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1. UN TESTO
INQUIETANTE: A proposito di Apocalisse 13, Giuseppe
Cappalonga ha scritto, tra altre cose, quanto segue, qualcosa di molto
inquietante (la formattazione è stata adattata).
«[…] È molto interessante che tutte le attività descritte in questo capitolo, e
di solito riferite al maligno, possono essere riferite in senso positivo anche
all’opera di Dio!
Forse qualcuno non digerisce che il titolo di “bestia”
sia associato alla persona di Gesù, ma non comporta forse una simile realtà
l’essere diventato uomo, simile a noi in tutto tranne che nel peccato?
Dimentichiamo le “bestie” adoperate per descrivere la sua missione e la sua
opera, come Egli è paragonato a “un verme circondato da grossi tori, cani, leoni
e bufali” (Salmo 22), o al “serpente” innalzato nel deserto (Giovanni 3) o al
“leone” di Giuda (Ap. 5)? Dimentichiamo forse come Egli sia diventato peccato
per noi, caricandosi di tutte le nostre colpe? Io non riesco a leggere questo
capitolo senza vederci ANCHE Gesù.
Varie espressioni mi ricordano di Gesù quale “bestia
senza pari” (Ap 13,4):
■ v. 3: la ferita mortale guarita, la sua risurrezione!
■ v. 3: la meraviglia suscitata da Gesù in tutto il
mondo!
■ v. 4: imparagonabile! Chi è simile… chi può
combattere contro di lei?
■ v. 5: il potere datole: “Ogni potere mi è stato dato
in cielo e sulla terra…” (Matteo 28,18)!
■ v. 5: proferiva parole arroganti (letteralmente
GRANDI COSE = ricordi Maria nel suo canto, “Grandi cose mi ha fatto il Potente”?
Luca 1,49. Spesso la parola tradotta “arrogante” è semplicemente “grande” e ha
una connotazione neutra e non necessariamente negativa!).
■ vv. 7-8: guerra ai santi e vincerli: questa guerra
rappresenta sia quella del dragone (Satana) contro l’umanità in generale sia
quella di Gesù contro il male e gli increduli per vincere alcuni per sé da ogni
nazione e sia, infine e molto importante, quella dei credenti insieme a Gesù… la
preposizione ai può indicare sia contro sia con.
■ v. 9: Orecchio! Attenzione: qui viene il bello, la
cosa più importante che richiede una saggezza particolare, una rivelazione
dall’Alto! Chi deve andare in prigione vada pure e chi alla spada vada pure! Chi
va alla spada? Vedi vv. 12-14: la testa che era stata ferita e guarita! Potrebbe
essere che Dio pensi al sacrificio supremo del Figlio!?». (tratto da «Apocalisse
13: Nel cuore della rivelazione… senza veli!», pp. 4s).
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2. UNA PRIMA REAZIONE
(N. Martella): Quando un amico mi ha mandata tale testo, il
mio commento a caldo è stato il seguente: «Mio caro, che “dotta confusione”
basata su “un’analogia versettologica rovesciata”. Questo supera chi vede il
Messia in tutti in cavalieri, vestiti di bianco, seduti su cavalli bianchi! Mi
vengono a mente le parole del profeta che lanciò il guai a chi chiamava luce
tenebre e viceversa, dolce amaro e viceversa, e così via! (Is 5,20; cfr. Gcm
3,11). Povera chiesa locale pasturata con cibo del genere!».
Invece di fare una corretta esegesi, qui si cancella
dialetticamente ogni differenza. Mi ricorda l’interpretazione che l’antica
gnosi faceva di Genesi 3 e di Giuda, e che l’ermetismo e l’esoterismo fanno
ancora tutt’ora. Abbiamo bisogno di un nuovo gnosticismo in cui i
pneumatici odierni ci spieghino contenuti ermetici profondi, non alla
portata di tutti, e magari ci rivelino addirittura le stesse “profondità di
Satana”(Ap 2,44)?. Una corretta esegesi è l’analisi corretta del testo nel suo
contesto (storico, letterale, culturale) per risalire al
pensiero (non dell’esegeta ma) dell’autore! Tutto il resto è
arbitraria proiezione (eisegesi)!
Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella,
Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), gli articoli:
«Ermetismo», pp. 142s; «Esoterismo e Bibbia», pp. 157-164.
Ho chiesto ad Argentino Quintavalle di prendere
posizione su tale eisegesi (proiezione spuria nel testo di contenuti
eterogenei a essa), mostrando le assurdità inerenti a tale ragionamento, alfine
di pubblicare il tutto sul sito. Essa segue qui sotto.
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3. OBIEZIONI E RIFLESSIONI
(A. Quintavalle): Questo scritto non è uno scherzo o un
errore, ma è l’interpretazione ufficiale del Centro Cristiano Evangelico di
Trento (nella persona di Giuseppe Cappalonga), il quale sostiene che la bestia
di Apocalisse 13, verso cui tutta la terra meravigliata andò dietro… e che
riceve il potere dal dragone (cioè Satana, vedi Ap 12,9)… e che proferiva
bestemmie… e che aprì la bocca per bestemmiare contro Dio… non rappresenta
altro che una metafora di Gesù Cristo! Che il Signore possa perdonare una simile
enormità.
Voglio tranquillizzare quanti hanno letto tale commento
e fossero stati presi dal dubbio.
■ Ecco qui di seguito ciò che dice l’Apocalisse
riguardo la fine della bestia: «E la bestia fu presa, e con lei fu
preso il falso profeta che aveva fatto i miracoli davanti a lei, coi quali aveva
sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano
la sua immagine. Ambedue furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e
zolfo» (Ap 19,20). «E saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei
secoli» (Ap 20,10).
■ Riguardo all’Agnello di Dio leggiamo che è,
insieme a Dio: il tempio della nuova Gerusalemme (Ap 21,22) e il suo luminare
(Ap 21,23); inoltre a lui appartiene il libro della vita (Ap 21,27).
Ma come è possibile aver dato una interpretazione rovesciata della verità? Aver
chiamato bianco il nero; giorno la notte; bene il male?
Vuole la tradizione ebraica che la conoscenza della
Torah si snodi lungo quattro sentieri: il Pešat
(interpretazione letterale); il remez (accenno ai contenuti inespressi ma
reperibili nelle iterazioni del testo stesso); il daraš (o svisceramento,
lo strumento che plasma il midraš o commento); e infine il sod (il
segreto). Le iniziali dei nomi dei quattro sentieri formano la parola PRDS che
si legge pardes e significa «giardino».
Sempre la tradizione ebraica vuole che molti maestri
tentassero di entrare nel PARDES, con l’intento di conoscerlo da cima a fondo (=
avere tutta la conoscenza) per meglio insegnare ai discepoli. Sta di fatto che
solo quattro ci riuscirono, e di questi quattro il primo morì per la troppa
fretta e il secondo prese un abbaglio che lo accecò, mentre il terzo diventò
addirittura un altro, come dire che perse la ragione a forza di lambiccarsi il
cervello. Cauto, misurato e determinato nel dare tempo al tempo, il quarto
solamente riuscì a far propri i sensi dei quattro sentieri del Pardes.
Questa storia insegna che un approccio sbagliato verso
la conoscenza può causare molti danni, tra cui l’accecamento e la perdita stessa
della ragione.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Ap_13_MeG.htm
24-04-2007; Aggiornamento: 30-06-2010
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