Due lettori ci ha presentato le seguenti questioni.
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Caro Nicola, è da tempo che mi premeva chiederti un parere sul seguente
episodio biblico: «Gesù guarisce un paralitico a Betesda» (Giovanni 5). Sembra
quasi una specie di santuario di Lourdes alla giudaica. Cosa ne pensi? C’è
qualche precedente nell’AT che ne giustifichi l’azione divina descritta in tale
brano? Io non ne ho trovati. È un passo difficile da comprendere appieno. Puoi
aiutarmi tu? Ti ringrazio per la tua risposta. Saluti... {Gaetano Nunnari; 14
luglio 2009}
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Caro Nicola, sto leggendo
Giovanni 5 e il v. 4 necessito di spiegazioni: l'angelo (misterioso e
capriccioso, a mio parere) non mi sembra sia da Dio. L'acqua agitata o
intorpidita (Diodati)... resa purpurea e a momenti con proprietà terapeutiche!?
Hai qualche indicazione da darmi? Dove trovo qualcosa nei tuoi libri? Si possono
fare delle riflessioni su quest'angelo, che agita o intorpidisce l'acqua e che
poi guarisce il primo fortunato soltanto? Mi fa tanto pensare a Loreto,
Medjugorje, eccetera. {Guerino De Masi; 7 febbraio 2010}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
Sebbene io sia uno studioso specialmente dell’AT, non mi trarrò indietro dal
dare una risposta a questi lettori. Al riguardo ci aiuta la critica testuale,
confrontando insieme vari manoscritti antichi. L’ermeneutica (o scienza
dell’interpretazione) insegna che una cosa, che si può sufficientemente spiegare
nel testo, smette di essere un problema. La critica testuale confronta i vari
manoscritti di un testo biblico e le antiche traduzioni per appurare se e come
si sia arrivati a una certa variante e quel sia stato il testo più vicino
all’originale dell’autore. Le varianti sono sorte, ad esempio, mediante
errori di trascrizione (p.es. errori ortografici, ripetizione di lettere o di
parole, omissione di lettere e parole) e inclusione nel testo di annotazioni
marginali (glosse) di qualcuno. Una volta spiegato un tale errore, esso smette
di essere un problema, poiché il testo può essere emendato.
Nel caso di Giovanni 5 ci troviamo proprio dinanzi a una inclusione nel testo
biblico di un’annotazione omiletica marginale di qualche antico predicatore
cristiano che riferiva qui probabilmente una credenza popolare giudaica. Molte
delle traduzioni occidentali sono state influenzate dalla Vulgata,
traduzione latina della Bibbia; ed è probabile che essa abbia in qualche modo
confermato la convenzione di includere tale glossa nei manoscritti greci più
tardivi.
Mentre la Vulgata contiene l’intero testo dei vv. 3-4, nella versione greca
di Nestle-Aland manca la fine del v. 3 e l’intero v. 4; nell’apparato critico
sottostante sono riportate tutte le varianti maggiori. Io mi servirò qui di
diverse traduzioni a mia disposizione per chiarire la questione, visto che pochi
lettori sanno di greco.
Nella
Riveduta
(detta anche Luzzi) nel testo di Giovanni 5 la fine del v. 3 e l’intero v. 4
mancano: «Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi,
di zoppi, di paralitici [, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; 4 perché
un angelo scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento; e il primo che vi
scendeva dopo che l’acqua era stata agitata, era guarito di qualunque malattia
fosse colpito]». E la parte, che ho indicato tra parentesi quadre si trova
in una nota, dove s’aggiunge che tale inciso manca nei più importanti antichi
manoscritti. La Nuova Riveduta a secondo della versione, riporta tutto
nel testo con o senza parentesi quadre. La traduzione della CEI omette la
parte finale del v. 3 e ha il v. 4 tra parentesi quadre. Ricciotti
riporta tutto nel testo, ma solo per il v. 4 annota che esso «manca in codici
greci molto autorevoli». La vecchia e la nuova Diodati non hanno le
parentesi quadre.
Tra le traduzioni in lingua tedesca, la vecchia Elbeferder riporta tutto
nel testo ma fra parentesi quadre; così anche Menge. La nuova Elberfelder
riporta tutto nel testo, ma una nota spiega la questione. Schlachter ci mette
degli asterischi e indica nelle note finali che la fine del v. 3 manca in
antiche versioni e che il v. 4 è «probabilmente un’aggiunta tardiva». Nella
Bibbia di Lutero in versione riveduta (1984) le aggiunte sono stampate in
piccolo con uno stacco nel testo e con la spiegazione che esse «si trovano solo
nelle tradizioni più tardive».
È quindi probabile che nell’antichità qualcuno ha aggiunto tale parte sul
margine d’un manoscritto come glossa personale, per spiegare in qualche
modo la credenza del paralitico (e forse d’altri), presente nel v. 7: «Signore,
io non ho alcuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci
vengo io, un altro vi scende prima di me». Poi tale glossa è finita per
mano d’un copista nel testo, perché era distratto o per proposito.
Omettendo tale parte, vediamo quindi che non si trattava d’una cosa realmente
accertabile, che Giovanni volesse dichiarare come fatto oggettivamente certo, ma
d’una credenza popolare. Quindi niente Lourdes
ante litteram. Io non darei molta importanza a tale glossa.
L’asserzione principale di tale testo biblico è che tale paralitico era
impossibilitato ad aiutarsi da sé, Gesù lo guarì e adempì così il desiderio del
suo cuore di essere aiutato. Volendo applicare tale brano, esso è una
meravigliosa immagine della salvezza per grazia mediante la fede. Dio salva
coloro che, sapendo di non potersi salvare da se stessi, accettano che sia il
Signore a farlo.
Inoltre è raccomandato quanto segue. L’apostolo Paolo ingiunse che i credenti «non
si occupino di miti» (1 Tm 1,4). Egli raccomandò allo stesso Timoteo:
«Schiva i miti profani e da vecchie» (1 Tm 4,7). Paolo avvisò per la fine
dei tempi che gli uomini «distoglieranno le orecchie dalla verità e si
volgeranno ai miti» (2 Tm 4,4). Anche l’apostolo Pietro ricordò ai Giudei
cristiani della diaspora: «Non è con l’andare dietro a miti artificiosamente
composti che v’abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor
Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà» (2 Pt
1,16).
Quindi, in Giovanni 5
non era importante ciò che credeva il paralitico circa la vasca di
Betesda, né lo era la leggenda che i Giudei presumibilmente avevano costruito
col tempo intorno ad essa (così è accaduto col tempo anche di Lourdes!).
Importanti erano unicamente i due incontri che tale uomo ebbe con Gesù. I
credenti biblici non hanno bisogno né della vasca di Betesda né di quella di
Lourdes, avendo già tutto pienamente in Cristo (Col 2,10).
Mi si permetta, infine, una nota finale, tornando alla questione dei
manoscritti e delle traduzioni. È un peccato che si producano
traduzioni popolari della Bibbia senza un serio lavoro di critica testuale. La
vecchia Riveduta aveva certo alcuni difetti, tra cui la lingua un po' vetusta,
ma almeno allora sotto Luzzi si faceva ancora un serio lavoro di critica
testuale. Oggigiorno si fanno sedicenti nuove traduzioni o revisioni, senza che
i traduttori o revisori abbiano mai studiato la critica testuale. Questo è
mostrato anche dal fatto che in genere tali Bibbie in lingua moderna non portano
un elenco di studiosi che hanno partecipato a tale opera.
Consiglio quindi di lavorare con più traduzioni, anche straniere se si
sanno le lingue. Io personalmente faccio così, quando non uso i testi nelle
lingue originali. Per l'uso comune uso ancora la vecchia Riveduta, che ritengo
ancora la migliore in italiano in campo evangelico.
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Betesda era una specie di Lourdes giudaica? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Betesda_Lourdes_Avv.htm
25-07-2009; Aggiornamento: 12-02-2010
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