❒
La questione:
Un lettore del «Cristiano»
mi ha scritto per chiedere spiegazioni su alcuni punti dell’articolo, che lo
hanno frastornato, specialmente su un punto finale, che porta il numero sette.
Egli si riferiva al seguente articolo: Giuseppe Martelli, «La parola di Dio e i
“testimoni di geova”. Prima parte: Il nome di Dio», Il Cristiano
(ASPE, Anghiari 01-2006).
L’autore asserisce: «Il sommo
rispetto dei Giudei per il nome di Dio è dimostrato anche dal fatto che, in
realtà, con la punteggiatura aggiunta dai Masoreti, nell’AT il tetragramma si
trova scritto “YaHWàH” e non “YaHoWàH”. La mancanza della “o” ebraica è spiegata
dal fatto che questa vocale si scrive con un puntino al di sopra della
rispettiva consonante (in questo caso la “H”) e siccome niente e nessuno è al di
sopra di Javè, neppure questa vocale può essere trascritta al di sopra del Nome
di Dio che è tre volte santo» (p. 14).
▬ Le osservazioni:
Che dire di quest’ultima frase? Ha un grande fascino, ma è una mera
speculazione. A quel lettore che mi ha interpellato, chiedendomi se conosco
l’autore, gli risposi, tra altre cose: «Con tutto il bene che voglio a Giuseppe,
non condivido tali speculazioni. Il fatto che la holem (= il segno per la “o”)
sia scritta in tanti casi, mostra che non è così». Questo stesso fratello scriveva che «YHWH in Gn
3,14 presenta una “holem” sopra la “waw”. Nel Pentateuco ricorre lo stesso
fenomeno anche in Gn 9,26; 18,17; Es 3,2; 13,3.9.12.15; 14,1.8; Lv 25,17; Dt
31,27; 32,9; 33,12.13». Egli mi ha assicurato di aver controllato caso per
caso. Riporto alcuni passaggi tratti dal mio scritto a
quel lettore, con alcune integrazioni: Il tetragramma (JHWH), avendo
ricevuto dai Masoreti le vocali di ’adonāj, dovrebbe essere
scritto normalmente JeHoWaH, per essere letto ’adonāj;
quando a volte aveva ricevuto le vocali di ’ëlohîm (!) e appariva
come JeHiWiH, si leggeva ’ëlohîm. Perciò normalmente la «holem»
deve seguire la «H» e sembra che come se si trovasse sopra la «W» (come in
Es 13,3). Lo scopo dei Masoreti era di rendere il tetragramma illeggibile,
per ricordare di leggerlo rispettivamente ’adonāj o ’ëlohîm.
Stranamente in molti casi la «Biblia Hebraica» non riporta la «holem», ma
non è sempre così (Es 13,3.15 sì 13,9.12.14 no). La mancanza, a volte, della
«holem» era data dal fatto che ciò rendeva il tetragramma ancor meno
leggibile. In certi scritti giudaici, esso è stato sostituito del tutto da
un’abbreviazione, da Šem «nome» o da un segno sostitutivo. Che il
tetragramma abbia o meno un «holem» non ha nessun significato particolare,
se non di renderlo illeggibile. Queste sono scelte fatte nella cultura
giudaica del Medioevo. Certi Giudei, spinti da sentimenti di ancestrale
timore e di superstizione religiosa, hanno reso il nome di Dio un vero tabù;
altri fanno un uso cabalistico dei nomi di Dio.
Si fa quindi bene a evitare dotte speculazioni di
qualsiasi genere: al momento creano un grande effetto, ma qualcuno prima o
poi le smentirà.
Per gli approfondimenti cfr. Nicola Martella, «Jahwè»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 200ss.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Dizsprop/Jahwe_holem_OiG.htm
08-05-2007; Aggiornamento: 19-08-2009
|