Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La lieve danza delle tenebre

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

L’occultismo viene presentato quale problema sociale, razionale e biblico.

  Alcuni dei temi principali sono i seguenti:
■ La superstizione
■ La divinazione
■ L’astrologia
■ Medianismo e fenomeni extra-sensoriali
■ Lo spiritismo
■ La magia
■ La massoneria
■ La neostregoneria
■ Il satanismo
■ Il paranormale
■ La religione
■ I fenomeni estatici e la falsa profezia
■ L’esoterismo
■ La dottrina occulta
■ I fenomeni occulti nella prospettiva biblica

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I REGNI LI ASSEGNA DIO O IL DIAVOLO?

 

 di Fernando De Angelis

 

La Bibbia dice che il diavolo è «principe di questo mondo» ed egli afferma che i regni sono suoi e li dà a chi vuole. La Bibbia dice anche che Dio è il Creatore e Signore del mondo e che «ogni potere» è stato dato a Gesù. Una contraddizione?

 

Dopo aver esposto a Firenze la mia consueta «Visione biblica della storia», Elio Milazzo mi ha chiesto come consideravo Lc 4,5-8, dove il diavolo afferma che tutta la potenza dei regni di questo mondo gli è stata data e che la dà a chi vuole. Afferma questo proprio di fronte a Gesù, che rifiuta di sottomettersi a lui, ma non contesta la rivendicazione che fa. La cornice più o meno esplicita delle mie argomentazioni, invece, era rappresentata da Mt 28,18-20, dove Gesù afferma che gli è «stato dato ogni potere… in cielo e sulla terra».

     Le circostanze non ci hanno consentito di dialogare con calma, ciononostante il breve scambio è stato utile, perché fatto di reciproco ascolto e non di polemica. Anche se le considerazioni che seguono sono state stimolate da quella contingenza, vogliono però porsi in un contesto più generale, cercando una via d’uscita a quella che sembra proprio una contraddizione.

     Confesso che di solito ho eliminato l’affermazione del diavolo dicendo che, fra lui e Gesù, qualcuno mentiva e non era difficile indovinare chi. Mi rendo però conto che la risposta è inadeguata e cercherò d’andare oltre, sintetizzando al massimo un tema che però è molto complesso.

     L’episodio biblico che trovo più emblematico è quello che riporta l’andata di Gesù fra i Geraseni (Mc 5,1-20). Lì c’era un uomo posseduto da molti demoni e che nessuno riusciva a domare, quando invece vide Gesù, gli corse incontro e gli si prostrò; le entità presenti in lui confessarono (ben prima di Pietro) che Gesù era «figlio del Dio altissimo» e lo pregarono, «in nome di Dio», di non mandarli via dal paese.

     I Geraseni non erano Ebrei, ma la prossimità con loro li rendeva coscienti che l’allevamento dei maiali era contrario alla Legge del Dio d’Israele. Nel chiedere d’essere mandati nei porci, perciò, è come se i demoni lanciassero una sfida, attraverso la quale si doveva vedere se i Geraseni preferivano la presenza dei demoni (e dei maiali) oppure quella di Gesù (e della sua salvezza). I Geraseni capirono l’alternativa e, anziché rallegrarsi delle liberazioni che portava Gesù, lo pregarono d’uscire dai loro confini.

     Gesù non volle imporre la sua presenza e se ne andò, ma lasciò sul posto l’ex indemoniato, il quale cominciò a proclamare in quella regione «le grandi cose che Gesù aveva fatte per lui. E tutti si meravigliavano» (v. 20).

     Da quest’episodio si vede chiaramente come l’autorità di Gesù supera quella del diavolo, il quale è «principe di questo mondo» perché è eletto tale dagli uomini (Gesù, nel chiamarlo così, ne esalta sempre la debolezza: cfr. Gv 12,31; 14,30; 16,11). La potenza del diavolo, in ogni caso, non ha la forza d’impedire che i credenti testimonino le grandi cose di Gesù.

     L’affermazione di Gesù che «ogni potere» gli è stato dato, significativamente, è in stretta connessione col grande mandato missionario (Mt 28,18ss), perché è proprio questo l’obiettivo di Gesù nel tempo presente e il diavolo non può impedire che l’Evangelo raggiunga «tutti i popoli» e tutte le «estremità della terra» (Ap 7,9; At 1,8). Solo dopo questa priorità evangelistica arriverà il tempo dell’instaurazione sulla terra del regno e della giustizia di Dio: allora il diavolo dovrà andarsene non solo da Gerasa, ma da tutta la terra.

     Altro brano biblico pertinente mi sembra quello riguardante la tentazione di Giobbe, sul quale Satana può agire con grande libertà, ma pur sempre con dei limiti dati da Dio (Gb 1,12 e 2,6; quanto è difficile prendere atto che può essere Dio stesso ad autorizzare l’azione di Satana contro un giusto!).

     Limiti che spesso vengono volutamente dimenticati. Come nel caso di Pilato, al quale Gesù dovette ricordare che aveva ricevuto il potere «dall’alto», al quale di conseguenza avrebbe dovuto risponderne (l’imperatore in modo evidente, Dio in modo implicito; Gv 19,10-11). Anche la stirpe di Erode aveva il vizio di considerare assoluto il proprio potere e uno di loro fece uccidere l’apostolo Giacomo (At 12,1-3) e poi, pensando di potersi reggere «democraticamente» sulla base dei «sondaggi», proseguì su quella linea gradita al popolo. Non immaginando che un angelo del Signore lo avrebbe colpito e che sarebbe presto morto roso dai vermi (v. 23).

     Significativa è anche la figura del figlio di Davide, Absalom: un principe malvagio che conquista il cuore dei sudditi e usurpa un regno che durerà poco (2 Sam 13,28; 15,5-10; 18,7).

     È convinzione diffusa che i popoli siano migliori delle autorità che li governano, ma se le autorità sono «ministri di Dio» (Rm 13,1-7) allora in genere i popoli sono peggiori delle loro autorità. È infatti relativamente facile eliminare un potere politico corrotto, ma spesso succede che poi quei popoli si danno autorità ancora più degenerate.

     Quando s’esagera l’influenza e la forza del diavolo, se ne è di fatto degli adoratori (perché in qualche misura lo si mette al posto di Dio). Ci sono cristiani che sono prigionieri del «purtroppo»: vorrebbero servire Gesù, ma «purtroppo», dicono, «in questo mondo comanda il diavolo e dobbiamo pur vivere, arrangiandoci meglio che si può». Dall’altro lato, chi vede la Signoria di Dio dove ancora non si manifesta, santifica ciò che ancora non è santo e s’illude di poter vedere «qui, ora e pienamente» il regno di Dio.

     Non credo però che dobbiamo scegliere una «via di mezzo» e pensare a un potere «in condominio» fra Dio e il diavolo (che Dio sarebbe?). Attraverso il profeta Daniele, Dio ribadì che «domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole» (Dan 4,24.32), ma contrariamente a quanto vorremmo, questo potere è dato anche a uomini che assomigliano a bestie spaventevoli, le quali addirittura distruggono il popolo dei santi (8,24). Sembrerà che Dio sia stato sconfitto, ma sarà come per la crocifissione, la quale è subito seguita dalla risurrezione; perché alla fine «il potere e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutte le potenze lo serviranno e gli ubbidiranno» (7,27; cfr. 12,7). Nemmeno Daniele, comunque, riuscì a capire bene ciò che scriveva (12,8) e la visione del futuro lo fece svenire (8,27)

     Parallelo al libro di Daniele, nel Nuovo Testamento, è l’Apocalisse scritta da Giovanni, l’apostolo che aveva una tale sintonia con Gesù da essergli il più prossimo a tavola (Gv 13,23; 21,25). Giovanni sapeva che per mezzo di Gesù erano state create tutte le cose (Gv 1,3), ma quando lo vide nella sua forza, come il gran governatore del mondo, anche lui svenne (Ap 1,17).

     È facile simpatizzare con Gesù quando lo s’immagina bambino, più problematico è quando nell’Evangelo fa da Maestro. Ora però Gesù non è più bambino e non si presenta più solo come Maestro, perché è colui dal quale, per mezzo del quale e al quale tendono tutte le cose (Col 1,15-20). In un mondo dominato dalla vuotezza televisiva che si manifesta ormai senza pudore, la visione d’un Gesù che sta dirigendo la storia non è solo difficilmente credibile, ma non è nemmeno comprensibile: spesso anche per chi si dichiara cristiano.

     Gesù affrontò la croce non come un momento di sconfitta, ma come una tappa verso la vittoria finale: «E io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32); «trionfando su di loro per mezzo della croce» (Col 2,15). La vita cristiana sarà una continua sconfitta se non abbiamo presente che Gesù è «il Signore dei signori e il Re dei re, e vinceranno anche quelli che sono con lui» (Ap 17,14).

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «La gerarchia e la missione delle tenebre», La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), pp. 285-296; cfr. qui anche «Il diavolo», pp. 402ss. ● Nicola Martella, «Trascendenza e mondo dei demoni», Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 112-121.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/307-Diavolo_autorita_Oc.htm

02-05-07; Aggiornamento: 21-01-2008

 

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