Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Šabbât

 

7. Corrispondenza

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CORRISPONDENZA CON I LETTORI

CONFRONTO SU ISRAELE 1

 

 di Fernando De Angelis

 

I contributi possono essere abbreviati e adattati. Essi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I contributi attivi hanno lo sfondo bianco.

 

1. Geoffrey Allen 2. Gianni Siena 3. Gianni Siena
4. Bruno Burzi 5. 6.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Geoffrey Allen}

 

■  Contributo: Riguardo ai «Lampi di geografia cristiana», mi sono trovato in gran parte d’accordo. Continuo ad avere delle riserve sull’atteggiamento verso Israele e farei una distinzione molto più forte tra il popolo d’Israele «naturale» e il moderno Stato d’Israele, che ne rappresenta solo una piccola parte e fu fondato non sulla base d’un ritorno a Dio, ma anzi in gran parte da atei e agnostici e sulla base della realpolitik (per non dire di tattiche terroristiche).

     Credo inoltre che sottostimi un altro fattore di valutazione importante. Al punto 3 [► Che significa «nazione benedetta»?] citi giustamente la maledizione di Dt 27 su «chi calpesta il diritto dello straniero, dell’orfano e della vedova», ma questo criterio, importantissimo agli occhi di Dio, sembra scomparire nel resto del saggio. Insomma, senza dilungarmi troppo, sono convinto che i paesi scandinavi, ad esempio, mentre meritano il giudizio di Dio per la rilassatezza dei costumi sessuali, attirano invece la sua benedizione per la generosità nei confronti del Terzo Mondo e l’accoglienza dei profughi (eccezion fatta per l’attuale governo della Danimarca). È notevole che i due grandi peccati per i quali tutti i profeti annunciano il giudizio divino su Israele sono quello religioso (cioè l’idolatria, il correre dietro ad altri dèi) e quello sociale (l’oppressione del povero e dell’indifeso e la perversione della giustizia in favore dei ricchi). Su questi due punti, secondo me (ricordando che il materialismo e l’amore del denaro sono idolatria, Col 3,5), il Signore avrebbe molto da dire agli Stati Uniti, per citare un solo esempio. Anche la giustizia sociale e ridistributiva rientra in questa logica. Mi colpisce fortemente la legislazione veterotestamentaria del Giubileo: la terra, fonte dei mezzi di sostentamento basilari, fu distribuita equamente fra tutte le famiglie d’Israele ed era inalienabile: se per incapacità o incoscienza una famiglia perdeva la sua quota, al Giubileo doveva essere ripristinato lo status quo ante per la generazione successiva. Un meccanismo nello stesso tempo fortemente egualitario e liberista (dato che tutte le altre proprietà erano libere, Lv 25,29-30). Che intelligente il nostro Dio! Un argomento, mi pare, molto trascurato dalla teologia nelle sue implicazioni. {13-12-2007}

 

Nota redazionale: In pratica, «l’anno sabbatico» e il «giubileo» non furono mai messi in pratica in Israele. Al riguardo si vedano in Nicola Martella, Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999), gli articoli: «L’anno sabbatico», pp. 76-80; «L’anno dello jôbel», pp. 89-105; «Anno sabbatico e jôbel nella storia», pp. 106-114; «Questioni sull’anno sabbatico e sullo jôbel», pp. 115-120. {Nicola Martella}

 

Risposta: Nella Bibbia non c’è evidentemente scritto che questo Stato d’Israele realizzi la profezia d’un ritorno di quel popolo nella «terra promessa»: io però lo credo anche perché Dio, nel rapporto fra benedizione e santità, spesso comincia dalla benedizione, che fornisce la base di grazia per la santità; così ha fatto quando liberò Israele dall’Egitto (prima il passaggio del Mar Rosso e poi la Legge sul Sinai), così ha fatto Gesù con i peccatori. Non ho perciò difficoltà a credere che Dio sia stato benevolo con i fondatori dell’attuale Stato d’Israele nonostante fossero grossomodo atei: anzi, erano forse proprio loro i più adatti a ottenere l’appoggio dell’Occidente. La strategia di Dio mi sembra ora più comprensibile, dato che ormai si contano a migliaia gli ebrei israeliani che credono in Gesù e che sono andati a costituire le chiese messianiche.

     La questione che sollevi nella seconda parte l’ho affrontata in un precedente scritto di taglio più culturale e intitolato «Economia e religioni». Rimando perciò a quello, dando qui solo un cenno su alcuni aspetti essenziali. Dio, attraverso Mosè, voleva santificare un territorio (lo Stato d’Israele) che rappresentasse una luce per gli Stati circostanti. La strategia attuale di Gesù, invece, è uno sviluppo di quella che s’era andata delineando con le sinagoghe della diaspora: cioè gruppi d’individui (le chiese) che hanno la funzione d’illuminare la città nella quale si trovano. I Paesi scandinavi (la Svezia e gli altri) riprendono più il modello dell’Antico Testamento, mentre gli Stati Uniti (rompendo il legame fra religione e Stato) sono più vicini al Nuovo Testamento.

     I Paesi scandinavi hanno accettato pochi stranieri, che però hanno accolto con grande cura; gli Stati Uniti hanno invece aperto le loro frontiere a moltitudini di vario tipo, dando loro la libertà di «costruirsi da sé». C’è poi da considerare che le organizzazioni mondiali che oggi sono di supporto in vari campi (per esempio ONU, Organizzazione Mondiale della Sanità, Alto Commissariato per i Profughi, Organizzazione Mondiale per il Commercio, Banca Mondiale) sono un’emanazione più o meno diretta degli Stati Uniti. Sono organizzazioni delle quali si sottolinea spesso (e giustamente) l’inadeguatezza, ma se non ci fossero sarebbe molto peggio. L’ONU ha la sua sede principale a New York perché è un’invenzione americana ed è curioso che una delle attività che l’Assemblea Generale fa più spesso (e volentieri) sia quella di criticare proprio chi l’ha ideata e la ospita.

     Accenni a «tattiche terroristiche» da parte degli israeliani: non so bene a cosa ti riferisci, ma non ho difficoltà a credere che ci siano state. In ogni caso il principio di legalità in Israele è incomparabilmente più elevato di quello dei suoi vicini arabi, verso i quali gli europei sono invece spesso molto più indulgenti. Vorrei però andare al di là del caso specifico e dire qualcosa su una questione più generale, cioè sul radicale contrasto fra i valori della Bibbia e i valori che sottostanno ai telegiornali, ma su questo è bene fare una scheda a parte (► Bibbia e telegiornali). {DAF – 25-12-2007}

 

Nota redazionale: Per alimentare la discussione rimando ad alcuni articoli presenti in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «Cieco sostegno politico a Israele», pp. 252-257; «Israele automaticamente vicino a Dio?», pp. 258-262; «La raccolta d’Israele», pp. 412-425. {Nicola Martella}

 

 

2. {Gianni Siena}

 

■  Contributo: Sto ricevendo le tue mail con gli allegati su Israele, sono «contento» (!) di vedere l’Opera di Dio che s’estende in mezzo a questo popolo che il Signore non ha mai disconosciuto. Mi preoccupa però il forte coinvolgimento del mondo evangelico nella vicenda mediorientale. Che i «segnali profetici» siano sempre più forti è evidente anche a un cieco... ma che cosa c’entriamo noi con la situazione politica israeliana e col desiderio di legittimazione internazionale dello stato ebraico? Non abbiamo, forse, il dovere d’evangelizzare i nostri congeneri (gentili, pagani o «goyim»)? È chiaro che l’evangelismo americano, per dei mix ideologici che non hanno nulla di biblico, è ormai tra i sostenitori più accesi del sionismo. Faremo anche noi la stessa fine? Abbiamo il dovere d’evangelizzare il mondo arabo e mussulmano, mi risulta infine un forte legame fra il sionismo e la massoneria: quest’ultima non è mai stata amica del cristianesimo.

     Non vedo ancora quel pentimento di massa predetto dai profeti che avverrà, se non erro, al ritorno di Gesù e non prima. Ne deduco che il mondo evangelico stia facendo un errore madornale nello schierarsi apertamente con Israele e l’ebraismo. Siamo amici degli ebrei, lo siamo ancor più per via di Cristo, ma se Egli nascesse oggi e predicasse il messaggio di 2000 anni fa sarebbe crocifisso di nuovo. L’ebraismo attuale è figlio dottrinale del fariseismo del primo secolo, che aveva idee molto «diverse» da Gesù, sull’identità del Messia e lo scopo della sua missione. Se non cito i testi sacri è solo per brevità, ma lo Spirito Santo te li richiama alla mente: io non vedo ancora sparso su Israele lo «Spirito di grazia e d’invocazione»... prudenza e ancora «prudenza».

     Non promette nulla di buono questa «visibilità» del fondamentalismo evangelico a fianco dei sionisti: il Regno di Cristo non è di questo mondo, l’Era Messianica non comincerà con la crescita politico-economica d’Israele sotto l’ala d’una superpotenza (America e/o Europa) ma dopo la rovina d’entrambe: sarà la Venuta del Signore a polverizzare la statua dei regni. L’era che si preannuncia è foriera della comparsa dell’anticristo, che per essere «accettato» dovrà per forza essere ebreo e del casato di David: altrimenti sarebbero i diretti interessati (ebrei) a non riceverlo! Queste sono le mie riflessioni bibliche... spero in una tua risposta. (28-12-2007).

 

Risposta: Questa lettera tiene poco conto d’altri miei scritti messi già sul sito, come per esempio «Proposta di storia creazionista», ma l’ho particolarmente apprezzata perché espone in modo sintetico dei punti di vista molto diffusi ai quali è necessario dare una risposta. Per andare oltre le singole questioni poste e affrontare certi presupposti sottintesi, ho preferito preparare uno scritto a parte intitolato «Cattocomunisti o evangelici?». Sulla massoneria, invece, avevo fatta una piccola ricerca alcuni ani fa («Massoneria e protestantesimo») e ho colto ora l’occasione per rispolverarla (dovrebbe essere presto pronta). Nella precedente lettera di Allen ci sono questioni che in parte s’intrecciano con quelle qui sollevate, perciò sarebbe opportuno tenerla presente e visionare anche lo scritto che quella lettera ha suscitato («Bibbia e telegiornali»). Non voglio però esentarmi da una risposta in questa sede, ma solo far presente che argomenterò in modo più sintetico di quanto gli argomenti richiederebbero, invitando chi vuole approfondire a usufruire dei rimandi sopra segnalati.

     La lettera comincia con quella che mi pare una chiara contraddizione: se i segnali profetici d’un opera di Dio per Israele sono sempre più forti, come possiamo prenderne le distanze?

     Scrivi che, anziché occuparci dello Stato d’Israele, dovremmo dedicarci all’evangelizzazione dei nostri consimili non ebrei. Credo che i due impegni non siano in contrasto, ma sinergici; perché è più facile invitare a credere nella Parola di Dio, se possiamo mostrare che Dio non si è dimenticato delle promesse fatte al popolo ebreo migliaia d’anni fa. Proprio chi ha più evangelizzato i non ebrei (Paolo), ha precisato che la conversione del popolo ebreo porterà una grande benedizione per tutti (Rm 11,11-15).

     L’evangelismo americano non è certo perfetto, ma arrivare a dire che non ha nulla di biblico è una superficialità sulla quale sorvolo, sottolineando solo che l’affermazione finisce per delegittimare anche noi evangelici italiani, perché quasi tutti noi abbiamo un progenitore spirituale più o meno indiretto di lingua inglese (o comunque un chiaro debito con loro) e tuttora i legami sono molto forti (basta esaminare i libri che circolano nelle nostre librerie e le organizzazioni d’oltreoceano che operano in Italia).

     Nel mio specifico scritto sulla massoneria, che conto di far mettere presto online, sul piano religioso prendo chiaramente le distanze da questo tipo d’impostazione, ma la visione totalmente negativa che ne hanno molti italiani viene dal retroterra culturale italiano, che spesso rimane anche in coloro che divengono evangelici. La massima influenza della massoneria, in Italia, si è avuta durante il Risorgimento (Garibaldi era un massone, per esempio), periodo nel quale gli «eretici» (come noi eravamo considerati) sono stati onorati anziché perseguitati: e noi dovremmo adottare il punto di vista degli oppressori cattolici?

     Elia credeva che Dio avrebbe mandata la pioggia e per constatarlo gli bastò vedere una piccola nuvoletta (1 Re 18,44); credevo che gli ebrei «volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37; Zc 12,10), ma ora direi che lo constato, perché ormai gli ebrei che in Israele credono in Gesù si contano a migliaia e crescono sempre più. Purtroppo certi pregiudizi c’impediscono di vedere e apprezzare la realtà degli ebrei messianici, mentre dovremmo essere pronti ad aiutarli. Noi giustamente insistiamo sul «Vangelo della grazia»: perché allora dovremmo rifiutare che, nella riconciliazione fra Dio e Israele, sarà l’amore di Dio a fare la prima mossa? Non è stato così al tempo di Mosè? Non è così anche oggi per noi?

     I popoli hanno fatto l’errore madornale quando si sono schierati contro Israele, perseguitando gli ebrei e costringendoli alla fuga (Inquisizione, Russia zarista, Germania di Hitler, Islam radicale, ecc.); le nazioni che invece li hanno accolti sono sempre state benedette (basta una semplice indagine storica per accertarsene).

     Credo anch’io che, se Cristo tornasse oggi fra gli ebrei, probabilmente lo crocifiggerebbero di nuovo, ma credo che qualsiasi altro popolo farebbe anche di peggio (secondo il grande Dostoevskij sarebbero proprio le Chiese a sopportarlo di meno).

     Gesù sapeva bene quale era la condizione spirituale del suo popolo e certamente si scontrò con i Farisei, ma lo scontro indicava anche una similitudine che spesso trascuriamo. In ogni caso, fu proprio a quel popolo dominato da Farisei, Scribi e Sadducei che Gesù disse che non lo avrebbero rivisto più finché… (Lc 13,35). I conti col popolo ebreo, per Gesù, saranno chiusi solo quando lo inviteranno a tornare Gerusalemme: sono duemila anni che Gesù sta aspettando, non è arrivata l’ora che almeno i cristiani ne siano consapevoli?

     In tempo di guerra la prima virtù non può essere la prudenza, perché confina con l’incapacità di valutare e con la diserzione. Intorno a Gerusalemme si sta combattendo proprio in questi giorni una grande battaglia spirituale e la cosa più importante è quella di sapere da che parte è schierato Dio. Perché il Dio biblico è il Signore della Storia e non assomiglia al «Motore immoto» dei filosofi, che guarda tutto con distacco (seppur guarda). A me pare che nel Vangelo s’esalti molto più l’audacia che la prudenza e Cristo si fidò più dell’incauto e impulsivo Pietro (pronto anche a camminare sulle acque, Mt 14,29), piuttosto che del prudente Tommaso, che volle tutte le garanzie prima di credere nel Risorto (Gv 20,25).

     È vero che il Regno di Dio non è di questo mondo, ma ciò non significa che Gesù sia estraneo a questo mondo, perché è in questo mondo che il Vangelo si deve diffondere a tutte le genti. Senza la politica di tolleranza dell’impero romano, il Vangelo si sarebbe allora potuto predicare con la stessa efficacia? E oggi non è la politica americana, che ha imposto la libertà religiosa in larga parte del mondo, a favorire l’evangelizzazione? Nella realtà attuale non dobbiamo vedere solo l’opera del Diavolo, perché l’Apocalisse ci dice che Gesù è «il principe dei re della terra» (1,5) e governa il mondo anche quando lascia temporaneamente che la malvagità abbia il suo sfogo, perché alla fine condurrà tutto verso nuovi cieli e nuova Terra (Ap 21). Mi sono chiesto come operi oggi Gesù e la risposta che ne ho ricavata si trova nei «Lampi di geografia cristiana».

     Come al solito, sulle profezie l’accordo è più difficile e non desidero certo mettermi a disputare, ma chiarire solo la mia convinzione facendo qualche parallelo. Il popolo d’Israele crebbe sotto la «superpotenza» del Faraone, che poi degenerò e dalla quale fu liberato. Il cristianesimo è cresciuto sotto la sostanziale protezione dell’impero romano (alla cui autorità Gesù si sottomise e alla quale s’appellò Paolo), che poi è degenerato e scomparso. Il libro di Daniele prima, quello d’Apocalisse poi, ci dicono che l’avvento del Regno di Dio sarà preceduto (e perciò preparato) da Regni tutt’altro che perfetti e paragonati a bestie. Anche Nabucodonosor non era mica uno stinco di santo, eppure Daniele ci collaborò strettamente anche sul piano politico. Dio, insomma, non usa solo le organizzazioni politiche «sante».

     L’Anticristo sarà ebreo? Non sono sicuro, ma lo ritengo possibile. Sono però convinto che, per contrastarlo, occorra la forza degli ebrei che hanno accettato Gesù. Il contesto nel quale tu esprimi la convinzione d’un anticristo ebreo, però, dà all’espressione un sapore antisemita, sentimento dal quale bisogna stare alla larga il più possibile. Il popolo ebreo è pur sempre discendente d’Abramo e credo che ancora oggi s’applichi a loro la promessa fatta al progenitore: «Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gn 12,3). (DAF – 15-01-2008).

 

 

3. {Gianni Siena}

 

■  Contributo: Devo subito precisare che non sono mai stato antisemita e se il mio linguaggio ha dato quest’impressione me ne scuso. Fin da giovane ho sempre difeso Israele e il suo diritto a esistere; sono fra coloro che, se avessero qualche responsabilità nelle trattative, proporrebbe la restituzione agli ebrei di tutta la terra di Canaan... come promesso da Dio: dall’Eufrate al Torrente d’Egitto (Uadi el-Arish). Ma sono, e legittimamente, preoccupato dell’affiancamento d’immagine fra gli interessi americano-israeliani e il mondo evangelico. Gli ebrei non ebbero un sostanziale appoggio dai cristiani nelle loro rivolte contro Roma (nel 70 e nel 132), colgo invece una simile ed equivoca «solidarietà» oggi... o mi si dimostri d’essere in errore. Gli ebrei (dopo la catastrofe del 67-70) erano ancora pronti a rimettersi in gioco per il loro «sogno» d’un impero politico mondiale e basta. Bar Kochba (2a guerra giudaica) perseguitò i giudeo-cristiani per la loro non adesione al «sogno messianico» di cui lui era l’incarnazione: fu ritenuto un empio e un cialtrone.

     L’apostolo Paolo parla del parziale «indurimento» d’Israele, è «la parte indurita» a essere responsabile (e non l’intero Israele, come vedi non sono «antisemita») del disastro ebraico e della crocifissione di Gesù. Israele moderno rinasce dalle «ossa disperse» del popolo eletto ma, per ora, senza Spirito alcuno.

     Se t’ho citato la massoneria e le sue connessioni con l’ebraismo è dovuto al fatto che furono soprattutto le grandi famiglie ebraiche a favorire (con acquisti di territorio e finanziamenti) la ricostituzione dello stato ebraico. Mi risulta, per esempio, che i Rothschild siano appunto «massoni» e, pur essendo io edotto sulla natura dei rivolgimenti sociali e politici che ci riguardano fin dalla rivoluzione americana, credo di dover riproporre una necessaria prudenza. Un cristiano «creazionista» ha davanti un mondo scientifico che gli è contrario e lo insulta per la sua fede. Mi risulta che proprio Sermonti (Dopo Darwin, 1980) sottolineò l’origine delle idee evoluzioniste nell’humus ideologico dei circoli massonici rivoluzionari della rivoluzione francese: essi influenzarono Erasmus Darwin, il nonno del più noto Charles Darwin. Dalla rivoluzione francese sono scaturite molte ideologie che non hanno un rapporto «idilliaco» con il cristianesimo; e perseguono fini di dominio mondiale. Ancora oggi le trasformazioni in atto della società mondiale portano appunto il marchio del massonismo. Io non conosco esattamente cosa sia ma mi risulta, ancora, che questo tipo d’associazioni siano presenti in ogni ganglio vitale della società moderna e (lo dico con molta perplessità) «sembra» che spinga verso il «mondo» finale dell’anticristo. Per raggiungerlo e stabilirlo usa chiunque: dal cristiano fondamentalista americano zelante allo shahid arabo mussulmano pronto a farsi esplodere, dall’imprenditore di successo e «liberale» al rivoluzionario marxista che non si è arreso dopo l’abbattimento del muro di Berlino, dal leader religioso giudeo cattolico o protestante (in USA il 12% dei pastori si dichiara apertamente massone) all’uomo politico in vista.

     Ho letto, con orrore, di taluni missionari evangelici usati come spie da parte del governo americano. Ho visto come nel precedente governo Bush vi sia stata una presenza pentecostale (Ashcroft, figlio del presidente delle Assemblies of God). Se riconsidero le bugie sulle armi chimiche di Saddam e l’11 settembre (le incongruenze e le esili tesi ufficiali sulle responsabilità) mi chiedo se questa saldatura di «interessi politici» (!) tra le fazioni economiche e politiche della destra americana (per la quale votano moltissimi evangelici) non siano foriere di... E qui mi fermo! Ma noi evangelici (che ne abbiamo sempre fatto una bandiera della separazione fra chiesa e stato, tra politica e religione) come possiamo accettare d’essere catalogati con costoro? Se il Regno di Dio non è di questo mondo, accetteremo d’essere «contati» con costoro? Oppure, saremo sul carro di questi effimeri «vincitori» della disputa mondiale?

     Mi dici che vi sono migliaia d’ebrei messianici, ne ero al corrente ma condivideremo con gli «altri» ebrei il punto di vista sul come Cristo e Israele perverranno al Regno Messianico? Non ti chiedi come Gerusalemme sarebbe diventata «una pietra pesante e stordente» per tutti i popoli? Lo stiamo vedendo con i nostri occhi, nell’affermazione progressiva d’un ordine mondiale che scodellerà un «re dio» che vorrà devozione e ubbidienza assolute (2 Ts 1,3-4). Nelle epistole ai Tessalonicesi Paolo dice che il giorno del nostro incontro con Cristo non avverrà se prima non si sarà manifestato l’empio avversario (2 Ts 2,3). Ne ho tratto la conclusione che la chiesa vedrà la manifestazione dell’anticristo e, perciò, sono sempre stato un po’ in disaccordo con i miei fratelli che insistono sul fatto che la chiesa sarà rapita... ma il punto è proprio «questo»: la chiesa, quella che sarà rapita, lo vedrà sedersi nel tempio di Dio, «poco prima» del Rapimento. E questo non mi parla favorevolmente del «movimento ecclesiale evangelico» che si sta muovendo verso questa meta, di concerto (in qualche caso) con la politica e con quant’altro! Io non voglio offendere i tuoi sentimenti e il tuo impegno pro-Israele (so che sei sincero), ma ho il dovere di dirti queste cose.

     Il «sogno» del mondo con capitale Gerusalemme non ci appartiene, non sotto questo cielo e con questo «Israele» (Gal 4,21-31)! La nostra «Madre» celeste è libera ed è di là da venire... pur non ignorando le profezie che concernono Israele e il Millennio. Come puoi constatare ci credo, ma ho lo sguardo fisso in alto da dove verrà il nostro Redentore che inaugurò un «patto nuovo», non basato sui «deboli elementi del mondo» ma su «promesse migliori»! Non sono dell’idea che il Signore abbia cancellato Israele, ma quel «patto di schiavitù» è ormai finito 2000 anni fa (Eb 8,13). So di non parlare a uno sprovveduto ma a un cristiano che m’ha insegnato molto... Anche a trattare con rispetto gli altri. Israele ha un futuro (l’adempimento delle promesse sul regno «anche» politico, At 1,6-7), ma è nel contesto e in vista dei nuovi cieli e nuova terra... questo è ben chiaro e documentato: il Millennio è una preparazione della creazione ultima (Ap 20 e 21).

     Spero di non aver «urtato» i tuoi sentimenti, non sentirti in obbligo di rispondermi, essendo ormai edotti sulle reciproche posizioni... continua a mandarmi gli aggiornamenti e se troverò qualche spunto interessante ti scriverò ancora. Dio ti benedica e ti dia luce. {15-01-2008}

 

Risposta: Siamo tutti e due cristiani evangelici, tutti e due seriamente interessati alla Bibbia e alla cultura, cioè maneggiamo tutti e due gli stessi «ingredienti», ma poi il «pranzo» che offriamo è in molte cose contrapposto: una constatazione che certamente non è piacevole, ma che succede non di rado e della quale bisogna prendere atto. Di positivo c’è che abbiamo cominciato a dialogare amichevolmente e così terminiamo, anche dopo aver puntualizzato il nostro disaccordo e convenuto che sarebbe inutile ripetere quanto già ci siamo detti, lasciando comunque aperta la possibilità di riprendere in futuro il dialogo su questioni particolari o diverse. Lo spazio dedicato alla corrispondenza serve anche a dar voce a chi la pensa diversamente e Gianni Siena lo ha utilizzato correttamente, cioè portando argomenti e ragionando senza spirito polemico, perciò credo sia bene lasciare a lui l’ultima parola: il farlo non mi viene spontaneo, ma quando ci riesco mi fa piacere, perché in Italia la «civiltà del dialogo» trova difficoltà ad affermarsi e quest’esempio può essere un incoraggiamento a praticarlo. {DAF – 28-01-2008}

 

 

4. {Bruno Burzi}

 

Nota redazionale: Quanto segue si riferisce all'articolo «Viaggio in Terra Santa: Segni di crocifissione (e di risurrezione)» di Fernando De Angelis.

 

■  Contributo: Ho letto il resoconto del viaggio in Terra Santa e, conoscendoti un po’, sono sicuro che non hai esagerato nel descrivere le disavventure che vi sono capitate. Per molte d’esse mi sembra di poterne intravedere la causa in una organizzazione deficitaria, che tuttavia non mi stupisce affatto, concentrandosi di solito il tuo interesse più sullo scopo del viaggio che sulla messa a punto dei dettagli. Questi, invece, sono importantissimi proprio per il raggiungimento ottimale degli scopi prefissati. Ma tant’è. Colgo nel tuo scritto una grande pena per come ti sono apparsi questi luoghi santi, in parte per il caos proliferante di marca musulmana e per il resto per l’evidente spirito affarista (un po’ all’americana) della componente ebraica (i lussuosi villaggi). Il cristianesimo non ha (o non dovrebbe avere) il fine dell’appariscente opulenza, essendo rivolto principalmente alla ricerca interiore. Il «vi stupiremo con effetti speciali» non gli appartiene proprio e gli sprazzi di resurrezione che hai notato sono forse ciò che serve per tenere accesa la fiammella. In fondo l’andare là per certi cristiani non è un po’ come quei farisei che volevano vedere l’ennesimo miracolo di Gesù? Cioè vedere lo stupore appariscente? Invece non c’è niente, o quasi; così come non c’era niente, o quasi, per i romani di Tiberio. {21-04-2008}

 

Risposta: Grazie per il commento, del quale hai colto bene lo spirito che lo animava. Tranne sui «lussuosi villaggi ebraici», dei quali ho registrato l’esistenza ma senza che mi dessero fastidio (che una società sia economicamente articolata lo do per scontato, mi disturba solo quando si trascurano le fasce deboli e non c’è la cosiddetta «mobilità sociale», attraverso la quale s’aprono concrete prospettive positive per ogni giovane. {DAF – 01-05-2008}

 

 

5. {}

 

■  Contributo:

Risposta:

 

 

6. {}

 

■  Contributo:

Risposta:

 

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/761-Confr_Israel1_Sh.htm

13-12-2007; Aggiornamento: 22-05-2008

 

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