Chi
crede solo in ciò che può sperimentare o capire, avrà difficoltà
nell’accompagnarci in questo tipo di percorso, perché il nostro ragionare
parte dal presupposto biblico che ci sia stato un passato miracoloso, che ci
sarà un futuro miracoloso e che anche oggi la fede può spostare le montagne.
Abbiamo
argomenti a favore di questi presupposti e gli argomenti possono essere
discussi razionalmente, ma i
presupposti sono per natura poco discutibili e ciascuno si sceglie i
suoi.
I presupposti vanno riconosciuti ed esplicitati, ma i razionalisti e i
positivisti tendono a negare di averne, illudendosi di usare la sola e pura
ragione,
ignorando così gli insegnamenti, ad esempio, dei seguenti studiosi:
■ Hume: da scettico ha evidenziato come le stesse leggi fisiche sono credute
«per fede», perché nessuno può assicurarci che funzioneranno anche domani.
■ Pascal: è la ragione stessa che si rende conto dei suoi limiti.
■ Popper: il campo di indagine della scienza è limitato, mentre le nostre
esigenze di conoscenza sono molto più vaste.
■ Freud: un rigido razionalismo, che escluda l’importanza delle emozioni e dei
sogni, è una scelta pericolosa e che ha motivazioni poco realiste.
Mosè fu
uno strumento di innumerevoli rivelazioni per il popolo d’Israele, ma proprio
alla fine della sua vita indicò un limite alla possibilità umana di conoscere: «Le
cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per
noi e per i nostri figli»
(Deuteronomio 29,28). C’è un campo di conoscenze che è a noi accessibile e
sul quale possiamo e dobbiamo discutere, schivando però ciò che va oltre le
possibilità umane. La ragione è una facoltà umana bellissima e utilissima quando
è al nostro servizio, ma se le facciamo fare la padrona, occupa tutti gli spazi
e soffoca le altre facoltà.
La Bibbia ci invita non solo a credere, ma anche a ragionare e constatare,
applicando il giusto strumento nel giusto contesto. Per comprendere le origini
bisogna più credere che ragionare, mentre in altre circostanze siamo invitati
più a constatare che a credere. Per non dilungarci, indichiamo l’esempio degli
apostoli, che constatarono i vari miracoli e tutti (non il solo Tommaso, vedi
Luca 24,39) «toccarono con mano» perfino la risurrezione di Cristo, ma questa
concretezza di pescatori non ne soffocò la fede, anzi fede ed esperienza si
alimentarono a vicenda, in un «circolo virtuoso» che dobbiamo imitare, evitando
il «circolo vizioso» di chi non crede perché non vede e non vede perché non
crede.
Aggiornamento: 03-05-07
|