Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

NT: Testo biblico

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ANANIA E SAFFIRA PUNITI PER AVARIZIA?

 

 di Nicola Martella

 

Un amico mi ha mandato preoccupato l’articolo del biblista cattolico Gianfranco Ravasi «Anania e Saffira, puniti per avarizia» (2005), che è presentato come «Approfondimento della Bibbia». Tale articolo non si trova più sotto il link, in cui l'avevo letto (novena.it), ma la San Paolo lo riporta qui nella rubrica «La Bibbia per la famiglia». A quel tempo, Ravasi era solo monsignore e docente di Esegesi Biblica, mentre oggi è arcivescovo.

     L’autore mostra un collegamento fra Is 58,7-10 e la pratica consona della chiesa primitiva (At 4,32.34-35), per poi evidenziare il contrasto fra quest’ultima e Atti 5, in cui si parla della condanna e del giudizio divino su tale coppia, che praticò la menzogna per motivi di avarizia e di prestigio.

     L’autore presenta i fatti relativi ad Anania e Saffira, compresa l’etimologia dei loro nomi (!), affermando giustamente che tale coppia «tiene per sé una parte dell’importo ricavato, mentre il resto lo consegna agli apostoli per la destinazione comune». Poi cita la reazione veemente di Pietro verso Anania e il successivo giudizio divino sul modello veterotestamentario (vv. 3.5); poi tale procedura e il conseguente «miracolo di morte» riguardarono, tre ore dopo, la moglie ignara del destino del marito (vv. 7-10).

     Quello che meraviglia è costituito da alcuni commenti concomitanti. Il biblista Ravasi si toglie i panni dell’esegeta e si mette quelli di critico storico, relativizzando così il testo biblico con un po’ di dialettica liberale.

     ■ Un primo errore grossolano sta nelle sue parole riguardo al fatto che la coppia aveva trattenuto una parte del denaro: «Si violava così quella norma di piena comunione dei beni che reggeva la Chiesa gerosolimitana». Ciò meraviglia per un biblista che intende rappresentare con rigore i fatti del testo biblico. Pietro non rinfacciò ad Anania nulla del genere, anzi considerò come legittimo che essi facessero del loro denaro ciò che volessero. Egli gli contestò il fatto che essi volessero fare bella figura con un sotterfugio ipocrita e menzognero: «Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio» (v. 4). Così facendo, però, egli aveva mentito allo Spirito Santo, poiché, sebbene avesse ritenuto legittimamente parte del prezzo del podere, aveva affermato una cosa differente (v. 3). Non è strano che tale questione centrale del testo sia sfuggita a un biblista?

     Quando anche la moglie simulò riguardo a tale rappresentazione dei fatti, Pietro le disse con veemenza che essi, come coppia, si erano «accordati a tentare lo Spirito del Signore» (vv. 8s). Il punto non stava quindi in ciò che Ravasi ha evidenziato, ma nella menzogna pubblica. Non esisteva una «norma di piena comunione dei beni che reggeva la Chiesa gerosolimitana», essendo ciò solo un fenomeno spontaneo in vista della fine dei tempi attesa in breve. Come abbiamo visto, Atti 5 intendeva evidenziare però ben altro. Purtroppo, avendo Ravasi mancato il punto centrale della questione, dà poi questa «morale della favola» (per lui è solo un racconto simbolico!): «Chi viola per smania di possesso e per egoismo il precetto dell’amore nei confronti del prossimo è uno “scomunicato”, è come se fosse morto per la comunità, è fuori dal cerchio vitale della comunione ecclesiale e della grazia divina».

     ■ Come accennato, sono rimasto perplesso dinanzi alla valutazione storica del brano. Egli afferma: «La scena può persino avere un suo valore storico, forse basato sulla morte improvvisa di due coniugi cristiani, “chiacchierati” per un loro comportamento egoistico». Ravasi come i critici storici pretende di poter valutare le cose meglio di Luca e dei suoi contemporanei. Quindi un fatto che non c’entra nulla con Anania e Saffira («la morte improvvisa di due coniugi cristiani» un po’ tirchi per motivi fortuiti) avrebbe indotto Luca a inventarsi un tale racconto e a costruirvi sopra una storia esemplare. Si rimani delusi per l’approccio arbitrario di tale biblista! Secondo lui, «la vicenda ha soprattutto un valore simbolico» per Luca.

     Ecco il risultato, quando un biblista si arrende al cosiddetto metodo storico-biblico e perciò non prende sul serio le testimonianze storiche dei testimoni oculari. Ecco il risultato, quando il verme del relativismo interpretativo intacca la valutazione esegetica dei testi biblici! Lo scrupolo metodologico e deontologico seguito da Luca per il suo Evangelo e per gli Atti (Lc 1,1ss; At 1,1), viene messo fuori uso con il proprio soggettivismo e il proprio arbitrio, ormai proni all’interpretazione liberale.

 

Concludendo, Gianfranco Ravasi non solo non ha colto il punto centrale della narrazione di At 5, ma ha dato un pessimo esempio di come si possa snaturare l’interpretazione biblica. Un biblista cattolico può così far dire al testo biblico ciò che egli vuole. Si rimane al riguardo solo perplessi e delusi da tale docente di Esegesi Biblica, visto anche il posto d’onore che ha attualmente in Vaticano. Anche Rudolf Bultmann, uno dei padri del criticismo storico nel NT e teologo (meglio filosofo) della demitizzazione, si sarebbe espresso così; lui era però un agnostico razionalista vestito da cristiano, seguace dell’esistenzialismo di Heidegger. Da Gianfranco Ravasi ci saremmo aspettati qualcosa di diverso.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Anania_Saffira_avarizia_Avv.htm

21-03-2008; Aggiornamento: 15-10-2009

 

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