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Dal greco synagoghē «assemblea, luogo di raduno».
Significa: a) l’aula dove si raduna la comunità giudaica, soprattutto per il
culto e l’istruzione sulla legge; b) la stessa comunità giudaica ivi radunata
per il culto.
Sebbene la tradizione giudaica insegni l’origina
mosaica della sinagoga, cercando quindi di avere un’autorità quanto più
venerabile sia possibile per giustificare la sua istituzione, probabilmente essa
ebbe origine durante la cattività babilonese.
Quando il tempio fu ricostruito, la sinagoga ebbe
ancora la sua ragione d’essere, in parte perché costituiva un luogo d’incontro
per la comunità giudaica locale, settimanalmente o anche giornalmente, in parte
perché aveva una funzione differente, mettendo soprattutto l’accento
sull’insegnamento e studio della legge di Dio. Per questa ragione le sinagoghe
fiorirono all’ombra del tempio e se n’è trovata una anche nel suo recinto. I
Giudei si recavano al tempio per i sacrifici e per la celebrazione delle feste
nazionali, ma frequentavano la sinagoga per ricevere un insegnamento spirituale.
Bastavano dieci uomini per costituire una sinagoga e ve ne poteva essere più di
una in una città. Le donne sedevano in un settore separato e non era prevista
una loro partecipazione attiva al culto.
Gli anziani erano i capi della sinagoga. A essi era
affidata la cura dell’andamento delle riunioni, l’assegnamento dei compiti e il
mantenimento dell’ordine (Lc 13,14). Una figura indispensabile era l’inserviente
che aveva cura dei rotoli della Scrittura.
Le fonti giudaiche che trattano del culto nella
sinagoga, risalgono a un’epoca più recente di quella del Nuovo Testamento, ma ci
danno un quadro abbastanza chiaro di quello che doveva essere a quel tempo. Il
culto includeva lo Šema`, ossia la professione di fede
israelita (Dt 6,4-9; vedi anche 11,13-21; Nu 15,37-41), preghiere, la lettura
della Legge e dei Profeti, assieme a una traduzione in aramaico per i Giudei
d’Israele (nella diaspora non c’era bisogno di questo perché si usava la
versione greca), un sermone da parte di qualche persona qualificata (Lc 4,16-21;
At 13,15s), spesso basato sul brano letto, poi la benedizione con cui aveva
termine la riunione.
Notevole fu l’influenza della sinagoga sul culto
cristiano. Una riunione di credenti poteva essere chiamata una sinagoga (= «assemblea»»;
Gcm 2,2; Eb 10,25). [N.d.R: Si noti comunque che Giacomo ed Ebrei erano
indirizzate a cristiani giudei e a simpatizzanti provenienti dal giudaismo; per
questo gli autori usarono termini di tale cultura.] Anche nella Patristica erano
chiamate così a volte le riunioni cristiane (Epistola di Ignazio a Policarpo
4,2). È chiaro dalla testimonianza di Giustino Martire (Apologia 67)
che gli elementi principali del culto cristiano del secondo secolo erano la
lettura delle Scrittura, un commento e la preghiera, proprio come nella
sinagoga.
{elaborazione: Argentino Quintavalle - rielaborazione: Nicola Martella}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Sinagoga_Car.htm
08-05-2007; Aggiornamento: 22-09-2014
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