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1.
Entriamo in tema
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2. L’esperimento di un
insegnante
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3.
Aiuto, la terra si gonfia
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4.
Un commento |
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1.
ENTRIAMO IN TEMA: Daniele Marini insegna Scienze naturali nelle
Scuole medie superiori e, nel Newsgroup «Comenius_jan» dedicato a Proiezioni
Culturali, annuncia un’esercitazione per i ragazzi che ci ha fatto venire in
mente una «spigolatura» apparsa sedici anni fa sulla precedente rivista
Proiezioni.
Riportiamo prima quanto scrive Daniele, poi la «spigolatura», cioè un estratto
da Repubblica
e il commento fattone a suo tempo. (Fernando De Angelis – 10/1/06).
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2. L’ESPERIMENTO DI UN
INSEGNANTE: «Con quei giovani di prima Superiore farò una
simulazione in laboratorio, prendendo un pallone di quelli delle feste dei
bambini; ci incollerò la Pangea (cioè i vari continenti accostati gli uni agli
altri) traforandola ai confini delle piattaforme continentali, gonfierò poi il
palloncino come da teoria Russa (i Russi sono andati più vicino alla verità
degli Americani, peccato che scrivano in cirillico), così i continenti si
staccheranno e si allontaneranno tra loro. Ho già fatto gli stampi di sabbia per
simulare le placche, farò anche delle fotografie, così potrò documentare
l’esperimento» (Daniele Marini 6/1/06).
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3. AIUTO, LA TERRA SI GONFIA:
Questo è il titolo che Franco Prattico ha dato anni fa ad un suo articolo sul
giornale «La Repubblica», nel quale ha scritto:
«[…] il
colpo definitivo alla solida immagine della nostra vecchia
casa planetaria viene oggi dall’Australia: protagonista una singolare e geniale
figura di scienziato, Samuel Warren Carey, anziano e battagliero geofisico
dell’Università di Tasmania […]. “La Terra non è stata sempre la stessa —
afferma —. Quando è nata dalla nebulosa primitiva, era molto più piccola di
adesso, probabilmente era la metà. Da allora è cresciuta, come un pallone
gonfiato col fiato da un ragazzino: e continua a crescere sempre più, ancora
oggi”. […] All’Istituto nazionale di Geofisica di Roma un giovane scienziato
italiano, Giancarlo Scalera, dispone su una grande mappa del pianeta una serie
di pezzi di carta ritagliati […]. “Vede — spiega Scalera — […] eliminando le
immense distese oceaniche, potremmo formare con le terre emerse un globo
perfetto, ma molto più piccolo”. […] Scrive F.C. Wezel: “Nella visione di Carey
[…] il destino ultimo della Terra potrebbe essere una smisurata crescita
esponenziale. Oppure un’esplosione simile a quella di Aster, con la formazione
di una miriade di asteroidi”. […] Ammette Scalera: “Bisogna riconoscere che
sotto molti aspetti quella di Carey è l’unica spiegazione possibile per una
serie di fenomeni che la teoria ortodossa non riesce a interpretare”». (da La
Repubblica, inserto «Mercurio»,
18/3/1989, p. 7).
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4.
UN COMMENTO: Quanto segue è la reazione a tutto ciò, pubblicata
allora sulla rivista Proiezioni. «La Geologia è una scienza sulla quale
l’evoluzionismo poggia in modo preponderante e determinante. E non a caso è una
scienza così poco affidabile che ha sconvolto radicalmente e spesso nel passato
(e non ha ancora finito) i suoi modelli interpretativi: segno che quando si
indaga sull’origine e sui trascorsi della Terra, volendone così prevedere anche
il futuro, si procede più a tastoni che per approssimazioni successive. Leggendo
questa notizia, ci è venuto da pensare a 2 Pt 3,10-11, che dice: “Il giorno
del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo,
gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa
saranno bruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non
dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà”. Facciamo però
attenzione nel collegare determinate teorie con la Scrittura, perché le teorie
passano e perché gli eventi del futuro saranno determinati non solo da cause
naturali, ma anche da quelle soprannaturali. Certo ci saranno dei segni, ma
stiamo attenti a non prendere anche noi “lucciole per lanterne”». (da
Proiezioni, n. 3, dic. 1989, p. 17).
Aggiornamento: 03-05-07
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