Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GESÙ FRA CONTINUITÀ DIVINA E

DISCONTINUITÀ STORICA

 

 di Fernando De Angelis

 

Qualcuno vede la nascita di Gesù come un punto di partenza che si proietta in avanti senza fine, ma senza una vera continuità col passato, cioè separando sostanzialmente Gesù da colui che esisteva in precedenza e che si è incarnato (alcuni lo indicano come Logos, o Figlio di Dio, o Cristo). È una tesi che bisogna prendere in considerazione perché è diffusa anche fra certi studiosi, ma è chiaramente smentita dal Nuovo Testamento e di fatto trasforma l’incarnazione in una reincarnazione, nella quale la nuova persona non ha vera memoria di ciò che era in precedenza. Si potrebbero portare molti passi del Nuovo Testamento a sostegno d’una continuità fra Gesù e Colui che si è incarnato (e che indicheremo come Figlio), ma dovrebbero essere sufficienti i rapidi cenni che ne diamo.

    È vero che Giovanni colloca il Logos «nel principio» (1,2) e lo descrive come il mezzo attraverso il quale «ogni cosa è stata fatta» (1,3), ma poi chiarisce che proprio il Logos «è diventato carne e ha abitato per un tempo fra di noi» (Gv 1,14). Sempre nel Vangelo di Giovanni c’è poi un’affermazione di Gesù inequivocabile, quando dice ai Giudei: «Prima che Abramo fosse nato, io sono» (8,58). Con quel pronome «io» Gesù indica chiaramente ciò che era in quel momento e lo collega col suo essere al di fuori del tempo, applicandosi addirittura quell’esclusivo «Io sono» che Dio riferì a se stesso parlando con Mosè (Esodo 3,14).

    Come si fa a leggere Colossesi 1,13-20 distinguendo un Figlio prima dell’incarnazione e un Gesù posteriore all’incarnazione? Infatti è scritto che il Figlio «è l’immagine del Dio invisibile» … «tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» … «sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa» … «al Padre piacque di far abitare il lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce». Nell’incarnazione si è conservata «tutta la pienezza» (vedere anche 2,9), perché è stata abbandonata la forma di Dio, non la sostanza (Filippesi 2,5-7); quel Figlio per mezzo del quale sono state create tutte le cose è lo stesso che ha versato il suo sangue per riconciliare tutte le cose col Padre. Insomma, per l’apostolo Paolo c’è un’indubbia continuità e identità fra lo strumento della creazione di Dio e colui che ha versato il sangue sulla croce!

    C’è sempre stata una totale sintonia fra il Figlio e il Padre (Giovanni 8,28-29; 10,30; 14,8-11) e Gesù aveva piena coscienza di ciò che era prima dell’incarnazione (Gv 17,5,24), perciò fin da Genesi 1,1 tutto è orientato anche dal Figlio e prepara la venuta del Figlio, che è stata preordinata «prima della creazione del mondo» (1 Pt 1,20), anche se poi è stata preparata lentamente fino a manifestarsi nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4; Ef 1,10).

    Dove in Ebrei è scritto che «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno» (13,8) è inutile cavillare sull’esegesi di quel «ieri», che potrebbe anche riferirsi al tempo del Vangelo, ma che poi l’intero contesto del Nuovo Testamento rende lecito estenderlo fino a farlo partire almeno da Genesi 1,1; come d’altronde fa la stessa Epistola agli Ebrei precisando subito che Dio ha creato i mondi per mezzo del Figlio (1,1-3). Così com’è inutile cavillare su 1 Corinzi 10,4 dove viene detto che la roccia alla quale gli Israeliti bevvero nel deserto «era Cristo», cercando di non vedere la presenza anche di Gesù Cristo nell’Esodo: perché come Gesù risorto non ha cancellato la sua incarnazione e crocifissione (conservandone le ferite, Gv 20,19-27; Ap 5,6), così l’incarnazione non ha cancellato ciò che Gesù era prima, infatti colui «che fu morto e tornò in vita» è «il primo e l’ultimo» (Ap 2,8): ciò rende impossibile che nel mezzo ci sia una discontinuità di persona.

    Il filo conduttore dell’Antico Testamento è quella presenza di Gesù che ai due discepoli sulla via d’Emmaus era ancora poco chiara (Luca 24,13ss): piuttosto che cercare i contrasti fra Antico e Nuovo Testamento, vogliamo perciò cogliere nell’Antico Testamento le sintonie lì presenti col Nuovo (e viceversa). Perché tutti sappiamo, ma poi è facile dimenticarlo, che nel Nuovo Testamento c’è lo stesso Dio dell’Antico Testamento, il quale non ha certo bisogno di cambiare strada, perciò è inutile cercare contrasti, dove invece vanno colti quegli sviluppi che portano coerentemente a compimento un piano non improvvisato via via a seconda degli eventi, ma concepito fin dall’inizio e portato avanti con costanza, fino al compimento dei nuovi cieli e della nuova Terra (Ap 21), e oltre.

 

Per l’approfondimento di alcuni aspetti si veda la seguente letteratura.

     ■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), articoli: «Il conduttore del popolo», pp. 82-87; «Gesù si è sbagliato sull’avvenire?», pp. 179-181.

     ■ Nicola Martella, E voi, chi dite ch’io sia? Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000), articoli: «La speranza messianica nell’AT», pp. 3-9; «Gesù, l’ultimo Cristo», pp. 16-25; «Gesù Cristo negli Evangeli», pp. 26-33; «Gesù l’adempimento dell’AT», pp. 24-37; «Come Gesù intendeva se stesso», pp. 46-53; «Gesù Cristo in tutto il NT», pp. 68-73; «Adempimento di alcune promesse messianiche», pp. 74-87.

     ■ Nicola Martella, Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), articoli: «Vita e ministero», pp. 30-37; «Annuncio e attività», pp. 38-44; «Passione, morte e risurrezione», pp. 45-55.

     Gesù fra continuità divina e discontinuità storica {Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/315-JC_dis-continuita_UnV.htm

15-09-2008; Aggiornamento: 04-10-2008

 

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