Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ATTI 16,31 E IL PERICOLO DELLE

INTERPRETAZIONI SPIRITUALISTICHE

 

 di Nicola Martella

 

1. La questione

     Mettere versi biblici in rete e illustrarli in modo intelligente, per renderli più comprensibili e attraenti, è una buona cosa. Chiaramente deve trattarsi di brani chiari, evidenti e che abbiano a che fare con le verità centrali dell’Evangelo. Uno di tali versi è, ad esempio, il seguente: «Non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1,16). In genere tali versi, centrali per la dottrina, si trovano nelle epistole del NT.

     Altra cosa è se si attinge da libri storici come gli Evangeli e il libro degli Atti, dove sono riportate narrazioni specifiche e dove sono contenute promesse specifiche a persone particolari in determinate situazioni. Prendere bonariamente una di tale promesse particolari e generalizzarla per tutti, può creare molti equivoci e perplessità di diverso genere.

 

2. Il caso concreto

     Ho trovato in rete un’immagine contenete il seguente verso: «Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua» (Atti 16,31). Essa era accompagnato da un’illustrazione stilizzata di una famigliola. Oltre a ciò, non c’era altra scritta o didascalia, che l’accompagnava. Era evidente che l’autore presentasse effettivamente l’immagine con tale verso come una promessa assoluta di Dio, valida per tutti. Per lui era, quindi, scontato il seguente significato: quando qualcuno si converte, il Signore, prima o poi, toccherà immancabilmente tutta la sua famiglia, portandola alla fede.

     Poiché il tutto era stato presentato in un gruppo di discussione, pensai di intervenire, aiutando a far capire a lui e agli altri che si trattava di una promessa circostanziata e non di una promessa universale. Ecco che cosa scrissi in concreto.

     Esegeticamente parlando, essa era una promessa personale di Dio a una famiglia specifica di Filippi, che Dio ben conosceva quanto a predisposizione. Non possiamo applicare, quindi, tale promessa indiscriminatamente a tutte le famiglie, quantunque ci auguriamo di cuore che intere famiglie si convertano. Sebbene anche oggigiorno possano esserci, in casi particolari, interi nuclei familiari pronti per la salvezza, l’esperienza di vita e di fede mostra però che non sempre si convertono intere famiglie e che, anzi, a volte alcuni rimangono per sempre gli unici credenti all’interno della famiglia paterna, della propria famiglia (coniuge e figli non seguono la fede) e del proprio parentado.

     Il vantaggio dell’esegesi contestuale (a differenza di un’applicazione decontestualizzata) è che non si suscitano false speranze, essendo che Dio non costringe nessuno alla salvezza. Pregare, testimoniare e sperare rimangono comunque attività devozionali valide.

 

3. Excursus: Una reazione inaspettata

     Mi sarei aspettato di trovare come autore, che chiamo qui Lucio Seppe (ps.), una persona saggia e matura, che apprezzando il mio contributo, mi rispondesse con garbo e moderazione: «Riflettiamo meglio sulla cosa. Controlliamo meglio tale testo nel contesto. Vediamo che cosa diranno gli altri membri del gruppo…». Al contrario mi rispose: «Troppi ragionamenti limitano la fede. Dopo averti dato il tempo di leggere questo post cancellerò il tuo».

     Gli feci notare che cancellare ciò, con cui non si è d’accordo, invece di rispondere nel merito, è sempre un segno di debolezza. Gli dissi anche: Da te, sinceramente, mi aspetterei una risposta a quanto da me asserito; solo così potremo dialogare nel merito.

     Fallii nel mio intento, poiché, invece di ricevere finalmente un’adeguata risposta, Lucio Seppe mi disse esplicitamente: «I tuoi commenti sui miei post sono poco graditi». Inoltre: «Con i tuoi ragionamenti e la tua cultura cerchi di scoraggiare e far venire meno nella fede». Secondo lui io cercherei «di svilire ciò, che la Scrittura dice e che va accettata con fede, col cuore e non con la mente. Ecco il tuo torto, nelle cose metti solo la mente e non metti il cuore. Adesso sai».

     Questa è la tipica reazione degli spiritualisti, abituati a un sentimentalismo religioso e che vedono nel ragionamento su un testo nel suo contesto solo un pericolo per la «fede» e per il «cuore» (nel significato odierno di sede dei sentimenti).

     Eppure, mi fece forza e non dissi nulla di tutto ciò, ma mi limitai a quanto segue: Perché non mi mostri con la Scrittura alla mano (specialmente con Atti 16), che tu hai ragione?

     Infine, ti faccio notare che nella Scrittura «cuore» è proprio il termine per mente. Ad esempio, si parla di mettere, insegnare o avere nel cuore sapienza (1 Re 10,24; Sal 51,6; Pr 2,10) o intelligenza (Pr 2,2; 14,33); col cuore si riflette, s’investiga e si conosce (Ec 1,13.16s; 7,25; 8,16). Tutte queste sono attività, che noi attribuiamo alla mente; infatti per gli Ebrei il cuore era la mente.

     Se uno pensa che uno spiritualista misticheggiante rinsavisca così presto, facendosi convincere dalla Scrittura, ha sbagliato registro; così è successo a me. Lucio Seppe mi rispose: «Prova a dare a Dio il tuo cuore e non la tua mente e vedrai che tutto ti apparirà diverso». Poi s’appellò alla «semplicità dell’Evangelo», che contrappose a «tantissima teoria», e scomodò qui il fatto che «Dio cela la sua rivelazione ai savi e agli intellettuali e la rivela ai piccoli fanciulli».

     Potete immaginarvi come rimasi perplesso dinanzi a tali discorsi spiritualistici, fuori tema e contenenti false supponenze. Non riuscivo a capire che cosa avesse a che fare tutto ciò con Atti 16,31. Di una cosa ero certo: da tale spiritualista non potevo attendermi una risposta scritturale, né un dialogo nel merito di tale testo nel suo contesto. A lui non interessava la verità, ma solo il suo romanticismo religioso a qualunque costo… anche della verità.

     In certi ambienti misticheggianti, lo studio rigoroso (esegetico, contestuale) della Parola di Dio non è di casa; si preferisce accusare chi vuol aiutare a intendere, invece che capire. Come abbiamo visto, si portano in campo argomentazioni, che in realtà sono solo una «foglia di fico» mistica, dietro cui nascondersi. Non è un caso che in tali ambienti misticheggianti con tale atteggiamento buonista e spiritualista si scusano tutti i falsi profeti e falsi maestri, che vengono a proferire elefantasie e stranezze romantiche con «cuore in mano», ossia con tanto sentimentalismo speculativo e pathos misto a allegorie.

 

4. Approfondimenti riguardo ad Atti 16,31

     A Filippi, Paolo e Sila erano stati arrestati, battuti pesantemente, gettati nella prigione più interna e avendo i piedi serrati nei ceppi (At 16,22ss). Verso mezzanotte essi si misero a celebrare il Signore, quando avvenne un terribile terremoto, le porte si aprirono e i legami di tutti i prigionieri si sciolsero (vv. 25s). Il carceriere, temendo una fuga di massa, si stava suicidando, quando Paolo gli gridò di non farlo, essendo essi ancora tutti lì (vv. 27s). Si vede che tale uomo deve aver avuto sentore del messaggio che Paolo e Sila predicavano, poiché, fatto luce, si gettò ai loro piedi tutto scosso e, poi, portatili fuori, disse: «Signori, che debbo io fare per essere salvato?» (vv. 30s). A ciò seguì la promessa, che stiamo discutendo: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua casa» (v. 31).

     Si noti che qui non c’è scritto «famiglia» in greco (come alcune traduzioni invece riportano), ma «casa»; essa era composta da tutti coloro, che abitavano sotto il tetto del carceriere: moglie, figli, familiari e schiavi compresi. Ciò avvenne anche subito, secondo la promessa. Paolo e Sila «annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro, che erano in casa sua… e subito fu battezzato lui con tutti i suoi» (vv. 32s). L’effetto fu il seguente: «Poi li condusse su in casa sua, apparecchiò la tavola dinanzi a loro, e si rallegrava con tutta la sua casa, perché aveva creduto in Dio» (v. 34).

 

5. Aspetti conclusivi

     ■ Promessa personale adempiuta: Abbiamo visto che si trattata solo di una promessa circostanziata e particolare. A ciò si aggiunga che il suo adempimento fu abbastanza rapido e immediato. Può darsi che nella storia potremo trovare alcuni pochi altri casi, in cui un intero casato si possa essere convertito e possa essere stato battezzato nella stessa notte, ma saranno abbastanza rari. Ciò mostra che non possiamo generalizzare tale promessa specifica, come se fosse un impegno, che Dio avrebbe preso verso ogni credente. Ciò non è semplicemente vero.

 

     ■ Sì all’esegesi e no all’indebita versettologia: Ci viene comandato di tagliare correttamente la Parola della verità; questo è un obbligo morale e l’alternativa alla confusione (2 Tm 2,15). Questo è l’antidoto all’indebita versettologia spiritualistica, che toglie versi dal loro contesto e li usa a proprio arbitrio, secondo il significato soggettivo, che gli si vuol dare. Tale arbitrio riguarda anche l’estensione: alcuni limitano a pochi eletti ciò, che nel contesto è inteso come universale (p.es. Gv 3,16; 1 Tm 2,4); altri prendono promesse o minacce circostanziate e rivolte a specifiche persone e le estendono a tutti, semplicemente allegorizzandole.

     È incredibile dove alcuni autonominati «maestri» possano arrivare, decontestualizzando brani biblici e riempiendoli con le proprie fantasie allegoriche!

 

     ■ Il pericolo delle false interpretazioni di Atti 16,31: Estendere a tutti questa promessa personale, porta con sé molti problemi e non poche conseguenze. Se si insegna che Dio salverà assolutamente l’intera casa di chi si converte, si sarà sfiduciati, delusi e infelici, quando si constata, dopo lungo tempo, che ciò non è accaduto. Allora si istaureranno i tipici meccanismi di circostanza:

            ● Forse non sono veramente un credente rigenerato o un «eletto»; per questo Dio non adempie tale promessa nella mia famiglia.

            ● Forse non ho fatto abbastanza il mio dovere cristiano, perché Dio adempia Atti 16,31 anche nella mia casa.

            ● Forse Dio non mi ama abbastanza, non mi ha veramente perdonato e cose simili.

            ● Forse non me lo merito.

            ● Forse…

 

     ■ Tu non sei il carceriere di Filippi: Che dubbi, confusione ed infelicità produce Atti 16,31 in chi constata di non essere tra i fortunati! Che liberazione dev’essere per quel credente, che comprende che si trattava di una promessa personale, circostanziata e adempiuta in quel momento storico e per quella specifica persona. E che rianimazione avverrà in lui, quando prenderà atto che la Scrittura è piena di promesse generali, a cui si può attingere per la propria vita!

 

Atti 16,31 e il pericolo delle interpretazioni spiritualistiche? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-At16-31_interpreta_Avv.htm

10-02-2012; Aggiornamento: 14-02-2012

 

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