Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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IL SAPORE DELLA FLEBO

 

Premesse: Secondo l’autore, questo racconto è un’allegoria di qualcosa; ma di che? Essa illustra il perché nella vita occorra espletare delle «formalità esteriori»; ma quali in particolare? Di che cosa vuole parlare l’autore? Aspettiamo i vostri suggerimenti. Li metteremo a fondo pagina. {Nicola Martella}

 

In fondo a quella cantina la discussione era animata. Avevano trovato il libro del Sacro Topo da Biblioteca nel quale si poteva leggere con chiarezza in 2 Topolesi 3,12: «Scegliete con responsabilità il vostro formaggio preferito e nutritevene gioiosamente felici e soddisfatti per tutta la vita».

     Topino gongolò tutto dicendo: «Vedi che avevo ragione? Dice che possiamo nutrirci del nostro formaggio preferito. Non dice che dobbiamo necessariamente mangiarlo!».

     Topetto replicò: «Topino, non dire stupidaggini. Oggi che abbiamo inventato le flebo al latte cagliato tu fai una distinzione tra mangiare e nutrirci, ma nella realtà la distinzione che fai è artificiosa. Le due cose vanno assieme e il libro del Sacro Topo da Biblioteca non affronta questa distinzione semplicemente perché è priva di senso. Il Sacro Topo ci ha creati per nutrirci mangiando! Non ha senso separare il mangiare dal nutrirsi. Per nutrirci davvero e con responsabilità bisogna mangiare con la bocca!».

     «Sei il solito topo moralista» — replicò Topino — «sempre dietro alle forme esteriori. Che differenza fa? In fondo, in ogni caso, quello che mangi arriva nel sangue, no? Perché dovremmo ipocritamente usare queste formalità esteriori quando potremmo essere molto più sinceri e diretti usando le flebo? Tu sai bene che ci sono tanti ipocriti che davanti a tutti si fanno vedere mentre mettono il formaggio in bocca, ma poi…» — con una smorfia di profondo disgusto sul musetto — «di nascosto sputano fuori tutto e, senza farsi vedere da nessuno, vanno dalla prima flebo che incontrano e se la fanno fino in fondo, senza tanti scrupoli!».

     «Che significa tutto questo?» — argomentò Topetto — «non mi puoi supportare la tua tesi tirandomi fuori gli ipocriti. So benissimo che ci sono, ma questo non ti giustifica. Di’ la verità. Il problema reale è che mangiare con la bocca richiede molte più responsabilità. Se mangi qualcosa di sbagliato, ne pagherai le conseguenze con una profonda pesantezza di stomaco. Così, per evitarti il rischio, preferisci non affrontarlo, usando le flebo».

     «Suvvia Topetto» — disse Topino — «sai bene che la realtà di oggi è diversa da quella di un tempo. Non possiamo permetterci pesantezze di stomaco. Il mondo di oggi è duro, se stai un po’ male qualche giorno… zacchete… subito ti fanno fuori. Bisogna essere sempre allerta e, ripeto, la minima pesantezza di stomaco ci fregherebbe. Ai tempi di cui parla il Sacro Topo la vita era più semplice, rilassata, senza stress. Oggi è diverso!».

     «E poi» — continuò Topino — «io prendo sempre fedelmente la solita flebo alla mozzarella di Boiano, non vado da una flebo all’altra sconsideratamente come fanno tanti, che un giorno si prendono la flebo al pecorino romano, e quell’altro una flebo alla fontina valdostana».

     «Ma allora mangiatela questa benedetta mozzarella di Boiano, no? Che ti costa? Se sai già con certezza che è il formaggio fatto apposta per te, perché non te lo mangi?» — rispose in po’ incavolato e spazientito Topetto.

     «È solo una inutile formalità». Replicò Topino, quasi sovrapponendosi alle parole di Topetto.

     La serata stava finendo proprio male, perché la discussione sembrava ormai arenata in uno sterile battibecco. Ma a un certo punto Topetto disse, guardando Topino fisso negli occhi: «A te apparirà come una inutile formalità ma… finché quella mozzarella non te la mangi, tu non ne potrai mai sentire il sapore!».

     Ci fu un attimo di silenzio in quella cantina, perché quelle parole di Topetto erano suonate come un qualcosa di estremamente serio.

     «Il… sapore???» — chiese perplesso Topino, con gli occhietti spalancati e il naso avvitato sulle ‘23 — «Cosa è il sapore? intendi forse la sazietà? Quella che provo dopo essermi fatto la mia bella flebo?».

     «No! la sazietà è tutt’altra cosa! Io intendo IL SA-PO-RE!» — gridò a questo punto Topetto, scandendo bene le sillabe di quella strana parola — «il sapore, quello vero! Quello che ti arricchisce e ti dà il gusto di mangiare ogni giorno la tua amata mozzarella. Il sapore è quello che ti fa sognare e sentire appieno soddisfatto di ciò che hai reso parte di te stesso. La tua mozzarella di Boiano non è solo un qualcosa che ti nutre adeguatamente procurandoti una sazietà, è parte di te!».

     Topino era un po’ perplesso perché dal suo punto di vista, sulla base della sua esperienza, la sazietà che provava lui, dopo le flebo, non aveva nulla di diverso da quella strana e per lui incomprensibile parola. «Sapore… bah… ????». — pensava tra sé e sé.

     Allora Topetto continuò: «Secondo me il Sacro Topo ci ha fatto in modo veramente strano. Per qualche arcano motivo, se vogliamo essere davvero felici, dobbiamo rischiare. Buttarci, lasciando perdere le nostre zavorre. Quanto più ci teniamo per noi stessi, tanto più ci priviamo di felicità. È un po’ come andare in bicicletta con le due ruotine laterali, come facevamo da topolini quando si imparava a pedalare. Certo, con le ruotine non cadevamo quasi mai, ma non abbiamo potuto godere appieno della gioia di andare in bicicletta per davvero finché non abbiamo accettato il rischio di cadere e le abbiamo tolte! Per qualche strano motivo la cosa vale anche col formaggio. Forse si rischia un po’ di pesantezza di stomaco, ma… per sentire veramente il sapore del proprio amato formaggio occorre prendersi qualche rischio e abbandonare ogni riserva, rinunciando ai surrogati, quali sono le flebo, e mangiarselo davvero quel benedetto formaggio. Ti assicuro che quello che sentirai, intendo IL SAPORE, non ha nulla a che spartire con la sazietà che ti può dare una flebo. C’è del rischio in tutto questo, ma, come ti ho detto, la rinuncia a se stessi e l’abbandono totale e incondizionato sono purtroppo il prezzo da pagare per conoscere davvero il dolce e profumato sapore della tua amata mozzarella di Boiano. Accetti il rischio?».

 

Purtroppo la storia si interrompe qui. Non sappiamo se Topino abbia mai accettato questa sfida, però ci è stato riferito che Topetto continuò per il resto dei suoi giorni ad assaporare felicemente una dolcissima provola lucana. A volte si prendeva qualche leggera indigestione, ma… in fondo in fondo passava subito, e poi, in ogni caso, secondo Topetto… ne valeva comunque la pena!

 

{adattamento da un testo di Nicola Berretta; © Punto°A°Croce 2006}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Flebo_Mds.htm

10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010

 

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