1. L’USO POLITICO: L’inferiore (suddito,
subalterno, straniero) si prostra dinanzi al superiore (sovrano, principe, capo)
per esprimere rispetto e sottomissione. Nessun re in Israele si sarebbe mai
sognato che i suoi sudditi lo stessero adorando, quando si prostravano dinanzi a
lui. Questo sarebbe stato in Israele una blasfemia.
1.1.
PERSONE PARTICOLARI
■ Poiché Giuseppe era colui che comandava nel paese d’Egitto e aveva in
mano il commercio del grano, i suoi fratelli, non sapendo chi egli fosse,
vennero e si prostrarono dinanzi a lui con la faccia a terra (Gn 42,6).
■ Giacobbe predisse che i suoi figli si sarebbero prostrati dinanzi a Giuda,
ossia lo avrebbero accettato come loro capo (Gn 49,8).
■ Davide si gettò con la faccia a terra e si prostrò tre volte dinanzi a
Gionatan, che era il principe d’Israele (1 Sm 20,41). In seguito fece
similmente dinanzi a Saul, il re d’Israele (1 Sm 24,9).
■ Un Amalekita fuggito dall’accampamento d’Israele, capeggiato da Saul, si recò
da Davide, dinanzi al quale si gettò in terra e si prostrò (2 Sm 1,2),
per poi vantarsi della morte di Saul.
■ Dopo la sconfitta dei discendenti di Saul, Mefibošet, figlio di Gionatan, pur
di sopravvivere, venne da Davide, si gettò con la faccia a terra e si
prostrò dinanzi a lui (2 Sm 9,6).
■ Il generale Joab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re
Davide, che aveva ascoltato la sua supplica (2 Sm 14,22). Poi lo stesso fece
Absalom, per il quale Joab aveva interceduto (v. 33).
■ Bath-Sceba s’inchinò e si prostrò davanti al re
Davide, suo marito, per ricordargli la promessa dell’Eterno riguardo a
Salomone (1 Re 1,16.31). Lo stesso fece il profeta Natan (v. 23).
1.2.
ALTRE PERSONE E QUESTIONI
■ Altre persone e brani: Tsiba, che ricevette le proprietà del suo
sedizioso signore, Mefibošet, si prostrò dinanzi a Davide (2 Sm 16,4). Achimaats
dinanzi a Davide (2 Sm 18,28). Si veda inoltre 2 Sm 19,18; 24,20; 2 Cr 24,17;
Sal 72,10s; Is 45,14.
■ Mancanza di sottomissione: Mentre tutti i servi del re persiano, che
stavano alla porta del re, s’inchinavano e si prostravano davanti a Haman,
l’Agaghita, Mardocheo non s’inchinava né si prostrava dinanzi a lui (Est 3,2.5),
ossia non lo riconosceva come sua autorità; gli Agaghiti erano stati antichi
nemici d’Israele e su di loro c’era l’interdetto.
■ Visione escatologica: «Dei re saranno tuoi balii e le loro regine
saranno tue balie; essi si prostreranno dinanzi a te con la faccia a terra, e
leccheranno la polvere dei tuoi piedi» (Is 49,23). Si veda Is 60,14.
2. L’UMILIAZIONE SOCIALE: L’avversario si
prostra dinanzi a chi è salito in auge, temendo per la propria vita, e,
appellandosi alla benevolenza dell’altro, cerca così di salvare il salvabile.
Nessuna persona in Israele avrebbe mai pensato che il suo avversario lo stesse
adorando, quando — essendo caduto in disgrazia — si prostrava dinanzi a lui,
implorando pietà. Ciò sarebbe stato un atto blasfemo in Israele.
■ Dopo la morte di Giacobbe, i fratelli di Giuseppe, temendo per la
propria vita per le malefatte passate, vennero da lui si prostrarono ai suoi
piedi, dichiarandosi suoi servi (Gn 50,18).
■ I discendenti del sommo sacerdote Eli, i cui figli erano infedeli, si
sarebbero un giorno prostrati davanti al sacerdote fedele dell’Eterno per avere
una moneta d’argento e un tozzo di pane, facendo un qualsiasi servizio presso il
santuario (1 Sm 2,36).
■ Adonija, fratello di Salomone e suo avversario, dopo che Salomone
divenne re temeva per la sua vita; dopo le assicurazioni del re, venne a
prostrarsi dinanzi a lui e gli fu concesso di tornarsene a casa sua (1 Re
1,51ss).
■ I Giudei di Filadelfia: Gesù scrisse quanto segue al conduttore della
chiesa di Filadelfia, sotto pressione da parte dei Giudei, che volevano che i
cristiani rinnegassero Gesù quale Messia (Ap 3,8): «Ecco, io ti do di quelli
della sinagoga di Satana, i quali dicono d’essere Giudei e non lo sono, ma
mentiscono; ecco, io li farò venire a
prostrarsi dinanzi ai tuoi piedi, e
conosceranno che io t’ho amato» (v. 9).
3. IL COSTUME CULTURALE: Si era abituati a
salutare una persona ritenuta importante, prostrandosi dinanzi a lei. Non aveva
nulla a che fare con la devozione religiosa, ma con l’uso culturale di mostrare
rispetto.
3.1.
SEGNO DI SOTTOMISSIONE E RISPETTO
■ Lot, quando vide due uomini entrare in città (egli non sapeva che erano
inviati divini), s’alzò per andar loro incontro e si prostrò con la faccia a
terra, invitandoli a casa propria per la notte (Gn 19,1ss).
■ Quando gli Israeliti mormorarono contro Mosè
e contro Aaronne e tutta la radunanza, alquanto arrabbiata, era
intenzionata a nominarsi un capo e a tornarsene in Egitto, «allora Mosè ed
Aaronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta l’assemblea riunita dei figli
d’Israele» (Nu 14,5). Tale segno di sottomissione era necessario, perché
tutta la radunanza parlava di lapidare Giosuè e Caleb e forse anche Mosè e
Aaronne, cosa che solo la gloria dell’Eterno impedì (v. 10). Un episodio simile
accadde quando ci fu la ribellione di Kore, Dathan, Abiram e altri (Nu 16,4).
■ Rut, la Moabita, si gettò giù, prostrandosi con la faccia a terra
dinanzi a Boaz, il Giudeo, a motivo della sua misericordia verso di lei
straniera (Rt 2,10).
■ Abigail, per vanificare il pessimo comportamento del suo stolto marito,
si recò da Davide e, gettandosi con la faccia a terra, si prostrò dinanzi a lui,
prima di parlargli (1 Sm 25,23). Dopo la morte del marito, Abigail fece la
stessa cosa, quando Davide la mandò a prendere per farne la moglie, per
segnalare la sua disponibilità (1 Sm 25,40s; cfr. Sal 45,11).
3.2.
ALTRE PERSONE E QUESTIONI
■ Altre persone e brani: La gente si prostrò dinanzi a Absalom 2 Sm 15,5;
Abdia, ministro di Achab, dinanzi a Elia (1 Re 18,7); Ornan dinanzi a Davide (1
Cr 21,21); Nebukadnezar dinanzi a Daniele (Dn 2,46); persone che riconoscevano
in Gesù il Messia (Gv 9,38).
■ Costernazione: Si era uso di prostrarsi con la faccia a terra per un
certo periodo di tempo in segno di costernazione e sconforto (Giosuè; Gs 7,10),
facendo penitenza (Gb 16,15), spesso digiunando (Mosè; Dt 9,18.25).
■ Supplica: Ci si gettava con la faccia a terra e ci si prostrava dinanzi
alla persona in autorità, da cui ci si aspettava l’intervento (2 Sm 14,4; Mt
18,26). Persone bisognose, malate o con una richiesta si prostrarono dinanzi a
Gesù (Mt 8,2; 15,25; 20,20).
■ Ringraziamento: Dopo che Eliseo aveva guarito il figlio della
Shunamita, ella entrò, gli si gettò ai piedi e si prostrò in terra; poi prese il
suo figliuolo e uscì (2 Re 4,37).
4. L’USO RELIGIOSO: Ci si prostra dinanzi a
un’entità trascendentale come atto di culto volontario o per timore della
propria vita. Nell’AT e nel NT non esistendo una differenza fra venerazione e
adorazione, tale atto era ritenuto sempre adorazione religiosa. Il monoteismo
impediva un culto qualsiasi verso esseri umani (viventi o morti) e verso esseri
celesti. Dove ciò accadeva, era considerato una blasfemia in Israele.
4.1.
L’ADORAZIONE DI DIO
■ In diverse occasioni, Abramo si prostrò con la faccia a terra dinanzi a
Dio, quando Egli si rivelò a lui (Gn 17,3.17; 18,2).
■ Così fecero il servo d’Abramo (Gn 24,52) e
Giuseppe (Gn 48,12).
■ Così fecero gli Israeliti dinanzi alla propria tenda, quando la colonna
di nuvola di Dio si fermava all’ingresso del santuario (Es 33,10), e in altre
occasioni solenni (Lv 9,24).
■ Mosè e Aaronne si prostrarono con la faccia a terra dinanzi a Dio per
intercedere per Israele (Nu 16,22.45) oppure per invocare l’intervento divino
(Nu 20,6).
■ Altre persone che si prostrarono in senso cultuale dinanzi all’Eterno
furono le seguenti: Balaam (Nu 24,4.16), Mosè (Dt 9,18.25), Israele alle feste
(Dt 26,10), Elkana e Anna (1 Sm 1,19.28), Saul (1 Sm 15,25.30s), Davide (2 Sm
12,20; 1 Re 1,47); il resto fedele nel futuro (Is 27,13; 66,23). Si veda inoltre
Gr 7,2; 26,2; Ez 46,2s.9.
4.2. IL
CASO SPECIFICO DELL’INVIATO DI DIO
■ Balaam s’inchinò e si prostrò con la faccia in terra dinanzi all’inviato
dell’Eterno (Nu 22,31 male’ak Jahwè). Questi non era un
«angelo», ma era una teofania di Dio stesso nella forma di un uomo. L’ebraico
non possiede un termine specifico per gli angeli, così anche il greco; serafini
e cherubini sono esseri celesti ma non «inviati» (ebr. male’akim).
Per l’approfondimento si veda Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002): «Inviato di Jahwè», pp. 194s; «Manifestazioni di
Dio», pp. 224-227; «Teofania», pp. 351s.
■ Una tale teofania (o manifestazione di Dio in forma umana) fu sperimentata
dalle seguenti persone: Giosuè (Gs 5,14s «Lèvati i calzari dai piedi, perché
il luogo dove stai è santo»; cfr. similmente Es 3,5)
4.3.
L’IDOLATRIA: A Baal-Peor il popolo si prostrò dinanzi agli dèi di Moab,
scatenando l’ira dell’Eterno (Nu 25,2s). Al tempo dei giudici gli Israeliti
abbandonarono l’Eterno e andarono dietro ad altri dèi, prostrandosi dinanzi a
loro e provocarono così a ira l’Eterno (Gdc 2,12). Al tempo dei re gli Israeliti
si prostravano dinanzi agli dèi dei popoli circonvicini (1 Re 11,33) e dinanzi
agli astri, considerati dèi (Ez 8,16). Dio annunciò la distruzione degli idoli e
degli idolatri (Mi 5,12ss).
4.4. LA
COMMISTIONE RELIGIOSA: Dio aveva di mira anche coloro che avevano una
doppia devozione, sia per Dio sia per uno degli dèi (Sf 1,4ss).
5. CULTO LEGITTIMO E CULTO SPURIO:
Prostrarsi non era spesso un’azione che stava da sola, ma venne puntualizzata da
altre azioni connesse, per togliere ogni ambiguità.
5.1.
CULTO ILLEGITTIMO
■ L’idolatria: In Israele era proibito farsi immagini di culto per
prostrarsi dinanzi a esse (Lv 26,1).
■ Prostrarsi e servire: Nel Decalogo è ancorata la proibizione di
prostrarsi dinanzi a qualsivoglia scultura o immagine
per così servire in senso cultuale chi vi è rappresentato (esseri
trascendentali, uomini e animali; Es 20,4s; Dt 4,7ss). Si noti il connubio fra
prostrarsi e servire in senso cultuale. Al riguardo non era conosciuta
una differenza fra venerare e adorare. Ciò riguardava anche gli dèi e gli
oggetti di culto (Es 23,24 distruggerai interamente; Dt 8,19 perirete;
11,16; 17,3 l’esercito celeste; 29,26; 30,17s perirete; Gs 23,7.16; Gdc 2,19; 1
Re 9,6.9; 16,31; 22,54; 2 Cr 7,19.22; Is 2,8; Gr 8,3 esercito celeste; 13,10;
16,11; 22,9; 25,6).
■ Prostrarsi e offrire un culto: Tutto ciò era inteso da Mosè come
«corruzione» morale che produce idolatria (Dt 4,16ss). Ciò valeva anche per gli
astri e pianeti, incarnazione degli dèi astrali, dinanzi ai quali c’era la
tentazione di prostrarsi davanti a quelle cose e di offrire loro un culto (v.
19).
■ Prostrarsi e prostituirsi: Il linguaggio sessuale fu applicato al
rapporto religioso. Perciò si parlava di prostituirsi ad altri dèi e di
prostrarsi dinanzi a loro (Gdc 2,17). Per questo l’idolo fu chiamato abominio
(Is 44,19).
■ Prostrarsi per adorare: Questa è un’espressione chiara negli intenti.
Nebukadnezar voleva che tutti si prostrassero per adorare la statua da lui fatta
(Dn 3,5ss.10s.15).
■ Altro: Ci si prostrava dinanzi agli dèi e si bruciava incenso in
loro onore (2 Cr 25,14; Gr 1,16). Si adoravano
le immagini (Is 44,15; 46.6), ci si gloriava degli idoli (Sal 97,7).
5.2.
CULTO LEGITTIMO: Il contrasto fra il culto legittimo e quello
illegittimo fu descritto dall’autore del libro dei Re, dopo la disfatta di
Israele, come segue: «“Non temete altri dèi, non vi
prostrate dinanzi a loro, non
li servite, né
offrite loro sacrifici; 36ma
temete l’Eterno, che vi fece salire
dal paese d’Egitto per la sua gran potenza e col suo braccio disteso; dinanzi a
lui prostratevi, a lui
offrite sacrifici; 37e
abbiate cura di mettere sempre in pratica
i precetti, le regole, la legge e i comandamenti che egli scrisse per voi; e
non temete altri dèi. 38Non
dimenticate il patto che io fermai con voi, e
non temete altri dèi; 39ma
temete l’Eterno, il vostro Dio, ed
egli vi libererà dalle mani di tutti i vostri nemici”. 40Ma quelli
non ubbidirono, e continuarono invece a seguire l’antico loro costume. 41Così
quelle genti temevano l’Eterno, e al tempo stesso
servivano i loro idoli; e i loro figli e i figli dei loro
figli hanno continuato fino al dì d’oggi a fare quello che avevano fatto i loro
padri» (2 Re 17,35-41).
■ Le combinazioni: Prostrarsi dinanzi all’Eterno si trova in combinazione
con le seguenti locuzioni: dare all’Eterno la gloria dovuta al suo nome, ecc. (1
Cr 16,29); benedire e inchinarsi (1 Cr 29,20; Ne 8,6); lodare (2 Cr 7,3);
adorare (2 Cr 20,18; Gb 1,20); cantare (2 Cr 29,28); celebrare le lodi
dell’Eterno (2 Cr 29,30 + s’inchinarono); pregare, confessare e piangere (Esd
10,1); confessare i peccati (Ne 9,3); salmeggiare (Sal 66,4); donare (Sal
68,30); tremare dinanzi a Dio (Sal 96,9); esaltare l’Eterno (Sal 99,5);
celebrare la festa delle capanne (Zc 14,16s).
■ Gesù: I magi orientali «entrati nella casa, videro il fanciullino
con Maria sua madre; e
prostratisi, lo adorarono; e aperti
i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra» (Mt 2,11).
Sebbene videro anche la madre, adorarono solo il Re. Gesù si rifiutò di
prostrarsi dinanzi al diavolo per adorarlo, opponendogli la Parola di Dio (Mt
4,9s). Dopo che Gesù camminò sul mare, i discepoli «che erano nella barca si
prostrarono dinanzi a lui, dicendo: “Veramente tu sei Figlio di Dio!”» (Mt
14,33). Gli indemoniati si prostravano dinanzi a Gesù, riconoscendo che egli era
Figlio del Dio altissimo (Mc 5,6s; Lc 8,28).
6. NELL’APOCALISSE: Abbiamo visto sopra che
il «prostrarsi dinanzi ai tuoi piedi» dei Giudei di Filadelfia dinanzi ai
cristiani (Ap 3,9) rientrava nel costume d’allora riguardo all’umiliazione
sociale dei persecutori dinanzi ai perseguitati. Non aveva nulla a che fare
con un atto cultuale.
Altra cosa era l’atto di prostrarsi dei ventiquattro anziani dinanzi a Dio, per
adorare Dio, Colui che vive nei secoli (Ap 4,10s). La stessa cosa accadde
davanti all’Agnello, «avendo ciascuno una cetra e delle coppe d’oro
piene di profumi, che sono le preghiere dei santi» e cantando a lui e
offrendogli il culto insieme innumerevoli esseri celesti (Ap 5,8ss). «Gli
anziani si prostrarono e adorarono» (v. 14). Tutti gli esseri presenti in
cielo «si prostrarono sulle loro facce davanti al trono e adorarono Dio»
(Ap 7,11).
A ciò contrasta quel che fece l’apostolo Giovanni verso l’angelo: «Io
mi prostrai
ai suoi piedi per adorarlo».
L’inviato celeste lo proibì: «Guardati dal farlo! Io sono tuo conservo e dei
tuoi fratelli che serbano la testimonianza di Gesù:
adora Dio!» (Ap 19,10).
Come se non bastasse l’insegnamento, Giovanni ci riprovò: «E quando le ebbi
udite e vedute, mi
prostrai per adorare ai piedi
dell’angelo che mi aveva mostrate queste cose» (Ap 22,8). Nuovamente
l’inviato celeste lo proibì, dicendo: «Guardati dal farlo; io sono conservo
tuo e dei tuoi fratelli, i profeti, e di quelli che conservano le parole di
questo libro. Adora Dio!» (v.
9).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Prostrarsi_Bibbia_MT_AT.htm
27-02-2008; Aggiornamento: 21-04-2008
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