Diotrefe è un
conduttore di una grande chiesa e ha manie da capo indiscusso e da superapostolo
su tutti i collaboratori della comunità. Chi non riga come vuole lui, viene
espulso dalla comunità senza mezzi termini. Anche Gaio, un credente buono come
il pane e pieno di buone opere, è stato appena maltrattato da lui; Diotrefe lo
ha minacciato che, se si permette di contraddire ancora le sue direttive, sarà
messo fuori comunione.
Gaio se ne va a casa rattristato e cerca consolazione nella preghiera. Dopo
qualche ora, si rasserena e va a dormire in pace con Dio. Sogna di essere
arrivato in Paradiso e che un essere celeste lo sta portando alla sua beata
destinazione. Qui dovrà attendere insieme a tutti gli altri redenti fino alla
risurrezione.
Mentre procede, vede credenti di varie denominazioni e prende atto della loro
rispettiva posizioni in Paradiso. Infine giunge alla sua destinazione. Per sua
meraviglia si tratta di un bellissimo luogo, molto vicino ai grandi personaggi
biblici menzionati nell’Antico e nel Nuovo Testamento, ai patriarchi, ai profeti
e agli apostoli.
Qui ritrova vari credenti già deceduti e fra di loro tutti coloro che Diotrefe,
tale ministro poco cristiano, aveva messo fuori comunione. Meravigliato, chiede
spiegazioni all’essere celeste, il quale gli risponde: «Essi hanno creduto
malgrado il cattivo esempio ricevuto dal loro conduttore; sono stati
cacciati dalla chiesa, ma non dal Signore, e non hanno desistito dalla fede!».
Poi Gaio getta un’occhiata nell’Ades, il luogo d’attesa di increduli ed empi in
vista del giudizio finale. Per sua meraviglia vede lì tanti suoi conoscenti,
tutti devotissimi seguaci di Diotrefe, il superbo «sommo apostolo» con manie da
domatore. Chiedendo spiegazioni, gli viene risposto: «Si sono convertiti a un
uomo e non a Dio! Hanno venerato la creatura anziché il Creatore!».
Gaio si sveglia tutto sudato e si siede sul letto trepidante. È molto
preoccupato per Diotrefe e per i suoi seguaci. Prega per loro e riflette che
cosa possa fare, perché essi non vadano incontro a un così triste destino e non
debbano un giorno sentirsi dire: «Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me,
voi tutti operatori d’iniquità» (Matteo 7,23).
Purtroppo di Diotrefe ce n’erano allora, al tempo degli apostoli (3 Giovanni
1,9ss), e ce ne sono anche oggigiorno. Che ne sarà mai di loro, quando la loro
boria e la loro superbia non conteranno più?
{scritto da Nicola Martella partendo da un'idea
di Gianni Siena; ©
Punto°A°Croce 2009}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Gaio_in_Paradiso_EdF.htm
09-06-2009;
Aggiornamento:
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