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1.
Precursore dell’ONU
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2.
Una costruttiva formazione nella chiesa
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3.
Insegnare «tutto a tutti»
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4.
Ancorare l’educazione a principi elevati
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5.
Una vita in esilio
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6.
L’ambiguo invito del cardinale Richelieu
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7.
Conclusione |
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Comenio fu un uomo che coltivò una fede personale, che visse insieme ad
altri credenti, ma che applicò anche alla società, nella quale si adoperò
per una cultura che andasse oltre le barriere religiose. Ciò ne fa un
precursore, in qualche modo, dell’ONU. Nel fondare un Newsgroup collegato
con Proiezioni Culturali, abbiamo voluto chiamarlo proprio Comenius_jan e
chi desidera farne parte può scrivere a
F. De Angelis.
Il seguente articolo è la revisione e l’adattamento di uno precedente apparso
sul mensile Il Cristiano nel dicembre 1992.
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1.
PRECURSORE DELL’ONU: Jan Amos
Komensky (latinizzato in Comenius) è conosciuto come filosofo, riformatore
sociale, pedagogista, autore di numerosi libri di testo, uomo politico,
conoscitore di scienze naturali, organizzatore dell’istruzione popolare,
apostolo della democratizzazione della cultura e del principio, secondo il quale
tutta la vita è scuola. Nacque a Nivnice, in Moravia (ex Cecoslovacchia), nel
1592 ed è anche considerato, per il tipo di opera che svolse, come un precursore
delle Nazioni Unite e dell’UNESCO.
Tutti questi interessi possono apparire caotici, invece l’insieme del suo lavoro
ha un preciso «asse portante»: la convinzione che la Bibbia sia l’unica guida
alla verità. Secondo Comenio, qualunque fosse l’argomento da trattare, era
sempre la Scrittura a dare la norma, le parole e gli esempi; era convinto che i
semi della vera filosofia sono nel codice della Sacra Bibbia, nella quale è
scritto: «La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio
sentiero» (Sal 119,105).
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2.
UNA COSTRUTTIVA FORMAZIONE NELLA CHIESA:
Comenio fu prima di tutto un cristiano, con responsabilità di pastore e poi di
vescovo nell’ambito dell’Unione dei Fratelli Boemi. Questa Chiesa,
proveniente dal ramo hussita e costituitasi organicamente nel 1467, si organizzò
secondo i principi e l’impronta di purezza del cristianesimo delle origini.
Il diffondersi della Riforma in Germania, nella prima metà del 1500, aveva
determinato anche lo sviluppo e l’espansione dell’Unione in vasti
territori. Da ciò nacque la necessità di curare a fondo la formazione spirituale
della gioventù, e ciò pose il problema educativo in primo piano. Le parole del
Signore «Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15),
erano intese come un invito all’educazione dei giovani, specialmente nel
campo della morale. Questo retroterra fu determinante per la sua formazione.
Rimasto presto orfano, ebbe i primi elementi di istruzione nella «Scuola dell’Unione»,
attingendo da essi il profondo senso religioso, la coscienza della propria
missione, quel desiderio di aiuto reciproco che erano propri della comunità,
unitamente all’amore per la patria boema. L’Unione
concepiva l’educazione come un problema dell’intera comunità, il tutto non
era sola speculazione, ma si traduceva anche in un retto comportamento, rivolto
anche alla cura di giovani, orfani, vedove e vecchi. L’istruzione intellettuale
e la finezza dell’espressione linguistica, insomma, si collegavano con un severo
e totale impegno morale. L’educazione non era solo compito degli insegnanti, ma
riguardava tutti gli uomini, che venivano considerati insegnanti di se stessi e
degli altri, direttamente o indirettamente, per tutta la vita.
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3.
INSEGNARE «TUTTO A TUTTI»:
L’opera pedagogica più importante di Comenio, pubblicata nel 1657, è la
Didactica Magna (la Grande Didattica) che mostra l’arte di
insegnare «tutto a tutti»;
è indirizzata alle autorità dei vari Stati, ai pastori delle chiese, ai
rettori delle scuole, ai genitori e agl’insegnanti dei giovani. Essa si basa su
alcuni semplici principi, quali la gradualità e la ciclicità, il procedere dal
noto all’ignoto e dal concreto all’astratto. Tutto ciò affinché l’insegnamento
risulti sintetico, piacevole, solido.
La sua idea di una riforma generale dell’educazione e della scuola si fonda su
due convinzioni: 1) l’uomo, creato ad immagine di Dio, è inesauribilmente
perfettibile; 2) una corretta educazione può esercitare un grande potere
sull’uomo e sulla società.
Nell’ultimo capitolo della Didactica Magna,
rivolgendosi agli studiosi, espresse la convinzione che fosse possibile
realizzare quella che fu l’esortazione di Lutero: «Per ogni soldo d’oro speso
per costruire città, rocche, monumenti, armamenti, se ne devono spendere cento
per istruire in modo retto un solo giovane, perché questo, fatto uomo, possa
essere di guida agli altri nelle cose oneste. Infatti un uomo saggio e buono è
il più prezioso cimelio di tutto uno Stato, perché in lui c’è più che negli
splendidi palazzi, più che in mucchi di oro o di argento, più che in porte di
bronzo o in serrature di ferro» (Jan Comenio, «Didactica Magna», Opere
[UTET, Torino 1974], p. 396).
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4.
ANCORARE L’EDUCAZIONE A PRINCIPI ELEVATI:
Comenio era convinto che si dovesse mettere a disposizione degli altri quello
che Dio aveva dato di scoprire a ognuno, e fu pressante l’invito a non
nascondere i «talenti» ricevuti (Mt 25,14-30), a darsi da fare per
portare frutto. Non si deve perdere tempo e non possiamo permettere che il mondo
si perda senza muovere un dito. Da qui la necessità di operare a favore dei
giovani, perché è l’età in cui l’educazione può avere gli effetti più efficaci.
Forte fu l’interesse di Comenio per le profezie e per l’avvento del Regno di
Dio, perciò c’è un’intera sezione della Didactica che indica il metodo
per avvicinare una persona a Dio. Così si esprime: «Cercare Dio ovunque (quel
Dio che nella Scrittura è detto nascosto — Is 45,15 — e re invisibile — Eb 11,27
— e che si nascose sotto il velo delle sue opere e che, presente invisibilmente
in tutte le cose visibili, le governa invisibilmente), seguirlo ovunque si sia
trovato, goderlo, ovunque raggiunto» (ibidem,
pp. 316s). Certamente un’elevata educazione non può che essere
aggangiata ad elevati ideali.
Propugnò il principio dell’educazione estesa a tutti: giovani e vecchi, ricchi e
poveri, nobili e miseri, uomini e donne. «Anche le donne», disse, «come
gli uomini, sono immagini di Dio, partecipano della grazia divina e del regno
del secolo futuro; sono ugualmente dotate di intelligenza acuta e adatta alla
sapienza (spesso più del nostro sesso); anche a loro, come agli uomini, sono
aperte le vie di uffizi elevati [...] quanto più terremo occupata la mente,
tanto meno ci sarà spazio per l’avventatezza, che nasce da menti vuote [...]
Nessuno mi opponga quelle parole dell’apostolo “Alle donne non permetto di
insegnare” (1 Ti 2,12) [...] giacché sosteniamo l’istruzione delle donne non
per indurle alla curiosità, ma all’onestà e alla beatitudine. Soprattutto in
quelle cose che a loro si addice conoscere e fare: per amministrare bene la
casa, e per promuovere il bene proprio, del marito, dei figli e di tutta la
famiglia» (ibidem,
pp. 180s).
L’educazione era quindi per Comenio, uno strumento di liberazione e di riforma
rivolto a tutti gli uomini, perché tutti sono immagine di Dio e tutti vanno
incoraggiati a camminare nelle sue vie.
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5.
UNA VITA IN ESILIO: Frequentò
l’università di Herborn, di orientamento calvinista, ed ebbe come maestri
Piscator e Alsted, con i quali approfondì l’interesse pedagogico e la ricerca di
un sistema di conoscenza su base cristiana. Nel 1618, tornato in patria, fu
insegnante e predicatore a Fulnek, roccaforte e centro dell’Unione.
Proprio in quell’anno scoppiò la rivoluzione boemo-morava e aveva inizio la
«guerra dei Trent’anni» (1618-48), nella quale il nascente mondo protestante
combatté per la propria sopravvivenza, contro la reazione imperiale e cattolica.
Nel 1620 la battaglia della Montagna Bianca segnò la disfatta delle truppe boeme
e l’inizio della ricattolicizzazione forzata. Nel 1623 Comenio perse la moglie e
i due figli, tutti i suoi libri e i suoi manoscritti vennero messi al rogo.
Iniziò in questo anno la sua vita di uomo in esilio e fu in mezzo a tanto
sfacelo che vide la necessità di provvedere a un metodo di insegnamento che
potesse rigenerare gli spiriti e preparare un mondo migliore. Sperò anche nel
risollevamento della patria dispersa e oppressa.
Partendo dalle effettive necessità del suo popolo, propose un sistema educativo
di natura universale (Pansofia), aperto a tutti gli uomini, senza tener
conto delle differenze sociali, economiche, di religione o di razza. Opponendosi
perciò decisamente all’educazione dei Gesuiti, rigidamente confessionale e
mirante soprattutto ai vertici della società.
Sempre in esilio e sempre in minoranza, non si stancò di elaborare progetti di
collaborazione internazionale e di pace universale, ma non era un pacifista in
assoluto e si adoperò anche sul piano politico per la liberazione della patria.
Avendo progettato l’organizzazione internazionale dell’istruzione pubblica,
della scienza e della cultura, viene giustamente considerato come un precursore
dell’ONU in generale e, in particolare, dell’UNESCO (l’agenzia dell’ONU per la
promozione universale della cultura e della scienza).
Nel 1628 l’Unione dei Fratelli Boemi lasciò la sua patria per Leszno, in
Polonia, e là Comenio insegnò e scrisse la prima serie organica dei suoi libri
didattici, facendo lunghi periodi di soggiorno all’estero. Nel 1641 andò in
Inghilterra, su invito degli ambienti di simpatie puritane (anche per fondare un
collegio di sapienti per il progresso della cultura e dell’insegnamento), ma
nell’anno successivo, a causa dello scoppio della rivoluzione, dovette
interrompere il programma. Nel 1656, a scopo persecutorio, incendiarono tutta la
città di Leszno, distruggendo gli archivi, la biblioteca, la tipografia e
l’edificio dell’Unione: per la seconda volta tutti i manoscritti di
Comenio andarono perduti!
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6.
L’AMBIGUO INVITO DEL CARDINALE RICHELIEU:
Nonostante le ferme posizioni teologiche di Comenio, egli fu invitato in Francia
dal primo ministro e cardinale Richelieu (che diede un occulto e determinante
appoggio alla causa protestante, in quanto indeboliva e smembrava l’impero
tedesco). L’invito a Comenio non era volto a sviluppare il protestantesimo in
Francia (già presente, comunque, con gli ugonotti), ma a rinnovare i sistemi
educativi della nazione. Comenio schivò l’ambiguo invito e preferì impegnarsi
per riformare gli ordinamenti scolastici svedesi.
Nel 1648 morì anche la seconda moglie e la pace di Westfalia gli tolse la
speranza di un ritorno in patria, dove avrebbe voluto ricostituire le
chiese-comunità dalle quali proveniva.
Nel 1656, anno della distruzione di Leszno, si trasferì stabilmente ad
Amsterdam, che diventerà la sua nuova base di azione. Nonostante fosse vecchio e
provato, si rimise al lavoro con una stupefacente volontà. Riprese la vastità
dei suoi programmi, ristampò moltissime opere, pubblicò la
Consultatio catholica de rerum humanarum emendatione (Deliberazione
universale sulla riforma degli affari umani), che riassume tutte le sue idee
su come migliorare la condizione umana. Morì in Olanda nel 1670, a 78 anni.
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7.
CONCLUSIONE: Dal punto di vista
religioso, Comenio fu un rigido conservatore, ma non perché seguisse la
generazione precedente, quanto perché si rifaceva strettamente al modello del
Nuovo Testamento. Proprio questo conservatorismo lo portò a una visione del
rapporto fra uomo e Dio che fosse svincolato dalle costrizioni, per realizzarsi
nella libertà della coscienza. Ciò comportò una distinzione precisa (ma non una
contrapposizione) fra l’insegnamento nella chiesa (strettamente basato sulla
Bibbia) e quello a tutti che, se pur risentiva dei presupposti e dell’influenza
della Scrittura, era rispettoso degli orientamenti di ciascuno.
Dialogare con tutti gli uomini, creare zone di convergenza sempre più ampie,
costruire una «cittadella del sapere» che superasse le barriere confessionali e
razziali, questi erano gli obiettivi culturali di Comenio e crediamo che anche
oggi, nonostante i grandiosi progressi fatti in questo campo (anche grazie a
Comenio) ci sia ancora del lavoro da fare. Confrontandoci gli uni con gli altri
sulla base, se non altro, della comune fratellanza in Adamo.
Aggiornamento: 03-05-07
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