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La questione:
Qui di seguito ci riferiamo
al seguente articolo: Giuseppe Martelli, «La parola di Dio e i “testimoni di
geova”. Prima parte: Il nome di Dio», Il Cristiano
(ASPE, Anghiari 01-2006). L’autore asserisce: «Dalla comparazione del v. 15
col v. 14 è lecito pensare che la vocalizzazione originaria del tetragramma
(a noi oggi sconosciuta) fosse iehawèh, visto che questa è la terza
persona singolare dell’imperfetto del verbo
haiàh (essere), la cui prima persona singolare del medesimo tempo
imperfetto è stata già riscontrata al v. 14».
▬ Le osservazioni:
Le cose non stanno proprio così. In Es 3,14 compare il verbo hājāh (qal o
attivo), in Es 3,15 il verbo hāwāh (probabilmente hifil: causativo o
fattivo). Ambedue i verbi, lungi dal significare «essere» (tipico del mondo
greco), nella forma verbale attiva intendevano «accadere, diventare, divenire,
apparire». Come abbiamo detto, jahewëh
proviene da hāwāh (non da hājāh) e viene inteso da molti
studiosi come hifil (causativo o fattivo). Se questa forma verbale fosse stata
la 3a persona dell’imperfetto qal (attivo), in conformità con jihejëh
(da haja), sarebbe stato jihewëh, ma le cose non
stanno così, poiché quest’ultima forma non esiste in ebraico. Il verbo hāwāh
era una rara forma arcaica, ricorrente solo cinque volte nell'ebraico dell'AT;
alcuni studiosi la fanno derivare da una radice verbale che significa
«irrompere, accadere». Il significato «Colui che interviene» si accorda con il
contesto immediato (Es 3,6ss; cfr. 6,6ss). (Per cui decade anche tutta la
speculazione, secondo cui l'espressione «io sono» nel NT greco si riferirebbe a
«Jahwè» dell’AT ebraico!) {Nicola Martella}
Per gli approfondimenti cfr. Nicola Martella, «Jahwè»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 200ss.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Dizsprop/Jahwe_verbo_Oc.htm
Aggiornamento: 08-05-2007
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