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Nicola Martella:
L’opera
è per certi aspetti coraggiosa ed equilibrata. Terino è un buon conoscitore
della Genesi e non si sottrae alle problematiche, ma le affronta puntualmente.
Ad esempio, esamina la critica biblica dominante, mostrando come le conclusioni
dei suoi aderenti siano dettate da dubbi e discutibili apriorismi sulla
paternità della Genesi e sulla sua formazione; dopo aver contrastato tale
critica prevalente, porta argomenti letterari che
confermano la paternità mosaica e la formazione della Genesi durante il
tempo della migrazione d’Israele dall’Egitto a Canaan.
Dal confronto fra i primi tre capitoli
della Genesi e i miti dell’antico Medio Oriente sulla cosmogonia (= origine
dell’universo), emerge che non è dimostrata una dipendenza dell’uno dall’altro.
In tal modo, l’autore si contrappone a quanti sostengono una dipendenza dei
testi primordiali della Bibbia da quelli mitologici della Mesopotamia. Il
panbabilonismo, che faceva dipendere tutta la religione veterotestamentaria
da Babilonia, è stata (ed è) un’ideologia sbagliata e non realistica della
filosofia e della storia delle religioni. Le differenze fra la Genesi e i testi
mitologici del Medio Oriente sono così vistose che le vere
assonanze, dove ci sono, impallidiscono al confronto.
L’autore non si sottrae neppure dall’affrontare l’ipotesi della
demitizzazione, che postula una purificazione dei miti da parte dell’autore
finale della Genesi per renderli accettevoli agli ebrei monoteisti. Tiene in
considerazione anche l’approccio umanista, il cui motore portante è il presunto
«evoluzionismo culturale», secondo cui all’inizio ci sarebbe l’uomo «primitivo»,
che solo col tempo si svilupperebbe in un «essere culturale». Arguisce che il
modello biblico è invece «degenerativo»: l’esistenza umana, le facoltà
dell’uomo, la cultura, la teologia e quant’altro erano in origine in uno stato
di perfezione, poi a causa della ribellione e dell’allontanamento da Dio si sono
progressivamente degenerate in forme contrarie alla verità e alla vita.
L’autore risponde bene anche alla questione teologica, posta da
chi vuol far derivare il monoteismo dal politeismo, mostrando proprio il
contrario: gli antichi reperti scritti delle culture del Medio Oriente e gli
stessi testi mitologici più antichi, infatti, fanno vedere che il politeismo e
l’idolatria sono stati fenomeni successivi.
Terino fa altresì presente la necessità di una corretta
comprensione dei testi di Genesi 1-3 — così come essi si presentano,
senza forzature interpretative — visti anche alla luce del Nuovo Testamento,
dove sono posti a confronto con altrettanti fatti veri (si veda ad esempio il
parallelismo fra Adamo e Cristo, fatto dall’apostolo Paolo in Romani 5,12-21).
Una tale corretta interpretazione non solo è salutare per la ricerca della
verità oggettiva riguardo alle origini, ma è altresì importante per capire la
«storia della salvezza», il messaggio della Bibbia e, non per ultimo, lo stesso
Vangelo di Gesù Cristo, nella sua implicazione storica ed escatologica.
L’opera fa senz’altro riflettere ed è preziosa, sia per il laico
che desidera andare a fondo e confrontarsi sulla realtà delle cose, sia per chi
ama la Bibbia quale rivelazione di Dio, perché sarà portato ad apprezzare
maggiormente «la parola della verità» (Salmi 119,43). {Nicola Martella,
recensione comparsa in Lux Biblica 29 (IBEI, Roma 2004), pp. 172s e su
www.creazionismo.org}
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Fernando De Angelis:
Il noto ebraista Paolo De Benedetti ha recensito
positivamente il libro di Alfredo Terino che confronta Bibbia e mitologia. Ciò è
particolarmente incoraggiante perché a De Benedetti, oltre che la competenza, è
riconosciuto anche un approccio non confessionale. Riportiamo le parti salienti
della recensione.
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[…] In questa nuova opera, giunta in pochi mesi alla seconda edizione,
Terino, dopo aver sostenuto — in contrasto con gran parte della critica
biblica odierna — la maggiore antichità della Genesi, ne confronta i temi
cosmogonici con i miti narrati dai poemi mesopotamici, per negare la
dipendenza del racconto biblico da questi, e per rivendicare la priorità del
monoteismo ebraico e l'origine mosaica della narrazione genesiaca. È
certamente un libro controcorrente e conservatore: ma non nel senso di
arretrato. […]
Un libro stimolante, anche per chi è invece su
posizioni radicali e forse pensa che Mosè sia nato dal Libro e non il Libro
sia nato da Mosè. {Paolo De Benedetti; recensione comparsa nel trimestrale
Studi, Fatti, Ricerche n. 106 (Milano, aprile-giugno 2004), pp. 13s}
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Terzo:
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Quarto: