Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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3. Cultura biblica

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Carismaticismo e occultismo a confronto
   Ecco le parti principali:
■ Alcune basi del carismaticismo
■ Problemi del carismaticismo
■ Carismaticismo ed esoterismo
■ Carismaticismo e dottrine
■ Fatti, casi ed eventi
■ Casi di cura d’anime

 

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GENESI 2 E LA «CULTURA SANTA»

 

 di Fernando De Angelis

 

Nel cap. 2 della Genesi troviamo espressioni molto significative, applicabili alla cultura, che ora prenderemo in esame singolarmente.

 

 

1.  GENESI 2,5: «Non c’era alcun uomo per coltivare il suolo»: Nel successivo v. 15 è scritto che Dio pose l’uomo nel giardino affinché «lo lavorasse e lo custodisse». È così indubitabile che, per Dio, il fatto che non ci fosse «alcun uomo per coltivare» fosse una mancanza, un’incompletezza. Perciò definire «natura incontaminata» quella, dove l’uomo non ha messo piede, è usare un linguaggio pagano, non biblico.

È vero che l’uomo si comporta a volte come un distruttore, ma ciò non toglie che la natura (che meglio sarebbe chiamare «creato») senza l’uomo è come un regno senza re. La contaminazione del creato non la produce solo l’uomo di oggi, perché anche una savana «incontaminata» è piena di violenza e di morte. Perciò pure per essa è necessaria una «decontaminazione», un riscatto, che avverrà quando ci sarà il regno del «Secondo Adamo», cioè Gesù, che annullerà definitivamente la vera contaminazione del mondo, quella del «Primo Adamo», per colpa del quale il suolo è stato maledetto (Genesi 3,17).

Oggi diciamo «coltura» di grano e «cultura» letteraria, ma le due parole vengono da un vocabolo comune e di questo ce n’è traccia quando si dice che una certa persona è «colta», o quando si parla di «cultivar» di grano (cioè di varietà di grano coltivate). Cosa hanno in comune l’agricoltore e il letterato? In fondo, sia l’agricoltore che il letterato impegnano le loro facoltà umane per produrre qualcosa che sentono come appartenergli. Agricoltura e cultura, insomma, sono due facce della stessa medaglia e ci dicono che la Bibbia non vuole che siamo passivi, ma ci chiama ad agire con tutte le nostre facoltà, fisiche ed intellettuali.

 

 

2.  Genesi 2,8: «Dio il Signore piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l’uomo che vi aveva formato». Quando Dio creò le varie cose, evidentemente Adamo non poté assistervi, il giardino invece è stato piantato quando Adamo c’era e Dio, nel prepararlo, si è comportato «da uomo» (piantare non è creare), fornendo un modello che potesse essere replicato dall’uomo.

È significativo che la storia ci dica come le più grandi civiltà (mesopotamica, egiziana, indiana e cinese) siano nate sui fiumi e basate sull’agricoltura irrigua. Ci dice pure che, fra esse, la più antica è sorta proprio fra l’Eufrate e il Nilo, cioè nell’area dove Dio piantò l’Eden.

 

 

3.  GENESI 2,15: «Lo pose nel giardino d’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse». Non «lo lavorasse o lo custodisse», perché l’azione sulla natura doveva essere conservativa, non distruttiva. Questo compito di lavorare la terra precede la caduta, perciò non è stato il peccato a rendere necessaria l’agricoltura (come qualcuno purtroppo afferma), perché il peccato ha solo reso in parte penoso un lavoro che era già istituito (così come non è stato il peccato a introdurre la gravidanza, alla quale è stato solo aggiunto il dolore) (Genesi 3:16-19).

 

 

4.  Genesi 2,20: «L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e a ogni animale dei campi». Oltre che nell’agricoltura (regno vegetale), Dio avvia l’uomo anche nella conoscenza del regno animale: l’invito a dare il nome significa fargliene dono e d’altronde tutta la Terra è un dono di Dio all’uomo, come si legge nel Salmo 115,16: «I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l’ha data agli uomini».

Spesso si obietta che l’uomo non poteva in un solo giorno dare il nome a tutti gli animali. In effetti, ancora oggi non abbiamo finita l’opera e, per esempio, negli abissi marini si scoprono continuamente nuove specie (si scoprono, non che si producano per evoluzione!). Forse Adamo ha dato il nome agli animali più rappresentativi e importanti, e certo non riesco a pensare come avrebbe potuto farlo per le innumerevoli specie di insetti e per quelle (ancor più numerose) dei molluschi marini. Un mio alunno memorizzava all’istante le date di nascita, che potevano essergli richieste anche mesi dopo. Non capisco come ciò sia possibile, eppure è una realtà e mi fa sospettare che se la mente umana ha conservato ancora simili capacità, quella ancora pura di Adamo poteva benissimo fare al di là di quello che io oggi posso capire.

Non vogliamo buttarla sul fideismo, ma nessuno era presente quando è venuto all’esistenza il mondo, il quale non può evidentemente esser fatto rinascere in laboratorio, perciò le convinzioni in questo campo vanno oltre ciò che possiamo sperimentare. Chi è convinto di poter vivere solo di logica e di raziocinio, sarebbe opportuno che visionasse la scheda presente nella rubrica «Flash» e intitolata «Limiti del dialogo e irrazionalità del razionalismo».

 

5.  IL FILONE DELLA «CULTURA SANTA»: Quella descritta in Genesi 2 è una «cultura santa», che poi nel cap. 3 degenererà, ma della quale rimarranno significative tracce anche in seguito: per esempio in Esodo 31,2-6 (Besaleel e Ooliab) e in 1 Re 4,29-34 (Salomone).

In Esodo 31,2-6 Dio dice a Mosè: «Vedi, io ho chiamato per nome Besaleel […] l’ho riempito dello Spirito di Dio, per dargli sapienza, intelligenza e conoscenza per ogni sorta di lavori, per concepire opere d’arte, per lavorare l’oro, l’argento e il rame, per incidere pietre da incastonare, per scolpire il legno, per eseguire ogni sorta di lavori. Ed ecco, gli ho dato per aiutante Ooliab […] ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili, perché possano fare tutto quello che ti ho ordinato». Quegli artigiani, potenziati da Dio, misero in atto svariate tecniche alla benevola presenza di Dio, con la guida dello Spirito di Dio, per le finalità indicate da Dio. Vissero quasi un nuovo Eden, insomma, ma anche quello splendore fu di breve durata, perché il popolo di Israele presto degenerò.

In 1 Re 4,29-34 è scritto che «Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente vasta com’è la sabbia che sta sulla riva del mare […] parlò degli alberi, dal cedro del Libano all’issopo che spunta dalla muraglia. Parlò pure degli animali, degli uccelli, dei rettili, dei pesci. Da tutti i popoli veniva gente per udire la saggezza di Salomone».

Anche al tempo di Salomone brillò dunque una «cultura santa» e anche allora finì presto, ma quando queste luci si spengono lasciano una memoria e una nostalgia che le fa poi in qualche modo riemergere. Come nell’Inghilterra di Newton (1642-1727) e di Boyle (1627-1691), quando gli scienziati più stimati credevano che la vita sulla Terra avesse poche migliaia di anni e appoggiavano apertamente l’opera missionaria! Poi è arrivato Darwin (1809-1882) con le sue proposte antibibliche, ma la ricchezza di quello slancio iniziale consente ancora al mondo anglofono di avere il primato. Se Darwin finirà per trionfare, però, le degenerazioni già in atto in quel mondo si aggraveranno fino a disarticolarlo.

La nostra lotta contro il darwinismo e per la «cultura di Adamo» è perciò in vista di un beneficio generale, perché fatta nella speranza di veder fiorire una nuova «cultura santa».

 

   ■ Per approfondire Gn 2 e le sue implicazioni cfr. Nicola Martella, Le Origini 1-2 (Punto°A°Croce, Roma 2006): 1. Temi delle origini e 2. Esegesi delle origini.

 

Aggiornamento: 02-05-07

 

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