Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con tutte
le parti in causa, devo necessariamente ritenere che chi ha posto il quesito,
abbia rappresentato correttamente i fatti e le opinioni altrui. Le mie
riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui
riflettere. |
La questione del lettore
▲
La seguente questione è sorta dopo aver ascoltato la predicazione d’un caro
fratello, che ha portato alcune riflessioni sul libro del profeta Michea. In
particolare, ho avuto qualche perplessità circa ciò che lui ha detto riferendosi
a quelli che nel testo biblico vengono definiti «alti luoghi». Infatti durante
la sua esposizione ha detto che, anche se successivamente questi erano luoghi di
culto, in cui il popolo di Dio adorava tutti i vari suoi idoli, inizialmente
tali «alti luoghi» vennero permessi da Dio per permettere al popolo d’offrire a
Lui il loro culto e i loro sacrifici. E questo perché sembra che non tutti gli
Israeliti o quelli di Giuda avessero la possibilità di recarsi una volta
all’anno a Gerusalemme per adorare Jahwè nel tempio e per offrire tutti i vari
sacrifici rituali. E questo sopratutto dopo che avvenne la scissione del regno
in due, visto che per il regno del nord la capitale era Samaria. E anche
dall’episodio di Gesù con la Samaritana emergerebbe chiaramente che tra le due
«fazioni» (nord/sud) non ci fossero rapporti. Per cui nessun Israelita si
sarebbe recato nel tempio a Gerusalemme (nel Sud) per i sacrifici e il culto di
Jahwè. Circa questa questione tu cosa puoi dirmi? {Antonio Angeloro; 25-10-2007}
La risposta ▲
Fatti contro supposizioni
Non esiste nessun brano della Scrittura in cui Dio
afferma di aver permesso tali «alti luoghi» perché il popolo gli offrisse culto
e sacrifici. È scritto che «il popolo non offriva sacrifici che sugli alti
luoghi, perché fino a quei giorni non era stata edificata casa al nome
dell’Eterno» (1 Re 3,2). Ciò però non aveva il plauso dei Dio, com’è
affermato nel caso di Salomone (v. 3). Gli «alti luoghi» non furono istituiti per comodità,
ossia perché non tutti avevano la possibilità di recarsi una volta all’anno a
Gerusalemme. Infatti, gli «alti luoghi» comparirono molto tempo prima, al
tempo dei Giudici, quando il santuario era itinerante. A dare vento in poppa agli alti luoghi fu Geroboamo
I, subito dopo la scissione del regno, il quale non solo costruì due
imitazioni del tempio di Gerusalemme a Dan e a Betel (1 Re 12,28s), ma «a
Bethel stabilì i sacerdoti degli alti luoghi che aveva eretti» (v. 32). Secondo la teoria di tale predicatore, gli «alti
luoghi» avrebbero dovuto esserci solo nel «regno del nord» (Israele o Efraim),
ma le cose non stanno così. La questione di Gesù con la Samaritana non c’entra
poi nulla, poiché i Samaritani non erano Israeliti, ma un popolo meticcio che
recepirono anche degli elementi del culto di Jahwè, continuando nel loro
politeismo (2 Re 17,32s). Il motivo perché la maggior parte degli Israeliti, dopo
la scissione del regno, non si recarono più al tempio, non aveva questioni
logistiche, ma era dovuto all’apostasia introdotta da Geroboamo I e
alimentata poi dal culto di Ba`al introdotto da Achab e Izebel. La visita al tempio e il culto degli «alti luoghi»
non si escludevano
a vicenda. Anche da Israele venivano i credenti a Gerusalemme. Dopo la fine del
regno di Israele, i credenti ripararono in Giuda. Gli «alti luoghi» non era un
fenomeno che riguardava solo il nord, perché esisteva anche in Giuda, prima e
dopo la fine d’Israele. Al tempo di Giosafat in Giuda «il popolo offriva
ancora sacrifici e profumi sugli alti luoghi» (1 Re 22,44). Nel regno di
Giuda lo stesso è menzionato per il regno di Asa (1 Re 15,14), di Giosafat (1 Re
22,44), di Jehoram (2 Cr 21,11), di Joas (2 Re 12,3), di Amazia (2 Re 14,4), di
Azaria o Uzzia (2 Re 15,4), di Jotham (2 Re 15,35) e di Achaz (2 Re 16,3s).
Jehoram fu un promotore degli «alti luoghi» e della prostituzione, facendo così
sviare Giuda (2 Cr 21,11). Similmente fece il suo pronipote Achaz, che fu un
gran promotore di tali culti (2 Re 16,3s; 2 Cr 28,3s.24s). Manasse si mosse
dapprima su tale linea (2 Re 21,3; 2 Cr 33,3ss.19), poi mantenne in essi un
culto «soltanto all’Eterno, al suo Dio» (2 Cr 33,17). Un traguardo parziale nella lotta contro gli «alti
luoghi» venne raggiunto dapprima da Asa (2 Cr 14,2.4; 15,16s). Così fu pure
per Giosafat (2 Cr 17,6; 20,33). Poi fu specialmente Ezechia a dichiarare guerra
aperta agli «alti luoghi» e all’annessa idolatria (2 Re 18,4.22; 2 Cr 31,1;
32,12; Is 36,7). Poi, in seguito, fu Giosia a dare battaglia ai culti degli
«alti luoghi» in tutte le loro forme e maniere (2 Re 23,5.8s.13ss.19s; 2 Cr
34,4ss).
Un po’ di storia
L’incompatibilità fra culto centralizzato di Jahwè e
gli «alti luoghi» quali luoghi di culto idolatri è menzionato fin nella Legge
(Lv 26,30), poiché essi erano i santuari dei popoli pagani che gli Israeliti
dovevano demolire (Nu 33,52). Infatti erano i pagani che avevano «alti luoghi»
(Is 15,2; 16,12; Gr 48,35). Asaf ricordò così il rapporto d’Israele verso Dio: «lo
provocarono a ira coi loro alti luoghi, lo mossero a gelosia con le loro
sculture» (Sal 78,28; v. 60 tabernacolo di Silo).
Come e quando nacquero gli «alti luoghi» in Israele?
Essi nacquero e si accreditarono al tempo dei Giudici, quando ognuno
faceva come gli pareva meglio (cfr. Mica e il suo idolo). Quando in tale periodo
Samuele cercò di ricostruire la fede in Israele, tale istituzione era ormai
una cosa scontata (1 Sm 9,12ss.19.25; 10,5.13). Famosi alti luoghi nacquero dal
fatto che l’arca del patto stazionava col saltuario in un certo luogo, ma quando
la situazione politica instabile lo richiedeva, veniva spostata altrove; ecco
alcune tappe dell’arca: Gs 18,1; 19,51; Šiloh; Gdc 20,1 Mitspa; Gdc 20,26s
Bethel; 1 Sm 1,1; 4,3 Šiloh; 1 Sm 6,15 Beth-Scemesh; 1 Sm 7,1s Kiriath-Jearim; 1
Sm 10,17; 12,7 Mitspa; 2 Sm 6,10ss Gath; 2 Sm 6,12 Gerusalemme. La gente di
quelle zone limitrofe, abituata a recarsi a tale luogo, mantenne tale abitudine
anche dopo e così nacquero tali luoghi di culto, di cui alcuni erano più
rinomati di altri (cfr. 1 Re 3,4 Gabaon, «principale fra gli alti luoghi»). Al tempo di Davide sull’alto luogo di Gabaon si
praticava un culto ancora puro, ossia esclusivo per Jahwè (1 Cr 16,39ss), ma
questo solo per questo motivo: «Il tabernacolo dell’Eterno che Mosè aveva
costruito nel deserto e l’altare degli olocausti si trovavano allora sull’alto
luogo di Gabaon» (1 Cr 21,29). Perciò non meraviglia che anche Salomone si
fosse recato lì con tutto il popolo (2 Cr 1,2s). Infatti, mentre l’arca del
patto, si trovava a Gerusalemme sotto una tenda, a Gabaon «si trovava la
tenda di convegno di Dio, che Mosè, servo dell’Eterno, aveva fatta nel deserto»
insieme all’altare di rame (2 Cr 1,3ss.13). Se fin lì sugli «alti luoghi» venne praticata una
religiosità di commistione più o meno intensa fra il culto a Jahwè e
superstizione popolare, il cambiamento avvenne con Salomone. Lo stesso re
che aveva costruito il tempio a Jahwè, poi costruì «alti luoghi» alle divinità
delle sue «donne straniere, le quali offrivano profumi e sacrifici ai loro
dèi», particolarmente a Kemoš e a Molek, ossia Ba`al Mëlëk (1 Re 11,7s).
Dopo la separazione del regno, il prossimo salto di qualità avvenne, come già
detto con
Geroboamo I (1 Re 12,31ss; 13,33) e il suo culto idolatra e demoniaco (2
Cr 11,15). Già qui fu annunciato un remoto cambiamento mediante il davidita
Giosia (1 Re 13,2.32). Si noti che i Leviti abbandonarono Israele e si recarono
in Giuda «perché Geroboamo, con i suoi figli, li aveva cacciati perché non
esercitassero più l’ufficio di sacerdoti dell’Eterno» (2 Cr 1,14). Dio
annuniò il giudizio su tali luoghi di culto (Os 10,8; Am 7,9). Tale costume venne subito imitato dai Giudei,
ossia fin dai tempi di Roboamo, rivale di Geroboamo: «Si eressero anch’essi
degli alti luoghi con delle statue e degl’idoli d’Astarte su tutte le alte
colline e sotto ogni albero verdeggiante» (1 Re 14,22s; cfr. Mi 1,5).
Quindi, gli alti luoghi erano da subito luoghi di culto abominevoli con annessa
prostituzione maschile (1 Re 14,24)! In un riepilogo conclusivo, dopo la fine
del regno del nord, si afferma: «I figli d’Israele avevano fatto, in segreto,
contro l’Eterno, il loro Dio, delle cose non rette; s’erano costruiti degli alti
luoghi in tutte le loro città, dalle torri de’ guardiani alle città fortificate;
10avevano eretto colonne e idoli sopra ogni colle elevato e sotto ogni
albero verdeggiante; 11e qui, su tutti gli alti luoghi, avevano
offerto profumi, come le nazioni che l’Eterno aveva cacciate d’innanzi a loro;
avevano commesso azioni malvagie, provocando a ira l’Eterno» (2 Re 17,9ss). Al tempo di Geremia, i Giudei «hanno edificato gli
alti luoghi di Tofet, nella valle del figliuolo di Hinnom, per bruciarvi nel
fuoco i loro figli e le loro figlie» (Gr 7,31). Essi erano in onore di Ba`al
(Gr 19,5; 32,35) e comprendevano la prostituzione sacra (Ez 16,24s.31; 20,29ss;
43,7). Per gli «alti luoghi» fu annunziato il giudizio divino (Gr 17,3; 32,36;
Ez 6,3.6; 16,39).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Alti_luoghi_R56.htm
27-10-2007; Aggiornamento:
|