Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Šabbât

 

Dizionario biblico

 

 

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DIO: IMMUTABILE?

 

 Nicola Martella

 

Un lettore per avvallare la continuità fra AT e NT, antico e nuovo patto, riguardo ai profeti, ha affermato quanto segue: «Se Dio mutasse uno solo dei suoi comandamenti, Egli non sarebbe più giusto, immutabile, infallibile; bensì sarebbe volubile come noi esseri umani». Analizziamo qui di seguito tale asserzione.

     L’immagine di Dio proposta dal lettore è quella della dogmatica ma non quella della storia biblica. Ecco alcuni esempi. Dio aveva comandato che in Israele ereditassero solo i maschi, ma quando nel caso concreto tutti i maschi di una famiglia erano morti, Dio mutò la legge, permettendo anche alle donne in tale circostanza di ereditare i beni di famiglia (Nu 27,1-11; 36,2). Nell’antico patto c’era il dovere morale che, se moriva un uomo senza prole, il proprio parente più stretto esercitasse il suo obbligo morale di sposare la vedova per procreare al defunto una discendenza (Dt 25,5ss). Tale costume si chiamava «matrimonio leviratico» (cfr. il libro di Rut). Esso esisteva ancora al tempo di Gesù (Mt 22,25ss). Nel nuovo patto non c’è traccia di questo obbligo morale né i cristiani lo praticano. Si pensi anche al costume di dare la propria serva personale come concubina al marito in caso di sterilità (cfr. Agar Gn 16,1s; Bilha Gn 30,3; Zilpa Gn 30,9). Nell’antico patto chi non osservava il sabato, veniva messo a morte (Es 31,14s; 35,2). Nel nuovo patto è scritto: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm 14,5). E la lista potrebbe continuare ed essere lunga. Per l’approfondimento rimando in Šabbât, agli articoli «La questione della legge», pp. 51-56; «La questione della domenica», pp. 57-69.

     Quando diciamo che Dio sia immutabile, dobbiamo stabilire che cosa significa. Quando si cita: «Io, l’Eterno, non muto» (Mal 3,6), bisogna continuare a leggere: «E perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete consumati»; e bisogna leggere anche il contesto, che mostra il quadro amorale dei Giudei del tempo. Quindi l’affermazione di Dio indica che egli non viene meno al giuramento fatto ad Abramo relativamente al fatto che la sua progenie non verrà mai distrutta (Gn 22,16s; 2 Re 8,19; Is 43,1ss; Eb 6,13s). Quindi Dio non ritira le sue promesse. Anche in Gcm 1,17 l’autore dopo aver ricordato che «ogni donazione buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto, dal Padre degli astri luminosi», aggiunge che presso di Lui «non c’è variazione né ombra prodotta da rivolgimento». È chiaro che l’ultima parte si riferisce alla prima: ossia Dio non è volubile e non ritira le sue promesse. L’autore dell’epistola agli Ebrei applica il termine «immutabilità» al consiglio di Dio relativo alla promessa, che egli confermò con un giuramento (Eb 6,16s); perciò egli concluse che poiché al riguardo «è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione» (v. 18).

     Vediamo però tante volte, in cui Dio ha ritirato il giudizio annunziato, ossia quando c’è stato un ravvedimento all’ultima curva o l’intercessione di qualcuno. L’espressione «l’Eterno si pentì del male che aveva detto di fare» intendeva che a Dio dispiacque di aver annunziato un certo giudizio (Es 32,14 [vv. 1ss intercessione]; 2 Sm 24,16 [v. 17 pentimento di Davide]; Gr 26,19 intercessione; Am 7,3.6 intercessione; Gna 3,10 pentimento). Giona fu indignato con Dio riguardo ai Niniviti (Gna 4,1ss).

     Dio ha mutato il patto da quello vecchio a quello nuovo (cfr. Gr 31,31ss), mettendo in quest’ultimo fuori uso il primo e la sua legge in tutti i suoi aspetti (Rm 4,14; 8,1ss; 1 Cor 9,20s; Gal 3,10; 5,18; Eb 8,13); infatti la chiesa non è una teocrazia (Stato con una legge religiosa). Quindi il suo consiglio divino e il suo piano nella storia contengono diverse tappe, di cui ognuna presenta aspetti sia continuità sia di discontinuità con lo status quo precedente.

     Non solo questo, ma Dio stesso è mutato. Se non comprendiamo questo, non intenderemo mai il mutamento epocale che ha costituito l’incarnazione. Il Logos, che era Dio presso Dio (Gv 1,1s), essendo stato fatto carne (v. 14), annichilì se stesso e divenne uomo (Fil 2,6ss). Ora sebbene Dio lo abbia sovranamente innalzato (vv. 9s), Gesù Cristo rimane per sempre uomo alfine di garantire la salvezza ed essere mediatore per sempre: «Uno è infatti Dio, uno e mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2,5). Non è un caso che nella visione del futuro Giovanni vide Gesù come un agnello che era stato scannato (Ap 5,6).

     Concludendo, prendiamo atto che il metodo di coloro, che vogliono a tutti i costi evidenziare la continuità fra vecchio e nuovo patto, è quello di assolutizzare ciò che è relativo solo a qualcosa di specifico oppure di usare in modo strumentale qualcosa di assoluto per difendere un’altra categoria di cose (p.es. profezia, così parla il Signore, segni e prodigi). Abbiamo visto che, se Mal 3,6 fosse vero nel suo aspetto ontologico, che si suggerisce, l’incarnazione del Logos di Dio (Dio presso Dio; Gv 1,1s.14) sarebbe stata qualcosa di impossibile. Abbiamo visto che, in effetti, Dio disse ciò relativamente al resto: «…e perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete consumati»; ossia, nonostante il loro stato peccaminoso e l’annunzio futuro del giudizio (v. 5), Dio s’impegnava a mantenere la sua parola: la stirpe d’Abramo non sarebbe stata mai annientata (Is 6,13). Questo verso quindi non dice nulla sul fatto che Dio non cambi il suo modo di agire nella storia. Il passaggio dal vecchio al nuovo patto, dalla teocrazia d’Israele (la legge religiosa era la legge dello stato) alla chiesa, rese necessari molti cambiamenti (cfr. At 15; Eb).

     A volte confondiamo quello che Dio è veramente con l’immagine che ci siamo costruiti di Lui. Pensiamo che un Dio infallibile non possa mutare nulla né mutare Egli stesso, perché ciò lo renderebbe volubile. Questo non è però il Dio della storia, ma il Dio della filosofia dogmatica! Per l’approfondimento si veda l’articolo «Chi è Dio?» in Entrare nella breccia, pp. 103-111.

 

▬ Letteratura

Nicola Martella, «Chi è Dio?», Entrare nella Breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 103-111.

Nicola Martella, Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999), articoli: «La questione della legge», pp. 51-56; «La questione della domenica», pp. 57-69.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Dio_immutabile_Sh.htm

08-05-2007; Aggiornamento: 08-07-2010

 

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