Premesse: La comunicazione è una delle cose più difficili. Il
messaggio parte giusto da chi l’invia, ma chi lo riceve lo filtra con la sua
esperienza e la sua conoscenza. Può succedere che «si capisce fischi per
fiaschi». E le conseguenze possono essere ardue, se non tragiche. La seguente
storia, conosciuta da molti lustri, ne è una singolare illustrazione. L’autore
ce ne dà una singolare interpretazione.
{Nicola Martella} |
Erano solo in due, marito e moglie, molto affiatati, senza figli né parenti
o amici intimi; una coppia di vecchietti, magri come stuzzicadenti.
Abitavano ai margini del bosco, dove crescevano arbusti a gruppi, con un
sottobosco tenebroso, dove s’udiva la sola voce del vento, quando soffiava. Avevano per il loro uso delle galline e altri
animali domestici. Abitavano in una cascina comoda ma piccina, nel cui lato
a ponente c’era un angolo per la rara gente che si ricordava di loro due,
soli e isolati. Un personaggio di riguardo c’era anche lui: piccino
ma tarchiato, vispo e molto affezionato ai due vecchietti dal viso tirato
come quelli che abitualmente vivono in campagna. Il personaggio sapete chi
è? Era un asinello pulito, rapato, un po’ ignorantello e che voleva farlo
sapere a tutti. Si chiamava «Regolato»: per alcuni un nome strano, per altri
era indovinato. I suoi ragli si udivano al mattino: «I-a, i-a, i-a, i-a»,
quasi a voler dire: «Venitemi vicino!», oppure «Statemi lontano!»; ma chi lo
sa l’asinese?. Ed era felice con la sua cocuzza dura: se dava di testa, non
c’era pericolo di farsi una frattura.
Un giorno il vicino ammazzò il maiale, e l’uomo ne
comprò parecchio e, a furia di assaggiarne, finì che appese solo le pancette
e il salame che erano rimasti. Si sa che chi è un gran ghiottone, si fa alla
fine una bella indigestione. Si recò subito dal medico, poi tornò dalla
moglie con la diagnosi, in cui il medico sentenziò: «Tu mangi troppo e male,
devi mangiare “regolato”»! Al vecchietto venne un colpo, quando lesse alla
moglie la diagnosi: «Ma lo sai che dobbiamo mangiare “Regolato”», ripeté fra
le lacrime, «Povero il nostro “Regolato”». Si vede che il vecchio uomo non aveva ancora capito
che aveva mal compreso. Uccisa la povera bestia, pensando di dover ubbidire
al dottore, ripeteva continuamente: «O povero il nostro “Regolato”, ti
abbiamo sempre voluto bene», ma intanto si mangiava Regolato, il povero
asinello sfortunato. La storiella finisce qui come novella. I vecchietti
non avevano afferrato che il medico voleva dire loro di mangiare meno e di
masticare più a lungo. In ogni modo, i salami in ricordo di Regolato
durarono a lungo, molto a lungo, appesi sopra la sua cavezza da passeggio. Anche noi ti diciamo: «Ciao Regolato, ciao. Forse
ci rivedremo alla prossima favola. Magari lì sarai un bellissimo e
velocissimo cavallino bianco».
{redatto e in parte narrato a nuovo da un testo
di minop; ©
Punto°A°Croce 2006}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Mangiar_regolato_Ori.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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