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Criticismo storico;
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Teologia biblica e dogmatica: confronti;
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Teologia biblica;
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Teologia dogmatica]
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1.
LA NATURA DELL’AT: L’AT è un’opera molto articolata. Esso è
un’armoniosa composizione che contiene elementi molto eterogenei fra di loro, ad
esempio: narrazioni storiche, leggi, predicazioni, preghiere, canti, predizioni,
discorsi ed aforismi. Nelle stesse leggi è difficile separare nettamente fra le
diverse categorie, per stabilire, ad esempio, quali siano solo morali, quali
solo rituali e quali solo sociali o politiche. A ciò si aggiunge che nell’AT non
esiste una vera sistemazione in categorie separate e rigide; si notino questi
esempi: le leggi interrompono il flusso narrativo in Numeri, i fatti storici
vengono ripetuti liricamente in Es 15 (canto di Miriam) e in Gdc 5 (canto di
Debora), le lunghe narrazioni sui profeti Elia ed Eliseo sono inserite
all’interno dei libri dei Re, l’inno sulla sapienza (Gb 28) interrompe i
discorsi nel libro di Giobbe, i libri di Giona (2) e di Habacuc (3) contengono
rispettivamente un inno, il libro di Gioele (1,2s) inizia con un passo
sapienziale, mentre quello di Osea (14,9) termina con esso, e i Salmi cominciano
con un testo sapienziale (Sal 1).
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2.
ALCUNI SISTEMI TEOLOGICI:
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Criticismo storico;
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Dispensazionalismo e l’AT;
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Teologia del patto e l’AT] Non è un caso che i sistemi teologici
siano figli della filosofia e che la dogmatica e la teologia sistematica siano
nate in occidente. Qui di seguito trattiamo tre sistemi teologici che hanno
influenzato alquanto l’interpretazione della Scrittura e l’esegesi. Qui
accenniamo alla
«teologia
storico-critica», seguita negli ambienti liberali,
alla «teologia del patto unico», cara agli ambienti riformati, e alla
«teologia dispensazionalista», familiare in diversi ambienti evangelici. In
questi ultimi due approcci si tratta di semplificazioni che partono da
sovrastrutture dottrinali quali sistemi addotti per spiegare la «storia della
salvezza».
●
La teologia storico-critica:
Il
«criticismo storico» parte da una sovrastruttura filosofica o
ideologica, figlia del razionalismo. Anch’esso opera diverse semplificazioni
rispetto alla realtà, ad esempio, quando classifica i testi predizionali come «vaticinia
ex eventu», ossia come vestimento postumo degli eventi in senso
predizionale. Ciò ha un’incredibile influenza sulla datazione dei libri,
ritenuta sempre tardiva, e sulla loro stessa composizione, poiché alcuni di essi
vengono smembrati in parti diverse, le quali sono poi attribuite a persone
differenti fra di loro (cfr. Isaia, Deutero-Isaia e Trito-Isaia). Per spiegare
le cose in modo plausibile, la
teologia storico-critica
fa poi riferimento alla pressoché «onnipotente» tradizione orale, durata per
secoli e secoli; se ciò non basta, evoca alchimie letterarie e tramandamentali e
si fa soccorrere da una schiera di innumerevoli ed anonimi redattori che, nel
corso dei secoli, avrebbero ricamato sul «canovaccio» di questo o di quel libro
biblico, affinché ognuno d’essi raggiungesse lo stato attuale. Alla storia
biblica narrata dai testi viene affiancata una «storia vera», in tutto o in gran
parte diversa dall’originale.
●
La teologia
dispensazionalista: La struttura dispensazionalista è nata in
campo riformato ed è stata sviluppata poi fuori di esso, specialmente nei suoi
aspetti esagerati (ultra-dispensazionalismo); essa è frutto del razionalismo
occidentale.
●
La teologia riformata del
«patto unico»: La stessa tentazione razionalistica affligge la
cosiddetta «teologia del patto», nata anch’essa in campo riformato e
predominante specialmente in esso. Essa vede nella Bibbia un solo patto,
dichiarato addirittura eterno, che si sarebbe trasformato ed aggiornato nella
storia; le conseguenze sono un’infausta confusione fra «Israele» e la «chiesa» e
fra «regno di Dio» e «società civile». Neppure questa ideologia dogmatica è
adatta a descrivere la complessità e la polivalenza del fenomeno dei patti, i
quali coesistono contemporaneamente e parallelamente nella storia.
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3.
I SISTEMI TEOLOGICI E L’AT: Gli Ebrei della Bibbia hanno parlato di
un «prima» e di un «poi» rispetto a certi fenomeni storici, senza
intraprendere una sistemazione strutturata ed elaborata. Essi non si sono
accinti neppure a sviluppare un sistema dottrinale, in cui tutto sia compreso
nella sua continuità storica, per così dire, dall’eternità all’eternità. Essi
avevano altresì un grande rispetto di ciò che Dio aveva detto per bocca dei suoi
profeti riguardo al futuro (cfr. Dn 9,1 con Gr 25,11).
● In ogni sistema
c’è il fascino, spesso arrogante, di pigiare la complessa realtà in scatole
filosofiche, ideologiche o dottrinali. In esso c’è pure la tentazione di
interpretare la Scrittura, speculando e proiettando fra le righe. Tali sistemi,
per essere coerenti con se stessi, portano in sé il pericolo di snaturare
addirittura la realtà stessa (p.e. proiezione del NT sull’AT e della chiesa
sull’Israele dell’AT; cfr. la «storia vera» del criticismo).
● È un dato di
fatto che Dio non si è rivelato nella storia secondo un ferreo sistema a scatole
chiuse, secondo il modello ultra-dispensazionalista, né mediante un fluido
sistema evoluzionistico, secondo il modello del «patto unico» della teologia
riformata. La religione d’Israele non è neppure il risultato dell’emancipazione
culturale né dell’ingegno teologico di persone particolari, come suggerisce la
teologia critica. La Bibbia attesta, però, che Dio si è rivelato nella storia,
parlando ed agendo con grazia e giudizio; la Scrittura attesta che Dio ha la
capacità di annunciare il futuro in anticipo. Jahwè si è manifestato
particolarmente mediante una serie di patti, i quali sono distinti fra di loro
e, allo stesso tempo, intimamente connessi.
Tratto da Nicola Martella, Manuale teologico
dell’AT (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 332ss.
05-04-2007; Aggiornamento:
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