1. ENTRIAMO IN TEMA: Qajin considerò
ovvio che egli, abbandonando il clan paterno e andando in esilio in terra
straniera, sarebbe stato escluso anche da altri gruppi e che là qualcuno avrebbe
potuto ammazzarlo per vendetta. Egli diede dunque come assodato che altre zone
fossero popolate e che, se la sua famiglia preferì mandarlo in esilio invece di
far vendetta, là potevano esserci altri uomini che non se ne facevano alcuno
scrupolo. La sua affermazione rendeva quindi chiaro che a quel tempo vaste zone
nel paese appena fuori del giardino d’Eden erano popolato da altri uomini.
Qajin, per unirsi sessualmente alla sua donna, doveva averla presa da qualche
parte e sposata. Non poteva essere rimasto, quindi, solo lui e i suoi genitori,
aspettando che il padre a 130 anni generasse un altro figlio maschio e, chissà
quando, delle figlie femmine.
2.
QAJIN NON ERA IL PRIMOGENITO?:
In Gn 2,23 la donna fu chiamata ’iššāh
dall’uomo in funzione a se stesso (’îš).
In 3,20 abbiamo constatato che per l’autore
della Genesi era inusuale che fosse dato un nome a qualcuno senza una
circostanza specifica, sia in caso di nascita, sia perché gli veniva attribuito
un nome nuovo. Qui sarebbe stato inconsueto che l’uomo avesse dato alla sua
donna un nome così significativo,
Ḥawwāh «Viviana»,
mettendolo in connessione con la maternità rispetto a tutta l’umanità, senza
che si fosse realizzata veramente la circostanza specifica di essere diventata
madre. Sarebbe stato ovvio che l’uomo avesse dato alla sua donna un tale nome in
occasione della sua prima maternità. L’annuncio dei fastidi di gestazione e
delle doglie del parto (3,16) avevano un senso immediato, se Eva fosse stata già
incinta o perlomeno se avesse partorito come minimo un figlio, prima che Dio
avesse mandato via dal giardino lo
’ādām quale «genere umano»
(3,23s). Infatti, è interessante notare che l’autore non disse che l’uomo e sua
moglie furono mandati via dal giardino, ma lo
’ādām quale titolare di tutta la
sua famiglia o quale genere umano.
L’uso di ’îš «uomo
(maschio)» (in genere adulto o socialmente rilevante) e non di ben
«figlio» o di zākār
«maschio» da parte di Eva per designare Qajin (4,1), mostra che egli non era
il primo discendente in assoluto. Di ciò abbiamo parlato già sopra a
proposito
dell’attribuzione del nome
Ḥawwāh alla donna, definita anche «madre
di ogni [essere] vivente» (3, 20). È probabile che Eva avesse partorito
Qajin dopo
un certo numero di figlie. Nella Genesi, generalmente l’autore non menzionò
le figlie quando nacquero (cfr.
46,15), a meno che non fossero rilevanti in
seguito, nel corso della narrazione (cfr. Dina in 30,21; 43,1ss).
L’entusiasmo, che traspariva dalle parole della madre («Ho procreato
un îš!»), era perciò dettato dall’attesa che
egli, in qualità di
îš, un giorno avrebbe potuto proseguire la
discendenza umana e sollevarne le sorti («Questo è l’uomo!»; cfr. 5,29).
Nel caso di Qajin l’autore non scrisse: «la donna
partorì un figlio (o il suo primogenito), a cui dette il nome ***, perché…»
(cfr. Gn 29,32-35). Egli scrisse direttamente «partorì Qajin».
Similmente accadde per Hëbël. È probabile che Qajin, oltre a non essere il
primogenito, non fosse neppure il primo maschio; per questo l’autore non usò
ben
«figlio» o zākār
«maschio», ma ’îš «uomo (socialmente
rilevante)». L’autore lo menzionò particolarmente, perché avrebbe
avuto un ruolo particolare nel proseguo della narrazione. Infatti, l’autore
accostò Gn 3 e 4 in modo tematico, evidenziando non l’intera storia delle
origini, ma solo l’origine e lo sviluppo del peccato. Alla seduzione dei
genitori si aggiunse ora la premeditazione dei discendenti. Qajin permise
all’avversario seduttore di prendere il dominio sopra di lui mediante il
peccato e uccise perciò suo fratello, diventando così il primo
rappresentante di un’umanità indipendente da Dio e cioè, per così dire, un
«seme del serpente». Se Qajin fosse stato soltanto uno dei tanti
figli, è comprensibile che egli, dopo l’omicidio, temesse d’incontrare gente
e d’essere ucciso (4,14).
[Segue lo schema del resto del capitolo]
3.
HËBËL NON ERA IL SECONDOGENITO?
4.
ŠET NON ERA IL TERZOGENITO?
5.
QAJIN ERA SOLO QUANDO ANDÒ VIA?
6.
C’ERA UN’UMANITÀ PARALLELA?
6.1. LA TESI EVOLUZIONISTA
6.2. LA MOGLIE DI QAJIN
6.3. C’ERANO UOMINI NEL PAESE DI NOD?
6.4. ESISTEVANO DEI NON-ADAMITI?
6.5. QUANDO SI BARA CON I DATI BIBLICI
Tratto da Nicola Martella,
Temi delle origini. Percorsi
Biblici 5 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 345-350.
05-04-2007; Aggiornamento:
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