La Bibbia dice che il diavolo è
«principe di questo mondo» ed egli afferma che i regni sono suoi e li dà a chi
vuole. La Bibbia dice anche che Dio è il Creatore e Signore del mondo e che
«ogni potere» è stato dato a Gesù. Una contraddizione?
Dopo aver esposto a Firenze la mia consueta «Visione biblica della storia», Elio
Milazzo mi ha chiesto come consideravo Lc 4,5-8, dove il diavolo afferma che
tutta la potenza dei regni di questo mondo gli è stata data e che la dà a chi
vuole. Afferma questo proprio di fronte a Gesù, che rifiuta di sottomettersi a
lui, ma non contesta la rivendicazione che fa. La cornice più o meno esplicita
delle mie argomentazioni, invece, era rappresentata da Mt 28,18-20, dove Gesù
afferma che gli è «stato dato ogni potere… in cielo e sulla terra».
Le circostanze non ci hanno consentito di dialogare con
calma, ciononostante il breve scambio è stato utile, perché fatto di reciproco
ascolto e non di polemica. Anche se le considerazioni che seguono sono state
stimolate da quella contingenza, vogliono però porsi in un contesto più
generale, cercando una via d’uscita a quella che sembra proprio una
contraddizione.
Confesso che di solito ho eliminato l’affermazione del
diavolo dicendo che, fra lui e Gesù, qualcuno mentiva e non era difficile
indovinare chi. Mi rendo però conto che la risposta è inadeguata e cercherò
d’andare oltre, sintetizzando al massimo un tema che però è molto complesso.
L’episodio biblico che trovo più emblematico è quello
che riporta l’andata di Gesù fra i Geraseni (Mc 5,1-20). Lì c’era un uomo
posseduto da molti demoni e che nessuno riusciva a domare, quando invece vide
Gesù, gli corse incontro e gli si prostrò; le entità presenti in lui
confessarono (ben prima di Pietro) che Gesù era «figlio del Dio altissimo»
e lo pregarono, «in nome di Dio», di non mandarli via dal paese. I Geraseni non erano Ebrei, ma la prossimità con loro
li rendeva coscienti che l’allevamento dei maiali era contrario alla Legge del
Dio d’Israele. Nel chiedere d’essere mandati nei porci, perciò, è come se i
demoni lanciassero una sfida, attraverso la quale si doveva vedere se i Geraseni
preferivano la presenza dei demoni (e dei maiali) oppure quella di Gesù (e della
sua salvezza). I Geraseni capirono l’alternativa e, anziché rallegrarsi delle
liberazioni che portava Gesù, lo pregarono d’uscire dai loro confini. Gesù non volle imporre la sua presenza e se ne andò, ma
lasciò sul posto l’ex indemoniato, il quale cominciò a proclamare in quella
regione «le grandi cose che Gesù aveva fatte per lui. E tutti si
meravigliavano» (v. 20).
Da quest’episodio si vede chiaramente come l’autorità
di Gesù supera quella del diavolo, il quale è «principe di questo mondo»
perché è eletto tale dagli uomini (Gesù, nel chiamarlo così, ne esalta sempre la
debolezza: cfr. Gv 12,31; 14,30; 16,11). La potenza del diavolo, in ogni caso,
non ha la forza d’impedire che i credenti testimonino le grandi cose di Gesù.
L’affermazione di Gesù che «ogni potere» gli è stato
dato, significativamente, è in stretta connessione col grande mandato
missionario (Mt 28,18ss), perché è proprio questo l’obiettivo di Gesù nel tempo
presente e il diavolo non può impedire che l’Evangelo raggiunga «tutti i popoli»
e tutte le «estremità della terra» (Ap 7,9; At 1,8). Solo dopo questa priorità
evangelistica arriverà il tempo dell’instaurazione sulla terra del regno e della
giustizia di Dio: allora il diavolo dovrà andarsene non solo da Gerasa, ma da
tutta la terra. Altro brano biblico pertinente mi sembra quello
riguardante la tentazione di Giobbe, sul quale Satana può agire con grande
libertà, ma pur sempre con dei limiti dati da Dio (Gb 1,12 e 2,6; quanto è
difficile prendere atto che può essere Dio stesso ad autorizzare l’azione di
Satana contro un giusto!). Limiti che spesso vengono volutamente dimenticati. Come
nel caso di Pilato, al quale Gesù dovette ricordare che aveva ricevuto il potere
«dall’alto», al quale di conseguenza avrebbe dovuto risponderne (l’imperatore in
modo evidente, Dio in modo implicito; Gv 19,10-11). Anche la stirpe di Erode
aveva il vizio di considerare assoluto il proprio potere e uno di loro fece
uccidere l’apostolo Giacomo (At 12,1-3) e poi, pensando di potersi reggere
«democraticamente» sulla base dei «sondaggi», proseguì su quella linea gradita
al popolo. Non immaginando che un angelo del Signore lo avrebbe colpito e che
sarebbe presto morto roso dai vermi (v. 23).
Significativa è anche la figura del figlio di Davide,
Absalom: un principe malvagio che conquista il cuore dei sudditi e usurpa un
regno che durerà poco (2 Sam 13,28; 15,5-10; 18,7).
È convinzione diffusa che i popoli siano migliori delle
autorità che li governano, ma se le autorità sono «ministri di Dio» (Rm 13,1-7)
allora in genere i popoli sono
peggiori delle loro autorità. È infatti relativamente facile eliminare un
potere politico corrotto, ma spesso succede che poi quei popoli si danno
autorità ancora più degenerate.
Quando s’esagera l’influenza e la forza del diavolo, se
ne è di fatto degli adoratori (perché in qualche misura lo si mette al posto di
Dio). Ci sono cristiani che sono prigionieri del «purtroppo»: vorrebbero servire
Gesù, ma «purtroppo», dicono, «in questo mondo comanda il diavolo e dobbiamo pur
vivere, arrangiandoci meglio che si può». Dall’altro lato, chi vede la Signoria
di Dio dove ancora non si manifesta, santifica ciò che ancora non è santo e
s’illude di poter vedere «qui, ora e pienamente» il regno di Dio.
Non credo però che dobbiamo scegliere una «via di
mezzo» e pensare a un potere «in condominio» fra Dio e il diavolo (che Dio
sarebbe?). Attraverso il profeta Daniele, Dio ribadì che «domina sul regno
degli uomini e lo dà a chi vuole» (Dan 4,24.32), ma contrariamente a quanto
vorremmo, questo potere è dato anche a uomini che assomigliano a bestie
spaventevoli, le quali addirittura distruggono il popolo dei santi (8,24).
Sembrerà che Dio sia stato sconfitto, ma sarà come per la crocifissione, la
quale è subito seguita dalla risurrezione; perché alla fine «il potere e la
grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei
santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutte le potenze lo
serviranno e gli ubbidiranno» (7,27; cfr. 12,7). Nemmeno Daniele, comunque,
riuscì a capire bene ciò che scriveva (12,8) e la visione del futuro lo fece
svenire (8,27)
Parallelo al libro di Daniele, nel Nuovo Testamento, è
l’Apocalisse scritta da Giovanni, l’apostolo che aveva una tale sintonia con
Gesù da essergli il più prossimo a tavola (Gv 13,23; 21,25). Giovanni sapeva che
per mezzo di Gesù erano state create tutte le cose (Gv 1,3), ma quando lo vide
nella sua forza, come il gran governatore del mondo, anche lui svenne (Ap 1,17).
È facile simpatizzare con Gesù quando lo s’immagina
bambino, più problematico è quando nell’Evangelo fa da Maestro. Ora però Gesù
non è più bambino e non si presenta più solo come Maestro, perché è colui dal
quale,
per mezzo del quale e al quale tendono tutte le cose (Col 1,15-20).
In un mondo dominato dalla vuotezza televisiva che si manifesta ormai senza
pudore, la visione d’un Gesù che sta dirigendo la storia non è solo
difficilmente credibile, ma non è nemmeno comprensibile: spesso anche per chi si
dichiara cristiano.
Gesù affrontò la croce non come un momento di
sconfitta, ma come una tappa verso la vittoria finale: «E io, quando sarò
innalzato dalla terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32); «trionfando su di
loro per mezzo della croce» (Col 2,15). La vita cristiana sarà una continua
sconfitta se non abbiamo presente che Gesù è «il Signore dei signori e il Re
dei re, e vinceranno anche quelli che sono con lui» (Ap 17,14).
Per l’approfondimento cfr.
Nicola Martella, «La gerarchia e la missione
delle tenebre»,
La lieve danza delle tenebre
(Veritas, Roma 1992), pp. 285-296; cfr. qui anche «Il diavolo», pp. 402ss. ●
Nicola Martella, «Trascendenza e mondo dei demoni»,
Entrare nella breccia
(Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 112-121.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/307-Diavolo_autorita_Oc.htm
02-05-07; Aggiornamento: 21-01-2008
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