Quanto segue, si riferisce a buona parte della sezione
«Aspetti introduttivi», presente in Nicola Martella,
Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma
2008), pp. 8-27.
Ultimamente, un lettore e collaboratore del sito «Fede
controcorrente» mi aveva scritto riguardo al loro gruppo di studio locale e al
fatto che esso sta diventando sempre più regionale, essendosi aggiunti anche i
conduttori di altre Assemblee, sebbene alquanto distanti dal luogo
dell'incontro. Egli mi annunciava come cosa interessante per me il fatto che
avevano deciso d’usare il mio libro «Dall'avvento
alla parusia» come guida allo studio degli Evangeli e degli Atti. Egli mi
scriveva letteralmente: «L’obiettivo è quello di capire il messaggio “proprio”
di questi libri e quale dev’essere il nostro approccio omiletico a essi, tenuto
conto del loro genere letterario, perlopiù narrativo».
Il prossimo stadio è stato il fatto che ho ricevuto da lui alcune domande,
scaturite dal loro confronto sul mio testo. Mi è sembrato di ritornare indietro
al tempo, in cui avevo studenti per corrispondenza. Ho pensato che potrebbe
essere interessante anche per altri lettori leggere tali domande e le mie
risposte. In tal modo potrebbero essere invogliati a studiare anch’essi questo
libro, sia privatamente o in un gruppo di studio.
1. Le questioni
{Tonino Mele}
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Caro Nicola, nel nostro gruppo di studio abbiamo iniziato a considerare il tuo
libro «Dall’avvento alla Parusia» e ci sono alcuni interrogativi in particolare
che riguardano il nostro 1° incontro, sui quali sarebbe utile sentire un tuo
parere.
■ 1. L’avvento riguarda la 1a venuta di Gesù e la parusia riguarda la
sua 2a venuta. Perché il libro parla di «tensione» tra l’avvento e la
parusia? (p. 9).
■ 2. «L’impianto predizionale» è un testo base, posto all’inizio dell’Antico o
del Nuovo Patto, dove «è presente in germe tutta la storia futura d’Israele» e
della chiesa. Per l’AT questo testo base è Dt 30, dov’è delineato il futuro
d’Israele. Per il NT questo testo è il discorso profetico di Gesù riportato in
Marco 13 e paralleli, dove è delineato il futuro della chiesa. È giusto dire
così? È quello che intendevi dire? (p. 9).
■ 3. La differenza tra scribi e Farisei riguarda solo il laicato dei secondi o
c’è qualcosa di più? (pp.11-12).
■ 4. Può il Talmud avere un’importanza per lo studio del Nuovo Testamento? (p.
12).
Grazie in anticipo per la tua collaborazione. {20 ottobre 2009}
2. Le risposte
{Nicola Martella}
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■ 1. È giusto, «l’avvento» riguarda la 1a
venuta del Messia e la «parusia» riguarda la 2a venuta. I
profeti videro tale evento come unico nella loro escatologia: l’avvento del
Messia doveva significare l’adempimento ultimo della storia (regno politico del
Messia-Re). [Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella (a cura di),
Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Le
grandi linee dell’escatologia dell’AT», pp. 122-128; «Divario fra
predizioni e adempimenti messianici?», pp. 129-132.]
Il rifiuto di Gesù quale Messia-Re da parte del giudaismo nel suo
complesso ha portato a due fatti nuovi: ▪ 1. La rivelazione del «mistero di
Cristo» (Ef 3,4ss; Col 4,3), ossia del fatto che i Gentili sono accettati
insieme ai Giudei credenti in Gesù quale Messia nel nuovo patto; ▪ 2. La
procrastinazione dell’adempimento del regno politico del Messia.
Nel libro parlo di «tensione» tra l’avvento e la parusia (p. 9) proprio
perché ciò che gli apostoli aspettavano abbastanza presto (cfr. At 1,6ss), fu
rimandato a un punto particolare della storia, specifico per Dio e indefinito
per i cristiani. A ciò fanno riferimento anche varie parabole (Mt 25,1ss.13 le
10 spose; vv. 14,1ss servi e talenti; vv. 31ss l’avvento del re; Lc 12,35ss
vigilanza; vv. 39s come il ladro). Tale tensione rimane anche per noi oggi,
sebbene sappiamo che prima devono adempiersi alcuni fatti storici (2 Ts 2,1ss);
ora, poiché ci rendiamo sempre conto dopo l’avvento di certi fatti, quanto sia
avanti l’orologio della storia, è bene sempre vegliare e non fidarci della
nostra interpretazione dei fatti contingenti. [Per l’approfondimento si veda in
Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Interpretazione
arbitraria dei fatti contingenti, pp. 242s; «Sopravvalutazione di deboli
indizi», pp. 358-367; «Noi siamo l’ultima generazione!», pp. 368-374; «Riconoscere
anticipatamente lo pseudo-messia?», pp.
397ss; «Annunciato da segni o inatteso?»,
pp. 400-405; «I
“segni dei tempi”», pp. 426-429; eccetera.]
Quindi, il tempo fra avvento e parusia è un periodo di «tensione» paragonabile a
quello della sposa che sa che lo sposo viene presto, ma non sa quando di
preciso.
■ 2. «L’impianto predizionale» è un termine tecnico da me introdotto
nello studio della teologia dell’AT per capire il messaggio dei profeti (=
proclamatori) dell’AT nel suo aspetto predizionale (la maggior parte era di
natura etica), nella sua genuinità (falsi profeti erano coloro che non si
attenevano a Dt 30 nelle loro predizioni) e nei suoi aspetti plurimi e sempre
più intensi dell’adempimento («dinamica predizionale»). [Per l’approfondimento
si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Dinamica
predizionale », p. 138; «Impianto predizionale e predizione profetica»,
p. 184; «Impianto predizionale», pp. pp. 184s. Per gli
aspetti veterotestamentari, si veda pure in Nicola Martella, «Impianto
predizionale e predizione profetica», Escatologia biblica essenziale (Escatologia
1), pp. 88-90.]
Il rifiuto da parte dei Giudei nel loro complesso di Gesù quale Messia, la
rivelazione del «mistero di Cristo» per il mondo intero e quindi la
procrastinazione della parusia resero necessario un «impianto predizionale» del
nuovo patto. Se in Deuteronomio 30
era presente in germe tutta la storia d’Israele e il suo futuro (e legittimi
erano quei profeti che si attenevano a tale modello!), in
Matteo 24 troviamo il nuovo «impianto predizionale» del Messia. Esso si
basa sull’«impianto predizionale» mosaico e lo attualizza e sviluppa per
l’Israele della fine dei tempi; poiché Gesù parlava a Israele non alle
nazioni (!), esso non contiene delineamenti diretti per il futuro della chiesa,
ma riguarda specialmente il 70 d.C. quale «caparra predizionale» (cfr. Lc
23,28ss) e l’ultima fase della storia quale adempimento finale («dinamica
predizionale». Per l’approfondimento degli
aspetti neotestamentari, si veda pure in Nicola Martella, «Gesù
si è sbagliato sull’avvenire?», Escatologia biblica essenziale
(Escatologia
1), pp. 179ss.]
■ 3. Il mestiere degli scribi si è sviluppato dai «scrivani» e dai
copisti dei testi sacri (rappresentava una vera categoria a sé). Col tempo gli
scribi si svilupparono in «esperti» dei testi sacri, «dottori della legge». Ogni
movimento e denominazione del giudaismo aveva i suoi scribi. Quindi, sia i
Farisei sia i Sadducei avevano i loro scribi. Infatti per far capire meglio, si
spiegava così: «i Farisei e i loro scribi» (Lc 5,30); «alcuni degli scribi del
partito dei Farisei» (At 23,9). Gli scribi sono menzionati specialmente in
connessione con i Farisei, poiché nel fariseismo erano diventati gli «esperti»
di tale movimento, i rabbini. Il fatto che scribi e Farisei fossero menzionati
insieme, mostra che non erano coincidenti; non ogni fariseo era uno scriba.
Farisei e dottori della legge ricorrono insieme solo in Luca (Lc 5,17; 7,30;
11,45s.52; 14,3), sebbene egli parli altrove come gli altri evangelisti di
«scribi e Farisei» (Lc 5,21.30; 6,7; 11,53; 15,2). Giovanni non menzionò mai
«scribi e Farisei» insieme, se si fa eccezione di Gv 8,3, un brano che non
ricorre in tutti gli antichi manoscritti. Fu particolarmente Matteo a farlo (in
11 versi), specialmente nel capitolo (23), in cui lanciò contro di loro il suo
«guai!» (in 8 versi), al pari degli antichi profeti (cfr. Is 5).
■ 4. Alla domanda se il Talmud possa avere importanza per lo studio del
NT, bisogna rispondere: sì e no. Chiaramente gli scritti giudaici dei primi
secoli (p.es. Giuseppe Flavio, Filone d’Alessandria) possono aiutarci a capire
l’ambiente culturale, sociale, politico e religioso del tempo. Anche nel Talmud
possiamo trovare alcune analogie specialmente con gli Evangeli.
Bisogna sapere che il Talmud proviene nella sua stesura finale dal Medioevo,
quindi dopo secoli di sviluppi culturali e dottrinali sia nel giudaismo
sia nel cristianesimo, verso cui è in parte una reazione. Allo stesso modo ci si
potrebbe chiedere, ad esempio, se il libro «Utopia» di Tommaso Moro (1478-1535)
possa avere importanza per lo studio della «(Divina) Commedia» di Dante
Alighieri (1265-1321). [Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella,
Escatologia fra legittimità e abuso (Escatologia
2), gli articoli: «Dante e l’aldilà», pp. 297-312; «Utopie futuristiche»,
pp. 342-354.] Si potrebbero certo fare altri esempi. Cercando qualcosa di comune
si troverà sempre, ma non si può leggere ciò che sta prima con le lenti di ciò
che è venuto letterariamente poi.
Leggere il NT con le lenti del Talmud, come hanno cercato di fare alcuni
studiosi del passato (cfr. Strack-Billerbeck) e i giudaizzanti odierni, ha messo
il NT in una camicia di forza interpretativa.
Il fatto curioso (e tragicomico) è che i cristiani giudaizzanti pretendono di
leggere il NT alla luce degli scritti dei pronipoti di coloro che Gesù
aveva apostrofato nei modi più incredibili: ipocriti, guide cieche, stolti e
ciechi e simili (Mt 23). Paolo
li definì così: «Le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al dì
d’oggi, quando fanno la lettura dell’antico patto, lo stesso velo rimane,
senz’essere rimosso, perché è in Cristo ch’esso è abolito. Ma fino a oggi,
quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul cuore loro; quando però si
saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso» (2 Cor 3,14ss). Inoltre
il Talmud contiene molti brani contro Gesù e contro i cristiani, oltre a molte
«favole giudaiche» (Tt 1,14).
Chiaramente anche qui si può applicare il principio: «Esaminate ogni cosa e
ritenete il bene» (1 Ts 5,21; v. 20 profezie), sebbene Palo aggiungesse: «Astenetevi
da ogni specie di male» (v. 22). Fare però del Talmud una chiave ermeneutica
del NT, è fuori luogo e porta solo a giudaizzare il NT, oltre che se stessi. [►
Alcune obiezioni alla cosiddetta «Torà orale»;
►
Falsi maestri fra i giudeo-messianici odierni; eccetera]
3. Le osservazioni
{Tonino Mele}
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Ho letto le risposte alle domande su Avvento e
Parusia. Esse chiariscono anzitutto qualche passaggio del tuo libro che
rischiava d’essere frainteso. Ad esempio, quello sull’analogia tra «impianto
predizionale dell’AT» (futuro d’Israele) e «impianto predizionale del NT»
(futuro della chiesa). Non mi sembra infatti che il discorso profetico di Gesù,
delinei tanto il futuro della chiesa, ma, come giustamente osservi tu è «il
nuovo impianto predizionale del Messia» e riguarda soprattutto «Israele e non le
nazioni».
Ho inoltre apprezzato la tua risposta sul Talmud quale strumento
ermeneutico per il NT. Questa domanda nasce spontanea, quando nel tuo libro dici
che «nel 150 d.C. s’iniziò a fissare per iscritto il materiale della tradizione»
(p. 12). Questo dà l’idea che il materiale del Talmud sia abbastanza vicino al
tempo del NT, tanto da farne uno strumento utile per lo studio dello stesso.
Certamente parliamo dello sfondo socio-culturale in cui il NT è stato prodotto.
E comunque è utile, come dici, tener conto dei «secoli di sviluppi culturali e
dottrinali» che hanno preceduto la sua «stesura finale», che fa data nel
«Medioevo».
Anche la questione della «tensione» tra Avvento e Parusia andava
chiarita. Se ho capito bene, essa riguarda il mancato adempimento di quanto
previsto per «l’Avvento», il quale è stato rimandato a tempo indeterminato, per
la «Parusia». Se è così, credo che la «tensione» che dovevano provare gli
apostoli e i cristiani del 1° secolo era più forte della nostra, essendo più
vicini al «polo mancato» di questa tensione, cioè l’avvento. Certamente, questa
«tensione» riguarda anche noi, perché permane la voluta incertezza divina sul
«giorno e l’ora» di questo evento, per cui dobbiamo vivere nella tensione tra
presente e futuro, tra il dormire e il vegliare, e, in certo qual modo, tra il
«già qui e il non ancora».
Grazie ancora per la tua collaborazione. Dopo il nostro successivo incontro, ci
aggiorniamo alle prossime questioni. Fraterni saluti. {28 ottobre 2009}
►
Dall’avvento alla Parusia 2: schema canonico o ragionato?
{Nicola Martella} (D)
►
URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Avvento_Parusia_domande_Avv.htm
24-10-2009; Aggiornamento: 30-06-2010 |