gesù c’è questo modo nuovo rispetto al giudaismo di interpretare i rapporti alla luce della fede biblica. «Voi avete udito che fu detto: «“Ama il tuo prossimo” e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli, che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli, che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienze soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi siate dunque perfetti, com’è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,43-48).

     In corrispondenza a ciò, anche l’apostolo Pietro dava le seguenti raccomandazioni: «Diletti, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dalle carnali concupiscenze, che guerreggiano contro l’anima, avendo una buona condotta fra le nazioni; affinché in ciò, che essi sparlano di voi come malfattori, glorifichino Dio per le vostre buone opere, che osservarono, nel giorno della visitazione» (1 Pt 2,11s). Il «giorno della visitazione (o ispezione)» è il giorno della resa dei conti (cfr. Is 10,3; 29,6; Gr 6,15; cfr. Lc 19,44); lì, essendo palesati i fatti reali, nessuno potrà dire male, ma anche quelli delle nazioni non potranno che glorificare Dio, dando buona testimonianza.

     Che fare se, dopo aver agito secondo le direttive del Signore, si miete solo del male, senza che ci sia ravvedimento? Bisogna guardare al Signore e mettere tutto nelle sue mani, sapendo che Egli non terrà il colpevole per innocente (Es 34,7; Na 1,3). Egli darà, a suo tempo, a ognuno secondo le opere sue (Pr 24,12; Ap 2,23; 20,12).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Carboni_accesi_R12.htm

09-06-2013; Aggiornamento: 10-06-2013

 

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