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studia la Bibbia. Ognuno può
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può anche citare la definizione data da qualche autore, ma
allora è importante citare chiaramente la fonte. Nota bene che
nelle definizioni che l’autore trae dalle sue opere, egli omette
il suo nome (Nicola Martella) e fa comparire, a volte, solo il
libro da cui la trae direttamente o a senso.
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■ Abba: In aramaico, la lingua locale
della Palestina al tempo di Gesù, significava «babbo». {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 70}
■ Abramo: Ebr. Abram «padre elevato». Primo
patriarca d’Israele, a cui Dio rivolse le sue promesse (Gn 12) e a cui diede il
patto di grazia (Gn 15). →
Abrahamo; → Ur
■ Abrahamo: Ebr. Abraham «padre di una
moltitudine». È il nome che Dio diede al patriarca in concomitanza con rinnovo
del patto (Gn 17). →
Abramo
■ Adonai: Ebr. ’adônāj
«signore, padrone». È uno dei nomi di Dio.
{Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 329s}
■ Antico Testamento: Esso è
la Bibbia degli Ebrei, che essi chiamano
Tanak. «Testamento» intende qui patto.
Questa definizione proviene dal
Nuovo Testamento (cfr. (2 Cor 3,14), ma è stata preparata
già dall’AT stesso, preannunciando un «nuovo patto» (Gr 31,31ss
). La prima traduzione greca conosciuta si chiama
Septuaginta. {Radici
1-2
, p. 16}
■ Bibbia: Il termine greco plurale
(tà) biblía significava «scritture, libri» e, in senso esteso,
«biblioteca». Con questo termine si intendeva, fin
dall’antichità, i «Libri sacri» (cfr. Dn 9,2), ossia le «sacre
Scritture». La Bibbia dei cristiani si divide in
Antico Testamento e
Nuovo Testamento. {Radici
1-2
, pp. 7.11} → Canone
■ Beelzebub (o Beelzebul):
Il significato del termine è «signore delle mosche». Bel o Ba`al
era un dio cananeo molto spietato, conosciuto pure col titolo
Molok. Ba`al-Zebûb «patrono delle mosche» era il dio
dell’oracolo di Ekron (2 Re 1,2s. 6. 16; cfr. 17,16s; 1 Re
22,45). Nel giudaismo questo nome fu
dato al demonio per disprezzo; lui era considerato il capo dei
demoni. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 73} → Diavolo
■ Canone: È la raccolta dei libri
autorevoli della Bibbia. È il metro e la
regola per la teologia, la predicazione e l’etica. {Radici
1-2
, p. 7}
■ Carne: Il termine gr. sarx
«carne» designa nel linguaggio di Paolo non il corpo in sé, ma
la «natura peccaminosa» e l’unità psicosomatica come sede della
concupiscenza e del peccato e come «programma» contrario allo
Spirito Santo. Essa è chiamata pure «vecchio uomo» o «vecchia
natura»; cfr. Rm 7,5.18.25; 8,3ss.12. {Entrare
nella breccia,
p. 384}
■ Cristo: → Messia
■ Diaspora: Il termine greco
significa «dispersione» e intende il
giudaismo presente fuori dai confini della Palestina.
■ Diavolo (Obiettivo del ~): È
scritto che «il diavolo... [sta] cercando chi possa divorare»
(gr. diabolos... zëton tina katapien; inghiottire,
ingoiare). L’obiettivo del diavolo, pari a quello del leone, è
d’ingoiare la sua vittima, quindi di toglierla dalla
comunità dei viventi mediante la morte. In effetti, il diavolo
può talmente attirare e spingere un credente nel peccato da
fargli perdere la comunione con Dio e con i credenti (non la
salvezza). Qualora questo succeda, la via legittima è quella del
ravvedimento e del ripristino, a meno che Dio non permette la
morte (cfr. 1 Cor 5,5; 1 Gv 5,16s). {Entrare
nella breccia, p.
387} → Beelzebub
■ Dio: → Adonai; →
El; → Elohim;
→
Jahwè
■ El: Ebr.
’el «potente». Era un nome di Dio.
Il termine era usato anche fuori dell’ambito religioso. {Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 277ss}
■ Elohim:
Ebr. pl. ’ëlohîm «tremendo, nume». Era un nome
di Dio. Il
termine singolare o plurale era usato anche fuori dell’ambito
religioso nel senso di «autorità» (Es 4,16). {Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 365ss}
■ Engramma: Il termine proviene dal
gr. e intende impressione, incisione, ricordo o immaginazione
ricorrente. Esso denota ciò che è impresso, improntato e
impregnato nella mente, il fissaggio interiore. È il caso del
«mantra» nello yoga e nel misticismo e della glossolalia
d’origine psichica. {Entrare
nella breccia,
p. 389}
■ Esegesi:
L’esegesi è il chiarimento del testo nel suo contesto secondo il
pensiero originale del suo autore. L’ausilio delle lingue
bibliche è necessario laddove sia necessario spiegare qualcosa
che nel testo altrimenti non si comprende. Non basta citare
termini nelle lingue originali per accertare meglio la verità
esegetica di un testo. Anche addurre citazione di autori esterni
non è di per sé un argomento stringente e probatorio; tutti gli
autori esprimono opinioni e valutazioni su certe cose e bisogna
valutare, di volta in volta, se esse aiutano a chiarire meglio
il testo biblico o meno.
■ Esseri celesti: →
Figli di Dio
■ Fare posto al diavolo:
Dal gr. topon didonai. In Ef 4,27 Paolo ammonì i credenti
di non «creare spazio per il diavolo».
Questo avviene invece con un comportamento peccaminoso. Da tale
situazione s’esce, ossia si sottrae spazio al diavolo,
confessando e abbandonando l’atteggiamento peccaminoso oppure
perdonando chi si ravvede. Questo vale per i credenti sia in
campo morale sia in quello occultistico. {Entrare
nella breccia,
p. 390}
■ Figli di Dio (esseri
celesti): Ebr. letteralmente «figli di
Elohim (tremendo)». In Genesi 6, in Giobbe 1,6; 2,1 e nei
Salmi è il modo in cui sono chiamati gli esseri celesti. Il
termine ebr. ben «figlio» è usato in ebraico anche per
esprimere la categoria (cfr. figli dei profeti). L’espressione
«figli di Dio» intendeva le creature celesti quali «divini» o
trascendentali in contrapposizione agli uomini, i terrestri. {La
lieve danza delle tenebre,
pp. 250ss.279}
■ Genesi: Dal gr. origine, principio,
formazione. È pure il titolo del primo libro della
Bibbia, che esso porta dalla
Septuaginta in poi.
■ Gesù: Jesus è la forma greca
dell’ebraico Jehošua`, abbreviato a Jošua`,
da cui proviene sia Gesù sia Giosuè (Nu 13,16). Il nome
significa «Jahwè salva» (Mt 1,21; Lc 1,31).
Jahwè è il nome di Dio nell’AT. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 87} → Messia; →
Nazareno
■ Giudaismo: Poiché la maggior
parte di coloro che tornarono dall’esilio babilonese erano
Giudei (1 Cr 9,3) e si stabilirono intorno a Gerusalemme nel
territorio appartenuto precedentemente al regno di Giuda,
l’ebraismo palestinese venne a essere identificato con il
giudaismo. Nei secoli, dire Ebreo o Giudeo venne a significare
la stessa cosa. Dal punto di vista formale si distingue il
proto-giudaismo dal giudaismo del
tempo del Nuovo Testamento.
■ Hallelujah: Let. «glorificate
Jah», ossia
Jahwè.
In
origine il verbo ebr. hallel significava «illuminare». È
una eulogia ricorrente nei Salmi.
■ Hosanna: È la forma greca
dell’ebraico hôšî`āhnā’ [’adônāj]
e significa «Deh! Salva [o Signore]» (cfr. Sal 118,26). Si
tratta di un’acclamazione che in Mt 21,9 potrebbe corrispondere
al nostro: «Evviva il Figlio di Davide» e simili. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 94}
■ Impianto predizionale:
In Dt 30 Mosè presentò quello che noi chiamiamo «l’impianto
predizionale» dell’AT: Dio tratteggiò le grandi linee del futuro
del popolo e mostrò la possibilità che Israele tornasse al suo
Dio. Questo testo condizionò assolutamente le predizioni dei
profeti legittimi che, durante il corso della storia, parlarono
da parte di Jahwè. Qui fu posta in germe tutta la storia
futura di Israele: l’apostasia, la cattività e il ripristino; la
reiezione e l’accettazione escatologica; la circoncisione del
cuore, eccetera. {Radici
1-2,
p. 72}
■ Inviato di Jahwè: Nell’AT
appare in diverse occasioni il cosiddetto «Male’ak
Jahwè», ossia «l’Inviato di Jahwè».
Come mostrano tutti i brani in cui ciò accade, non si trattava
di una manifestazione «angelica», ma di una «teofania», ossia di
una vera e propria manifestazione di Dio
stesso in questo mondo in forma tangibile per i suoi
interlocutori (cfr. Gn 22; Es 3), e cioè in forma umana (cfr. Gn
18,2.13.16s.20.22.26; 32,25.31; Gdc 6,12. 14.16; 13,3.6.9s.22).
{Offensiva
intorno a Gesù 2,
p. 72}
■ Jahwè: Ebr. Jahewëh
«colui che è qua» o «colui che interviene». È uno dei nomi di
Dio. È specialmente legato al patto mosaico.
Il termine da solo o come «Jahwè Sebaot» intende il «Dio della
storia», ossia il riscattatore d’Israele e il Dio del patto.
Sebbene sia molto ricorrente nell’AT, non compare mai
esplicitamente come nome di Dio in nessun manoscritto del NT. {Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 200ss}
■ Jom Kippur: Let. «giorno della
copertura o espiazione». In tale giorno il sommo sacerdote
entrava nel luogo santissimo col sangue della vittima, che
spruzzava sul coperchio (kipporet) dell’arca del patto (Lv 16).
In tal modo, esercitava l’espiazione del santuario e del popolo
penitente.
■ Kippur: → Jom
Kippur
■ Legge: → Torà
■ Lievito: Nel
Nuovo Testamento questo termine
si riferisce a un’azione invisibile, ma penetrante ed efficace
di qualcosa, ad esempio del peccato e del regno dei cieli. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei, p. 90}
■ Logos: Chi confonde i termini greci
rhêma e logos, parlano volentieri della
Bibbia quale «Parola rivelata di Dio» e di
Gesù quale «Parola incarnata di Dio»). Ma ciò alimenta solo
equivoci e speculazioni. Ora, mentre rhêma era la parola
scritta o detta, il termine logos, quando era riferito
a una persona, intendeva nel linguaggio popolare al tempo
del NT (cfr. i papiri) «l’avvocato, il difensore, il rivelatore»
(Gv 1,1.14; Ap 19,13). In tal modo è da considerarsi un sinonimo
di parákletos «avvocato, difensore».
È perciò assolutamente necessario distinguere
quando il termine logos è riferito alla Scrittura o al
messaggio («parola di Dio») – qui corrisponde a rhêma [toû]
Theoû «parola di Dio» – o alla persona del Cristo
(«rivelatore di Dio»). {Offensiva
intorno a Gesù 2,
p. 164} → Messia; →
Nazareno; → Gesù
Messia:
Il termine tecnico ebr. mašîach«unto» ricorre
già nell’Antico Testamento. Già
nel terzo secolo a.C. fu tradotto dalla
Septuginta in greco con christós «unto». Messia
intende «unto (da Dio) a re». Gesù di Nazaret mostrò con parole
e atti di essere lui «l’unto» promesso. Egli chiese ai Giudei
del suo tempo di credere che egli fosse il Messia che doveva
venire. {Offensiva
intorno a Gesù 2,
p. 164} → Nazareno; →
Gesù
■ Mammona: Il termine aramaico
significava un «tesoro nascosto» e designava la ricchezza
personificata. Vedi in italiano termini come «cornucopia». {Matteo,
l’evangelista degli ebrei, p. 91}
■ Nuovo Testamento:
È la seconda parte della Bibbia
dei cristiani. «Testamento» intende qui patto. Si tratta quindi
del «nuovo patto» o «nuovo
messianico», annunciato dai profeti già al tempo
nell’«antico patto» (Ger 31,31ss ) o
Antico Testamento. {Radici
1-2 , p. 16}
■ Nazareno: I nomi «Nazaret»,
«nazoreo» e «nazareno» provengono dal sostantivo ebraico
nezer «rampollo». Nell’AT
il Messia fu chiamato sia zemach «germoglio» (Is 4,2; Gr
23,5; Zc 3,8; 6,12) sia nezer «rampollo» (Is 11,1).
Altrove egli fu chiamato pure joneq «virgulto» (Is
53,2s). Poiché Gesù era cresciuto in Nazaret (Lc 4,16), fu
soprannominato «Nazareno» (o Nazoreo) e «Gesù di Nazaret» (cfr.
Mt 2,23; At 2,22; 10,37s; 22,6ss; 26,9). {Offensiva
intorno a Gesù 2, p. 165} → Messia;
→ Gesù
■ Oblazione: Era l’unica offerta
incruenta, essendo a base di vegetali (Lv 2). Era complementare
agli altri sacrifici. L’oblazione esprimeva la gratitudine per
ciò che Jahwè aveva dato. {Radici
1-2,
p. 52}
■ Olocausto: Dal gr. «interamente
bruciato». In questo sacrificio la vittima offerta era
interamente arsa. L’olocausto parlava della totale consacrazione
dell’offerente (Lv 1). {Radici
1-2,
p. 52}
■ Osanna: → Hosanna
■ Profondità di Satana:
In Ap 2,24 (lettera al conduttore della chiesa di Tiatira)
ricorre l’espressione «conoscere le profondità di Satana» (gr.
ginoskein ta bathea tou satana). Si trattava di un
sistema dottrinale di natura gnostico-esoterico, che tollerava
adulterio e idolatria (cfr. la chiesa di Corinto). In generale,
si può affermare che il cristiano può cadere in una comunione
col diavolo mediante il peccato; ciò non
è però possessione, nonostante si paghino sempre le conseguenze.
La soluzione a questo drammatico problema è questo: «Io le ho
dato tempo di ravvedersi...» (vv. 21s). {Entrare
nella breccia,
p. 395}
■ Proto-giudaismo: È il
giudaismo nato dopo l’esilio babilonese, al ritorno in patria,
nel periodo interposto tra l’Antico
e il Nuovo Testamento. I tre
distintivi principali del proto-giudaismo sono il tempio, la
Torà e una relativa libertà politica. I
Giudei della Palestina intendevano se stessi come una «comunità
templare». Dal proto-giudaismo si svilupparono poi i movimenti e
le correnti, tipici per il tempo del NT. {Radici
5-6,
pp. 164ss}
■ Qumran: Località presso il mar
morto. Al tempo del NT era un centro religioso e commerciale. È
probabile che siano stati i sacerdoti di Gerusalemme a
nascondere nelle grotte, situate nei pressi di Qumran, i
manoscritti delle sacre Scritture
e altra letteratura giudaica, per salvarla dalla distruzione,
allorché Gerusalemme stava per essere espugnata dai Romani (ca.
70 d.C.).
■ Qorban: Termine aramaico che
significa «offerta». Ricorre negli Evangeli.
■ Rabbi: Anche nella versione
rabbuni significava etimologicamente «grande mio» ed era il
titolo usato — nel senso di «maestro mio» — per designare
maestri e insegnanti della legge (cfr. monsignore). Era
il modo con cui i Giudei salutavano i loro maestri e padri
spirituali, ossia gli scribi o i rabbini. Secondo Mt 23,7-10 i
capi religiosi amavano essere chiamati rispettivamente «rabbi»
(v. 7s), «padre» (v. 9) e «maestro» («guida spirituale»; v. 10),
poiché si consideravano i dottori d’Israele, ossia gli esegeti
autorizzati a spiegare la legge di Dio. In effetti, però,
interpretavano la legge secondo la loro tradizione. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 99}
■ Ravvedimento: È il mutamento
della mente, dei pensieri e della condotta. Giovanni Battista e
Gesù lo richiesero ai Giudei in vista dell’avvento del regno di
Dio. Cfr. Mt 3,8; Lc 15,18; At 2,38; 20,21. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei, p. 99}
■ Septuaginta: È chiamata anche
«Settanta». È la traduzione dell’Antico
Testamento ebraico in greco. Fu fatta nel 3° secolo a.C. e
divenne dapprima la Bibbia del
giudaismo ellenista e poi il testo di
riferimento della maggior parte dei cristiani.
■ Sinagoga: Era l’adunanza giudaica.
I Giudei si radunavano nelle sinagoghe specialmente di sabato,
per pregare, per leggere e commentare le sacre Scritture (l’Antico
Testamento). {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 104}
■ Tanak: È un acronimo rabbinico che
sta per Torà - Nebi’im - Ketubim, ossia per Legge - Profeti -
Scritti (o Agiografi). Sono le tre parti in cui si divide il
canone della Bibbia degli Ebrei. {Radici
1-2
, pp. 20.76s;
Radici 3-4
, p. 23}
■
Teocrazia: Il termine significa «governo di Dio» e significa
il dominio dell’Eterno su Israele mediante gli organi
dell’alleanza. La teocrazia è in pratica uno Stato religioso, in
cui la legge religiosa e quella statale coincidevano, come pure
l’assemblea civile e quella religiosa. Nella teocrazia d’Israele
e, quindi, nell’assemblea dell’antico patto si accedeva
specialmente per nascita (circoncisione dei maschi), oltre che
per conversione. Il passaggio dall’antico al nuovo patto non ha
significato solo il mutamento dello Statuto di base (Decalogo e
leggi derivate), ma anche il passaggio da uno Stato religioso
(teocrazia) a un’assemblea non più nazionale, statale, razziale
e culturalmente omogenea in specifici confini nazionali (la
chiesa non è quindi una teocrazia). L’assemblea del nuovo patto
è distribuita in tutto il mondo ed è soggetta essa stessa alle
relative leggi nazionali dei singoli Paesi. Essa stessa non ha
un potere politico legislativo ed esecutivo. A differenza
dell’assemblea dell’antico patto, quella del nuovo patto è
formata da varie razze ed etnie ed è culturalmente variegata a
seconda dei Paesi in cui si trova. {Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
p. 350}
■ Torà: Il termine ebr. tôrāh
«insegnamento» era applicato a qualunque tipo di insegnamento,
ad esempio a quello della mamma. Come termine tecnico indicava
l’insegnamento autorevole di Dio, dato a Israele mediante Mosè.
{Manuale
Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 212}
■ Ur: Città della Mesopotamia, da cui
proveniva il patriarca Abramo.
■ Unzione: Gli unguenti profumati
erano di solito conservati in preziosi vasetti d’alabastro o di
altro materiale pregiato. In Oriente essi erano sparsi sul capo
o sui piedi dei commensali di riguardo, mentre questi ultimi
stavano adagiati su divani. L’unzione dell’ospite erano un uso
ricorrente in Oriente. Anche Gesù ebbe
almeno due volte tale onore (Lc 7,36ss; Mt 26,6ss; Gv 12,1ss). {Matteo,
l’evangelista degli ebrei, p. 107}
■ Vigilie: Al tempo del NT si usava
la suddivisione greco-romana della notte in quattro «vigilie»
(turni notturni di guardia) di tre ore ciascuna. La prima
vigilia cominciava alle sei di sera, momento in cui iniziava
l’ora zero del nuovo giorno. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
pp. 107s}
■ Vigna: Già nell’AT la vigna
simboleggiava il popolo d’Israele. I contadini rappresentavano i
capi religiosi e civili del popolo, che la trascuravano. Cf. Is
3,14; 5,1-7; Gr 2,21; 12,10; Os 10,1; Gle 1,7; Mt 20,1ss;
21,28ss. 33ss. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 108}
■ Yom Kippur: →
Jom Kippur
■ Zeloti: Il termine greco significa
«zelante». Essi erano, in origine, scrupolosi osservanti della
legge. Poi si trasformarono in farisei estremisti in lotta
diretta contro i Romani. Essi animarono la rivolta contro Roma
degli anni 66-70 d.C. e furono quindi direttamente responsabili
della distruzione di Gerusalemme. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 108}
■ Zizzania: Essa si chiama anche
loglio ed è un’erbaccia molto simile al grano, da cui si
distingue solo quando ha spigato. {Matteo,
l’evangelista degli ebrei,
p. 108}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+D-Glossar.htm
Aggiornamento: 11-06-2010
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