2. LE
RISPOSTE: I gusti sono gusti. La mano aperta a forma di «V» significa,
come si sa, «vittoria». Qui le due dita sono sostituite da una forbice. Passando
sopra la figura, compare la scritta: «Un taglio netto alle convenzioni
anti-bibliche e pseudo bibliche, all’ignoranza e alle speculazioni», e cioè in
diverse lingue. Essa è stata realizzata da un grafico cristiano di mia
conoscenza su mio suggerimento.
Perché dovrebbe essere «qualcosa di brutto»? Vari lettori si sono
complimentati con me per tale immagine e, quando, la vedono la considerano come
una garanzia di un’analisi rigorosa alla luce della Bibbia.
Perché dovrebbe essere «un’immagine che non appartiene al mondo di Dio, ma
più all’avversario»? Tale analisi è alquanto soggettiva e bislacca. Per dire
ciò, bisogna portare prove certe che sia così. In caso contrario, si rischia di
far solo scuotere la testa a chi legge per il limite non solo estetico ma anche
teologico di chi fa un simile apprezzamento. Dov’è scritto nella Bibbia che
l’avversario usa una forbice? L’avversario non è interessato a tagliare le
menzogne, ma crea confusione e commistione fra verità e menzogna; perciò in mano
dovrebbe avere un frullatore.
L’unico luogo in cui furono menzionate le forbici nella Bibbia, fu in
connessione col candelabro del santuario, che aveva le sue forbici (Nu
4,9). Di là da ciò, l’intendo di demolire «le convenzioni anti-bibliche e pseudo
bibliche, l’ignoranza e le speculazioni» è un intento altamente biblico e fa
parte del
mandato del Signore e della vocazione cristiana. Ciò fecero gli apostoli e i
profeti.
Dio disse a
Geremia, nel momento che lo costituì «profeta» (ossia suo portavoce): «Vedi,
io ti costituisco oggi sulle
nazioni e sopra i regni, per svellere, per demolire, per abbattere, per
distruggere, per edificare e per piantare. […] Ecco, oggi io
ti stabilisco come una città
fortificata, come una colonna di ferro e come un muro di rame contro tutto il
paese, contro i re di Giuda, contro i suoi principi, contro i suoi sacerdoti e
contro il popolo del paese. Essi ti faranno la guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno» (Gr 1,10.18s). Questo è
il compito d’ogni apologeta chiamato dal Signore.
L’apostolo
Paolo scrisse ai Corinzi, traviati allora dai «super-apostoli» giudaici di
stampo gnostico (i carismaticisti d’allora): «Le armi della nostra guerra non
sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio per
distruggere le fortezze; poiché
distruggiamo i ragionamenti e ogni
altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e
facciamo prigioniero ogni pensiero
traendolo all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,4). Paolo come sommo apologeta
cristiano ci ha insegnato come fare per combattere le menzogne e difendere la
verità.
Gesù
combatté contro le convenzioni religiose inventate dagli uomini (Mt 15,3.6; Mc
7,4.7s.13). Paolo raccomandò di non partecipare «alle opere
infruttuose delle tenebre», ma, al contrario di riprenderle (Ef 5,11). Mise
in guardia contro le vane e ingannevoli filosofie umane (Col 2,8). Dare, quindi,
un taglio alle menzogne, alle mezze-verità e alle mistificazioni, è un mandato
estremamente scritturale.
Per tutte
queste ragioni il logo della mano con le dita a forbice ha la sua
ragione d’essere e indica la vittoria della fede scritturale su tutte le
menzogne, le mezze-verità e le mistificazioni. Infatti il compito rimane di «combattere
strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi»
(Gd 1,3).