Come verrebbe oggi riportato l’episodio nel quale Elia taglia la gola a
450 profeti di Baal? (1 Re 18,19.40). E che si direbbe dell’ordine di Dio di
cancellare totalmente l’intero popolo di Amalek? (Dt 25,19). Conosco teologi preparatissimi e che si
dichiarano «biblici», ciononostante cercano d’accreditare come «pacifista» anche
l’Antico Testamento, arrampicandosi sugli specchi quando si trovano davanti a
episodi come quello delle mura di Gerico, crollate con la sola preghiera
e i cui abitanti furono tutti uccisi per l’ordine dato da Dio a Giosuè (Gs 6).
Non a caso i
predicatori stanno alla larga dal libro di Giosuè, che pure fa parte della
Bibbia, e quelli che ci prendono spunto lo fanno in genere per esortare alla
«conquista spirituale»; non sto certo a biasimarli, perché ormai le chiese
sono per lo più affollate da persone che ragionano secondo gli schemi dei
telegiornali e, se ci si discosta troppo, restano scandalizzate. Specie le chiese migliori, paradossalmente;
perché le chiese migliori sono quelle nelle quali ci sono molti nuovi credenti,
i quali sono da poco arrivati portandosi il bagaglio delle loro vecchie idee e,
prima d’aver avuto il tempo di smaltirle, hanno già testimoniato efficacemente
ad altri che a loro volta si sono aggiunti, in una «catena di fede»
indubbiamente molto bella, ma nella quale non si è avuto tempo per approfondire
il testo biblico, dovendo giustamente concentrarsi sull’essenziale. Non voglio criticare nessuno, perciò, ma solo tentare
d’arginare un pensiero più o meno implicito che serpeggia anche fra i cristiani,
i quali sembra che «perdonino» il Dio dell’Antico Testamento solo perché
si sarebbe poi «convertito» nel Nuovo Testamento, dove vedono manifestarsi un
Gesù tutto amore e compassione. È vero che Gesù non è stato violento, ma
è scritto che poi lo sarebbe stato e lo sarà. Alle città della Galilea che
avevano disprezzato la sua opera annunciò un giudizio più severo di quello
toccato a Sodoma (Mt 11,20-24). Quando tornerà sulla Terra da re ha già fatto
comprendere che non si lascerà certo crocifiggere di nuovo, ma si comporterà in
modo non molto diverso da quello d’Elia (Lc 19,27), non a caso presente sul
Monte della Trasfigurazione e sull’esempio del quale s’era mosso Giovanni
Battista (Lc 1,13-17; 9,30). E dell’Apocalisse che ne facciamo? In quel libro
Gesù appare ancora come un agnello che porta i segni dell’essere stato offerto
in sacrificio (Ap 5,5-6), ma lì il tempo della sua pazienza è finito, lasciando
il posto alla sua giustizia e alla sua ira: è infatti lui che apre i sette
sigilli, con i terrificanti giudizi che l’apertura comporta (Ap 6,12-17). Quando Giobbe non riuscì più a capire e
approvare l’operato di Dio, si mise a gridare il suo dissenso e a fargli domande
in un modo che noi consideriamo irriverente, mentre la vera irriverenza è quella
di stravolgere la Parola di Dio, per adattarla al nostro razionalismo. Dio,
sorprendentemente, apprezzò più le parole di Giobbe che quelle mielose dei suoi
amici, allora è meglio gridare a lui le nostre domande, anche se egli forse ci
risponderà con altre domande per farci riflettere, facendoci capire meglio le
sue motivazioni e la sua opera. Montagne di carta e fiumi di parole sono state e sono
dedicate al crollo delle Torri Gemelle (settembre 2001, circa 3.000
morti), ma uno strano silenzio ha subito avvolto il molto più devastante
tsunami (dicembre 2004, circa 230.000 morti). Per quali cause si è
verificato lo tsunami? Forse il Creatore non ha fatto bene l’opera? Oppure Dio è
certamente buono, ma anche di limitata potenza? Ci potrebbe essere in futuro uno
tsunami ancora più devastante? Mi pare che il papa non sia andato oltre lo
scontato invito a soccorrere le vittime e anche i teologi evangelici si sono per
lo più tenuti alla larga dal problema. La politica dello struzzo e quella di
selezionare le parti della Bibbia più rassicuranti non può essere una strategia
di lunga durata. È vero che certi passi biblici sono sconvolgenti, ma proprio
per questo (parafrasando Sergio Quinzio) la Bibbia può fornirci una chiave di
lettura per questo sconvolgente mondo. I telegiornali partono dal presupposto che siamo
tutti innocenti (a parte i pedofili, gli assassini e pochi altri), mentre la
Bibbia considera che più o meno, direttamente o indirettamente, siamo tutti
colpevoli. Dio considera questo mondo responsabile dell’uccisione del suo
unico Figlio Gesù perché siamo della stessa natura e figli di chi lo
crocifisse, mentre per i telegiornali Gesù era al massimo una brava persona,
uccisa da qualche malvagio dirigente di quel tempo col quale non abbiamo nulla
da spartire: prima ci si lavava la coscienza considerando responsabile il popolo
ebreo, ora non si percepisce più nemmeno il senso di quella crocifissione che ha
segnato uno spartiacque nella storia dell’umanità, aprendo una voragine che solo
un pentimento mondiale potrebbe
rimarginare. Queste considerazioni ne stimolerebbero altre, ma se si
va dietro alle connessioni non si finisce più e allora è meglio per il momento
fermarsi qui, rileggendo la Bibbia senza sorvolarne le parti difficili, anzi
privilegiando proprio quelle.
Per l’approfondimento si veda la seguente letteratura: ■ Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento(Punto°A°Croce,
Roma 2002): «Conoscenza di Dio», pp. 116-119; «Credo storico», pp. 125s;
«Giudizio», pp. 172s; «Giudizio storico», p. 173; «Jahwè: azione verso i re
delle nazioni», pp. 204-207; «Jahwè: azione verso i re d’Israele e di Giuda»,
pp. 207-ss; Jahwè: regno universale», pp. 209s; «Nazioni e Dio», p. 237; «Regno
escatologico», pp. 298s. ■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica
essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «Il giorno di
Jahwè», pp. 107-115; «I vari giudizi escatologici», pp. 214-219; «La
tribolazione», pp. 246-269; «Resa dei conti finale», pp. 308s. |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/309-Bibbia_telegiornali_MT_AT.htm
05-01-2008; Aggiornamento: 07-01-2008 |