Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Le Origini 1

 

Dizionario biblico

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALLEGORIA

 

Qui di seguito affrontiamo l’allegoria quale metafora continua e quale ipocatastasi (lett. «sotto-posizionata»). Si tratta di un paragone continuo per mezzo di una rappresentazione o di un’implicazione.

 

Allegoria proviene dal greco allēgoria: da allos «un altro» e agoreuein «parlare o fare un discorso nell’agora» (cioè in assemblea pubblica).

     Poche cose sono state oggetto di controversia come l’allegoria, ed è stata definita in varie maniere. Una classe di studiosi retorici l’hanno definita una metafora continua; un’altra classe hanno dichiarato che non lo è. In simili circostanze, pero, come è spesso il caso, nessuna definizione è sufficientemente corretta, perché entrambe hanno una parte di verità, anche se non tutta. Nessuna delle parti che contendono considera l’esistenza dell’ipocatastasi. E questo fatto testimonia della confusione, non solo in merito all’allegoria, ma anche in merito alla metafora.

     Tutte e tre le figure sono basate sul paragone. La similitudine (o paragone) si confronta con la rassomiglianza; la metafora con la rappresentazione; l’ipocatastasi con l’implicazione (per induzione).

     Nel primo caso il confronto è fisso; nel secondo è sostituito; nel terzo è implicito.

     Così l’allegoria è un prolungamento degli ultimi due, metafora o ipocatastasi; mentre la parabola è un prolungamento della similitudine.

     Questa definizione è chiarificatrice, spiega tutte le difficoltà, e concilia le differenti scuole di pensiero.

     L’allegoria, quindi, è essenzialmente di due tipi:

     ■ In alcuni casi è metafora continua (come nel Salmo 23), dove si parla di due cose (Jahwè, e la cura del Pastore), e quello che viene affermato appartiene all’oggetto principale.

     ■ In altri casi è ipocatastasi continua (Salmo 80,8-15), dove si parla solo di una cosa (la vite), e ciò che viene affermato, appartiene all’oggetto secondario, cioè a Israele. Il riferimento a Israele non è menzionato, ma è soltanto implicito.

     ■ Infine c’è la combinazione di entrambi i tipi. In Isaia 5,1-7 viene usata un’allegoria che combina insieme entrambe le forme. «Giuda e Gerusalemme» (i soggetti della profezia di Is 1,1) sono rappresentati come una vigna, e l’allegoria inizia con una loro implicazione (Is 5,1.2) e continua con una loro sostituzione (Is 5,3-7).

     L’allegoria differisce così dalla parabola, poiché la parabola è una similitudine continua. Quest’ultima non inizia mai con la semplice dichiarazione che una cosa rassomiglia a un’altra. L’allegoria, invece, rappresenta, o implica, che una cosa equivale a un’altra. Come nell’allegoria del «Pellegrinaggio del Cristiano» di J. Bunyan, ciò che è detto di una persona si riferisce a un’altra persona che si trova in circostanze ed esperienze simili. Nel Salmo 80 e in Isaia 5, ciò che viene detto di una vigna si riferisce a Israele; ma nel libro della Genesi ciò che è dichiarato per Israele e Ismaele, Sara e Agar è tutta storia vera, e Galati 4 è scritto per evidenziare ulteriori verità, e perciò Paolo stesso dice che è una «allegoria» (Gal 4,24).

     Nessuna figura retorica richiede maggiore attenzione e senso diacritico come l’allegoria. E potrebbe essere più sicuro dire che non c’è alcuna allegoria nella Scrittura piuttosto che seguire il proprio giudizio per stabilire ciò che è una allegoria e ciò che non lo è.

     Ad ogni modo, abbiamo un esempio che è distintamente dichiarato essere tale, ossia Gal 4,22-24. «Infatti sta scritto che Abrahamo ebbe due figli: uno dalla serva e uno dalla libera. Ora quello che nacque dalla serva fu generato secondo la carne, ma quello che nacque dalla libera fu generato in virtù della promessa. Tali cose hanno un senso allegorico», o, tali cose c’insegnano o ci dicono qualcosa oltre a quello che è scritto.

     L’odierno e comune utilizzo della parola allegoria è abbastanza diverso da questa definizione Scritturale. Secondo il significato odierno è presa per significare un racconto fittizio che ha un altro e più profondo significato di quello espresso.

     Un’allegoria può qualche volta essere fittizia, ma Galati 4 ci mostra che una storia vera può essere allegorizzata (cioè, mostra di avere un ulteriore insegnamento al di là di quello che in effetti è accaduto) senza nulla togliere alla verità della storia.

     Dobbiamo notare un fatto importante: che, nell’uno e nell’altro caso, l’allegoria è sempre stabilita nel tempo passato, e mai nel futuro. L’allegoria si distingue così dalla predizione. L’allegoria aggiunge ulteriori insegnamenti agli eventi passati, mentre la predizione ci parla di eventi che devono ancora avvenire, e vuole dire esattamente quello che è scritto. Ciò significa che una profezia non ha alcun significato allegorico, ma può essere espressa in forma allegorica (in questo caso però viene considerata predizione e non allegoria).

     ■ Genesi 49: La benedizione profetica di Giacobbe è mista. In parte è una similitudine (verso 4), in parte è metafora (verso 9). In alcune parti le metafore sono ripetute, nel qual caso abbiamo una allegoria.

     ■ Giudici 9,7-15: Questa non è una parabola, anche se molti la considerano tale, perché non c’è alcuna similitudine, per mezzo della quale una cosa è paragonata con un’altra. È una ipocatastasi continua, solo una delle due cose viene menzionata con chiarezza. Se non era per l’interpretazione dataci nei versi 16-20, non ci sarebbe stato niente oltre a ciò che era implicito.

 

Excursus: È interessante osservare che i quattro alberi menzionati — fico, ulivo, vite e rovo — sono quei quattro che vengono usati per unire insieme l’intera storia d’Israele. ▪ Il fico rappresenta la posizione nazionale d’Israele, del quale sappiamo (dagli Evangeli sinottici) che è appassito e che è stato tagliato via. ▪ L’ulivo rappresenta i privilegi del patto d’Israele (Romani 11), i quali sono ora in sospeso. ▪ La vite rappresenta le benedizioni spirituali d’Israele, che da un certo punto in poi devono essere trovate solo in Cristo, la Vera Vite (Giovanni 15). ▪ Il rovo rappresenta l’Anticristo, nella cui ombra essi si rifugeranno, ma che sarà per Israele un fuoco struggente nel giorno di «distretta per Giacobbe» — «la grande Tribolazione».

 

     ■ Isaia 28,20 è allegoria, cioè ipocatastasi ripetuta, solo una parte della figura è menzionata: il letto e la sua coperta, ma non la gente a cui si riferisce. Il profeta parla della grande paura di cui saranno presi gli abitanti della Giudea alla venuta di Sennacherib; ma essi hanno preferito rimanere nello loro falsa sicurezza. Per mezzo di questa bella illustrazione allegorica essi sono informati che il loro riposo sarò inquieto e il loro sonno sarà ben presto disturbato.

     ■ Matteo 3,10.12 è una ipocatastasi ripetuta e quindi allegoria.

     ■ Matteo 5,13 è lo stesso, preceduto da «Voi siete il sale della terra», che è una metafora.

     ■ Matteo 7,3-5 è lo stesso; solo la pagliuzza e la trave vengono nominati. Quello che essi vogliono dire è solo implicito.

     ■ Matteo 9,15 è lo stesso, il significato è implicito.

     ■ Matteo 9,16.17: Il «pezzo nuovo» sul vecchio implica la solenne lezione in riferimento all’impossibilità di riformare la vecchia natura.

     ■ Matteo 12,43-45: «Ora, quando lo spirito immondo è uscito da un uomo…». Questa è una allegoria. Deve essere interpretata della nazione giudaica, come il v. 45 afferma.

     ■ Luca 9:62: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Questa è una breve allegoria.

     ■ Altri esempi: Vedi al riguardo Gv 4,35; Rm 11,16-18 ecc.; 13,11s; 1 Cor 3,6-8.12-15; 5,7s; 2 Cor 3,2s; 5,1 ecc; 10,3-5; 11,2; Gal 6,8; Ef 6,11 ecc.; la lettera agli Ebrei.

{elaborazione: Argentino Quintavalle - rielaborazione: Nicola Martella}

 

▬ Letteratura

■ Nicola Martella, «Allegoria», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 82s. Cfr. qui  anche «Interpretazione allegorica», pp. 192s; «Metafora», p. 231; «Proverbio», p. 287; «Simbolo», p. 331; «Similitudine», pp. 331s.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Allegoria_Ori.htm

08-05-2007; Aggiornamento: 08-07-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce