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1.
L’immagine esclusiva dell’Onnipotente
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2.
L’intima associazione fra uomo e Deità
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3.
La centralità come «ponte»
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4.
L’umanesimo secolarizzato è possibile?
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5.
Riassunto e conclusione |
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«Dio creò a sua immagine l’uomo […], polvere [presa]
dalla terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale» (Gn 1,27; 2,7)
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1.
L’IMMAGINE ESCLUSIVA DELL’ONNIPOTENTE: I primi due capitoli della Genesi, seppur con parole molto
semplici, fanno un ritratto straordinario e complesso dell’uomo. Fuori del
contesto biblico, nessuno lo pone così in alto da arrivare a definirlo
immagine esclusiva dell’Onnipotente Creatore,
del quale ha in sé il «soffio» (Gn 2,7).
Nella cultura greca c’è sì il concetto di somiglianza fra
gli dèi e gli uomini, però non è una convergenza «verso l’alto», ma «verso il
basso», cioè ottenuta concependo una divinità con una natura simile a quella
dell’uomo corrotto. In altre culture si riconosce che nell’uomo c’è qualcosa di
divino, ma questo elemento divino non gli è esclusivo, perché lo si vede in
tutte le cose, fino al punto che certi animali, a volte, sono considerati più
vicini alla Deità dell’uomo. Tornando alla Bibbia, la
possibile sintonia fra Dio e l’uomo non si vede solo in quello straordinario
«stare insieme» nel giardino d’Eden (Gn 2,15-25) perché, con alcuni uomini, Dio
continuerà ad avere un rapporto di condivisione anche dopo la corruzione
descritta in Genesi 3. Abrahamo, infatti, viene definito da Dio come «l’amico
mio» (Is 41,8; Gen 18,17-33) e, con Mosè, Dio parlava «come un uomo parla con
il proprio amico» (Es 3,11).
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2.
L’INTIMA ASSOCIAZIONE FRA UOMO E DEITÀ: Quanto detto fin qui, è però poca cosa, se si
considera che Dio stesso arrivò poi, in Gesù, ad assumere una forma umana. E ciò
non avvenne «travestendosi» momentaneamente da uomo, ma percorrendo il comune
sentiero degli uomini: prima nelle viscere di una donna e poi sottomettendosi ai
genitori nel crescere in sapienza, in statura e in grazia (Lc 1,31.42; 2,52),
portando infine il suo corpo umano risorto con sé nel cielo, per sempre (At 1,9;
Ap 4,6).
Ne deriva che l’umanità,
presente in Gesù, è ora strettamente integrata nell’intera Deità. E ciò vale
addirittura come anticipo che apre la porta a tutti i cristiani, come si può
vedere dalle parole di Gesù: «Quelli che credono in me […] siano tutti uno. E
come
tu, o Padre, sei in me e io sono in te,
anch’essi siano in noi» (Gv
17,21). Queste sono parole che, se ci si riflette a fondo, danno un senso di
vertigine.
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3.
LA CENTRALITÀ COME «PONTE»: Abbiamo intitolato
questo articolo «La centralità dell’uomo» non solo a motivo della sua elevatezza
rispetto al creato, ma anche per la sua posizione di «ponte». Infatti, pur
essendo così intimo con Dio a causa del particolare «soffio» ricevuto, il corpo
dell’uomo è fatto di quella polvere nella quale convergono i costituenti tipici
del mondo minerale (Gn 2,7; 3,19). Con i vegetali, l’uomo ha un intimo contatto
perché se ne nutre (Gn 1,29), e oggigiorno sappiamo che la cellula umana ha
significative parti in comune con quelle di tutti gli altri viventi. L’affinità
con gli animali, infine, è tale che viene perfino presa in considerazione la
possibilità che si trovasse fra gli animali un «aiuto adatto» ad Adamo, prima
che Dio formasse Eva (Gn 2,18-20). Gli animali si chiamano così proprio perché
si riconosce in loro un’anima, seppur diversa da quella umana, ma l’indubbia
affinità esistente, non deve far passare in secondo piano il fatto che, secondo
la Bibbia, resta un’enorme distanza fra loro e l’uomo. Infatti, per esempio, Dio
ricavò dagli animali delle pelli per coprire la prima coppia, poi permise
esplicitamente agli uomini di mangiarne e, in seguito, ne comandò l’utilizzo per
i vari tipi di sacrifici (Gn 3,21; Lv 1; 11).
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4.
L’UMANESIMO SECOLARIZZATO È POSSIBILE?: Questo senso
dell’elevatezza e della centralità dell’uomo, è parte essenziale della cultura
dell’Occidente ed è fatta propria, in qualche modo, anche da molti non credenti.
Questo «umanesimo secolarizzato», chiediamoci, si fonda sulla sola ragione? A
noi sembra che la ragione non porti a porre al centro l’uomo, perché l’indagine
«scientifica» dell’essere umano ne evidenzia solo il fatto che è un particolare
aggregato chimico, che appare fugacemente sulla scena e presto si dissolve. Con
la sola ragione, insomma, si finisce prima o poi col convincersi
dell’onnipotenza della morte (nichilismo). Il cosiddetto «umanesimo
secolarizzato», perciò, a noi sembra un tentativo di conservare certi graditi
frutti dell’insegnamento biblico, ma senza riconoscerne la sorgente, o
addirittura negandola. Non stupisce, perciò, che l’umanesimo secolarizzato sia
presente soprattutto fra chi ha un retaggio in qualche modo cristiano, il quale
però, se non è alimentato a ogni generazione, svanisce presto. Come possiamo
constatare in questo mondo «post-moderno», molte persone urbanizzate non hanno
ormai più nemmeno quella conoscenza superficiale, e a volte superstiziosa, che
avevano quelli del precedente mondo contadino; questi ultimi, pur tra tanti
equivoci, conservavano in sé il senso di valori che li trascendevano.
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5.
RIASSUMENDO E CONCLUDENDO: L’uomo non è una «via
di mezzo» fra immagine di Dio, animali, piante ed elementi chimici: è tutte
queste cose insieme. L’essere immagine di Dio, però, è ciò che lo distingue da
tutto il resto del creato; è pure ciò che ha, di gran lunga, di più prezioso,
pertanto è ciò che deve essere più salvaguardato.
Questa dignità l’uomo ce l’ha in quanto discendente di
Adamo, dunque indipendentemente dal suo quoziente di intelligenza o dal suo
stato di salute. Si capisce che si potrebbe
passare facilmente dall’enunciazione dei principi ai loro risvolti nel campo
dell’etica (aborto, eutanasia, vegetarianesimo e altro), ma con questa rubrica
vogliamo esplorare i fondamenti della realtà, senza addentrarci nella loro
applicazione. Questo anche perché, nel mondo di oggi, certe scelte etiche
sbagliate sono spesso frutto di presupposti sbagliati, chiarendo i quali i
comportamenti corretti ne sono quasi un’inevitabile conseguenza.
Cfr. l'esegesi di Gn 1,27; 2,7 in Nicola
Martella,
Le Origini
1-2 (Punto°A°Croce, Roma 2006): 1.
Temi delle origini e 2.
Esegesi delle origini. |
Aggiornamento: 02-05-07
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