Gentile Nicola, eccomi di nuovo. Ho iniziato a frequentare un forum appena nato
e uno degli interlocutori sostiene che la Bibbia contiene la Parola di Dio
e che i racconti fatti nell’Antico Testamento sono leggende. Non avevo
mai sentito dire di evangelici, che affermano queste cose. Si parla di metodo
storico critico. Anche tu usi questo sistema?
La Bibbia è o contiene la Parola di Dio? Gesù considerava leggende i racconti
dell’Antico Testamento? Spero di non aver posto troppi quesiti. Grazie… {Tullio
Vallerta, ps.; 30-03-2009}
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1. ENTRIAMO IN TEMA: Comincio con
un mio motto: «Quando i teologi liberali tedeschi starnutiscono, quelli italiani
si beccano il raffreddore». Il
liberalismo teologico è una delle piaghe del
cristianesimo, accanto al dottrinarismo ideologico, al polisantismo, al
clericalismo e allo spiritualismo mistico e gnostico.
Io non solo non uso il metodo storico-critico,
ma per più di vent’anni ho insegnato contro di esso nella scuola biblica, in cui
ero insegnante. Ho anche scritto al riguardo nei miei libri:
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Radici 5-6 (Panorama
dell’AT): «La Bibbia fra criticismo e modernismo», pp.
187-195.
■
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(di seguito: MT-AT): «Le posizioni teologiche più ricorrenti», pp. 21-30;
«Criticismo storico», pp. 127-130; «Sistemi teologici», pp. 332ss.
■
Temi delle origini (Le
Origini 1): « Genesi 1-2 e la critica biblica», pp. 54-65.
Io non seguo né la «Teologia Storico-Critica» (cfr.
MT-AT, pp. 127-130), né la
«Teologia Dogmatica» (MT-AT, pp. 352s. 356s), ma la «Teologia Biblica (o
Esegetica)» (MT-AT, pp. 353s).
2. APPROFONDIAMO LE SINGOLE QUESTIONI:
Qui di seguito tratto solo brevemente le questioni, rimandando per
l’approfondimento alla letteratura indicata.
■ La Bibbia contiene solo la Parola di Dio?: Una tale concezione non
esiste nella stessa Bibbia. In Israele si cantava nel Salmo didattico: «La
somma della tua parola è verità; e ogni sentenza della tua giustizia [dura] in
perpetuo» (Sal 119,160). La sacra Scrittura nel suo complesso (somma)
e nelle sue parti (ogni sentenza = ogni precetto) era considerata
«verità» di Dio. Gesù pregava per i suoi discepoli: «Santificali nella
verità: la tua parola è verità» (Gv 17,17).
■ La Scrittura ha il suggello divino: Ricorre spesso l’espressione «affinché
la Scrittura fosse adempiuta» (Gv 17,2; 19,28) o simile. Paolo le
diede tanta autorità da semplificare l’espressione «Dio ha rinchiuso nella
Scrittura…» in: «la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato»
(Gal 3,22). Lo stesso apostolo affermò: «Ogni Scrittura ispirata da Dio è
utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona»
(2 Tm 3,16s). Pietro diede atto della genuinità divina degli scritti di Paolo (2
Pt 3,15s). L’ultimo libro della Bibbia termina con un serio avvertimento a
non aggiungere né togliere, minacciando severe pene (Ap 22,18s); tale
avvertimento e tali minacce si trovano similmente nella Torà (Dt 4,2; 12,32).
Ciò mostra l’autorità dell’antico e del nuovo patto.
■ L’AT una raccolta di leggende?: È proprio singolare che il Libro di
Dio, che combatte miti e leggende, venga dichiarato una raccolta di
leggende. Il termine greco
mythoi indica miti e leggende ed è spesso tradotto nelle nostre traduzioni
con «favole». Fu comandato ai credenti di non occuparsi di favole (1 Tm
1,4), di schivare le favole profane e da vecchie (1 Tm 4,7). Fu messo in guardia
da coloro che, non sopportando la sana dottrina, distoglieranno le orecchie
dalla verità, si acculeranno maestri a proprio arbitrio e si volgeranno alle
favole (2 Tm 4,3s). Fu ingiunto di riprendere severamente i credenti che davano
credito ai giudaisti, affinché non dessero «retta a favole giudaiche né a
comandamenti di uomini, che voltano le spalle alla verità» (Tt
1,13s). Ciò vale anche verso gli odierni dissacratori della Parola di Dio.
Il metodo degli apostoli non era mitologico, né essi basarono la loro vita, il
loro insegnamento e la loro fede su leggende. Pietro affermò: «Non è con
l’andare dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto
conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo
stati
testimoni oculari della sua maestà» (2 Pt 1,16).
■ Sta scritto: L’autorità della Scrittura viene evidenziata in 31 versi
della Bibbia con l’espressione «sta scritto», intendendo sia l’obbligatorietà
del comandamento divino, sia l’adempimento di importanti promesse e
minacce di Dio. In 69 versi ricorre l’espressione «è scritto», e la maggior
parte di loro si riferiscono similmente all’autorità e all’adempimento delle
predizioni. «Tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per
nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la
consolazione delle Scritture noi riteniamo la speranza» (Rm 15,4; cfr. 1 Cor
9,10; 10,6.11).
■ Gesù e l’AT: Gesù considerava leggende i racconti dell’Antico
Testamento? Assolutamente no. Ci limitiamo solo ad alcuni fatti. Da un’analisi
degli Evangeli risulta che Egli non usò mai i termini leggenda, favola, mito o
simili. Quindi su che cosa si basa una tale asserzione, se non su una tesi
aprioristica e falsa? Nelle genealogie messianiche ricorrono persone
da Abramo alla sua nascita (Mt 1,1-16) o dai suoi giorni ad Adamo (Lc 3,23-38).
Nessuno e nemmeno Gesù avevano dubbi sulla loro esistenza storica. Mosè ed Elia
comparvero durante la sua trasfigurazione (Mt 17,3s). Gesù parlò di Abramo e
Isacco e Giacobbe non solo come persone concrete del passato, ma anche del
futuro (Mt 8,11; 22,31s; Lc 13,28; 20,37). Gesù menzionò come persone
storicamente esistite: Giona (e il pesce; Mt 12,39), i Niniviti (v. 41) la
regina del Mezzodì e Salomone (v. 42). Egli non aveva dubbi sulla storicità sia
di Abele, sia del sacerdote Zaccaria, figlio di Barachia (Mt 23,35).
Gesù parlò delle seguenti entità storiche e geografiche come
concretamente esistite: il «paese di Sodoma e di Gomorra» (Mt 10,15; 11,23s) e
Babilonia (Mt 11s.17).
Gesù aveva un
grande rispetto dell’AT. Lo citava continuamente come autorità («Sta
scritto») e credeva nell’adempimento di ogni predizione divina, data mediante i
profeti.
■ Gli apostoli e l’AT: Gli apostoli e i credenti del primo secolo
consideravano leggende i racconti dell’Antico Testamento? Assolutamente no. Ecco
qui di seguito solo alcuni esempi. Anche gli apostoli parlarono d’Abramo,
d’Isacco e di Giacobbe come persone storiche al pari di Gesù e di Pilato
(At 3,13). Gli eventi dell’AT furono narrati come fatti storici veri (At
7). Quanto Dio promise ad Abramo, non solo fu considerato storico (Eb 11,17ss;
Gcm 2,21), ma divenne teologicamente rilevante nel nuovo patto, per chiarire la
salvezza per grazia mediante la fede (Rm 9,7). Adamo fu considerato tanto
storico quanto Mosè (Rm 5,14) e quanto Cristo (1 Cor 15,22.45; Gd 1,14 + Enok);
così pure Eva (1 Tm 2,13s). Si veda il lungo elenco degli eroi della fede
in Ebrei 11, di cui lo scrittore non aveva dubbi sulla loro storicità.
Lo stesso vale addirittura per gli animali: anche il serpente è storico
per Paolo! (2 Cor 11,3), sebbene dietro a esso c’era il diavolo (Ap 12,9). Per
Pietro era un’entità storica reale non solo Balaam, figlio di Beor, ma un’asina
muta, che parlò con voce umana (2 Pt 2,15s) per intervento divino.
Gli scrittori del NT menzionarono come entità geopolitiche concrete del
passato: Sodoma e Gomorra (Rm 9,29; 2 Pt 2,6; Gd 1,7; Ap 11,8 + Egitto),
Babilonia (At 7,43; solo così poté diventare un simbolo nell’Apocalisse).
3. ASPETTI CONCLUSIVI: I teologi
storico-critici agiscono come il serpente, quando mise in forse ciò, che
Dio aveva affermato: «Come! Dio v’ha detto…? [...] No, non morrete affatto… e
sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male» (Gn 3,1.4s). I
seguaci del metodo storico-critico prospettano una falsa emancipazione
senza rivelazione e senza sottomissione alla Parola di Dio. Invece di essere
servitori della Parola mediante una corretta esegesi, sono diventati suoi
giudici, che vogliono decidere, a proprio arbitrio, ciò che Dio ha veramente
detto o meno.
I teologi storico-critici sono i moderni Sadducei, a cui rimane solo un
deismo o un esistenzialismo. Il loro liberalismo teologico serve, in ultima
istanza, a coprire il proprio arbitrio etico fuori e dentro alle chiese.
Smantellando sistematicamente la sacra Scrittura, hanno demolito molte
differenze fra il bene e il male e hanno aperto, in tal modo, porte e portoni
all’immoralità all’interno del cristianesimo, dai vertici alla base.
In fin dei conti, è più semplice e salutare dare credito alla Parola perpetua di
Dio che alle teorie mutevoli dei critici alla Bibbia. Termino con un mio
motto: «I nuovi critici smentiscono quelli vecchi, gli uni avversano le teorie
degli altri. I critici passano, la sacra Scrittura resta. A conti fatti, ci
vuole più fede per credere a loro che alla stessa sacra Scrittura!».
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-AT_leggende_MT_AT.htm
01-08-2014; Aggiornamento:
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