Premesse: Non bisogna avere le pulci addosso per parlarne. La fantasia
dell'autore mostra che tra le sue sinapsi non ci sono ragnatele né ruggine. Può
darsi che qualche «pulce» si sia smarrita nel suo cervello, solleticandolo, ma
ciò è sempre meglio che nutrire in esso fantasmi psicotici e lugubri spettri
depressivi. E poi non si può comandare a ciò che succede in sogno, dove realtà e
fantasia si mischiano. Nel sogno l'istanza morale (la coscienza) viene spesso
trasfigurata in una «fatina» e la trasgressione viene simbolizzata con
qualcosa, di cui ci si è appropriato indebitamente. Ci chiediamo che cosa ha mai
combinato l'autore, caso mai l'onirico rimprovero fosse diretto proprio a lui.
Bisognerà chiederlo alla sua aggiornata moglie... {Nicola Martella} |
In sogno, sono stato invitato ad assistere come spettatore a un reality
detto «il gioco delle pulci» ma questo passatempo, non era organizzato come
quando ero bambino, che consisteva nel catturare le pedine avversarie
saltando loro in groppa (anche solo in parte) e «mangiandole», ossia facendo
saltare altrettante pedine colorate che schizzavano proprio come pulci vere…
Grande è stata la mia sorpresa quando la gara si
svolgeva sì, fra gruppi rivali, ma composti da questi animaletti…
grattaroli (pulci vere) che all’ora convenuta, arrivavano a bordo di
piccoli pulmini carrozzati come nei cartoon con forma di graziosi
mini-topini che andavano e venivano facendo la spola dalla cantina fino ai
margini del tavolato che fungeva da campo di gara.
L’ardua tenzone s’esauriva, mano a mano che le
pulci venivano «mangiate» dagli avversari e vinceva il campionato chi
rimaneva in gara con un maggior numero di pedine, alla fine dei due tempi
programmati. Oggi — m’hanno detto sempre in sogno — faremo uno
spettacolo a gruppi ma in forma più moderna! Infatti, c’erano pulci che
facevano salti d’alta acrobazia come al circo e come atlete vere; altre
pulci, addestratissime, facevano salti in lungo e in alto da campioni; lo ha
confermato lo stesso presentatore che stava mostrando i più bravi e buoni.
°*°*°*°*
Questo è tutto quanto succedeva fino alla mezzanotte in punto quando,
improvvisamente, arrivava la solita fatina di turno con in mano, le
prove inconfutabili di ciò che stava per dire e cioè che aveva trovate — già
un poco rosicchiate — grosse fette di formaggio e di prosciutto. Costei, arrabbiatissima, gridava: «C’è un ladro in
mezzo a noi. Sono spiacente, ma devo interrompere immediatamente il gioco!
Andatevene tutti fuori da questa cantina!».
°*°*°*°*
La gazzarra che è successa ha svegliato anche me di soprassalto sul più
bello dell’incontro. Il regolamento però parlava chiaro: il gioco della
pulce, deve rimanere solo e sempre un gioco da bambini dove una pedina, una
vera pedina, sarà sempre pronta a mangiarsi una pedina avversaria ma non si
deve rubare il formaggio né il prosciutto che fanno parte dei premi da
distribuire alla fine della gara, ai vincitori.
«Come era il gioco inizialmente?» — chiedeva la
fatina prima di svegliarmi — «Abbiamo dimenticato che il mondo dei topini e
delle pulci vere, è rimasto il solito, invariato anche nei vostri sogni? Le
pulci continueranno a essere “coltivate” e coccolate dal pelo e dalla pelle
dei gatti. Le pedine invece continueranno a essere vendute per divertire i
bambini buoni e ubbidienti ai propri genitori. Fate i bravi e vedrete! Ciao
a tutti…!».
{adattamento da un racconto
di minop; ©
Punto°A°Croce 2007}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Pulci_gioco_Oc.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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