Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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L’occultismo viene presentato quale problema sociale, razionale e biblico.

  Alcuni dei temi principali sono i seguenti:
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■ Medianismo e fenomeni extra-sensoriali
■ Lo spiritismo
■ La magia
■ La massoneria
■ La neostregoneria
■ Il satanismo
■ Il paranormale
■ La religione
■ I fenomeni estatici e la falsa profezia
■ L’esoterismo
■ La dottrina occulta
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TEMPO DA CANI… PER I GATTI

 

Premesse: Ci sono le stagioni della natura. Ci sono anche i cicli biologici nella vita degli animali, che seguono i ritmi naturali. Particolari accadimenti meteorologi e i cicli biologici felini, messi insieme, possono formare la giusta miscela per una situazione tutta particolare, che necessita di un eroe di turno. Per lui sono gatte da pelare. {Nicola Martella}

 

Correva l’anno 1960, in un anfratto attorno al rustico che avevamo appena acquistato, una gatta grigia tigrata dava alla luce la sua cucciolata, seguendo istintivamente il richiamo primaverile della natura.

     Anche quando, demolito il casolare, abbiamo ricostruito una casa nuova, la gatta fece la sua tana in una vecchia cassetta, l’addobbò con uno straccio di tela grezza e la rifinì poi con un po’ del suo pelo. Mangiava e dormiva accanto alla baracca dei muratori: era buona e per niente gelosa. L’avevamo chiamata Mina.

     Davanti alla casa si apriva una vallata spaziosissima, esposta da est a ovest. Appena si girava l’angolo della casa, soffiava quasi sempre un vento impetuoso. C’erano un appezzamento di terra con alberi, i quali interrompevano a tratti le sferzanti folate di vento, qualche albero da frutta in parte selvatica e sette od otto filari di viti piuttosto vecchiotte, trascurate e da potare. Questo era il panorama della nostra casetta di campagna.

     Trascorso poco oltre metà dell’autunno, cominciarono i primi problemi perché l’inverno era alle porte di quell’anno particolarmente rigido e nevoso; era nevicato molto tutta la stagione.

     Un mattino abbiamo trovato una bella ma dura sorpresa: durante la notte era scesa molta neve e il vento ne aveva accumulato in certi tratti anche oltre un metro. Ci siamo preoccupati della sorte dei gatti che erano là nella casa di campagna. Quando le strade furono sgombrate, seguendo altre auto che transitavano a passo d’uomo sulla stradale, riuscimmo ad arrivare nel paese, dove avevamo la casa nuova. Giunti a una ventina di metri dalla casa, tutto era nella calma più assoluta. Dei gatti neppure l’ombra. La casa era circondata da un bel metro di neve accumulata dal vento. Quando non passavano auto, nell’aria aleggiava un silenzio di tomba; si udiva solo il fischio delle folate d’aria.

     Abbiamo provato a chiamare, facendo voci: «Mina!… Mina!». Improvvisamente s’è levato un caratteristico coro di gatti: possente, gutturale, stonato e insistente. I gatti c’erano tutti, ma erano bloccati sotto qualche cosa che, durate la tormenta notturna, li aveva salvati e riparati fortunosamente dalla gran coltre di neve che li sovrastava.

     Per fortuna c’era Mina, la mamma pronta a tutelare la sua prole già grandicella. La gatta fu prontissima a rispondermi, quasi sapesse che dovevo arrivare, come facevo giornalmente, per rifornire di cibo tutto il branco.

     Un ostacolo tuttavia era insormontabile: un bel metro di neve che, anche se soffice, copriva tutto e circondava la casa. Improvvisamente dalla neve spuntò, come fosse una testa di ponte, una specie di cuscino tigrato, che però — dopo il balzo — ricadde come un sacco e sparì nella neve nello stesso buco che si era scavato. Mina però aveva ormai capito che era arrivata la salvezza e il rifornimento mangereccio per tutti. C’era certo ancora il grosso problema della neve alta da attraversare. Questa specie di furia grigia intanto riprovò il balzo e ricadde nel buco, riprovò e ricadde di nuovo nella gelida coltre, impossibile da superare senza un aiuto. A ogni balzo guadagnava sì e no un palmo nella mia direzione, ma era frenata dal cumulo della neve. Io ero distante dalla gatta una decina di metri ed eravamo separati ancora da un muro soffice ma tenacissimo.

     Non sapevo come fare per avvicinarmi alla gatta che rinnovava in continuazione i suoi miagolii e i suoi tentativi, facendo salti su salti (e ogni volta spariva alla vista dentro la neve). Infine trovai una vecchia pala senza manico e riuscii a fare una specie di sentiero che risolse il problema. Dopo pochi minuti, raggiunsi la gatta, la quale si mise subito a divorare la sua razione e, in parte, quella dei gattini.

     Quell’anno, l’emergenza provocata dalla natura era stata ormai superata. La vita in campagna di quelle bestiole — nell’alternanza delle stagioni e grazie a Dio — continuò ancora per un paio di lustri, arricchiti da almeno un nuovo parto all’anno, puntualmente nel mese di aprile.

 

{adattamento da un testo di minop; © Punto°A°Croce 2006}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Gatti_inverno_Oc.htm

10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010

 

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