Premesse: Quello che segue è un fatto vero, risalente a
qualche decennio fa.
Si tratta dello scivolone di un predicatore e del confronto con la
sua coscienza
e con la decisione del consiglio della sua chiesa locale. {Nicola Martella} |
Personaggi e ingredienti
■ Matteo, il predicatore (nome fittizio)
■ Carmela, gestrice di un bar (nome fittizio)
■ La famiglia di Matteo (meravigliosa, ma ingenua e
complice involontaria)
■ Il complice galeotto: un buon caffè al bar di
Carmela
Premessa
Matteo era un fratello che apparteneva da molti lustri a una chiesa
evangelica locale, dove predicava abitualmente.
I fatti
In più occasioni, Matteo passava a degustare un caffè nel bar di Carmela.
Diventò un cliente fisso e, all’insaputa della famiglia, iniziò una
frequentazione sentimentale con la donna.
Soltanto dopo oltre un anno, Matteo interruppe la
relazione con Carmela. La moglie lo perdonò.
Matteo rientrò nella chiesa e volle riprendere il
suo posto nella predicazione, ma venne decisamente tacitato. (Matteo
affermava che Dio lo aveva perdonato, che la giustizia umana aveva fatto il
suo corso, facendogli scontare una pena, e che la chiesa avrebbe dovuto
comportarsi di corrispondenza.)
In un consiglio di chiesa ristretto e molto
tormentato, uno stimato fratello e conduttore, incaricato di trattare il
contenzioso, gli disse: «Fratello Matteo, oggi tu pretendi di tornare a
predicare nella sala di questa chiesa ma devo ricordarti che, prima
della tua lunghissima caduta, tu
predicavi già le stesse cose
amorevoli a tutti. Oggi, la tua voce e il tuo pulpito sono completamente
sfiduciati e privi di qualsiasi autorità.
Il Signore Dio sa se — in conseguenza del tuo pubblico scandalo — esistono o
meno turbative nella tua coscienza e nella testimonianza stessa della
chiesa. Noi fratelli lo sapremo soltanto col trascorrere del tempo!».
Postscriptum
Da allora in poi, il fratello Matteo non pretese più di voler predicare.
Evidentemente il morso della sua coscienza funzionò ancora una volta. Nulla
impedì però che egli, nella sua tarda età, si godette la comunione della
comunità, sebbene non esercitasse più tale ministero.
Nonostante che con la
sua lascivia aveva compromesso anche la testimonianza della chiesa, lo scorrere
del tempo evidenziò che il suo pentimento era stato genuino e che ci furono
miglioramenti nella sua condizione spirituale. La comunione fraterna mitigò il
divieto di predicare e il morso della sua coscienza, nonché le varie umiliazioni
subìte.
{adattamento da un testo di minop; © Punto°A°Croce 2006}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Scivolone_predicatore_MeG.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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