Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

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Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Escatologia 1

 

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L’ABUSO DEL TERMINE «SPIRITUALE»

 

di Fernando De Angelis

 

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: La Chiesa ha un Fondatore (Gesù) e un solo Padre: il Padre di Gesù e Padre nostro (Gv 20,17). Se si vogliono proprio individuare dei «Padri della Chiesa» umani, bisognerebbe vederli negli apostoli, con i loro scritti raccolti nel Nuovo Testamento.

     In effetti, però, i cosiddetti «Padri della Chiesa» (Origene, Agostino e altri), qualcosa l’hanno generato, essendo stati loro a trasformare gradualmente la Chiesa neotestamentaria nella Chiesa costantiniana: partendo così da una Chiesa radicata nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) e nell’ebraismo si è arrivati a una teologia adattatasi alla filosofia greca. L’operazione è già insita nel Nuovo Testamento, essendoci pervenuto in lingua greca, e l’adattamento avrebbe dovuto restare entro quei limiti, ma divenendo la Chiesa «di massa», si è poi andati al di là della Parola di Dio.

     Noi evangelici tendiamo a dare all’operazione una valenza solo negativa, ma considerato che veniamo da Lutero e da Calvino (nonostante certi nostri dissensi) e considerato che Lutero e Calvino venivano dalla tradizione cattolica, volenti o nolenti la nostra teologia è in qualche modo passata anche per Roma. Uno dei segni di questo passaggio è l’uso che facciamo della parola spirituale, un uso tipico della mentalità greca (che concepiva il corpo come prigione dell’anima) e contrario a quell’ebraica (nella quale l’essere umano è un’unione intima fra «polvere della terra» e «soffio» divino; Gn 2,7).

     Nel Nuovo Testamento l’accento non è posto (alla greca) su un Paradiso nel quale si sta beati con la sola anima, ma sul desiderio (ebraico) d’una risurrezione che ci faccia stare col risorto Gesù in un regno molto concreto (p.es. Mt 27,52; Lc 11,31-32; 14,14; Gv 5,29; 6,39-40; At 1,22; 2,32; 3,15; 4,2.33; 5,30; 17,3.18; 23,6; 24,15; 26,23; Rm 6,4-5; 8,11; 1 Cor 15,16-17; Ef 2,6; Fil 3,10-11; Col 2,12; 3,1; 1 Ts 4,14).

 

 

2.  IL SIGNIFICATO DI «SPIRITUALE»: Il significato greco di «spirituale» è così diffuso, profondo e funesto, che bisognerebbe lanciare una vasta e protratta controffensiva. Noi, nel nostro piccolo, ci limitiamo a riproporre quanto è sinteticamente scritto in un libro a cura di Nicola Martella.

 

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Il significato che si dà a certe parole esprime già una serie di scelte dottrinali fatte. E spesso è più facile convincere a cambiare una dottrina che far cessare l’uso di quelle parole che la proclamano implicitamente.[1] È perciò necessario soffermarci su un certo linguaggio usato spesso in modo inadeguato, se non addirittura non biblico.

 

2.1.  SPIRITUALE NON È CONTRAPPOSTO A MATERIALE: Alla parola «spirituale» si dà spesso il significato di «non materiale», «non corporeo», «non reale». «Dio è spirito» (Gv 4,24) è un brano che viene portato per dimostrare l’incorporeità di Dio. Non entriamo nella questione della corporeità di Dio, ma se la frase significa «Dio è incorporeo», il significato di ciò che segue diviene «e quelli che l’adorano bisogna che l’adorino senza corpo», il che è assurdo e cozza violentemente con l’insieme della rivelazione e con l’incarnato Gesù, il Messia.

     Il disprezzo per il corpo è un’eredità platonica, introdotta nella cristianità da alcuni cosiddetti «padri» della chiesa cattolica e ortodossa. Dimostriamo di non esserci completamente liberati da tale influenza, quando usiamo la parola «spirituale» in modo sbagliato. È vero che uno spirito non ha un corpo come il nostro (Lc 24,39)[2] ed è pure vero che spirito e corpo sono elementi distinti nell’uomo (2 Ts 5,23), ma ciò non giustifica la contrapposizione spirituale-materiale. Divenire spirituale (1 Cor 1,15; 3,1), infatti, significa anche «glorificare Dio nel nostro corpo» (1 Cor 6,20). Ci viene ingiunto di «conservare irreprensibile, per la venuta del Signor nostro Gesù, il Messia», «l’intero essere» in tutte le sue funzioni fisiche, psichiche e spirituali (1 Ts 5,23). Essere spirituale, in conclusione, non può essere interpretato come un invito a non tener conto del corpo, ma piuttosto a come essere in sintonia con lo Spirito di Dio.

 

2.2.  SPIRITUALE NON È CONTRAPPOSTO A NATURALE O A POLITICO: Anche la diffusa contrapposizione naturale-spirituale va ponderata. Alla fine della creazione «Dio vide che tutto era molto buono» (Gn 1,31). Adamo, prima della caduta, non aveva nessun impedimento od ostacolo a essere spirituale: né nel proprio essere, né nella natura circostante. Perciò lo spirituale si può contrapporre a una natura degradata dal peccato, non alla natura in sé.

     Contrapporre spirituale a politico è un altro errore frequente. Nel regno del Messia sarà tutto spirituale e alcuni re d’Israele governarono spiritualmente. Anche qui, perciò, spirituale può essere contrapposto solo a un potere politico corrotto, ma la dimensione politica non è di per sé contrapposta a quella spirituale.

 

2.3.  SPIRITUALE NON SIGNIFICA ALLEGORICO O SIMBOLICO: Un’interpretazione spirituale non significa rendere tutto allegorico o simbolico. Chi usa il termine «spirituale» nel senso di «allegorico» o «simbolico», arriva all’assurdo di non interpretare «spiritualmente» la maggior parte della Bibbia![3]

 

2.4.  SPIRITUALE SI CONTRAPPONE A PECCAMINOSO: Spirituale, in definitiva, si contrappone pienamente solo a peccaminoso.[4] Le altre contrapposizioni sono solo parziali e occasionali. Una visione distorta di ciò che è spirituale è un ostacolo a esserlo correttamente e realmente; viceversa, a volte la distorsione del concetto viene difesa per giustificare una vita spiritualmente deviata.

 

2.5.  PRUDENZA NELL’USO DELLA CONTRAPPOSIZIONE CELESTE-TERRESTRE: A questo punto è evidente che anche la contrapposizione celeste-terrestre va usata con parsimonia e mettendo in chiaro che contrapposta a celeste è una terra corrotta (detta «mondo»), non la terra in sé. Sappiamo che, per la retta dottrina, è centrale confessare Gesù il Messia venuto in carne (1 Gv 4,1). Le sbagliate contrapposizioni che abbiamo esaminato sono una nascosta erosione della dottrina dell’incarnazione e dell’unione, nel Messia, del celeste e del terrestre, dello spirituale e del corporeo.

 

Ripreso da: Daniele Bencascio - Nicola Martella, «Pericoli da evitare nell’interpretazione», in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale, Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 140-143.

 

 

[1].    Abbiamo già visto al riguardo l’uso improprio di termini come «profezia», «profetico», «profet(izz)are», eccetera. Cfr. Nicola Martella (a cura di), «Che cos’è la “profezia”?», Escatologia biblica essenziale, Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. Un altro luogo comune è, ad esempio, la mancanza di distinzione fra «peccato» e «impurità».

[2].    In Lc 24,39 Gesù non affermò che uno spirito non abbia consistenza, ma che non ha «carne e ossa». Nella trascendenza, dopo la risurrezione, le anime (= persone) degli uomini avranno una consistenza tale da poter essere rivestite (Ap 6,11). Paolo parlò di «corpi celesti» e «corpi terrestri» (1 Cor 15,40).

[3].    Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002) gli articoli: «Allegoria», pp. 82s; «Interpretazione allegorica», pp. 192s; «Interpretazione deduttiva», p. 193.

[4].    Nel NT «spirituale» è contrapposto specialmente a «carnale» (Rm 7,14; 1 Cor 3,1) e, nel testo greco, a «psichico» (1 Cor 2,14; 15,44.46; è tradotto erroneamente con «naturale», ma intende «psichico, animico»). Questo modo sbagliato di tradurre corrobora la contrapposizione indebita fra «spirituale» e «naturale», di cui si è parlato sopra.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/314-Spirituale_abuso_Esc.htm

16-02-2008; Aggiornamento: 24-04-2008

 

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