Succede che
qualcuno scriva al gestore del sito «Fede controcorrente», senza aver preso atto
delle regole riportate sulle pagine principali del sito e, ora. anche
qui.
Un caso particolare è quello di un lettore che mi ha chiesto spiegazioni
dettagliate sul greco di Matteo 8,17. Gli risposi: «Intanto che ti rispondo,
potresti dirmi dettagliatamente chi tu sia? Grazie». Mi rispose a pena
come segue: «Sono un cristiano che legge la Bibbia, ho XXX anni e abito a XXX.
Ti può aiutare nella traduzione?» (30-01-2010).
Volendo capire il perché di tale richiesta, gli risposi: «Sto rispondendo al tuo
quesito. Un’altra domanda: Sarebbe stato interessante per me sapere
l’obiettivo
che ti poni, una volta capita la questione posta. In genere si vuol sapere
qualcosa di così parziale in vista d’una questione più grande. Ti sarei grato se
tu me ne facessi partecipe. Così potrei inquadrare meglio il “mistero”». Per
tutta risposta, mi sento rispondere: «L’obiettivo che mi pongo non dovrebbe
essere importante. Vorrei un tuo responso imparziale, da studioso. Poi ti dirò
su cosa rifletto».
Ammetto che da certi credenti e amici mi sento trattato come un dizionario
ambulante, una Wikipedia cristiana o, come qualcuno mi ha giustamente detto,
come una «Nicopedia». A tali lettori non interessa la vita o la persona
di chi risponde, ma solo la soddisfazione del loro proprio obiettivo. Spesso ciò
viene visto come un diritto, a cui l’altro non si può sottrarre.
Sebbene io rimanga deluso da tali lettori ed essi non siano meritevoli, ciò che
mi spinge a rispondere e a investire ore per loro, è l’amore del Signore
e per l’avanzamento della verità.
A volte non ricevo neppure un «grazie» o un commento su quanto scritto. Altre
volte ricevo addirittura un rimprovero. Ecco il caso concreto, di cui ho
parlato sopra: «…grazie per la risposta. Perdonami, però, vorrei che cancellassi
i miei dati online. Non sapevo che l’invio d’e-mail comportasse una
pubblicazione sul tuo sito, e un’archiviazione nel database» (31-01-2010). Gli
risposi come segue: «Tutto ciò è chiaramente scritto sulle pagine principali del
sito:
Attenzione:
Le lettere inviate al gestore di «Fede controcorrente» — a meno che non
portino l’espressa dicitura «confidenziale» o «privato» —
possono diventare oggetto d’un nuovo tema di discussione o un contributo
in uno dei temi già aperti. Un carteggio privato è possibile solo per problemi
pastorali o per questioni strettamente personali, quindi non per opinioni
espresse su un tema dibattuto sul sito.
Non s’accettano richieste di chiarimento né contributi a un tema non
firmati con nome e cognome. |
In ogni modo, ti ho
dato uno pseudonimo... per questa volta».
Invece di accettare tale regola e ringraziarmi per avergli dato lo pseudonimo,
mi ha risposto con una tiritera normativa: «Ti faccio comunque notare che
la normativa in materia di privacy è abbastanza stretta: per pubblicare e
archiviare dati personali è necessario sempre il consenso scritto. Tale consenso
è sempre revocabile, perché è ritenuto dal nostro ordinamento un atto univoco e
non bilaterale come ad esempio un contratto. In materia di dati riguardanti la
religione e il credo personali (dati sensibili), la legislazione italiana è
ancora più severa. Ad ogni modo, dovresti avvertire chi ti scrive. Io,
personalmente, non sono solito frequentare il tuo sito: avevo solo il tuo
indirizzo di posta elettronica. E devo ammettere d’esserci restato male»
(01-02-2010).
Che dire a questo punto? Sono rimasto senza parole. Non volendo versare
altra benzina sul fuoco, gli ho risposto come segue: «Terminiamo qui questa
inutile polemica, ho ben altro da fare. Chi mi scrive, accetta le regole
poste da me sul sito; altrimenti evita di scrivermi. Poi è singolare aver
lavorato per ore per te e dover ricevere
tali “ramanzine” sulla legislazione italiana. Chi, secondo te, ci è
restato più male? È raro che un lettore del mio sito o chi mi scrive reagisca
così. In genere mi si chiede tutt’al più con gentilezza di dargli uno
pseudonimo, visto che tale eventualità è contemplata sul sito. Senza rancore
(non ne ho tempo per il daffare), ti ho presentato solo l’altra parte della
medaglia.
Non mi hai ancora detto il fine di tale mezzo (quanto da te richiesto e
da me elaborato). Sarebbe un atto di sincerità e di buona volontà farlo, visto
che mi hai eletto a tuo consulente teologico».
Tutto ciò mi mostra che devo diventare più prudente, per evitare inutili
fraintendimenti, indirizzando subito all'accettazione di quanto scritto in «Domande,
osservazioni e rimostranze», e per evitare di
essere non solo usato come un distributore automatico di risposte, ma di essere
poi anche rimproverato per aver agito secondo le regole del sito, che essi hanno
voluto ignorare. Come recita il proverbio: Cari lettori, «a buon intenditore,
poche parole».
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Faq/1-Usato_rimproverato_Mds.htm
01-02-2010; Aggiornamento:
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