Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: l’Epoca nazionale e l’Epoca Assira.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca nazionale («Libri storici e profetici I»: dalla conquista all’esilio):
■ I Libri Storici in generale
■ L’epoca Premonarchica
■ Giosuè
■ Giudici
■ Rut
■ L’epoca Monarchica
■ Samuele
■ Re
■ Cronache
■ I Libri Profetici in generale.

 

◘ Ecco le parti principali dell’Epoca assira («Libri storici e profetici II»):
■ L’epoca assira in generale
■ Abdia
■ Gioele
■ Giona
■ Osea
■ Amos
■ Isaia
■ Michea
■ Nahum.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'IDDIO SCONOSCIUTO

 

Michele Buonfiglio, L’Iddio sconosciuto. Le Sacre Scritture hanno un messaggio per te: Dio ti ama (Cooperativa Scuola e Lavoro S.C.R.L., Forcoli di Palaia – Pisa - 2000).

 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. Quelli attivi hanno uno sfondo bianco)

 

Nicola Martella

Giada Pietrangeli

Terzo

Quarto

 

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Nicola Martella:

Il titolo promette tanto, ma dice tutto e niente. Infatti, ci si aspetta che sia un libro per chiunque non conosca Dio né sia consapevole del suo amore. In effetti, però, esso è destinato solo a una ristretta cerchia di persone: teologi, filosofi, umanisti, intellettuali e quant’altri abbiano già una formazione accademica. L’opera è certamente interessante, ma specialmente per gli insider. Il libro è certamente una ricca miniera di spunti significativi, ma gli argomenti trattati sono così tanti e così eterogenei fra di loro, che sembrano, in pratica, scollati al punto da formare un’antologia di singoli trattati connessi insieme solo dal tema religioso. Questa frammentazione eterogenea presente vari nei capitoli, sembra perpetuarsi altresì nelle parti subordinate. L’autore mostra una formazione e un interesse specialmente filosofico e dogmatico, per certi tratti apologetico (creazione-evoluzione, cristianesimo-religioni, fede-ateismo, chiesa-istituzionalismo) che corrisponde in pratica alla sua specializzazione accademica. Se qui egli appare esegeta o fedele commentatore del testo (Gn 1-2; pp. 112-118), altrove lascia questo terreno sicuro e diventa eisegeta o speculatore dogmatico. Questo è, ad esempio, il caso del fantomatico «Lucifero», — identificato già da alcuni cosiddetti «Padri della chiesa» col diavolo — derivazione speculativa di testi biblici quali Is 14 (re di Babilonia) ed Ez 28 (re di Tiro): qui non c’è proprio nulla dell’esegeta! (pp. 50ss). A ciò si aggiunge, ad esempio, la singolare interpretazione — estrapolando versi dal loro contesto — secondo cui Satana sarebbe l’unico autore di malattie, sofferenze e morte (p. 60). Nonostante ciò, il libro rimane una vera miniera di informazioni molto differenti fra di loro, e può risultare così molto interessante, specialmente per chi è già nella fede o conosce bene la Bibbia. In definitiva, si adatta specialmente per preparare i nuovi discepoli che hanno un’attitudine intellettuale a conoscere le idee degli altri e a dare loro delle risposte adatte, specialmente di natura dottrinale. {Nicola Martella, recensione comparsa in Lux Biblica 29 (IBEI, Roma 2004), pp. 194s}

 

 

Giada Pietrangeli: Questo, credo, è uno di quei libri che non avranno mai un frontespizio come si deve né, d’altra parte, un titolo che possa mai dirsi esauriente o anche solo adeguato alla sua trattazione. E tutto questo sarebbe perfetto se si trattasse, ad esempio, della presentazione di un giallo d’autore, ma appare al contrario piuttosto scoraggiante se considerato l’incipit di un commento esplicativo, seppur molto breve, ad un saggio di teologia. Quindi chi scrive qui di seguito farà bene ad affrettarsi a chiarire qual è il reale valore che ha potuto estrapolare dalla lettura di un’opera che è solo esteriormente frammentaria nel suo intento — non poco arduo — di descrivere per grandi linee le varie fasi del pensiero umano nella storia, in riferimento all’idea di Dio e del suo piano per l’umanità. E pure questa è solo una parte circoscritta di una vicenda molto più ampia e variegata che vede incrociarsi l’azione del Creatore con il destino d’Israele, suo popolo, prima e con il resto del mondo poi.

     Michele Buonfiglio, insigne professore di teologia munito di una quantità di titoli in almeno tre lingue da poter mostrare sul proprio biglietto da visita, ha — più che voluto — desiderato scrivere un testo che non ha per tema centrale qualche «cronoscopia poesimetrale» o «prosopopeico coriambuso» espressi in chissà che sfilza di arzigogoli. No! E può tirare un sospiro di sollievo chi stava già munendosi di una caraffa d’acqua e di una confezione grande di bicarbonato, come accade sovente in simili casi per tentare di digerire, ad ogni piè sospinto, una qualche illustrissima ed orripilante sentenza dotta. No. L’ottimo Buonfiglio ammette di volersi scrollare di dosso quelle paludanti diàtribe accademiche che tengono la maggioranza dei moderni lettori alienata da un messaggio che non necessita affatto di essere filtrato, semplificato né tràdito in altra lingua rispetto a quella in cui fu rivelato dapprincipio, allorquando il Dio d’amore pose la luce nelle tenebre in cui l’umanità era avvolta, chiamando (o richiamando) a sé l’uomo per farlo risalire dal baratro ineluttabile in cui l’oscurità lo aveva spinto. È questo il punto centrale della questione: vi si può giungere dall’inizio, dalla creazione di un mondo perfetto presto contaminato dal male; o dalla fine, dalla caduta sempre più in basso di un mondo che è invece già del tutto dilaniato dal peccato e dalle sue conseguenze, dove non paiono esservi più giustizia né requie. L’amore di Dio — o il «Dio che è Amore» — si pone come filo di continuità in tutta la vicenda umana. Un filo eterno, perché Egli era prima delle origini e sarà anche dopo la fine, e… rosso, come l’amore di una persona onnipotente e inarrivabile che dà la vita e la sostiene seguendola passo per passo, senza degnazione ma con tenerezza infinita e pietà; rosso come il sangue del Figlio, di Gesù Cristo, che ha compiuto l’unione perfetta immolandosi innocente. Se non fosse da parte mia uno spudoratissimo plagio, potrei azzardare la proposta di ribattezzare l’opera uno «Studio in Rosso», che ha per scopo principale la scoperta delle coordinate (il come, dove, quando e perché) con cui il vero Dio si è rivolto all’uomo desiderando straordinariamente di averlo con sé, presso di sé in eterno:

     «Chi entra in comunione con l’uomo non è l’Iddio astratto dei filosofi, né un dio impersonale delle religioni orientali, o un dio panteistico che si confonde con l’universo, né un dio trascendente che non si occupa delle creature da Lui create; è l’Iddio personale, trascendente ma al tempo stesso immanente, l’Iddio che vuole incontrarsi con lui e che lo ama ancora prima di incontrarlo» (p. 151).

     L’autore prova ad analizzare i sentieri di diversa origine (anche se, consentite di dirlo, a volte tortuosamente) con cui, attraverso tutto l’arco della storia, l’uomo si è ingegnato a distanziarsi dal proprio Padre Celeste, ad ignorarlo e finanche a negarlo in uno strozzato grido di libertà che è del tutto vano e, magari, anche infinitamente ridicolo alle orecchie del principe di questo mondo. Ma l’Eterno ci ha amati per primo, ed Egli non si tira indietro, non viene meno a se stesso — nella sua essenza che è l’amore — né cambia mai.

     Sorvolando, come è mio del tutto personale consiglio, sulle digressioni di natura più strettamente teologica (seppur perfettamente accessibili sia per esplicazione che per linguaggio) — per il solo fatto che a volte esse tendono a portare più scompiglio che altro in un pensiero che non abbia un’impostazione quantomeno consistente, se non prese con la dovuta cautela — quest’opera esprime chiaramente la ferma volontà dell’autore, seppur dai bastioni di una imponente roccaforte filosofica (e questo va tenuto presente), di far capire qualcosa che semplicemente è fondamentale che tutti capiscano. Non vi è più, infatti, un abisso tra Dio e l’uomo, e l’Iddio sconosciuto si è rivelato una volta e per sempre. Una Via è stata tracciata, in rosso, fino ai piedi del Trono della Grazia da un Padre che attende sulla porta di casa che il figlio prodigo si decida infine a tornare a Lui, quale gesto di amore infinito (p. 146). Egli attende in virtù di quella libertà meravigliosa di cui ci ha fatto dono fin dalla creazione e che non è mai venuta meno.

     «Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore» (Gr 29,13).

     Tutto ciò può essere inteso solamente in due modi, a seconda del nostro cuore, e così l’ha inteso l’uomo quando ha cercato Dio e Lo ha rigettato, quando L’ha invocato e Lo ha abbandonato: straordinariamente meraviglioso o ineffabilmente insensato.

     In qualsiasi caso è davvero tempo di conoscere l’Eterno. {Giada Pietrangeli, recensione comparsa in Lux Biblica 29 (IBEI, Roma 2004), pp. 195s}

 

 

Terzo:

 

 

Quarto:

 

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Ricordiamo che ognuno può mandare la recensione di un libro da lui letto o anche solo le sue osservazioni al riguardo. Tutto ciò rispecchia esclusivamente le convinzioni di chi si esprime e non necessariamente quelle della redazione di «Fede controcorrente» sull’argomento.

 

Aggiornamento: 01-05-07

 

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