Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Assaggi di lettura

Scheda minima delle opere

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’EVANGELO DI MARCO

 

 di Nicola Martella

 

Dando un primo sguardo a questo libro e confrontandolo se confrontato con quello di Matteo, non ci appare come manifestazione di quella sublime grandezza che traspare nei discorsi di Gesù, riportati dal primo Evangelo. La narrazione di Marco dà l’impressione d’essere un’esposizione che rispecchia, in modo semplice, i ricordi personali di testimoni oculari. Questo è l’Evangelo più breve tra i Sinottici (Mc 16 capitoli; Mt 28; Lc 24) e anche rispetto a Giovanni (21). Nel complesso ricorre in Marco all’incirca la metà del materiale che si trova in Matteo; per certi aspetti sembra una miniatura di quest’ultimo. Per questo alcuni preferiscono studiarlo, per memorizzare la struttura di base dei Sinottici.

 

 

1.  I PRELIMINARI AL LIBRO

 

1.1.  IL TITOLO DELL’OPERA

 

Greco: Kata Markon   Italiano: Secondo Marco
Latino: Secundum Marcum   Sigla: Mc Capitoli: 16

 

Specificazione: La persona e le opere di Gesù

 

Il libro stesso non menziona l’autore né ci dice chi lui sia. Nei manoscritti più antichi il libro porta nel titolo il nome del suo autore. Esso è l’Evangelo secondo Marco.

 

1.2.  LA PATERNITÀ DEL LIBRO

 

1.2.1. LA PERSONA

     Origini: L’autore di questo Evangelo è identificato con Giovanni soprannominato Marco (At 12,12.25; 15,37); il primo è un nome d’origine ebraica (da J[eh]ôchānān o Jôchannāh) [à Gv: 1.2.1.] e il secondo è latino (Marcus). Egli era figlio d’una certa Maria e cugino di Barnaba (Col 4,10); Come quest’ultimo, Marco era probabilmente un Levita di nascita. L’intera famiglia apparteneva per origine ai Giudei ellenistici, essendo che Barnaba era nato a Cipro (At 4,36) e visto che il nome completo dell’evangelista era Giovanni Marco. Essi erano residenti da diversi anni in Gerusalemme, poiché Barnaba aveva nei pressi un campo (At 4,37) e la famiglia di Marco possedeva lì una casa. I suoi genitori erano quindi benestanti. La casa di sua madre doveva essere abbastanza grande, visto che era un luogo di raduno di molti fratelli nella chiesa primitiva (At 12,12). Marco visse, quindi, la sua infanzia e adolescenza in Gerusalemme, dove sperimentò l’atmosfera che circondava Gesù di Nazaret e diversi fatti che lo riguardarono.

     Ministero: Marco venne alla fede cristiana probabilmente mediante Pietro (1 Pt 5,13 «mio figlio»).[1] Paolo e Barnaba lo incontrarono in Gerusalemme, quando portarono qui la sovvenzione delle chiese gentili, e lo presero nella propria squadra missionaria (At 11,29s; 12,25). Durante il primo viaggio missionario di Paolo e di Barnaba, Marco li accompagnò per un tratto; poi, però, quando il cammino si fece duro, li lasciò e ritornò a Gerusalemme (At 12,25; 13,5.13).[2] All’inizio del secondo viaggio missionario, egli fu la causa della separazione dei due apostoli; Marco rimase a collaborare con suo cugino Barnaba (At 15,39). In seguito, circa dieci anni dopo, fu menzionato nuovamente insieme con Paolo, che gli diede una buona testimonianza, essendo stato per l’apostolo di grande aiuto e un prezioso collaboratore.[3] Un ultimo riferimento della relazione fra Paolo e Marco si trova in 2 Tm 4,11, dove l’apostolo ingiunse a Timoteo di portare Marco a Roma, perché era «utile per il ministero». Se Marco seguì questa chiamata, arrivò a Roma intorno al 63/64 d.C. ● Sembra che egli avesse collaborato strettamente con Pietro, tra la prima e la seconda prigionia di Paolo in Roma; Pietro lo menzionò fra i suoi accompagnatori, quando scrisse la sua prima epistola (1 Pr 5,13). ● Secondo la tradizione Marco avrebbe operato al seguito di Pietro in Roma. Dopo ciò sarebbe andato in Egitto, avrebbe fondato la chiesa d’Alessandria e sarebbe morto come martire.[4]

 

1.2.2. ANTICHE TESTIMONIANZE: Tutta la chiesa antica confermò la genuinità di questo Evangelo, che fu attribuito esclusivamente a Marco. ● Papia (X 160), episcopo di Hierapolis in Frigia, era stato istruito da un diretto discepolo di Gesù, nato in Palestina. Egli scrisse intorno al 100-120 d.C.: «Marco, che era stato un traduttore di Pietro, scrisse tutto, di cui si ricordò, con precisione ma non in successione, [ossia] ciò che era stato detto o fatto da Cristo. Infatti, egli non aveva ascoltato il Signore né lo aveva seguito, ma in seguito, come detto, [lo fece di] Pietro, il quale impartì i suoi insegnamenti secondo i bisogni, ma non per fare una raccolta delle parole del Signore[5]. Perciò, Marco non fece alcun errore, quando scrisse alcune cose così come le aveva in ricordo. Infatti, si curò solo d’una cosa: di non tralasciare nulla di ciò che aveva ascoltato e di non inventare nulla di menzognero[6]». ● Ireneo (X 200), episcopo di Lione, scrisse nella 2a metà del 2o secolo che Marco, il traduttore di Pietro, dopo la morte di quest’ultimo e di Paolo, aveva messo per iscritto ciò che Pietro aveva predicato. Clemente (ca. 160-220), dottore della chiesa d’Alessandria, completò la testimonianza di Papia come segue: «Quando Pietro predicò in Roma, Marco, il suo accompagnatore, sarebbe stato pregato da molti cristiani di mettere per iscritto quanto ascoltato; egli avrebbe fatto ciò e Pietro l’avrebbe tacitamente approvato». Alla fine del 3° e all’inizio del 4° secolo d.C., Eusebio, episcopo di Cesarea, nella sua «Storia della chiesa» aggiunse alla citazione di Clemente quanto segue: «Gli ascoltatori di Pietro pregano Marco come suo accompagnatore, di mettere per loro per iscritto gli insegnamenti dell’apostolo, e non lo lasciano in pace finché lo fa; ma Pietro si rallegra di ciò e, per un’indicazione particolare dello Spirito, autorizza espressamente lo scritto perché venga letto nelle chiese».

 

1.2.3. L’OPERA LETTERARIA: Marco non era un diretto discepolo di Gesù né aveva vissuto personalmente la maggior parte degli eventi, specialmente quelli accaduti fuori di Gerusalemme. In ogni modo, quand’era ragazzo, visse in prima persona diverse cose, che poi scrisse. Egli lasciò una traccia di sé in una nota autobiografica; infatti, Marco viene identificato dagli studiosi con il ragazzo avvolto in un lenzuolo e che scappò nudo, quando Gesù venne arrestato. Si legge: «E un certo giovane lo seguiva, avvolto in un panno lino sul nudo; e lo presero; 52ma egli, lasciando andare il panno lino, se ne fuggì nudo» (Mc 14,51s). Se tale riferimento non avesse riguardato lui stesso, non avrebbe avuto molto senso metterlo nel contesto della drammatica narrazione del Getsemani.[7] Ciò significa che Marco aveva conosciuto direttamente Gesù. Pur non essendo uno dei Dodici o dei discepoli, sperimentò quei giorni di passione e morte di Gesù. A ciò s’aggiungeva che riguardo a Gerusalemme e ai dintorni possedeva una buona conoscenza dei luoghi descritti nel suo Evangelo. Egli era altresì a conoscenza delle narrazioni fatte dai testimoni oculari che aveva potuto consultare. ● Questo Evangelo venne scritto, quindi, da un autore che era stato, almeno in parte, testimone dell’atmosfera messianica, dei fatti e delle parole riportati. Oltre a ciò, Marco era strettamente legato agli apostoli e ai testimoni oculari. ● Gli studiosi specialmente critici collocano la stesura di questo Evangelo tra il 60 e il 70 d.C., quindi in un tempo in cui la prima generazione dei cristiani era morta e con essa anche i testimoni oculari e gli apostoli di Gesù. È ragionevole pensare che Marco, accompagnando Pietro — di cui era figlio spirituale e collaboratore — e sentendo continuamente narrare da lui la storia di Gesù, abbia fatto ben presto una stesura dei fatti e delle parole, che in seguito organizzò.[8] [Pietro à 4.3.] Marco scrisse probabilmente il suo Evangelo in Roma, appunto come trascrizione delle predicazioni tenute lì da Pietro. Ciò accadde, al più tardi, subito dopo la morte di Pietro, ossia — se morì veramente da martire sotto Nerone — intorno al 64/65 d.C.; in ogni modo, ciò avvenne prima della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), altrimenti l’avrebbe menzionata.

 

1.2.4. LA CONCLUSIONE DELL’OPERA: Mc 16,9-20 manca nei manoscritti più antichi in nostro possesso. Per questo, alcuni studiosi parlano spesso d’una conclusione non originale. Ecco qui di seguito alcune ipotesi. 1) Alcuni studiosi ipotizzano che un evento improvviso (partenza, persecuzione, morte) avrebbe impedito a Marco di completare l’opera e che un altro scrittore vicino a lui avrebbe aggiunta la fine, per non lasciare l’Evangelo con tale improvvisa interruzione.[9] 2) L’ultimo foglio originale di Marco si sarebbe perso in alcuni manoscritti. 3) Questi versi potrebbero essere andati persi durante il processo di copiatura e potrebbero essere stati aggiunti successivamente in alcuni dei primissimi esemplari da Marco stesso. 4) Un amanuense, ritenendo che tale Evangelo fosse monco, fece per sé un’aggiunta, traendo le informazioni dagli altri Evangeli, dal libro degli Atti e dalle sue proprie convinzioni. Altri, ritenendo tale aggiunta originale, la copiarono insieme al resto dell’Evangelo e la tramandarono ai posteri. 5) È difficile ricostruire come le cose siano veramente andate. Si tenga presente che già i primi padri della chiesa citarono questi versi (ca. 180 d.C.). In ogni modo, pur essendo il contenuto di questi versi corrispondente allo spirito degli altri Evangeli, se circostanziato al tempo particolare degli apostoli, si fa bene a non trarre da essi dottrine particolari (p.es. battesimo necessario alla salvezza; doppio mandato di Gesù sia per gli apostoli che per la chiesa d’oggi: predicare e guarire). Per tali motivi, un credente li può certamente leggere e studiare. Il dubbio però dovrebbe trattenerlo dal basare particolari dottrine proprio su Mc 9-20.

 

1.3.  I DESTINATARI DEL LIBRO: Dal libro stesso risulta che esso era destinato a lettori che non avevano familiarità con usi e costumi giudaici e che avevano, quindi, necessità che fossero spiegati. In genere gli studiosi ipotizzano che questo Evangelo fosse destinato a lettori romani e, in generale, ai pagani . I Romani non s’interessavano di tradizioni religiose e di predizioni, ma per dati di fatto e per il ragionamento pratico. ● L’Evangelo di Marco è, per così dire, abbastanza compatto. Esso non era destinato ai Giudei, come quello di Matteo, per i quali era necessaria un’accurata dimostrazione biblica, né voleva essere dettagliato come quello di Luca, ma intendeva trasmettere a quelli delle nazioni il messaggio essenziale della morte e della risurrezione di Gesù. ● In particolare, si notino i seguenti elementi. Il riferimento all’AT è quasi del tutto mancante (eccezione 1,2). Manca pure la polemica col giudaismo.[10] Ai pagani interessavano soprattutto i fatti concreti e la potenza di Gesù sopra demoni e malattie, e meno le nuove dottrine. Come abbiamo detto, i costumi e i termini giudaici vennero spiegati[11]; furono introdotti alcuni latinismi.[12] [à 2.2.2.]

 

1.4.  IL PERIODO STORICO TRATTATO: Marco cominciò il suo libro direttamente con la predicazione di Giovanni Battista e con la vocazione di Gesù. Egli fece terminare l’opera con l’apparizione angelica alle donne e con il comando ai discepoli di recarsi in Galilea, dove avrebbero visto il Risorto (Mc 16,7s). L’aggiunta termina con l’assunzione al cielo di Gesù e con la missione cristiana (Mc 16,19s).

 

 

2.  STRUTTURA E CONTENUTO DEL LIBRO

 

2.1.  LA STRUTTURA DEL LIBRO: In modo schematico possiamo rappresentare l’opera come segue.

 

à Attività in Galilea   à Attività in   Dall’arresto
à 1,14-8,26   à Gerusalemme 11ss   all’ascensione 14ss

 

á Preliminari alla chiamata 1,1-13   á Via verso Gerusalemme 8,27-10,52

 

Ciò può essere reso in modo più discorsivo come segue.

 

 

Il Servo di Dio…

Preliminari alla chiamata 1,1-13 Fu preparato alla sua attività pubblica
Attività in Galilea 1,14-8,26 Era attivo in opere
La via verso Gerusalemme 8,27-10,52 Presentò le condizioni per seguirlo
Attività in Gerusalemme 11-13 Fu rifiutato (11s; discorso escatologico 13)
Dall’arresto all’ascensione 14-16 Fu ucciso dagli uomini e innalzato da Dio

 

 

Da qui in poi proseguiamo pressoché solo con lo schema del resto del libro.

 

2.2.  ASPETTI FORMALI E LETTERARI

 

2.2.1. LA RICORRENZA DEI TERMINI

 

2.2.2. ALTRE CARATTERISTICHE

 

2.2.2.1. CONFRONTI CON MATTEO:

 

2.2.2.2. ALTRE PECULIARITÀ:

 

2.2.3. IL MATERIALE SPECIALE:

 

2.3.  IL CONTENUTO DEL LIBRO[13]

 

2.3.1. PRELIMINARI ALLA CHIAMATA 1,1-13:

 

2.3.2. ATTIVITÀ IN GALILEA 1,14-8,26[14]:

 

2.3.3. LA VIA VERSO GERUSALEMME 8,27-10,52:

 

2.3.4. ATTIVITÀ IN GERUSALEMME (11-13):

 

2.3.6. DALL’ARRESTO ALL’ASCENSIONE (14-16):

 

 

3.  IL MESSAGGIO DEL LIBRO

 

3.1.  DATI DI ORIENTAMENTO

Verso chiave: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti» (10,45).

Tema: La persona e le opere di Gesù; Gesù, servo di Dio e vincitore.

Motto: «Si segue Gesù, servendolo». «Se qualcuno vuol essere il primo, dovrà essere l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (9,35; 10,43s).

Pensieri guida: «E subito… e subito…»[15]; «servo, servire»[16]; «a causa mia e dell’evangelo» (8,35; 10,29).

 

3.2.  DELIMITAZIONE DI CAMPO: A differenza di Matteo, Marco non parlò della chiesa, della giustizia e neppure della grazia e della misericordia. Nonostante ciò questo Evangelo contiene aspetti della amartologia (peccato), della soteriologia (salvare, fede, credere, liberare), della cristianologia (santificazione, vita cristiana, relazioni fra cristiani; l’essere pio; amare), dei ministeri (discepoli, servizio), dell’etica (santità, falsità), della missiologia (il mandato messianico), della polemica col giudaismo (scribi, farisei, Mosè)[17] e dell’escatologia (ritorno di Cristo, gloria, regno). Particolarmente Marco insiste sulla demonologia (spiriti, demoni, Satana). Anch’egli parlò del «regno di Dio». Furono menzionati l’insegnamento e la dottrina del «maestro» quale «servo» di Dio. Marco non insisté sull’adempimento della parola profetica riguardo a Gesù quale Cristo, poiché i suoi lettori non erano Giudei. Venne posta anche qui la questione della verità e dell’autorità della Parola.

 

3.3.  SCOPO E META DEL LIBRO

 

3.3.1. PECULIARITÀ

 

3.3.2. L’OBIETTIVO:

 

3.4.  LA PERSONA E L’OPERA DI GESÙ: Come abbiamo visto, questo è il tema centrale del libro; qui di seguito lo approfondiamo.

 

3.4.1. CHI ERA GESÙ?

 

3.4.1.1. La protostoria:

 

3.4.1.2. L’opposizione in Galilea:

 

3.4.1.3. La professione di fede:

 

3.4.1.4. Gesù durante la sua passione:

 

3.4.2. L’OPERA DEL MESSIA:

 

 

4.  CARATTERISTICHE E APPROFONDIMENTI

 

4.1.  QUESTIONI IN TENSIONE: Nell’Evangelo di Marco s’intrecciano varie questioni rilevanti dall’inizio alla fine, tanto da formare degli archi.

     «Figlio di Dio»: La voce dal cielo apparteneva a Dio, il quale dichiarò, dopo il battesimo, che Gesù di Nazaret era veramente il Messia o «Unto a re» promesso (1,11). Mediante la risurrezione Dio confermò questa dichiarazione (Sal 2,7; At 2,22ss.32s.36). ● Dopo la testimonianza divina, seguì quella d’uno «spirito impuro»: Gesù Nazareno fu dichiarato il «santo di Dio» (Mc 1,34).[18]La curva, cominciata in Mc 1 e arrivata all’apice in Mc 14,61s e 15,2 con la confessione dinanzi a Caifa e Pilato (cfr. 1 Tm 6,13), si chiuse in Mc 16. Al centro di quest’arco l’autore pose la conferma data da Dio a Pietro, Giacomo e Giovanni, durante la trasfigurazione: «Questo è il mio diletto figlio, ascoltatelo» (9,7). Dio lo rivelava nuovamente come suo Messia e suo inviato (cfr. Is 42,1; cfr. 52,13).

     Degno di morte: Il Sinedrio giudicò Gesù reo di morte (14,64). Ora, però, fin dall’inizio, i suoi oppositori avevano deciso di farlo morire (Mc 3,6); così fecero anche alla fine (14,55).

     «Tu sei il Messia»: Questa professione di fede si trova, per la prima volta, proprio al centro del libro (8,29) e, allo stesso tempo, nel punto di svolta nella vita di Gesù, all’inizio del suo cammino verso Gerusalemme e, quindi, verso i patimenti. Eppure Gesù proibì qui ai suoi discepoli di rendere pubblica la cosa (8,30). Perché? Per il fatto che non bastavano gli atti potenti di Gesù a mostrare chi Egli fosse, ma solo la croce avrebbe mostrato l’opera di riscatto di Dio per l’umanità. Solo la passione avrebbe mostrato che Gesù non era solo il Messia trionfante, ma altresì il Salvatore mandato da Dio. Questa era la tesi di base dell’Evangelo di Marco. Da tutto ciò conseguì che — facendo perno su Mc 8,29; 9,7 — la messianicità di Gesù divenne sempre più chiara e che la sua via portò sempre più vicino alla sofferenza e alla morte.

     Il comando di tacere: Gesù ordinò ai suoi discepoli (8,30), ad altri (7,26) e agli spiriti (1,25) di tacere sulla sua messianicità e di non dire a nessuno quanto avevano visto e sperimentato al riguardo (9,9). Ciò accadde fino al suo ingresso trionfale in Gerusalemme, poi Egli stesso annunziò la sua messianicità (14,62; 15,2).

 

4.2.  ASPETTI RILEVANTI RIGUARDO A GESÙ

 

4.2.1. ANNUNCI DELLA PASSIONE:

 

4.2.2. EFFETTI DELLA PROFESSIONE DI FEDE:

 

4.2.3. TESTIMONIANZE SU GESÙ:

 

4.2.4. IL SIGNORE:

 

4.3.  DIPENDENZA DA PIETRO:

 

 

[1]. Per «mio figlio» in senso di una paternità spirituale («figlio in fede») cfr. 1 Cor 4,17; Flm 1,10; 1 Tm 1,2; Tt 1,4.

[2]. Fu come se si fosse ripetuta la scena del Getsemani. La truppa missionaria da Cipro era arrivata in Panfilia, da qui doveva marciare verso l’interno dell’Asia Minore, passando per gli scabri monti della Pisidia e dell’Isauria. Tutto ciò apparve troppo pesante per Marco (At 13,5.13).

[3]. Col 4,10s; Flm 1,24; cfr. invece At 12,25; 13,5.13; 15,36ss.

[4]. Sarebbe stato dapprima trascinato per le strade da cavalli e poi bruciato.

[5]. Oppure: «ma non per organizzare le parole del Signore in senso letterario».

[6]. Oppure «di non riprodurre al riguardo qualcosa di sbagliato».

[7]. Ciò è stato paragonato alla firma o al segno identificativo che un pittore mette in un angolo del quadro.

[8]. È interessante che in questo Evangelo non vengano riportati diversi episodi della vita di Pietro, ad esempio: la pesca miracolosa, Pietro che sprofonda nel lago, egli presso la tomba e la sua riabilitazione. Come mai?

[9]. In un Evangelario armeno del 10° secolo sopra Mc 16,9 si trova questa annotazione: «Per dare all’Evangelo di Marco una conclusione appagante, venne aggiunto un breve sunto della storia della risurrezione», connessa a quest’altra nota: «Di Ariston, il presbitero». Alcuni studiosi ipotizzano che fosse stato questo il discepolo di Gesù, da cui Papia venne a sapere alcune informazioni di prima mano.

[10]. P.es. significato della legge; guai agli scribi e ai Farisei.

[11]. Mc 7,3s.34; 5,41; 14,36; 15,22.

[12]. Mc 12,14.42; 15,15s.39.

[13]. Leggi l’intero libro, esso è breve e la lettura avviene abbastanza in fretta.

[14]. Nota come gli eventi avvengono lontano da Gerusalemme, non solo nella Galilea (Mc 8,22) ma anche nel territorio di Tiro (Mc 7,24) e di Sidone (v. 31a), e nella Decapoli (v. 31b), nella Transgiordania.

[15]. «Subito» si trova in 13 versi di Mt, in 36 (!) di Mc, in 7 di Lc e in 4 di Gv. ● Mc 1,12.18.20s.28.30.42s; 2,8.12; 3,6; 4,5.15ss.29; 5,2.30.42; 6,25.27.45.50. 54; 7,25.35; 8,10; 9,15.20.24.39; 11.2s; 14,45.72; 15,1.

[16]. Servire: Mc 1,13 angeli; 1,31 suocera di Pietro; 10,45 Gesù; 15,41 discepole; ● servi: discepoli 9,35; 10,43s; ▪ altri: 14,47.66.69; ▪ parabole: 12,2.4; 13,34.

[17]. Marco non menzionò mai la legge e una sola volta i Sadducei.

[18]. Quest’espressione fu usata da Pietro per designare Gesù quale Messia (Gv 6,69).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Lese/Let_Avv.htm

09-04-2008; Aggiornamento:

 

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