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Con Sidone, una delle due grandi città della Fenicia, ma nel NT era per lo più
una città greca. Si trovava sul mar Mediterraneo, a 40 chilometri a sud di
Sidone, e fu fondata nel 2700 a.C. secondo uno storico greco. Nella spartizione
della Palestina apparteneva alla tribù di Ascer. Era un’alleata del regno di
Davide, e Chiram il suo re aiutò sia Davide che suo figlio Salomone nella
costruzione del palazzo e del tempio a Gerusalemme. Gli abitanti di Tiro
aiutarono anche nella costruzione del secondo tempio. A causa del commercio
della città, soprattutto attraverso il suo porto, diventò molto ricca, ma
diventò anche uno dei nemici di Israele, per cui è condannata spesso nei
profeti. Si noti che alcuni leggono la profezia contro il re di Tiro in Ez 28
come un simbolo di Satana. {elaborazione: Francesco Bozzi - rielaborazione:
Nicola Martella}
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Era una città della Fenicia (oggi Libano). Tiro era, dapprima, una
colonia fondata da Sidone (cfr. Gn 10,15). Un testo di Erodoto permette di
datare la fondazione di Tiro verso il 2750 a.C. (Erod. 2.44). Gli storici e i
geografi dell’antichità attestano che la città primitiva si trovava sul
continente. Per difendersi contro gli assedianti, essa fu spostata su un
isolotto roccioso separato dall’antica città da un braccio di mare di circa un
chilometro. Da dove derivò il nome Tiro: «rocca».
Zc 9,2 e Ez 28,3-5 parlarono della sua saggezza
politica, astuzia e perspicacia per gli affari. Naturalmente era una
saggezza secondo il mondo, quella sapienza senza Dio che era basata sulle
ricchezze e sulla propria gloria. La sua saggezza terrena la portò a credere
di essere inespugnabile; ma sebbene molto savia, non sfuggì al giudizio di
Dio, il quale aveva deriso la sua saggezza. Quando arrivò Alessandro Magno,
egli espresse il desiderio di sacrificare nel tempio di Ercole, nella nuova
Tiro sull’isola, ma la città mostrò la sua saggezza nell’inviare una corona
d’oro al conquistatore e rispondendo che il vero e antico tempio di Ercole
si trovava nella vecchia Tiro, sulla terraferma. Nonostante il sotterfugio
non poté però evitare il suo destino. Per altre profezie su Tiro, vedi Is
23; Ez 26. 27. 28,1-19. Secondo Zc 9,3, era una città fortificata. Si pensa
che avesse doppie mura alte 46 metri (la larghezza era proporzionale
all’altezza), ed aveva sostenuto con successo un assedio assiro durato
cinque anni, sotto Salmaneser V e Assurbanipal, e, successivamente, un
assedio dell’esercito babilonese, sotto Nebukadnezar, durato tredici anni.
In ebraico c’è un gioco di parole tra Tiro (ṣōr)
e fortezza (māṣôr).
Era considerata inespugnabile, impossibile da conquistare, ed era una
potenza marinara dal commercio molto florido, poiché da lì partivano le
spedizioni via mare per tutto il Mediterraneo orientale. La sua
autosufficienza commerciale ed economica si rifletteva nel linguaggio
figurato di Zc 9,3 che parlò di
argento comune come polvere, e oro abbondante
come fango di strada (cfr. Ez 27,33; 28,4s). All’occorrenza assoldava
anche soldati per combattere per essa. Il re di Tiro era stato un buon amico
di Davide e di Salomone, e contribuì alla costruzione del primo tempio. Fu
l’orgoglio e l’arroganza della città che la condusse alla distruzione. Tiro
era molto orgogliosa di se stessa e della propria capacità, perché aveva
accumulato grandi ricchezze. Perciò gli furono addebitati due peccati
particolarmente gravi agli occhi di Dio: l’orgoglio, cioè la presunzione, e
la ricchezza che, in genere, era frutto di ingiustizie e conseguenza dello
sfruttamento dei più deboli, nonché l’illusione di poter sfidare i giudizi
di Dio. Un’altra sua grave colpa fu quella di aver venduto gli Israeliti
come schiavi ai Greci (Gle 3,4-8).
Zc 9,4 profetizzò alcuni dettagli della
distruzione della città. Conoscendo la storia passata di Tiro, questa profezia
di Zaccaria poteva sembrare un po’ avventata, ma si è adempiuta alla lettera, e
in un tempo relativamente breve, dato che la guerra di Alessandro contro Tiro è
durata sette mesi. L’impresa però fu attribuita all’azione di Dio che getterà
la sua potenza nel mare (cfr. Ez 26,12.17-21; 27,27.34; 28,8). Tra la sua
potenza dobbiamo includere non solo le sue fortificazioni, ma anche la sua
flotta, che Alessandro affondò e gettò nel mare, prima di dare l’assalto alle
mura («Come mai sei distrutta, tu che eri abitata da gente di mare!» [Ez
26,17]). Ogni nazione che si esalta, cadrà. Tiro era circondata dall’acqua, ma
ciò non bastò a proteggerla, ed essa sarà consumata dal fuoco, cioè
dall’elemento opposto all’acqua: la città fu data alle fiamme. Alessandro, senza
una marina militare, prese subito quella parte di Tiro che si trovava sulla
terraferma e con le rovine della città distrutta, «gettate nel mare»,
costruì un ponte di terra tra la costa e l’orgogliosa isola (esso misurava 800
metri di lunghezza, circa 60 metri di larghezza e si estendeva in profondità per
200 metri). Dopo qualche mese d’assedio, Tiro cadde; Alessandro uccise 10.000
persone (di cui duemila furono crocifissi) e ne fece schiave 30.000. Ciò avvenne
nel 332-331 a.C.
Il sito della città antica è oggi disabitato. Il
molo d’Alessandro e l’accumulo di sabbia hanno ridotto l’isolotto ad una
penisola. Là dove l’isola si unisce all’istmo, si trova una piccola località
dal nome arabo di Sur. Paletyrus, la città continentale, è quasi
completamente scomparsa. Non ne resta che qualche rudere. {elaborazione:
Argentino Quintavalle - rielaborazione: Nicola Martella}
▬ Letteratura■
R. Wilson, «Tiro»,
I nomi della Bibbia,
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► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Tiro_MeG.htm
08-05-2007; Aggiornamento: 08-07-2010
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