Alcuni credenti,
facendo una lettura allegorica della sacra Scrittura, ritengono che l'immagine
del lievito sia sempre negativa nella Scrittura. Essi interpretano, a torto,
perciò negativamente anche brani biblici che presentano il lievito in modo
positivo, ad esempio i seguenti:
«Egli disse loro un’altra
parabola: “Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prende e
impasta con tre misure di farina finché tutta la pasta sia lievitata”»
(Matteo 13,33).
«Poi disse di nuovo: “A
che paragonerò il regno di Dio? Esso è simile al lievito che una donna prende e
ripone in tre stai di farina, finché sia tutta lievitata”» (Luca 13,20s).
Al riguardo
qualcuno ha scritto, ad esempio, quanto segue: «La
parabola del lievito ci parla di questo: Finché la pasta non sia completamente
lievitata, non è pronta per il forno, ma quando sarà completamente lievitata, e
allora il fuoco del forno potrà cuocerla». Per «lievitare» intende qui
trasformare il mondo («la pasta») in modo iniquo (avvento dell'apostasia) e per
«fuoco» intende il giudizio finale. Nei brani sopra citati non si parla però di
fuoco.
Questa è un’interpretazione
arbitraria che deriva da una concezione allegorica, tipologica e simbolica delle
cose, in cui si dà a esse un valore sempre uguale, qualunque sia l'autore, il
libro e il brano in esame. Si interpreta perciò il lievito sempre in modo
negativo.
■ Immagine negativa:
Certamente esso era negativo quando Gesù parlava del «lievito dei Farisei e dei
Sadducei», ossia della loro dottrina che permeava e condizionava la vita
del popolo (Mt 16,6.11), specialmente quella dei Farisei, che erano molto
influenti (Lc 12,1). Non si deve però partire dalla etichettatura qualificatrice
delle immagini, ma dalla corretta esegesi
del testo biblico.
■ Immagine positiva:
Nel contesto di Matteo 13,33 e di Luca 13,20s
il lievito è qualcosa di positivo: qualcosa di piccolo è capace di trasformare
una grande massa. Gli apostoli a cui Gesù affidò l’Evangelo erano appena dodici
e il messaggio da trasmettere era semplice e formalmente inappariscente, eppure
divenne la «potenza di Dio», che trasformò singole vite, famiglie,
gruppi, popoli, il mondo e la storia (Rm 1,16; 1 Cor 1,8.24; 2,4s; 2 Cor 13,4;
Col 2,12; 2 Tm 1,8; cfr. Gal 4,4). In Matteo 13 Gesù illustrò, riguardo al regno
di Dio, le proporzioni delle cose alle origini e gli effetti finali
straordinari, usando l’immagine del seme di senape (vv. 31s) e del lievito (v.
33); così anche in Mc 4,30ss e in Lc 13,18-21.
■ Discernere per capire:
Abbiamo parlato sopra della «etichettatura
qualificatrice delle immagini», amata da
alcune persone e diventata convenzione in alcuni gruppi. Abbiamo messo ciò in
contrasto con una corretta e rigorosa esegesi contestuale. Essa appurerà se il
lievito in un contesto è negativo o positivo.
Un esempio è quello della
rugiada: non bisogna chiedersi se è di per sé positiva o negativa (si
etichetterebbe volentieri il primo aspetto), ma come tale figura è usata nel
contesto concreto. Allora ci si accorgerà che lo stesso autore usò la
rugiada come immagine qui positiva (benefica; Os 14,5) e lì negativa (effimera;
Os 6,4; 13,3); si veda pure come figura positiva Dt 32,2; Sal 110,3;
133,3; Is 26,19; come figura negativa 2 Sm 17,12.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Lievito_MT_AT.htm
10-03-2009; Aggiornamento:
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