Premesse:
Un gravissimo incidente di un «malcapitato»
con guarigione finale che ha del «miracoloso»… Ecco i fatti narrati da un
liquidatore d’assicurazione all’autore.
Se le bugie hanno le gambe corte, non sempre i bugiardi e i furbi. {Nicola
Martella} |
Quello che segue è una disavventura veramente accaduta a un agente
d’assicurazione che mai aveva visto di simile nella sua lunga carriera
professionale.
C’era un tizio povero in canna per scelta di vita, possiamo definirlo barbone e
straccione, ma ancora molto giovane, che si trovava sul bordo strada d’una zona
ultrapopolare malfamata della metropoli napoletana. Un giorno fu sfiorato da un
motociclista che stava attraversando la strada e che nell’effettuare la manovra
aveva solo lambito le strisce pedonali. Risultato? Pedone a terra con grida e
lamenti, motociclista in piedi pronto a ripartire, ambulanza in arrivo a sirene
spiegate; gente in assembramento ristretto formato da amici e colleghi della
stessa risma dell’infortunato.
Vigili urbani, polizia stradale pattuglia di carabinieri per le indagini in
corso, stesura del verbale, immancabile contestazione al motociclista, pagamento
della contravvenzione; questa la prassi voluta o non voluta a carico del pilota
motorizzato.
Lo pseudo investito intanto era trasportato al pronto soccorso, con lavaggio,
cambio d’abiti, visita, raggi X, fasciature con lamenti e grida in abbondanza…
Dieci giorni di prognosi e di ricovero era il minimo previsto, poi a casa con
barella, stampelle, bastone al seguito, pantofole, gambaletto e braccio al
collo, il minimo per una fasciatura prudenziale di pronto soccorso…
A casa ci fu il seguito con altra stesura di verbale con dichiarazione di
testimoni (stessi amici e colleghi dell’infortunato. Poi seguirono la prognosi
aggiornata a 30 giorni salvo complicazioni, la prima visita di controllo con
ulteriore proroga di tre mesi di ricovero, raggi, lastre nuovo gambaletto meno
stretto…
Il giorno stesso del’incidente viene istruita la pratica per l’assicurazione; il
referto iniziale parla di probabile rottura della tibia destra e del femore
sinistro con lussatura del ginocchio e con frattura non esposta del ginocchio
stesso…
Tutti erano impegnati alla ricerca delle responsabilità per
l’accaduto.
Un gruppo d’amici disonesti ma compatti per ricercare qualcuno che paghi da
mangiare nell’imbastire l’incidente che non costi niente (il quarto dente e il
quinto mancano già, come pure la gamba che è tutta di legno ed è stata già
rifatta in precedenti esperienze infortunistiche, qualcuna andata male…).
Quindici giorni dopo la prima trattativa con il liquidatore della Compagnia che
viene sul posto tutte le settimane per seguire le pratiche infortunistiche più
importanti e difficili da trattare e da chiudere. Tutte le settimane, quando
apre l’ufficio del liquidatore, il nostro infortunato è puntualissimo davanti
alla serranda completamente dotato di stampelle, bastone, braccio al collo, una
scarpa con punta mozzata e un tacco supplementare alla scarpa opposta.
Passano così i sei mesi previsti per la guarigione. L’infortunato chiede una
proroga nella malattia e un supplemento d’istruttoria nella pratica.
Tutte le settimane comunque costui è sempre presente davanti alla porta degli
uffici e poi — dopo l’apertura — seduto in una delle migliori poltrone che
formano l’arredamento dei locali assicurativi. Ancora qualche settimana e si
profila finalmente le chiusura della pratica a suo nome. L’infortunato sta
sempre appoggiato su una sola gamba e ogni tanto si lamenta.
Un giorno, quello preannunciato, arriva il liquidatore accompagnato da un
impiegato con il fascicolo che riguarda l’infortunato, saranno una decina di
chili d’incartamenti, raggi, fotocopie e altro; tutto viene poggiato sul bancone
perché deve arrivare il direttore compartimentale per un’ultima occhiata.
Manca ancora qualche firma e il nulla osta del direttore generale dell’agenzia.
Il momento è solenne la documentazione è completa le firme ci sono tutte, il
silenzio aleggia nell’ambiente. Viene finalmente staccato l’assegno circolare di
trenta milioni di lire intestato a nome del protagonista di questo fatto. Il
pezzetto di carta viene consegnato, il malato s’inchina stringe la mano a tutti,
ringrazia e a passo di corsa attraversa la stanza e il corridoio.
Giunto in fondo proprio a cavallo della porta d’uscita viene richiamato da una
voce ben conosciuta, quella del liquidatore. Proprio il liquidatore lo avverte
educatamente quanto decisamente d’una cosa importante per la sua sicurezza:
«Ehi, signore…! le sue stampelle!». «Come dice, le stampelle? Tante grazie,
ormai le stampelle… non servono più!».
{adattamento da un testo di Minop; © Punto°A°Croce 2007}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Incidentato_furbo_Lv.htm
04-02-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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