Premesse: Si tratta di due antiche abitudini negli orari delle
Assemblee. L’autore scava nei suoi ricordi del tempo che fu e fa rivivere gli
usi e i costumi vissuti allora nelle Assemblee dei Fratelli. I ricordi si
mischiano con qualche rima. Egli mostra due convenzioni differenti riguardo
all’inizio delle riunioni: l’indulgenza piemontese e la fiscalità ligure. In
Piemonte si era più comprensivi quanto alla distanza e alla comunione per via;
in Liguria, invece, anche se pochi in sala, si poneva più attenzione alla
contemplazione personale di «spirito ragionato», ossia alla comunione con Dio in
silenzio mediante la riflessione intelligente e attenta. L’autore conclude con
una domanda retorica, rivolta ai lettori: «A chi dare più ragione?».
{Nicola Martella} |
In Piemonte
L’embrione di un bel gruppo di credenti, radicato da oltre cent’anni in un paese
adagiato sulle colline, raccoglieva e univa la domenica, di mattino, fratelli e
sorelle del Monferrato circonvicino.
Erano all’incirca una trentina e li scorgevi, ancor lontani, arrivare a piccole
frotte, passando per sentieri e inadatte stradine, neglette alle auto …a quel
tempo, ancor da costruire.
I gruppetti si distanziavan così di qualche minuto e piano piano si era
consolidato come dovuto, l’idea di tollerare anche lunghi ritardi all’inizio del
culto… per riguardo verso chi abitava più lontano.
Passato il tempo di mezzora, mancando alcuni ancora, si osservava la sala come
per fare un appello (che forse era della comunione, il fatto più bello…)… per
aspettarsi gli uni gli altri, e poi cantare e pregare.
In Liguria
Invece in Riviera, tempo più prezioso forse non c’era, perché modesto era il
consiglio dell’Anziano più anziano che c’era: «Fratelli e sorelle, non facciamo
aspettare il Signore Gesù che ci osserva da lassù!».
E all’ora stabilita, temuta e avita, si cominciava la biblica evangelica
partita: io suonavo l’armonium a pedali «pigia, pigia», e non era previsto
neppure un minuto di franchigia, neanche se avessi dovuto partir con la valigia.
L’annuncio era categorico e non lo fermava più nessuno, anche se nella sala —
seduto — c’era solo qualcheduno; l’orario scritto sul cartellone era sacro e
inviolabile, e il Signore Dio non poteva assistere, nella sua perfezione, al
tempo perduto o ritardato né a discorsi futili o a chiacchiere venali…
importante era aver con Lui comunione di spirito ragionato.
A chi dare più ragione?
{adattamento da un testo di
minop; ©
Punto°A°Croce 2007}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Culto_domenicale_Esc.htm
15-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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