Un lettore ha evidenziato
la «nullità scientifica» di Darwin: e se stesse proprio lì la sua forza?
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«Caro Fernando, le due “verità” che ha detto Darwin sono
banali e quasi ovvie (l’esistenza della storia e delle piccole variazioni nelle
specie) e sono sempre state conosciute. Oltre a queste due banalità ha detto
solo falsità colossali, che da ormai un secolo e mezzo hanno contribuito non
poco a distruggere ogni vera intellettualità in Occidente. Darwin non credeva ad
alcun “progetto” (né tanto meno a un “progettista”). Per cui quello che fece
Darwin fu proprio distruggere alla radice ogni idea di un qualsivoglia “progetto
centrale”». [Lettera firmata].
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Risposta: Concordo sul fatto che Darwin abbia detto per lo più
banalità e falsità, ma se ha fatto tanto rumore e, dopo un secolo e mezzo, ci
costringe ancora a lottargli contro, qualche virtù dovrà pure averla avuta. Per
esempio, convincere col nulla non è mica facile; e proprio perché non si è detto
niente diventa impossibile essere poi smentiti! Perciò è in fondo più una
diavoleria che un nulla!
Il modo di dire falsità di
Darwin, poi, è prudente, spesso ammette ciò che non è provato, è educato verso
gli avversari: così le persone sono affascinate dal modo e trascurano la
sostanza. Altra «virtù» di Darwin è stata quella di aver individuato bene quello
che la gente amava e pure oggi le persone «amano» Darwin, indipendentemente
dalla scientificità dei suoi discorsi: anche per questo è difficile
contrastarlo. Insomma, meglio non sottovalutare l’avversario.
È vero che Darwin e
l’evoluzionismo sono teoricamente «antifinalisti», ma nel tracciare uno sviluppo
che va dall’essere unicellulare all’uomo, individuano «casualmente» un certo
percorso. Vorrà pur dire qualcosa se gli evoluzionisti disegnavano una «scala»
dell’evoluzione e un evoluzionista radicale come Monod, pur negando il
finalismo, introduce il termine di «teleonomia» (insomma, non c’è, ma sembra che
ci sia e diamogli un nome). Dato poi che la cornice culturale del darwinismo è
quella della borghesia inglese del suo tempo, allora è ancor più evidente la
credenza in un «progresso» (parola che ha in sé un finalismo). [26/12/05]
Aggiornamento: 03-05-07
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