Reinhard Junker - Siegfried Scherer, Trattato critico sull’evoluzione.
Certezza dei fatti e diversità delle interpretazioni (Gribaudi, Milano 2007),
pp. 336, € 30,00.
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Panoramica
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I 16 capitoli in poche parole
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1.
PANORAMICA:
Ben 14 specialisti di lingua tedesca, coordinati dai due
autori principali Junker e Scherer, si sono cimentati in un esame strettamente
scientifico delle ipotesi biologiche sostenute dagli evoluzionisti, scendendo
nel dettaglio dei dati disponibili e arrivando alla conclusione che le ipotesi
relative alla macroevoluzione «non sono dimostrate», solo i cambiamenti
microevolutivi sono evidenti e accettati da tutti. La distinzione è cruciale,
perché un conto è affermare, per esempio, che da una coppia di cani si può avere
una discendenza anche molto varia ma sempre di cani (microevoluzione), altra
cosa è invece sostenere che un rettile si possa col tempo trasformare in un
uccello (macroevoluzione). In riquadri a parte (gli Sconfinamenti) viene
via via presentata una prospettiva diversa, che inquadra i dati disponibili
partendo dal presupposto d’una creazione. Tale prospettiva è poi ripresa
organicamente nell’ultimo capitolo. Un merito di questo libro, perciò, è quello
di separare la scienza dall’ideologia, distinguendo i fatti dalle
interpretazioni che se ne possono dare. Non vengono approfonditi i temi
direttamente collegati con la Geologia, per i quali sarebbe necessario un altro
libro simile.
Le bozze di stampa sono state visionate anche da
specialisti italiani di convinzioni evoluzioniste i quali, pur mantenendo la
propria visone delle cose, hanno riconosciuto che lo scritto è «scientificamente
accurato e aggiornato». D’altronde il libro non è frutto di un’improvvisazione,
perché Junker e Scherer hanno pubblicato la prima edizione un ventennio fa
(1986) e ora, in lingua tedesca, è uscita la sesta edizione (2006).
Per i media italiani sembra che le critiche
all’evoluzionismo siano un’esclusiva di certi settori degli Stati Uniti,
culturalmente non affini all’Europa. Ecco allora l’importanza d’un libro
«scritto da europei per europei», il quale accresce sempre più il suo prestigio
con le traduzioni che se ne stanno facendo: oltre a quella finlandese, serba e
olandese (in corso), è di particolare rilievo la traduzione patrocinata da
alcune Università brasiliane (lingua portoghese), che lo hanno adottato come
libro di testo.
Alcuni vorranno leggere attentamente l’intero libro,
che però può essere molto utile anche come «manuale da consultazione», da usare
quando si ha necessità d’approfondire determinate questioni di Biologia. È
composto di 16 capitoli, su ciascuno dei quali daremo ora qualche cenno.
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2.
I 16 CAPITOLI IN POCHE PAROLE
■ Cap. 1. Principi basilari della scienza. È una
premessa importante, perché uno dei temi più controversi è se il confronto
evoluzionismo-creazionismo sia di tipo scientifico o ideologico. La conclusione
del testo è che «sia l’ideologia evoluzionista che quella creazionista si basano
su premesse che riguardano dei processi passati e che non possono essere
verificate empiricamente. Lo scopo d’entrambe consiste, tuttavia, nel trovare
dei nessi fra i dati e arrivare a nuove conoscenze scientifiche».
■ Cap. 2. Storia del pensiero evoluzionista.
Vengono introdotti due aspetti cruciali e sui quali spesso si sorvola: il primo
è che la concezione evoluzionista è molto più antica di Darwin, mentre il
secondo è che quella concezione è collegata a determinate visioni filosofiche;
l’importanza di queste precisazioni sta nel fatto che gli evoluzionisti tendono
a far passare la propria impostazione come «moderna» e «solo scientifica». Su
questi temi, però, da un libro di taglio prevalentemente tecnico non ci si può
aspettare molto, perciò segnalo due libri sui quali si possono cogliere altri
aspetti (H. Bavinck, Filosofia della rivelazione, Alfa & Omega; F. De
Angelis,
L’origine della vita per evoluzione, Casa Biblica).
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Cap. 3. Nomenclatura
delle specie e tassonomia.
Dopo aver constatato le difficoltà di definire cos’è una «specie», viene
proposta una classificazione incentrata sui «tipi base» (un «tipo base»
raggruppa specie affini, come per esempio il cane e la volpe, che potrebbero
derivare da un progenitore comune attraverso il rimescolamento genetico o
comunque la microevoluzione). Seppur limitatamente, ci potrebbe perciò essere
una convergenza con le posizioni evoluzioniste, che non elimina però il
contrasto perché l’impostazione dei «tipi base» non contempla il passaggio da un
«tipo base» a un altro, né l’esistenza d’un progenitore comune fra «tipi base»
diversi.
■ Cap. 4. Meccanismi evolutivi. Viene precisato
quali meccanismi evolutivi sono effettivamente accertati e quali restano
essenzialmente ipotetici, per poi chiarire bene la distinzione fra micro e
macroevoluzione.
■ Cap. 5. Il raggio d’azione dei fattori evolutivi.
Si chiariscono le possibilità e i limiti di processi spesso noti solo in modo
molto approssimato, che vengono continuamente citati e in genere sopravvalutati
dagli evoluzionisti (speciazione, mutazioni, ricombinazione e selezione).
■ Cap. 6. Macroevoluzione. Le contestazioni
all’evoluzionismo riguardano essenzialmente la macroevoluzione, perciò il testo
mette in rilievo i problemi che essa pone, con i diversi modi ipotizzati per
tentare di superarli; modi che cercano d’andare oltre la cosiddetta «teoria
sintetica» la quale, pur continuando a dominare a livello divulgativo, convince
sempre meno gli specialisti. Vengono poi citati concetti recenti che vengono
presentati spesso come «risolutivi», mentre in realtà tendono solo a spostare i
problemi (per esempio il cosiddetto approccio «evo-devo» e i geni «omeobox».
■ Cap. 7. Evoluzione chimica: passi verso la vita? ■ Cap. 8. Sviluppo dell’informazione biologica in
condizioni prebiotiche? Questi due capitoli affrontano questioni decisive
con una grande efficacia. L’evoluzione vera e propria non può cominciare finché
non c’è il primo essere vivente, supposto unicellulare; la distanza fra la
cellula più semplice e il mondo minerale, però, è abissale, perché una qualsiasi
cellula è molto più complessa d’un computer. Le esposizioni degli evoluzionisti
tendono a soffermarsi poco su quest’enorme salto, che può essere concepito solo
ipotizzando processi opposti a quelli che scientificamente constatiamo.
■ Cap. 9. Meccanismi molecolari della
microevoluzione. È una lunga trattazione capitolo che mette ben in chiaro le
possibilità e i limiti della microevoluzione: processo concettualmente e
sperimentalmente diverso dalla macroevoluzione e che perciò non può considerarsi
come una sua spiegazione.
■ Cap. 10. Somiglianze. ■ Cap. 11. Embriologia e filogenesi. ■ Cap. 12. Biogeografia. Questi tre capitoli
affrontano temi largamente presenti nelle esposizioni evoluzioniste, quali la
somiglianza fra specie diverse (anatomia comparata), i cosiddetti «organi
vestigiali», la famosa «ontogenesi che ricapitola la filogenesi» e la
distribuzione geografica dei viventi. A chi legge le argomentazioni
evoluzioniste (quale ad esempio la presenza di «branchie» nell’embrione umano)
sembra che non resti altra scelta che accettare l’evidenza dell’evoluzione. Nel
testo i dati vengono precisati al di là d’interessati pressappochismi (le
«branchie» nell’embrione umano non sono branchie!), integrandoli con altri dati
spesso sottaciuti, per poi far vedere la problematicità dell’interpretazione
evoluzionista e concludendo con quello che nel libro è una specie di ritornello:
«La tesi proposta dagli evoluzionisti non è stata dimostrata»; una formula che
non nega una futura possibilità che la dimostrazione si possa un giorno trovare,
ma che ricaccia l’evoluzionismo nel territorio della speranza (parente stretta
della fede).
■ Cap. 13. Nozioni fondamentali di paleontologia.
Si danno alcune nozioni basilari (anche di Geologia) come preparazione per
affrontare, nei due capitoli successivi, le questioni relative ai fossili.
■ Cap. 14. Specie fossili: precursori e anelli di
congiunzione? È un lungo capitolo che si concentra su quelli che dovrebbero
essere i «testimoni centrali» dell’evoluzione, cioè i fossili. Riportiamo i
titoli dei vari paragrafi, per dare un’idea degli argomenti trattati:
microrganismi fossili, esplosione Cambrica, dal pesce al tetrapode, origine
degli amnioti, origine degli uccelli, origine dei mammiferi, evoluzione dei
cavalli, evoluzione dei vegetali, prime piante terrestri, Lepidofite del
Carbonifero, origine delle angiosperme. Nonostante le periodiche esultanze di
telegiornali e stampa, annuncianti che finalmente è stato trovato il progenitore
fossile della tale specie, dopo un vaglio non superficiale si vede che quegli
«anelli di congiunzione», anziché spiegare la macroevoluzione, continuano a
essere degli «anelli mancanti». Succede infatti che nelle varie specie fossili,
come pure in quelle viventi, spesso i caratteri si presentano «a mosaico», cioè
con certe caratteristiche che farebbero considerare la specie come
«antecedente», unite però con altre che inducono a pensarla come «discendente».
■ Cap. 15. Origine dell’umanità. Anche qui gli
autori non hanno risparmiato l’inchiostro ed era prevedibile, essendo questo
l’argomento che ci riguarda più da vicino. Vengono dibattute e approfondite
questioni anatomiche sulle quali il lettore medio rischia di perdersi (pagine
come queste ci fanno pensare all’incredibile sforzo fatto dai traduttori, che
vogliamo qui ringraziare) e mi sono chiesto: «Ma non potevano semplificare un
po’?». Poi ho portato questi capitoli sui fossili (13-15) a uno dei «vertici»
della Paleontologia italiana il quale, dopo aver letto il tutto e pur rimanendo
evoluzionista, ha riconosciuto la «correttezza scientifica» delle
argomentazioni. Ho dovuto allora ammettere che certi approfondimenti sono utili
anche a chi, come me, tenderebbe a sintetizzare, perché ci forniscono «armi» che
non sapremmo costruirci da soli. In questi casi, naturalmente, è ancor più utile
il riepilogo finale, dove si viene informati che, viste le difficoltà che
s’incontrano nel costruire un qualsiasi «albero genealogico», «recentemente è
stata proposta – tuttavia senza una base genetica – un’evoluzione senza anelli
di congiunzione»: gli «anelli mancanti», insomma, qualcuno comincia a non
cercarli più.
■ Cap. 16. Interpretazione creazionista della
Biologia. Mentre nei precedenti capitoli si sono soprattutto prese in esame
le tesi evoluzioniste, in questo capitolo si cerca di vedere i dati scientifici
partendo da presupposti creazionisti, concentrandosi su due concetti: quello dei
«tipi base» visti all’inizio e quello del riconoscimento d’un «Disegno
Intelligente». La proposta creazionista è presentata in modo non dogmatico,
senza nascondere i problemi che restano aperti. Gli ultimi righi del libro
sintetizzano lo scopo complessivo dell’opera, perciò li riportiamo
integralmente: «Quando ci poniamo delle domande sull’origine del mondo, della
vita, della nostra specie e su noi stessi, dobbiamo necessariamente ricorrere a
presupposti legati alla nostra visione del mondo. Nessuno può riflettere su tali
questioni senza credere e ciascuno dovrà scegliere che cosa vuole credere. Se
questo libro ha contribuito a dare (nuova) consapevolezza dell’inevitabilità
d’una tale scelta, ha raggiunto il suo scopo».
°*°*°*°*°*
Per l'eco positiva nei media si veda: ►
Elogi de «L’evoluzione. Un trattato critico»
Sulla questione
Bibbia e scienza, creazione ed evoluzione cfr. in Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini 1 (Punto°A°Croce,
Roma 2006) «L’interpretazione della Genesi», pp. 25-48; «La Genesi e la
scienza», pp. 181-195. ● Sull’età dell’universo cfr. qui gli articoli «Giorni,
ere, genealogie», pp. 104-114; «Creazione continua o discontinua?», pp. 115-127.
● Sulla critica biblica cfr. qui «Genesi 1-2 e la critica biblica», pp. 54-64. ●
Per la parte esegetica cfr. Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce,
Roma 2006). |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/606-Trattato_critico_evoluzione_Ori.htm
22-12-2006; Aggiornamento: 03-05-07
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