«Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli» (Matteo
5,3).
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Nella prima beatitudine Gesù relaziona i «poveri in spirito» con
il «regno dei cieli». «Poveri in spirito» è una abbreviazione di «afflitto e
contrito di spirito» d’Isaia 66,2 (vedi Diodati). In ebraico, il «regno» può
significare «governo» o «coloro che sono governati», non tanto una designazione
territoriale. «Cielo» è un sinonimo di «Dio». Col l’espressione «di loro» Gesù
descrive in queste beatitudini il genere di persone che fanno parte del regno. I
«poveri in spirito» sono gli «umili e i contriti» spiritualmente, che non hanno
una giustizia propria; «le persone afflitte», i «contriti di cuore» che sono
senza forze e che gridano a Dio nella loro disperazione e speranza; «i
mansueti», quelli che hanno buttato via il loro orgoglio. È gente come questa
che fa parte del regno e trova salvezza. {Argentino Quintavalle}
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Il contrasto di Gesù nelle beatitudini era rivolto verso i potenti in senso
politico e i prepotenti in senso religioso (scribi, farisei, sadducei), a cui
Egli contrappose i «poveri in spirito». Questa espressione corrisponde nell’AT a
«umiliati di spirito»; il termine ebraico `ānî intende spesso «umiliato»,
non «umile», ed è usato per «povero» nel senso di «senza terra», perciò «misero»
(Es 22,24 [25]; Lv 19,10; 23,22; Dt 15,11; 24,12.14s). Lo stesso termine viene
tradotto in Is 3,14s una volta con «povero« e una volta con «misero». Il
contrasto è quindi che i «miseri» e «senza terra», a differenza dei potenti e
prepotenti, erediteranno il regno. {Nicola Martella}
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Possedere il regno
▬ Letteratura
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Poveri_in_spirito_Mt.htm
29-09-07; Aggiornamento:
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