Premesse: Molti decenni or sono le famiglie erano molto
numerose e patriarcali. In esse i più grandi avevano di che dire sui più
piccoli. L’uomo che si sposava, pensando di fare il patriarca, per amore verso
la moglie doveva piegarsi a mantenere le sue promesse. Spesso madre e figlio si
coalizzavano e trafficavano alle spalle del padre, il quale solo quando
s’imponeva con la forza riusciva a tener testa. C’è comunque un modo diverso di
vivere il matrimonio: basandosi sul rispetto reciproco, si può usare un
compiacente amore verso il propria coniuge, dando all'altro piena fiducia e
lasciandogli grande libertà d'azione e d'iniziativa.
{Nicola Martella} |
Diceva mio padre che quand’era marmocchio,
i più grandi in famiglia lo mettevano sotto torchio;
arguzia e buon senso avevano a secchi,
ma l’ultimo «sì», era sempre dei «vecchi»!
Soltanto dopo che si era sposato,
questo traguardo parve superato.
Aveva sì tutta la libertà d’azione,
ma della moglie a patti e condizione!
«A quei tempi comandava il nonno», diceva con cipiglio.
«Adesso c’è mia moglie con mio figlio.
E io? Quando comando, se il nerbo non piglio?».
Egli sapeva ben guidare tutti, grazie al cielo;
e io l’ho capito, anche se per un pelo!
Quanto a casa mia, l’amor stende un pietoso velo!
{adattamento da una poesia di
minop; ©
Punto°A°Croce 2006}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/P-Mio_padre_diceva_GeR.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
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