Premesse: Quella che segue potrebbe credersi una favola sulla miseria
contadina, situata al tempo dei nonni dell’autore. Questa era però la realtà
delle cose, se si prescinde da qualche «bufala» raccontata dai nonni per
abbindolare i nipoti. L’autore si ricorda di quanto raccontavano i suoi avi,
vissuti all’inizio del Novecento. Ha raccontato tutto, disseminando il testo con
alcune rime.
{Nicola Martella} |
Questi fatterelli erano svelati dai nonni
(ascoltati da nipoti interessati), pronti a spiegare senza fretta, che nascer
poveri — a quei tempi — non era una favoletta. Vale a dir che per nutrire le
famiglie di campagna, quasi tutte numerose, si facevano miracoli per tirare
avanti, non avendo da fare con persone facoltose.
Prima di tutto, si
usavano riguardi e si facevano durare, le robe da indossare; poi si compravano
di misure tali che vestissero bene, le forme degli anziani; pian piano questi
abiti e le scarpe, per utilità, passavano ai figli di maggiore età, e infine i
vestimenti facevan tutta la scaletta fino all’ultima figlia piccoletta.
Questa è la premessa
perche il bello avveniva quando tutti erano a mensa; si diceva (e qui è la
favoletta) che si appendesse una arringa sotto sale al soffitto e si facesse
dondolare. Quando essa passava davanti al commensale si fermava e si fregava col
pane: il companatico, era così risolto anche per il cane.
Non parliam della
polenta con salame o piccola bistecca: a ognuno una sola fetta! C’eran tuttavia
anche cose proprie, pasta fresca, conigli, pane dolce, uova sode. E pure
prodotti genuini della campagna, frutta, vino (per qualcuno una cuccagna), ma
nell’insieme — detto in sordina — era miseria vera per la situazione contadina!
{adattamento da un testo di
minop;
© Punto°A°Croce 2006}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Ricchezza_miseria_S&A.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
|